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Autore: Etiell    05/01/2014    1 recensioni
"Ne sei consapevole che stiamo infrangendo ogni regola con questo, non è vero Alfred?" sussurrò facendosi scappare un sorriso.
"Ne sono consapevole. Ma è un rischio che sono disposto a correre."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«ROYAL LOVE»

Mi ricordo quelle calde luci, quando nelle fresche sere di primavera si divertivano a creare splendidi giochi di ombre sulle corpose tende rosse che circondavano l'immenso salone. Mi torna persino alla mente il profumo invasivo delle candele che, meticolosamente amalgamato con quello del delizioso cibo appena pronto, creava un mix quasi perfetto.
Era elegante quella stanza, ricolma di nobili quali duchi, conti e principi, insomma, i maggiori esponenti dell'alta borghesia. L'unica cosa che mai dimenticherò è che quella sera, come per molte altre, il mio sguardo continuava sempre a posarsi su una persona, e non una persona qualunque, bensì il principe ereditario Arthur.
Ebbi l'onore di conoscerlo ad una festa, simile a quella, con molti aristocratici di un certo calibro. Mi presentai come il Conte Jones, nome molto famoso tra i nobili americani, ma lui sembrava già sapere perfettamente chi  io fossi e dopo poco, con aria di sfida, come se il suo scopo fosse quello do umiliarmi davanti a tutti, mi costrinse a suonare qualche pezzo al piano. Certo, non ero il classico e perfetto pianista austriaco ma riuscivo a cavarmela. Era il pubblico che non faceva per me. Passarono i giorni e mi ritrovai sempre più spesso agli eventi mondani dati dalla famiglia Reale. Ebbi così l'onore di parlare sempre di più con Arthur, accorgendomi che sotto quell'acida corazza da perfetto reale inglese, c'era solamente un ragazzo che aveva voglia di divertirsi, di vivere la sua vita senza seguire regole.
Ma dopo ogni festa dovevo fare i conti con me stesso, passando le lunghe notti a domandarmi perché pensassi costantemente a lui. Forse un motivo c'era, quello stesso motivo per cui alcuni americani mi guardavano con occhi strani, quello stesso motivo per il quale mio fratello si vergognava di me, quel motivo che è meglio non svelare se si vuol vivere in pace la propria esistenza. Per questo ogni notte ripetevo a me stesso che era da stupidi incoscienti innamorasi di lui, un principe inglese che probabilmente mi avrebbe riso in faccia se solo fosse venuto a conoscenza di ciò che provavo. E a tutto ciò ci pensavo anche in quella tranquilla giornata di primavera mentre lo osservavo muoversi aggraziato tra le decine di invitati. Passava da ognuno di loro, scambiando qualche parola e toccando loro la spalla con fare amichevole o baciava la mano delle numerose e pompose signore.
"Un bicchiere di champagne, signore?"Mi interruppe un basso e paffuto cameriere porgendomi un calice di cristallo.
"Sì, grazie." Risposi cortesemente afferrando il bicchiere tra le mani mentre cercavo di ritrovare Arthur tra la folla. L'avevo perso, non riuscivo più a trovarlo per colpa di quell'inopportuno cameriere. Comincia così,  rassegnato, a sorseggiare lentamente lo champagne, cercando di gustarlo al meglio, ascoltando la piacevole musica di sottofondo dell'orchestra.
"Ve ne state sempre in disparte, Conte?" Un'improvvisa voce mi sorprese alle spalle, seguita da una mano sulla spalla, la stessa mano che avevo visto posarsi su quella di altre decine di persone quella sera. Così mi voltai e ritrovai il principe che avevo perso di vista poco prima.
"Buona sera, Principe." risposi assieme ad in piccolo accenno della testa. "In realtà non sono solo" continuai "sto ammirando le bellissime persone presenti qui stasera che, a dirla tutta, mi fanno una discreta compagnia."
"Non voglio contraddirvi, ma loro non direbbero la stessa cosa di voi, Jones. Preferirebbero i vostri saluti piuttosto che il vostro sguardo addosso tutta la sera" Mi guardò negli occhi per qualche secondo, quasi ipnotizzandomi con le sue iridi smeraldine. Che si fosse accorto del mio maniacale sguardo su di lui?
"Ma sapete una cosa?" continuò spostando l'attenzione verso la sala. "Avete perfettamente ragione a starvene in disparte, queste persone sono così noiose. Tanto che preferirei nuotare nel Tamigi in una giornata d'inverno piuttosto che starli ad ascoltare per un'intera serata."
Lo assecondai sorridendo. Ancora una volta aveva dato sfogo alla sua puntigliosa e pacata malignità. Anche se,dopo tutto, non era una grande bugia.
"Non potevate essere più convincente, principe." Risposi posando il bicchiere, ormai vuoto, sul vassoio di un cameriere di passaggio.
"E' una bella serata, non trovate?" continuai la conversazione.
"Avete ragione, Jones. Che ne direste di una passeggiata in giardino?"
"Con piacere." Accettai la proposta con entusiasmo mentre ci avviammo verso la porta che dava sulla veranda. Il giardino della reggia di campagna era leggermente illuminato e le candide statue di marmo gli donavano un'aria quasi mistica, d'altri tempi. C'era un viale ghiaiato tra le grandi siepi che conduceva verso un buio gazebo con due panchine di legno rifinite in ferro. Ed è proprio là che decise di andare, come volesse esiliarci dal resto del mondo.
"Che luogo insolito" dissi sorridendo.
"E' l'ideale per pensare. E per parlare con un buon amico."
"Mi considerate vostro amico?" Esclamai sorpreso. Arthur si voltò, mi regalò un sorriso nell'ombra posandomi poi una mano sulla spalla.
"Sono settimane ormai che ho il piacere di stare in vostra compagnia, e ci crediate o no, mi diverto più con voi che con ogni singola persona chiusa là dentro. Voi mi fate ridere, Signor Jones. Mi fate sentire felice."
Vedevo brillare una luce nei suoi occhi, quella luce che quasi mi diceva grazie. E il mio cuore si riempì di gioia.
"Io… non so che dirvi se non grazie. Per me è la stessa cosa."
"Sono io che devo ringraziarvi. Vi ricordate due settimane fa, quando mi scolai quei due drink di troppo?"
Sorrisi trattenendo una forte risata. Quando beveva troppo assumeva un comportamento a di poco fanciullesco, cominciando a fare stupidi capricci e, all'occorrenza, cominciando a piangere.
"Come dimenticarlo?"
Arthur si sedette sulla panchina facendomi segno di accomodarmi affianco a lui.
"Se fossi stato con qualsiasi altro aristocratico, avrebbe quasi urlato allo scandalo. Un giovane principe che si ubriaca in una tale maniera. Ma voi avete retto il mio gioco. Avete fatto passare la realtà per una bugia, mentre mi accompagnavate dal mio maggiordomo. Che risate quella notte." Finì la frase alzando il viso verso il cielo stellato, quasi cercasse un desiderio.
"Eh, già! Quante risate." Confermai sospirando, evidentemente si era dimenticato dei painti.
"Avete trovato qualche fanciulla di vostro gusto alle mie feste, Jones?"
"Nessuna per la quale valga la pena tentare, altezza." A questo proposito ero abbastanza bravo a mentire.
"E voi siete innamorato?"Chiesi curioso, consapevole che avrei potuto ricevere una risposta al quanto dolorosa.
"Credo di si… Oh, al diavolo, lo sono! Il problema è che non sono sicuro che quella persona provi lo stesso per me" Lo sapevo, era innamorato ed io non potevo fare nulla se non cercare di scacciare quello che provavo per lui.
"E perché non prova a dichiararsi?" Cercai di consigliarli nell'intento di consolarlo, sebbene quello da consolare fossi io. I suoi occhi presero la traiettoria dei miei, incontrandoli in luccicante buio. Sentì un forte calore alla guancia, accorgendomi solamente dopo alcuni secondi che proveniva dalla sua mano. Fu in quel momento che persi ogni briciolo di razionalità, tanto che gli concessi un timido e veloce bacio. Sentivo le sue labbra  dolci di champagne che, avide, abbracciavano le mie. Di quei pochi attimi ricordo ogni singola sfaccettatura, i respiri, i sapori e i profumi l'uno dell'altro. Quando la razionalità ricominciò a scorrermi nelle vene, mi staccai da lui aprendo gli occhi, rendendomi così conto che i suoi erano ancora chiusi. Quando li aprì, da quegli occhi uscirono una marea di emozioni che mi invasero incondizionatamente.
"Scus…"
"Come sapevate che stavo parlando di voi?" Mi interruppe con voce tiepida.
"Io… io non lo sapevo." Risposi ancora scioccato dalle sue parole. Quindi lui, il principe Arthur, mi amava?
"E per quale motivo mi avete baciato?"
" Perché credo di provare lo stesso per voi, anzi, io provo lo stesso per voi, Arthur." confessai il mio amore con una tale sicurezza che raramente riuscii a ritrovare. Ma di vita ce n'è una sola e in quel momento non avevo intenzione di lasciarmi sfuggire nulla.
"Ne sei consapevole che stiamo infrangendo ogni regola con questo, non è vero Alfred?" sussurrò facendosi scappare un sorriso.
"Ne sono consapevole. Ma è un rischio che sono disposto a correre." E così lo ribaciai, questa volta con più intensità, con più passione, convinto che quello era ciò che volevamo entrambi. Sì, sarebbe stato difficile, sarebbe stato folle, contro tutto e tutti ma è difficile chiudere le porte in faccia all'amore quando, all'improvviso, ci si presenta sotto casa.
  
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