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Autore: Valvonauta_    05/01/2014    1 recensioni
Il Dottor John Watson è a pochi giorni dal suo matrimonio che lo legherà per sempre a Mary Morstan ma Sherlock, con la sua presenza, inconsapevolmente, insinuerà dei dubbi nella mente dell'amico, che, dopo due anni di assenza, inizierà a vederlo in un modo diverso e del tutto inaspettato...
Dal 1° capitolo:
«Watson osservò la figura slanciata e longilinea del suo compagno di avventura. Ancora non riusciva a credere che fosse vivo. A volte osservandolo accanto a sé, mentre lui era distratto e neanche lo considerava, gli pizzicavano stranamente gli occhi, in una maniera del tutto inedita, quasi si commuovesse della sua vicinanza.
Rivederlo di nuovo li, aveva dovuto ammettere, su quella poltroncina consumata dell’appartamento, certe volte gli dava euforia, gli veniva voglia di mettersi ad urlare dalla gioia ed abbracciarlo.
Focalizzò la sua attenzione al viso dell’uomo e notò quanto fosse… bello. Si, era bello.»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Una scelta difficile
Capitolo 1 - Primi dubbi


SPOILER ALERT!
La ff tiene conto degli avvenimenti fino alla puntata 3x01 non tenendo conto di quelle successive, facendo di questa ff una sorta di storia alternativa a quella presentata dalla serie.

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©estrellasrosascaenenlineas.tumblr.com

30 giorni prima del matrimonio…
Si svegliò sudato, attorcigliato nelle coperte come un pesce nella rete dei pescatori, nella camera da letto di Mary, solo. Guardò l’orario sulla sveglia: erano le cinque del mattino.
La sua fidanzata doveva essere uscita per la sua solita camminata mattutina.
Si alzò ed andò a darsi una sciacquata in bagno, nel tentativo di calmarsi. Fissò allo specchio la sua figura riflessa e si chiese il perché di quel risveglio tormentato.
Si ricordava sempre solo alcuni sprazzi di quegli… incubi o… non sapeva neanche lui cosa fossero; solo una cosa era certa: ogni volta c’era Sherlock.
Si sciacquò la faccia alla bell’e’meglio buttando acqua per terra senza curarsene e chiusi gli occhi, fece un lungo sospiro per calmarsi.
Sembrò funzionare. Almeno per il momento.
 
15 giorni prima…
John era seduto sulla poltrona, rilassato, quella che dava le spalle alla finestra, godendosi dalla visuale migliore lo spettacolo di Sherlock davanti a lui che camminava inquieto per la stanza, avanti ed indietro, a grandi falcate, senza fermarsi un secondo.
Non poté davvero fare a meno di ridere, vedendolo in questo stato. Ogni volta che si angosciava assumeva uno strano aspetto… buffo, per così dire.
Da lì a due settimane ci sarebbe stato il matrimonio con Mary ed invece di essere lui, John, quello agitato, beh, lo era Sherlock! Ovvio, no?
“Devo venirci per forza?” ripeté per la duecentesima volta l’uomo, fermandosi d’improvviso con una gamba all’aria, leggermente alzata da terra, nell’atto di mettere il piede per terra.
Ogni volta gli ricordava Beep Beep quando vedeva il Coyote. Tirò un sospiro di sfinimento e alzò gli occhi al cielo: erano tre ore che Sherlock si stava tormentando nella decisione di venire o no al matrimonio, dopo che gli aveva annunciato che avrebbe voluto lui come testimone.
“Sherlock, fai come vuoi, ok?” e si alzò dalla poltrona e fece per andare in cucina. Si sentì trattenere per il braccio a metà strada. Voltatosi, trovò Sherlock con occhi titubanti.
Lasciò immediatamente la presa una volta che lo ebbe fermato. Si raddrizzò, si mise a posto la giacca e, gli disse con insensato orgoglio: “Mi hai convinto però mi dileguerò da quella plebaglia appena avrai detto sì, non voglio foto con chicchessia. Ho una reputazione, io.”
Sherlock, a decisione presa, si rilassò visibilmente e, ritornato sui suoi passi, si sedette sulla poltrona dove prima aveva preso posto lui.
Come suo solito, mise le mani giunte sotto il mento e si andò a rifugiare nel suo Mind Palace, chiudendo gli occhi, come a dormire. Sapeva che in quel preciso momento stava vagando nei ricordi per cercare di ricordare magari dettagli che spiegassero il perché del rapimento di John, mesi prima.
Watson osservò la figura slanciata e longilinea del suo compagno di avventura. Ancora non riusciva a credere che fosse vivo. A volte osservandolo accanto a sé, mentre lui era distratto e neanche lo considerava, gli pizzicavano stranamente gli occhi, in una maniera del tutto inedita, quasi si commuovesse della sua vicinanza.
Rivederlo di nuovo li, aveva dovuto ammettere, su quella poltroncina consumata dell’appartamento, certe volte gli dava euforia, gli veniva voglia di mettersi ad urlare dalla gioia ed abbracciarlo.
Focalizzò la sua attenzione al viso dell’uomo e notò quanto fosse… bello. Si, era bello.
Beh, decisamente un tipo… non quel tipo di bellezza oggettiva, definitoria ma… una bellezza particolare, unica nel suo genere. Una bellezza… intelligente.
Per non parlare dei capelli ribelli e riccioluti che gli incorniciavano il viso…
“John” si sentì chiamare lievemente da un filo di voce.
Sherlock aveva mosso impercettibilmente le labbra, senza muovere nessun’altro muscolo. L’espressione facciale del tutto immota, gli occhi ancora chiusi.
Per poco non sobbalzò sul posto. Si ridestò da quei pensieri di soprassalto e si stupì di se stesso, per quelle considerazioni che la sua mente aveva creato con così tanta facilità. Gli era già capitato altre volte di osservare di nascosto Sherlock ed apprezzare i suoi lineamenti ma…
Lo interruppe un’altra volta: “Prendi il taccuino”
“S…si” disse quasi perso.
A quella risposta, Sherlock, notando sicuramente qualcosa di strano nel tono della sua voce, aprì di scatto gli occhi e girò il viso verso quello dell'amico, incatenando gli occhi di John ai suoi con la forza del suo sguardo.
Gli occhi invece, pensò John, erano indubbiamente, inevitabilmente stupendi. Di un colore impossibile da definire con precisione… una sorta di miscuglio tra azzurro e verde acqua… con delle leggere striature di… giallo chiaro proprio vicino la pupilla, quasi a contornarla… dovette constatare che occhi così particolari e profondi non ne aveva mai visti. Come aveva fatto a non notarli prima in tutto il loro splendore? Era per caso diventato momentaneamente cieco dopo l’Afghanistan? Si ritrovò a fissarli per la prima volta in una maniera nuova, incantato, incapace di smettere.
Occhi multicolore che rispecchiavano le mille anime di Sherlock, le sue mille sfaccettature.
Vide il suo amico socchiudere leggermente gli occhi, come a scrutargli l’anima in cerca di qualche indizio.
Era brutto dover vivere a stretto contatto con il Genio della Deduzione, un soggetto che notava ogni minimo particolare, ogni cambiamento di comportamento, anche lievissimo. Che se ne fosse accorto non c’erano dubbi ma sperò che magari non cercasse di capire il perché di tali sguardi…
Improvvisamente lo vide aggrottare la fronte: “Tutto ok, John?”
Cercò di riprendersi e di recuperare, togliendo lo sguardo dal suo viso e puntandolo sulla parete dove Sherlock teneva tutti i suoi appunti incasinati: “Si, si”
Sospirò e disse con un tono freddo e deciso, che non rispecchiava il suo stato d’animo: “Mi vado a fare un giro, devo cambiare aria” e senza neanche guardarlo, prese il cappotto dall’attaccapanni e, chiusosi per sicurezza la porta alle spalle, nel tentativo di scoraggiare qualunque inseguimento, scese le piccole scale.
Chiuse la porta di sotto con un tonfo.
 
 
CHE DIAVOLO MI STA PRENDENDO? urlò a se stesso prendendosi la testa tra le mani.
Era seduto in uno dei tavoli dello Speedy’s Cafe cercando di raccapezzarci qualcosa, senza grandi risultati.
CHE PENSIERI DEL CAVOLO STO FACENDO? Mio Dio! Mi sto per sposare con la donna che amo, tra due settimane e…
Non riuscì a finire la frase. Un grandissimo senso di colpa lo attanagliò proprio all’altezza del petto, sentendosi per un attimo in apnea.
Già giorni prima aveva fatto uno strano sogno… in verità, era da quando era tornato Sherlock che faceva strani sogni che lo svegliavano in uno stato di affannamento, anche se non li ricordava quasi per niente, come se la sua mente si rifiutasse di accettarne il contenuto e precauzionalmente li cancellasse.
Quanto avrebbe voluto maledire Sherlock per essere tornato, per avergli fatto rischiare la vita già due volte in pochissimi giorni, per avergli mentito…. ma, in cuor suo, sapeva che non era vero.
Ammirava quell’uomo, da sempre. Non era un segreto. Lo faceva sentire stranamente vivo stare con lui: amava il sangue pompargli nelle vene ogni volta che erano in pericolo, ogni volta che erano vicini, quando la mano affusolata dell'amico casualmente sfiorava la sua….
“BASTA!” gridò inconsapevolmente a voce alta. Si guardò intorno e vide due o tre facce di uomini fissarlo come se fosse pazzo per poi ritornare a fare i fattacci loro, appena incontrò i loro sguardi.
Stette lì, fermo, in preda ad un qualche attacco d’ansia, con il boccale di vino davanti al naso, intento ad ubriacarsi quando il telefonino vibrò nella tasca del giubbotto. Lo estrasse con il cuore in gola e vide il nome sullo schermo: Mary.
Le aveva promesso che si sarebbero visti a casa di lei verso le sei ed erano le sette passate.
Imprecò a bassa voce e, odiandosi, rifiutò la chiamata.


Salve a tutti, questa è la mia prima ff in cui parlo di una coppia omosessuale e tratto, in modo specifico, dopo un primo tentativo fallimentare, la relazione tra John e Sherlock. Quindi abbiate pietà di me! (LOL)
Comunque era da tanto che volevo trattare di loro e finalmente ce l'ho fatta! Alleluia! *suona le campane, suona le campane, din don dan din don dan*
Spero gradiate, io adoro Sherlock e spero davvero di non deludere tutti gli altri fans con le mie castronerie.
Un abbraccio,
Francisca


 
   
 
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