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Autore: Cohava    05/01/2014    2 recensioni
Cardiff: ridente località gallese attraversata da una fessura spaziotemporale; costantemente frequentata da alieni più o meno ostili, anche se... Mai più di uno per volta.
Oggi il team di Torchwood è costretto a dividersi per fronteggiare situazioni diverse, e al capitano Harkness tocca quella che sembra la più classica delle missioni: negozio misterioso, manufatti antichi e potenti, alieni vegetali strangolatori, il solito, insomma. Ma stavolta al suo fianco c'è un certo tuttofare a cui ha, in circostanze misteriose, rotto il cronometro...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jack Harkness
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Ma non è possibile! Questi dannati alieni hanno assediato Cardiff o cosa?!- Sbottò Owen, posando il bisturi. Si asciugò frettolosamente una mano nel camice e andò al computer, sapendo che più tardi avrebbe ricevuto una bella strigliata da Tosh per averlo comunque riempito di impronte.
-Jack? C’è qualcosa che devi assolutamente vedere.
-Oh, non dirmelo. I nostri amici spaziali sono convinti che sia il mio compleanno e sono venuti da tutte le galassie per bere gratis e rimorchiare nuove forme di vita.
-Più o meno: stiamo captando segnali di tecnologia extraterrestre da… Non molto lontano da qui. Conosco il posto, mi sembra che fosse un negozio di antiquariato.
-Splendido, splendido. Vecchiume dallo spazio.
Jack sbuffò appena, seccato: Toshiko e Gwen erano fuori a indagare su uno strano meteorite atterrato la notte prima che aveva ucciso istantaneamente tutti quelli che avevano provato ad analizzarlo o rimuoverlo, Owen stava sezionando un essere disgustosamente appiccicoso e pieno di tentacoli. La giornata perfetta.
-Ianto!
-Si, sir?
-Ti va di uscire con me?
-Uscire con il capo in orario di lavoro? Temo che provochi malanimo tra i colleghi.
-In questo momento- Rispose Jack, intascando la pistola –Non me ne frega un accidente.
 
Regnava un silenzio strano nell’auto, e non solo perché i membri di Torchwood erano soliti andare in missione tutti insieme, un bel gruppo di amici che ridono senza chiedersi se dovranno morire. Ianto aveva insistito per guidare ”E’ il mio lavoro, sir” e  stava facendo del suo meglio per concentrarsi sul volante che aveva tra le mani, piuttosto che sul Capitano al suo fianco.
Tossicchiò.
Non si trovavano a tu per tu da quella sera, la memorabile sera in cui avevano finito per rompere il cronometro; bizzarramente, nonostante la sua efficienza, Ianto non ne aveva ancora comprato un altro.
Deglutì discretamente.
Non era mai stato con un uomo, prima di allora, eppure non aveva avuto paura… Si era fatto avanti serenamente, senza esitazioni né timori. Né, ripensandoci, rimpianti. Era ora che non sapeva come gestire la situazione, nel lento trascinarsi del dopo; si sentiva incerto, e fragile, davanti alla naturalezza di Jack e al tranquillo “buongiorno” con cui l’aveva salutato il mattino dopo, come se non fosse successo niente.
Niente. Mentre per lui, invece, era successo qualcosa: per un istante aveva sentito sciogliersi quella morsa di dolore che si portava dentro, sotto la camicia linda e la cravatta, non dalla morte definitiva di Lisa, non dalla distruzione di Torchwood Uno, ma da tempi remoti, che non voleva nemmeno ricordare. Puff, dissolto nel piacere di un momento, ed era stato un sollievo così grande… Solo ripensandoci sentì le dita contrarsi sul volante. Volevo solo un momento di riposo, si disse, e l’ho avuto. E’ davvero troppo chiederne ancora, per sopportare il peso di ogni giorno?
-Attento, stai per mancare la traversa- La voce profonda del capitano lo distolse dai suoi pensieri.
-Ha ragione. Scusi, sir- Replicò pronto, facendo inversione ed entrando in una stradina laterale, piuttosto angusta, per la verità. L’unica cosa degna di nota era un negozietto con un’insegna che recitava “La Polvere del Tempo”.
-Posto simpatico- Mormorò Jack -E’ qui, entriamo.
I due uomini scesero dalla macchina e si avviarono verso il negozio. Ci fu un impercettibile cambiamento di tensione, fra loro: entrambi si stavano scrollando di dosso i problemi personali per concentrarsi sulla missione.
All’interno il locale era buio e ingombro, antichi tavoli di legno con le gambe a zampa di leone sorreggevano ogni sorta di cose, utensili, suppellettili, strani aggeggi mezzi rotti.
-C’è nessuno?- Chiamò Jack ad alta voce; subito da dietro un grosso armadio spuntò una donna piuttosto anziana, piccolina, con i capelli argentati ancora folti e raccolti a chignon dietro la nuca. Era avvolta in diversi scialli di lana scura, cosicché di lei si vedevano solo le mani, secche e nodose; tuttavia Ianto, guardandole, ebbe la strana sensazione che fossero forti, abbastanza forti da stritolare una montagna o frantumare il ferro.
-Come posso aiutarvi, cari?
-Buon pomeriggio, signora. Stiamo cercando qualcosa… Un oggetto, non saprei darne una descrizione. Presumibilmente è arrivato poco fa.
-Mah, oggi è il mio giorno di consegna, sono arrivate diverse cosettine interessanti; se mi aspettate un secondo, vedrò cosa fa al caso vostro.
-Grazie infinite, signora- Jack indirizzò alla vecchia il più affascinante dei suoi sorrisi e si appoggiò al bancone, apparentemente tranquillo e rilassato –Tu da’ un’occhiata in giro- Sussurrò a Ianto, muovendo appena le labbra. L’altro obbedì e cominciò a guardarsi intorno.
C’erano un sacco di cose curiose: quella che sembrava una gabbia per uccelli ma conteneva un piccolo lettino da bambola, due sedie minuscole e un lavatoio in miniatura; un fucile smontato; un libro di astronomia che sembrava antichissimo eppure conteneva schemi e diagrammi quasi più accurati di quelli conservati nel database di Torchwood; un elmo con due maniglie attaccate al bordo, a mo’ di pentola, roba da confondere chiunque.
In questo marasma, è più facile trovare Excalibur che della tecnologia extraterrestre, si disse il giovane, esaminando tuttavia, meticolosamente, ogni ripiano e ogni scaffale. La sua attenzione venne infine attirata da un oggetto che riposava su un tavolino, un po’ discosto dagli altri. Lo prese e dovette accostarlo al viso per esaminarlo, data la penombra.
Era un cronometro.
Un po’ più grosso del suo e di un metallo che non riuscì a identificare, ma era indubbiamente un cronometro. Ne sfiorò il bottone in cima con il pollice, respirando a fondo e cercando di scacciare tutta una serie di immagini dalla propria mente.
-Trovato qualcosa di interessante?- Fece Jack alle sue spalle, d’improvviso, troppo vicino; si bloccò, vedendo ciò che stringeva in mano. Ianto si voltò lentamente, sperando di non essere arrossito e di mantenere una sua dignità. Fallì miseramente, incontrando lo sguardo azzurro scuro del suo capitano.
-Io…
-Ecco qua!- Trillò la vecchia, riemergendo dal retrobottega con un grosso scatolone di cartone fra le braccia –Ci sono varie cose che potrebbero interessar…
Il suo sguardo, fattosi improvvisamente di ghiaccio, oltrepassò Jack e andò a fermarsi su Ianto e sulla sua mano serrata; a lui ci volle un istante per rendersi conto che, sussultando di sorpresa, aveva inavvertitamente schiacciato il pulsante del cronometro.
-Mettilo giù, ragazzo! Adesso!-
-Ianto, torna alla macchina- All’urlo stridulo della vecchia si sovrappose la voce di Jack, pacata e sicura, mentre lentamente infilava una mano sotto il cappotto alla ricerca della pistola.
-Ianto, ORA!
Scattarono tutti e tre, ma la vecchia fu più rapida: in una frazione di secondo le sue mani si chiusero attorno alla gola di Ianto e questi, terrorizzato, ne percepì le dita allungarsi e trasformarsi in una specie di rami, o forse radici. Tossì e boccheggiò, poi venne letteralmente strappato da terra e posto fra l’anziana signora e la pistola puntata di Jack. Puntini neri cominciarono a ballargli davanti agli occhi.
-Lascialo!
E, come se l’ordine fosse stato diretto a lui, Ianto roteò il polso e scagliò il più lontano possibile il cronometro.
La presa ferrea che lo teneva sparì, e lui si accasciò a terra, ansimando; non vide la sua aguzzina precipitarsi, dimentica di tutto, verso il suo tesoro, né la vide cadere. Sentì soltanto lo sparo e poi due mani forti lo sollevarono.
Battè le palpebre, e si accorse con sgomento che, sebbene la loro avversaria fosse morta, da ogni mobile in legno spuntavano radici appuntite, spinose, che puntavano dritte verso di loro.
-Andiamocene, forza…
-Il cronometro!- Esclamò, liberandosi dalla presa del capitano e tuffandosi verso un angolo della stanza, il più lontano possibile dalla porta. Immediatamente le radici si curvarono verso di lui e Jack, soffocando un’imprecazione con i denti, lo seguì, gettandosi tra lui e quei voraci tentacoli; ne spezzò due ma si rese conto, con un gemito, che l’amico era scomparso in un rovo marrone che gli si stava stringendo intorno. Poi sentì la sua voce soffocata che urlava –L’ho preso! L’ho preso!
-Spegni quel dannato coso!- Ringhiò di rimando, dibattendosi inutilmente nelle spire che lo avvolgevano. Di colpo, tutto si immobilizzò e le radici sparirono.
I due si guardarono, ancora con il fiato corto, in un negozio che sembrava tornato ad essere normale… certo, ad eccezione del corpo steso sul pavimento.
Le si avvicinarono. Aveva un foro nella tempia e sembrava avvizzita, la pelle tesa su uno scheletro deforme. Toccandole la guancia, Ianto non si sorprese di sentire una consistenza strana, legnosa.
-Si torna alla base?
 
Con qualche precauzione, trasferirono il cadavere nel portabagagli dell’auto, e una veloce ricognizione nel retrobottega rivelò loro il vero proprietario del negozio, panciuto e calvo e con grandi baffi, che mostrava segni evidenti di strangolamento. La missione era finita.
 
Owen alzò a malapena gli occhi dal suo lavoro, sentendoli rientrare.
-Ehi, com’è andata?
-Più o meno come al solito. Ah, questo pacco regalo è per te- Rispose Jack, scaricandogli davanti un grosso sacco di plastica nera.
-Bloody Hell!
-Si, bravo, buon lavoro. Noi andiamo un attimo in archivio ad archiviare una cosa.
Il dottore grugnì qualcosa, scontento, e fece spazio sul piano da lavoro.
Ianto, nel frattempo, si era messo all’opera, e aveva già pronta una cassetta metallica con relativi documenti. Non si mosse sentendo entrare il capitano, si limitò ad ascoltarne la voce alle proprie spalle.
-Ti sei accorto che non abbiamo passato più di qualche minuto là dentro?
Sussultò e si girò.
-Impossibile
-Ma vero. Nell’esatto istante in cui hai schiacciato questo pulsante tutti gli orologi hanno smesso di girare.
-Sir, mi sta dicendo che questo cronometro ferma il tempo… O soltanto gli orologi?- Replicò Ianto, facendo ridere Jack.
-Penso che, oltre a garantire la sopravvivenza di quella specie aliena particolare, crei una specie di campo di stasi temporale. E’ un oggetto potente.
-Lo metto al sicuro?
-No.
Ci fu un momento di silenzio.
-Cosa intende dire con…
-Voglio che sia tu a tenerlo, Ianto- Lo interruppe il capitano, serio –E’ tuo. Fanne quello che vuoi.
Ciò detto, afferrò la mano dell’altro e vi premette il cronometro.
-E’… sei sicuro?
Jack non rispose, si limitò a guardarlo con quei suoi occhi profondi e blu, molto blu. Ianto sentì il calore delle sue mani intorno al proprio pugno chiuso e capì che non avrebbe lasciato la presa.
 
-Certo, se proprio ci tieni a ricompensarmi…
 
 
 
 
                                                              ***
 
 
Angolo Autrice: La mia passione per Torchwood è recentissima, cominciata questo capodanno con la visione degli ultimi episodi di Children of Earth. Ne ho odiato la carneficina, ma mi sono innamorata della coppia Jack/Ianto, e così… Una bella full immersion nelle stagioni precedenti. Avrei voluto finire almeno la prima stagione per cominciare a scrivere ma… All’ispirazione non si comanda.
Un paio di note: sto vedendo la serie in inglese, quindi innanzitutto spero di non aver perso qualche dettaglio importante e di aver reso bene il carattere dei personaggi, anche se non sono ben sicura di nessuno dei tre. Inoltre, ho lasciato in inglese un paio di termini perché mi piace tantissimo questa cosa di Ianto che chiama Jack “sir” (immagino che in italiano l’abbiano tradotto in “signore”) e adoro l’imprecazione “Bloody Hell”.
Questa OS è ambientata, diciamo, un paio di giorni dopo la fine dell’episodio “They keep killing Suzie”, alla fine del quale c’è la famosa proposta di Ianto a Jack, compresa di cronometro.
 
 
 
 
  
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