Teatro e Musical > Les Misérables
Ricorda la storia  |      
Autore: _ems    05/01/2014    7 recensioni
Primo, piccolo, tentativo di E/R.
---
“Resta a casa domani, Grantaire” ti dice e tu ridi, perché sembra che dar ordini gli riesca così particolarmente bene che non può far altro che aumentare (quasi a dismisura) l’adorazione che gli proclami e che ti spinge, ogni volta, a sfidarlo. Anche questa notte non puoi farne a meno: ti inchini in modo brioso e sorridi soddisfatto di una vittoria segretamente gradita.
“Non capisco” gli dici “se non ti aggrada che io muoia per ideali che non condivido o per te, mio unico Re.”
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Piccola nota iniziale: Ecco a voi il mio primo tentativo (nevvero, ne ho una mezza (AU) iniziata precedentemente nel computer) di E/R che, a stento, può essere considerata una On - shot (scritta tutta per Marta ), da collocarsi la notte prima della della rivolta (ma penso si sarebbe capito, alla fine lol).
Ringrazio Meli per la betatura.


Distrazione di un Angelo”.

A Marta, per aumentare i suoi deliri
nella speranza di una lunga amicizia.



I tuoi pensieri sono in ricci biondi: adagiati su una testa in guerra, intrappolati tra due labbra serie, irrigidite dal non sorridere ed allenate alla perseveranza, mentre proclamano e rendono onore ad ideali d’altri tempi. Sono bloccati tra le pieghe di una giacca rossa, incastonati tra i filamenti in cotone di una bandiera tricolore; la stessa che il tuo angelo lascia sventolare fieramente sopra il proprio capo, incurante della morte dalla marcia veloce e del respiro gelido. Sospesi a mezz’aria, vagano tra la sua predilezione e la tua indifferenza, cibandosi di attimi, piccoli sguardi rubati e rimproveri urlati a cui rispondere a tono; cosicché tu posa cibarti a gran bocconi dell’irritazione mal celata colta a grandi sorsi dai suoi occhi chiari.
“Dovresti sorridere di più, Apollo,” proclami, con un ghigno sulla faccia, mentre lasci scorrere del vino da quattro soldi giù per la tua gola ed un retrogusto acido si deposita sulla tua lingua. “Non lo sai che le rughe si manifestano prima se continui con quella riga dritta?” e non gli lasci il tempo di replicare, che hai già letto nei suoi occhi l’insulto che vorrebbe dedicarti se solo avesse la sfacciataggine di osare, con te, un po’ di più. Per questo il tuo pollice segue lentamente quella linea dritta, soffermandosi al centro quel tanto che basta affinché l’altro schiuda la bocca involontariamente e volti il capo perché va bene farti osare, ma imbarazzarsi e mostrartelo è quasi come cedere. Ghigni soddisfatto: hai smosso il tuo angelo e ti accontenti, lo fai sempre, delle briciole che ti lascia; tutto quello che puoi fare ora è bere ancora da quella bottiglia – depositarla sul tavolo ed andare via da quella taverna ormai vuota (fatta eccezione per lui).

La terra sembra girare in modo diverso stanotte – e non puoi neanche dare la colpa al vino acido da due soldi, ormai – perché il tuo angelo ti insegue e ti chiama a gran voce anche se ci impieghi un po’ a rendertene conto perché “Ohoh, ho decisamente bevuto troppo stanotte”.
Quando ti volti lui è lì, illuminato fieramente dalla luce della luna, e tiene dignitosamente la sua linea dritta guardandoti negli occhi.
“Resta a casa domani, Grantaire” ti dice e tu ridi, perché sembra che dar ordini gli riesca così particolarmente bene che non può far altro che aumentare (quasi a dismisura) l’adorazione che gli proclami e che ti spinge, ogni volta, a sfidarlo. Anche questa notte non puoi farne a meno: ti inchini in modo brioso e sorridi soddisfatto di una vittoria segretamente gradita.
“Non capisco” gli dici “se non ti aggrada che io muoia per ideali che non condivido o per te, mio unico Re.” Non gli servirà replicare stavolta, perché le parole sembrano essersi intrappolate tra corde vocali sempre pronte e tu sei già lontano prima che se ne renda conto.

Il dì ha un alba strana quel giorno, e sei quasi certo che le nuvole cupe poco abbiano a che fare con l’aria irrequieta che si respira, satura di aspettative e paura. La morte sembra aver aumentato la cadenza della propria marcia; puoi quasi udirne i passi strascicati ed il dolce richiamo mentre, malamente, ti lasci cadere su di una sedia – la prima che ha incontrato il tuo cammino, così distante dall’angelo seduto poco più avanti, i ricci spettinati tra le mani e lo sguardo basso.
“Stai forse vacillando, Apollo?” non puoi far altro che dire, beffarti di lui sino all’ultimo.

Sarà questa la vostra fine? Sarà questa la tua ultima immagine? E fra quei ricci spettinati che depositerai tutto il tuo amore, per un’ultima volta, prima di abbandonarti al dolce oblio? Avrai bisogno di più vino, di più rammarico. Avrai bisogno di credere, ancora una volta, che è tutto quello che vuoi. Si viene al mondo per una ragione, ma tu non ne hai mai avuta una finché i tuoi occhi non hanno accarezzato, febbrilmente, quella giacca rossa, decidendo di rendere quelle labbra dritte la causa del tuo delirio.

Proprio in quel momento il tuo Angelo, il tuo unico Re, alza la testa e lascia comparire un parziale sorriso sarcastico sul proprio volto scolpito; pare quasi una smorfia. “Ti avevo chiesto di restare a casa, mi sembra” replica, senza neanche avere l’accortezza di rimettere al proprio posto quei due ricci ribelli – come se fossero loro, la cosa più ribelle! – che mollemente gli ricadono sulla fronte.

“Perché, Enjolras, cosa cambia il modo in cui muoio?”
“Sarai solo una distrazione per gli altri, con i tuoi deliri da ubriacone.”
“Nasconderti dietro gli altri ti rende forse più audace, mio Apollo?”

Segui i contorni del tavolo di legno con il pollice, in attesa di una risposta che non arriva. Hai quasi terminato la tua linea dritta quando alzi il capo e lui ti guarda, in silenzio, scuotendo la testa.

“Lasciami morire accanto a chi amo.”
“Sei una distrazione” ti ripete facendoti ridere.

Hai vissuto la tua intera vita distraendo, traviando le anime e godendo, sentendoti quasi fiero di essere arrivato a tanto: sei ormai divenuto la distrazione di un angelo.

“Allor pare che io sia la distrazione di un angelo, mio Re, e mai morte mi fu più cara”.

E fai il pieno di quegli occhi chiari stanotte, lasciando per un’ultima volta che i tuoi pensieri vaghino e si riposino, ormai stanchi, tra quei ricci biondi spettinati, cullandosi tra le pieghe della sua giacca rossa.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Teatro e Musical > Les Misérables / Vai alla pagina dell'autore: _ems