Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Forever_Dream    05/01/2014    0 recensioni
"Ho detto: costringimi, se ne sei capace" ribatté invece lei, incurante di tutto, assottigliando quei stupendi occhi azzurri. Per un istante parvero brillare come zaffiri alla luce solare.
Rimase un attimo in silenzio, decidendo il da farsi.
Poi un sorriso malizioso gli comparve sulle labbra.
"Come vuoi. Decisione tua, conseguenze tue"
La ragazza non fece nemmeno in tempo a capire che lui se la caricò in spalla come avrebbe fatto con un qualsiasi sacco.
...
N.B. luoghi inventati collocati in un tempo differente al nostro, ergo, un altro mondo. Attendo i vostri commenti!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le tese una mano con fare indifferente.
"Vieni?" le disse scrutandola, pronto a battersi con lei.
"No" 
Ecco appunto.
"Ho detto di venire" le disse assotigliando gli occhi.
"Non l'hai imposto, l'hai chiesto. E io ho detto di no" ribatté non degnandolo minimamente di uno sguardo.
"Te lo sto imponendo adesso" continuò con ancora la mano tessa nella sua direzione.
Lei si voltò lentamente verso di lui e gli piantò il suo sguardo addosso.
L'azzurro intenso lo stordì un attimo, facendogli scordare momentaneamente lo scopo della sua decisione inflessibile.
"Costringimi" ribatté lei mettendo una mano al fianco e guardandolo con sfida.
Oh, ne avrebbe avuti di modi per convincerla!
Tuttavia dovette raffreddare i suoi umori e tentare di evitare l'ultima spiaggia possibile: l'uccisione.
Si limitò a scrutarla da capo a piedi, alzando un sopracciglio.
"Non credo ti convenga"rispose solo, cercando di mantenere la calma.
Lei gli si avvicinò ancor di più, incitandolo alla sfida. 
Un profumo di cioccolato e cannella lo travolse, facendogli quasi pentire di avere ancora dello spazio a dividerli.
Uno spazio esiguo,  ma sufficiente a dargli il tormento.
Cioccolato e cannella.
E lui andava matto per i dolci.
"Ho detto: costringimi, se ne sei capace" ribatté invece lei, incurante di tutto, assottigliando quei stupendi occhi azzurri. Per un istante parvero brillare come zaffiri alla luce solare.
Rimase un attimo in silenzio, decidendo il da farsi.
Poi un sorriso malizioso gli comparve sulle labbra.
"Come  vuoi. Decisione tua, conseguenze tue"
La ragazza non fece nemmeno in tempo a capire che lui se la caricò in spalla come avrebbe fatto con un qualsiasi sacco.
Accarezzò, innocentemente, le sue forme morbide mentre cercava di trattenerla.
Perché lei, scalciando e urlando, gli stava facendo capire che il metodo di convincimento non le aggradava.
"Non mi avevi appena sfidato?" le disse ironico, quando lei gli ordinò di farla scendere.
"Intendevo a convincermi! con le parole, hai presente?!" urlò furiosa e lui immaginò il suo viso arrossarsi per la collera.
Rise tra sè.
"Bhè, dovevi pensarci prima. Ora si parte" e detto questo si misero in marcia con ancora lei che si dibatteva nella sua stretta.
"Non... non puoi portarmi in giro così! Io non voglio e tu non potrai trascinarmi in eterno!" disse balbettando dal disagio, intercettando lo sguardo della gente che li vedeva passare.
"Detta con le parole tue: costringimi. Vedrai che ne sono capace" disse non facendo una piega.
Per tutta risposta lei continuò a tempestare la sua schiena di pugni che non gli facevano nemmeno il solletico.
"Lo sai che non mi fai niente, vero?" disse quasi dispiaciuto per lei.
La sentì sbuffare frustrata.
"Ma perchè devi essere un militare colosso di un metro e novanta?!" si infuriò.
"Vedrai, al campo ce ne saranno di più bassi e gracili"
"Mai io non ci voglio andare!" continuò imperterrita.
"E io ti ho già detto che gli ordini non tengono conto del tuo volere" rispose composto.
"Me la pagherai" gli sibilò in un orecchio facendogli venire i brividi.
"Sempre pronto ad attenderti"
Calò il silenzio e lei smetté di battersi.
"Fammi scendere" ordinò con tono autoritario e serio.
Lui sbuffò. Era identica a suo padre.
"No" la liquidò senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
Quasi sentiva lo sguardo di lei assottigliarsi e trafiggergli la schiena.
"Detta con le tue parole: decisione tua, conseguenze tue" lo mimò, facendolo ridere.
Davvero credeva di riuscire a spaventarlo? illusa.
Calò un nuiovo silenzio durante il quale solo i passi di lui risuonavano nel selciato.
Improvvisamente sentì la mano di lei sfiorargli la schiena e le spalle, quasi con dolcezza.
Si irrigidì di colpo e quasi si fermò.
"Posso sapere che stai facendo?" le disse non appena riprese sicurezza di sé.
La sentì alzare le spalle,  quasi innocente.
Apunto, quasi.
"Nulla" rispose.
Non gli piaceva questo gioco. Lei non toccava mai nessuno, lei non si fidava mai di nessuno.
Che stava frullando in quella sua testolina mora?

. . .


"Ho freddo. Mettimi giù" sbuffò ad un certo punto come una bambina.
"No"
Freddo, serio, autoritario. Si congratulò con sè stesso.
"E' sera" gli sottolineò lei.
"Lo vedo". Telegrafico, nulla che le potesse dare qualche speranza di aggirarlo.
"E non hai fame?" chiese ancora.
"No" di questo passo l'avrebbe lanciata nel burrone che stavano attraversando.
"Bhé io sì. Voglio mangiare"
Ma non la smetteva mai?
"Aspetterai. Intanto pensa al lato positivo: perderai qualche chilo di troppo"
La sentì irrigidisi e, probabilmente, indignarsi.
Ridacchiò tra sé. Obiettivo colpito.
"Vuoi forse dire che sono grassa?!" la sentì dimenarsi ibufalita.
"No, ma che pesi sì" cercò di non esagerare.
Erano pur sempre sull'orlo di un dirupo.
"Allora mettimi giù" sibilò lei "Così avremo tutti e due quello che vogliamo: tu di avere meno peso e io di scendere. Mi sembra giusto" disse con enfasi.
Lui sospirò acora e valutò seriamente l'idea, ma non accettò. Gli sarebbe scomparsa tra le mani.
"No. Devo valutare quanto dimagrisci durante il tragitto" sogghignò. Era troppo divertente stuzzicarla "Così quando tuo padre vorà maritarti potrò dirgli di aver contribuito un pò alla felicità di quel povero diavolo"
Oh, si sarebbe arrabbiata davvero molto! Conoscendola avrebbe sputato fuoco, se ne fosse stata capace.
Ci fu un silenzio grave che durò solo pochi secondi ponderati.
"Fammi scendere. Ora" disse tagliente, furiosa, incazzata nera battendogli i pugni sulla schiena più forte che poteva.
"La sai la risposta" si erano appena allontanati da quella voragine nera e lei sembrava indemoniata .
"Ho detto lasciami! Non lo ripeterò una seconda volta!"
Alzò gli occhi al cielo, chiedendosi cosa mai avesse fatto al mondo per meritare una simile punizione.
Si irrigidì di colpo.
Oh, gliela stava facendo pagare, e nel modo tutto femminile.
"Smettila subito!" Le ordinò perentorio mentre lei continuava ad accarezzargli i capelli in gesti dosati ed alitargli sul collo, causandogli brividi di piacere.
La sentì sorridere sulla sua pelle e con la lingua gli disegnò un tratto che scendeva fino alla base del collo.
Sapeva dove voleva arrivare con quei metodi  disonesti e non poté non pentirsi della poca attività, in quell'ambito, di quei mesi.
Se non fosse stato così, ora avrebbe avuto la mente più lucida e meno preda degli ormoni.
Dannata ragazza.
La presa sui fianchi di lei si fece più forte e senza troppa gentilezza la depositò a terra, bloccandole mani e polsi con le sue mani, spingendola addosso a una parete di roccia.
Gli occhi di lei si fecero grandi e sgranati.
Non era la reazione che si era aspettata.
Piantò lo sguardo su di lei, nuovamente, cercando di non pensare al suo corpo sotto di lui.
"Ringrazia che sei la figlia di un pezzo grosso e ti rivuole al campo esattamente come sei partita" sibilò, non potendo permettersi di parlare a voce più alta.
Un amico là in basso lo stava decisamente facendo penare.
La vide fulminarlo, quasi imbarazzata, forse, per quel che aveva lei stessa fatto.
"Non ringrazio proprio niente. Non sarei in questa situazione se non fosse così. E tu non mi vuoi aiutare."
Brividi gli percorsero la schiena. Aveva sempre avuto delle labbra così invitanti?
Si ridestò un poco quando sentì il silenzio prolungarsi, in attesa di una sua risposta.
"Ma non vale nemmeno giocare sporco" le disse stringendo involontariamente di più la presa sui suoi polsi.
"Non mi hai lasciato scelta. Non mi ascolti" disse trattenendo a stento un lamento di dolore che le fece allungare il corpo verso l'alto in cerca di un pò di sollievo e lasciandole scoperto il collo.
Si avvicinò un pò all'orecchio di lei, venendo colpito ancor più intensamente dal suo profumo.
"Evidentemente non sei tu quella a cui devo la mia obbedienza"disse guardandola truce ma sussurrando con tono basso.
Vide gli occhi sgranarsi e la sentì irrigidire.
Oh, non le piaceva più quando era lui a giocare?
"L'obbedienza non la si deve a nessuno" trovò il coraggio di rispondergli, sorprendendolo.
Era incastrata tra ill suo corpo e la parete di roccia. Il fiato caldo di lui sfiorava la sua pelle rendendola recettiva ed accelerando il suo battito cardiaco.
Lui le spostò alzuni ciuffi di capelli che le erano finiti in bocca, notando con soddisfazione come rabbrividisse al suo tocco.
"Ognuno ha i suoi doveri" le disse serio.
Era inutile che le sue parole cercassero di mantenere le distanze, Il suo corpo la voleva, ne era attratto.Voleva baciarla, accarezzarla, stringerla..
Come la prima volta che l'aveva vista con suo padre.
"Ma ognuno sceglie la sua strada e di conseguenza i suoi doveri" continuò ancora lei.
Sapeva che aveva ragione ma, anche se gliel'avesse data, sarebbe cambiato qualcosa?
No. Lui sarebbe sempre rimasto un militare sottoposto al padre di lei, e lei la figlia.
Qualsiasi scelta era superflua, ci aveva già pensato il destino a scegliere.
"Non sempre si può" sussurrò amaro, non potendo non adorare quegli occhi azzurri che ora lo stavano osservando attenti.
Vide che abbassava lo sguardo, consapevole forse, dei pensieri di lui.
Poi li rialzò di scatto.
"E se ti dessi io questa possibilità?" gli sussurrò quasi senza fiato.
La guardò circospetto. Cosa avrebbe mai potuto contro il destino?
"Non servirebbe. Esiste solo questa"
Gli occhi di lei mandarono lampi e lui fu sicuro che tutto ciò la stava non poco scaldando. Lei oodiava non aver la libertà di scegliere, e ancor più quando gli altri l'avevano e non la coglievano.
Il suo viso si tinse, tanto da imporporarle le guance e far risaltare le labbra rosse. Gli occhi luccicanti, il corpo caldo, le sue forme morbide...
Scosse la testa, tutto di lei lo stava pregando di essere toccato, baciato, adorato.
Ma ancora una volta si trattenne.
"Ma se ci fosse e io te la dessi, tu accetteresti?" continuò cocciuta. Sì, era la degna figlia di suo padre, pensò amaro.
Allora eccoli lì, a scrutarsi diffidenti negli occhi, in attesa di un tradimento o un segno di cedimento da parte dell'altro.
La osservò ancora e non poté non pensare che se la possibilità era lei, allora si sarebbe volentieri fatto dannare.
Ma aveva dei doveri. E lei non era una possibilità. Era un divieto.
"No" le disse con voce neutra facendo calare il gelo "Mi illuderei di poter avere qualcosa ch non avrò mai"
Lasciò i suoi polsi e la condusse ancora a passo di marcia verso la meta, in silenzio.
Fu grato di quel vuoto che sentiva tra loro; evitava di accrescere l'idea malsana in lui, di mollare quella vita rigida e fredda per qualcosa di caldo e accogliente. Per qualcosa che gli offriva un'alternativa.
Per qualcosa alla quale si sarebbe volentieri fatto dannare per viverla ed averla.
Lei.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Forever_Dream