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Autore: Smeralda Elesar    05/01/2014    4 recensioni
Stavolta mi sono scelta un compito difficile: entrare nella mente del Capitano in persona!
Il momento del film che ho scelto è quello della clip "Harlock in azione"
Dal testo "Mi muovo rapido, credo che i soldati della Coalizione non abbiano neanche il tempo di vedere i miei movimenti.
Movimenti a causa dei quali non vedranno mai più nulla.
Li sto uccidendo uno ad uno."
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harlock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immortale

 

“E se gli sparo in fronte o nel cuore

Soltanto il tempo avrà per morire

Ma il tempo a me resterà per vedere

Vedere gli occhi di un uomo che muore”

 

(La guerra di Piero – De Andrè)

 

Cento anni non bastano.

Mi muovo rapido, credo che i soldati della Coalizione non abbiano neanche il tempo di vedere i miei movimenti.

Movimenti a causa dei quali non vedranno mai più nulla.

Li sto uccidendo uno ad uno.

Cento anni non bastano.

Sento i loro gemiti ed i loro rantoli di agonia dietro gli scafandri.

Non vorrei farlo ma continuo a colpire. Rapido, preciso e letale.

Mi domando come devono vedermi loro. Un fantasma, un demone, un mostro che semina morte.

È vero, hanno ragione.

Quello che non possono neanche immaginare è che questo demone ha un cuore che sanguina e soffre mentre li colpisce.

Io sono immortale ma non per questo sono indifferente alla morte, anzi al contrario.

Io vivo ognuna delle morti che infliggo e soffro per ognuna di esse.

Cento anni non bastano.

Io sento il loro dolore, sento le ferite che bruciano e le ossa che si spezzano, sento il sangue che scorre, sento il contraccolpo sul braccio ogni volta che affondo la spada.

Cento anni non bastano.

Mi dispiace, fratelli miei.

Mi sento colpevole, e non mi serve ripetermi che non è colpa mia, che è colpa di chi vi da l’ordine di combattere contro di me, o che è colpa vostra che scegliete di obbedire a quell’ordine.

Cento anni non bastano.

È tutto finito. O forse no.

Un lamento in fondo al corridoio, che riecheggia fino a me tra le pareti di metallo. Uno di loro è ancora vivo.

Per un attimo mi illudo di poter risparmiare almeno lui, che è uno dei tanti esseri umani con cui dovrei scusarmi per quello che ho fatto al loro pianeta.

Dopotutto è ferito e inoffensivo ormai, posso semplicemente passare oltre e lasciare intatta la sua vita.

Non è possibile. Quando lo vedo sollevare la sua arma mi rendo conto che non è possibile.

Non ho paura di essere ferito o di morire, ho paura di non riuscire a portare a termine il mio compito. Di non riuscire a pagare il mio debito verso la Terra che ho distrutto.

Non posso. Mi dispiace ma non posso.

Con un unico movimento faccio schizzare in aria la mia spada, la afferro, miro e faccio fuoco.

In un istante spezzo anche la sua vita, ed anche qualcosa dentro di me va irrimediabilmente in pezzi.

Forse è il mio cuore, forse è un altro frammento della mia anima.

Cento anni non bastano.

È vero, io non posso morire, però posso soffrire, e soffro ormai da tanto, troppo tempo.

No, cento anni non bastano. Tutta un’eternità non basta. Non per abituarsi al dolore.

 

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Cantuccio dell’Autore

 

Hola! Come và, miei compagni di ciurma? Mi sono ritagliata un po’ di tempo da una storia che sto scrivendo in collaborazione perché dopo che ho visto il film di Capitan Harlock mi sentivo moralmente obbligata a scriverci su qualcosa ^^

Stavolta l’ispirazione è arrivata da un’altra clip del film “Harlock in azione”.

Eccola qui http://www.youtube.com/watch?v=K2zz_b9-m-Q

Prima di buttarsi nel combattimento il Capitano resta un attimo come se stesse riflettendo, ed io ho pensato che probabilmente stava riflettendo su quello che stava per fare.

Secondo me è quell’attimo di esitazione che rende Harlock umano e non una macchina di distruzione da videogioco trash.

Grazie per aver letto.

 

                                                        Makoto

 

   
 
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