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Autore: Minerva Bellatrix    26/05/2008    1 recensioni
Seconda di una serie di tre shot, che hanno in comune solo il fatto di avere lo stesso titolo.Anno 1950, è finita da poco la Seconda Guerra Mondiale.Ma la felicità che tutti cercano può essere di breve durata, e con un colpo di scena non previsto…Number Two *History*
Genere: Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
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E tutto finì nel modo più inaspettato

Era il 1950.
La guerra si era conclusa da appena mezzo decennio e le varie nazioni festeggiavano ancora la pace tanto desiderata: chi per lo scampato pericolo, chi per le sofferenze concluse.
La gente cominciava a ritornare nelle città, da cui era segretamente scappata, a riappoggiare quei piedi ormai stanchi sui campi che avevano ospitato, e ospitavano ancora, i segni di quell’orribile passato ancora troppo vicino.
Molte furono le giovani vite macchiate dal sangue innocente e molte furono quelle che, in prima persona, avevano subito dure torture, fisiche e psicologiche.
Ma la voglia di andare avanti e voltare un capitolo troppo incomprensibile e sbagliato era forte in ciascuno.
Fu proprio in quell’anno che rimpatriò l’illustre famiglia Fassaglia, a cui appena sette anni prima erano stati portati via, dalla casa dove erano cresciuti, quei figli che non si sarebbero mai più visti ritornare.
A causa di questo, appunto, quell’uomo politico, sua moglie e l’unica figlia rimasta decisero di non ritornare nella straziante Milano, bensì di raggiungere il sud, dove avrebbero potuto condurre una vita semplice ma felice garantita dall’agricoltura.
In soli due anni fu per loro possibile riscoprire il senso della parola “vita”, anche se quel vissuto recava ancora troppo dolore.
Lo Stato andava economicamente migliorando, per strada si notavano le persone sorridere, salutare, dialogare; gli uomini e i ragazzini si davano da fare per ricostruire ciò che era andato distrutto e anche le voci ricominciavano a correre.
In poco tempo, così, in tutto il napoletano si venne a conoscenza dell’identità di quella famiglia alquanto acculturata rispetto alle altre, la quale, dunque, riuscì a raggiungere il suo antico splendore nell’amministrazione dello Stato.
In quegli stessi anni, però, si era creata un’organizzazione segreta, composta da comandanti e comandati, quest’ultimi scelti fra i giovani sopravvissuti alla crudeltà della guerra, troppo radicata per essere annientata.
Controllare il maggior numero di capitale era il suo obbiettivo e faceva di tutto per raggiungerlo. Nessun cittadino era a conoscenza di tali sue prospettive né della sua importanza all’interno dell’Italia.
Già a quel tempo manovrava un numero di uomini illustri, tanto da essere vicina a raggiungere la maggioranza assoluta in qualsiasi decisione.
Le mancava però il consenso del soggetto di maggior spicco del periodo: Giovanni Fassiglia.
Il capo di quell’organizzazione, dunque, ordinò che l’uomo fosse intercettato e ricattato senza alcuno scrupolo.
Al politico fu imposto di non riferire a nessuno la conversazione e, soprattutto, di eseguire gli ordini ricevuti: la posta in gioco era la vita stessa della figlia.
Sebbene fosse stato pesantemente minacciato, non si lasciò mai influenzare da quella spaventosa organizzazione e continuò partecipare alla vita politica come aveva fatto precedentemente.
Non trovando, quindi, alcuna soluzione, venne ordinato ad un sicario di uccidere l’uomo: non gli fu riferito niente circa il suo nome e la sua identità, nient’altro che non fosse estremamente utile per l’impresa.
Arrivato il momento stabilito, il sicario partì da solo, per non destare alcun sospetto, e si nascose tra la folla di gente che acclamava la vittima nella conferenza, ma in una posizione troppo distante per poterne vedere il volto.
Quindi aspettò che Giovanni finisse il discorso e lo seguì fino a un vicolo poco frequentato; lo colpì alle spalle e gli puntò una pistola alla tempia, domandandogli se questa volta avrebbe finalmente ascoltato gli ordini del capo.
Egli negò nuovamente e si girò per vedere il volto del suo assassino: era suo figlio.















Ogni anno, a scuola mia, si tiene un concorso di scrittura, per cui tutta la classe svolge il tema, ma poi è la prof a scegliere quali testi mandare.
Parecchi testi (a parer mio molto belli) non sono stati scelti, quindi ho chiesto il permesso ai miei amici di pubblicarli sul mio account.
Un sentito grazie, quindi, a Rita, l'autrice di questo racconto. L'obbiettivo del concorso era scrivere un testo di qualsiasi genere, a patto che avesse come titolo "E tutto finì nel modo più inaspettato". Spero vi piaccia! Ogni commento verrà da me riferito all'autrice. Kiss kiss, MB

  
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