Nota dell'autrice:
Salve a tutti! Questo capitolo è molto, molto breve ma volevo trasmettervi i pensieri di Ezra secondo il mio parere che trovo molto importanti.
Buona lettura!
TRE GIORNI DOPO
Mi rigirai nel mio letto. Non avevo sonno. Ero troppo impegnato a pensare e sapevo che questo compito che stavo portando a termine mi stava stancando parecchio.
Non dormivo, mangiavo poco e soffrivo.
Naturalmente quando c'era Aria facevo finta di niente. Facevo la parte del bravo fidanzatino innamorato anche se stava diventando più una realtà che una menzogna. Odiavo essere A.
Mi consideravo l'essere più falso e crudele della Terra, ma dovevo farlo.
A volte avevo delle crisi, delle crisi isteriche in cui sembrava che tutto il mondo mi stesse cadendo addosso.
Avevo anche cominciato a scrivere un diario sul quale annotavo tutti i miei pensieri. Mi serviva per ordinare le idee, per mettere nero su bianco tutto ciò che mi passava per la testa.
Spesso m'incantavo, fissavo un punto con gli occhi, ma andavo da tutt'altra parte con la testa. Pensavo, pensavo e ripensavo.
A. stava tirando fuori la parte peggiore di me, quello non ero io.
Non più.
Ero diverso.
Falso, meschino, bugiardo.
Quelle parole mi rimbombavano nella testa.
Falso, meschino, bugiardo.
Falso, meschino, bugiardo.
***
Ero solo a casa, ed ero davvero triste. Ero nel pieno di uno di quei giorni no.
Un brivido mi percosse la schiena. 39 e mezzo. Febbre alta.
Mi ritrovai in quello stato confusionale in cui solo questa malattia ti porta.
Stavo delirando.
Mentre urlavo le lascrime scendevano veloci, solcandomi il viso.
Era davvero troppo. Dovevo dormire, dimenticare, dimenticare tutto.
Cominciai a contare.
-Uno, due, tre,quindici, ventitré, cinquanta sette... già dormivo.
Aria's pov
Rientrai a casa e posai le chiavi sul tavolino. Mi buttai sul divano, stanca morta, ripensando alla giornata appena trascorsa.
Avevo girato centinaia di negozi insieme a Spencer alla ricerca di un bel vestito che le piacesse.
In quel momento, mi sentivo veramente realizzata e soddisfatta.
Ezra non mi aveva sentito rientrare quindi decisi di fargli una sorpresa. Aprii di scatto la porta della nostra camera, ma stava dormendo e fortunatamente non mi sentí.
Vidi il termometro sul comodino e capii che aveva la febbre.
Non lo svegliai e tornai in salotto.