Autore:
Matryoshka (
rain_elfwand su lj ).
Fandom: Free! Iwatobi Swim Club.
Personaggi: Makoto Tachibana, Haruka Nanase, Ren e Ran Tachibana.
Coppie: Makoto/Haruka.
Avvertimenti: shonen-ai, un po' di buon nonsense.
Note: basato sul prompt "Ran
e Ren scoprono Mako e Haru facendo
zozzerie nella stanza del fratello. Credendo si tratti di un gioco
speciale vogliono giocare anche loro, così Mako si ritrova a
spiegare cosa in realtà stesse facendo con Haru"
sulla
masterlist della Notte Bianca #3 su lj.
Come si gioca a fare l'amore?
“Secondo
te cosa fanno, Ran?”
chiese il bambino curioso.
“Non lo so, Ren. Magari onii-san e
Haru si sono inventati un nuovo gioco!” esclamò
entusiasta la
gemella.
Entrambi i bambini tesero le orecchie, per sentire cosa
accadeva aldilà della porta della camera del fratello
maggiore. Ciò
che per degli innocenti bambini sembrava un semplice gioco, per i due
adolescenti ben altro.
Infatti, Haruka e Makoto erano nel bel
mezzo di una faccenda … bollente. Nel vero senso della
parola.
Entrambi accaldati, sudati, col fiato corto, e gloriosamente nudi uno
sopra l'altro.
Era da una buona mezz'oretta che avevano
incominciato, sicuri che nessuno li avrebbe disturbati. Erano le
undici e mezza di Sabato sera, ben oltre l'orario in cui Ren e Ran
dovevano andare a letto, e i signori Tachibana erano fuori per il
weekend e non sarebbero tornati prima del giorno seguente.
Perciò
i due ragazzi andarono sicuri, ma di certo non si aspettavano che i
due gemelli si mettessero a spiarli.
“ … non è giusto!”
squittì contrariato Ren, mettendosi a sedere per terra con
fare
offeso. “Inventano nuovi giochi e non ci invitano!”
gonfiò le
guance.
“Dai, magari è un gioco da grandi!”
ipotizzò Ran, ma
anche lei non poteva nascondere una certa curiosità sulle
attività
“illecite” del fratello.
“Non va bene! I giochi si
condividono sempre!” il bambino scattò in piedi
“Adesso andiamo
a giocare anche noi!” esclamò convinto, per poi
spalancare la
porta rumorosamente.
“ONII-CHAAN CHE STAT-” Ren si bloccò,
Ran si coprì gli occhi.
La scena fu questa: Makoto divenne
completamente rosso, Haruka si limitò a sgranare gli occhi e
andò
subito ricerca di una coperta – o qualcosa che potesse
coprirli un
minimo.
Ne seguirono urli vari, cuscini lanciati verso i gemelli
per farli andare via, finché Makoto con solo le mutande
addosso
riuscì a chiudere la porta a chiave.
Makoto si accasciò sulla
porta, e si richiuse su se stesso come un riccio. Stava morendo di
vergogna.
-
Solo dopo che entrambi gli
adolescenti si fossero rivestiti e avessero fatto sparire ogni
traccia di quello che avevano fatto uscirono dalla camera. Makoto
sperava con tutto il cuore che i suoi fratellini fossero andati a
dormire, ma ahilui, erano entrambi seduti sul pavimento del
corridoio.
Makoto avrebbe voluto sprofondare in un abisso. Perché
sapeva che i gemelli non si sarebbero fatti scrupoli a chiedergli
cosa stesse realmente facendo, e lui non aveva la più
pallida idea
di come aprire un discorso così complicato – e di
certo non
voleva per niente affrontarlo.
E infatti, appena i due bambini lo
videro, lo assalirono nel vero senso della parola, tutto sotto gli
occhi di Haruka, che aveva l'aria da uno che si stava
divertendo.
Makoto fece un grande sospiro, rientrò nella sua
camera, e invitò i fratellini a sedersi sul pavimento con
lui.
“
A cosa stavate giocando? Lo voglio sapere!” gli chiese in
modo
insistente Ren.
“Ecco, non stavamo giocando-” provò a
rispondere, però venne subito interrotto.
“E allora cosa
facevate?” domandò ancora più curiosa
Ran.
“Facevamo- Beh,
facevamo- ugh” non riusci a concludere la frase.
“L'amore”, lo
aiutò Haruka “facevamo l'amore”. Makoto
divenne di un colore
bordò.
“E come si gioca a fare l'amore?” richiese il
bambino,
ancora fissato sul fatto del gioco.
Deglutì. “Beh, sì fa in-
oddio perché” cominciò a disperarsi.
“Se vuoi ti prendo i
peluche” lo prese in giro Nanase, beccandosi un
“Haru!”
disperato come risposta.
“Allora, dovete sapere che, quando due
persone si voglio tanto bene” enfatizzò il
“tanto” per non
arrivare al punto.
Ran alzò la mano come se fosse a scuola. “Come
la mamma e il papà?” chiese.
“Esattamente-” rispose, non
aspettandosi quel paragone.
Riprese il suo discorso: “E quando
due persone si vogliono tanto bene che decidono di darsi l'uno
l'altro tutto quello che si ha … è
così che c'è l'amore”
concluse buttando un occhio su Haruka.
Gli occhi dei due gemelli
brillavano alle affermazioni del fratello. Passarono altri dieci
minuti di parlata, ma bambini ormai erano addormentati in
piedi.
Makoto li riaccompagnò a letto, tornò in camera
sua e si
buttò sul letto sfinito.
“La prossima volta si fa a casa mia”
disse Haru, e finalmente di spensero le luci su quella serata
tremenda.