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Autore: AnnabethJackson    05/01/2014    6 recensioni
[Percabeth]
Percy deve trovare il regalo perfetto per il compleanno della sua ragazza, Annabeth... che succederà?
Dal testo:
"Percy non era un ragazzo molto sveglio, anzi, spesso si chiedeva come riuscisse ad essere tanto ingenuo e stupido. Ma, quando aveva pensato a quel regalo, si era complimentato con sé stesso. Quella era un ottima occasione per dimostrare la sua vera intelligenza.
Ma poi tutto era stato rovinato, come sempre."
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A come amore, P come Percabeth'
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Era il 12 Luglio e stranamente pioveva a dirotto. Come sempre, le strade di New York brulicavano di macchine, e il traffico persisteva malgrado non fosse l'ora di punta. Si potevano distinguere molte macchie gialle tra il traffico, segno che la città era invasa dai turisti, e che i taxisti lavoravano senza sosta. I marciapiedi era invasi dai pedoni. C'erano gli uomini in giacca e cravatta, che controllavano il loro costosissimo orologio da polso ogni cinque secondi. C'erano le mamme con i passeggini, che occupavano metà dello spazio disponibile e che si fermavano a chiaccherare con altrettante mamme spaziose. C'erano i senzatetto, seppur in minore quantità, che oziavano ai bordi della strada con un cappello rattoppato davanti, in cerca di qualche benefattore che gli avrebbe donato una sterlina. E poi c'era Percy Jackson, che correva senza sosta con una spada sguainata e un sacchetto a brandelli, scappando da una vecchietta piuttosto arzilla per la sua età, che menava un bastone da passeggio all'aria. O almeno, questo era quello che vedevano i mortali.
In realtà la vecchietta altri non era che una vecchia ninfa arrabbiata con il ragazzo che l'averla svegliata per sbaglio mentre dormiva in un vicolo quasi invisibile agli occhi della gente.
Percy corse per cinque isolati, poi si fermò perché non ce la faceva più di correre. Si piegò in due per il fiatone. Doveva proprio tornare ad allenarsi nella corsa.
Fortunatamente la ninfa sembrava essere più lenta del ragazzo che era riuscito a seminarla, facendo zig zag tra la gente. Ancora una volta, Percy si ritrovò a ringraziare New York e il suo persistente affollamento di persone. E ovviamente gli Dei.
Mise il tappo a Vortice, che ritornò ad essere una penna a sfera, poi se la rimise in tasca. Si guardò attorno, per vedere se avesse destato l'attenzione di qualcuno ma, come sempre, la Foschia sembrava mascherare tutto ciò che non era “spiegabile” e “razionale” per i mortali.
Dopodichè analizzò il sacchetto che ancora aveva in mano. In precedenza, su di esso, era stampato il logo del negozio dal quale proveniva, ma in quel momento non si riusciva più a distinguere quale fosse la “a” e quale fosse la “e”.
Senza speranza ormai che il contenuto fosse ancora intatto, Percy aprì il sacchetto e buttò un'occhiata all'interno. Poi lo richiuse e sospirò scoraggiato.
Quello sarebbe dovuto essere il regalo per la sua ragazza, Annabeth, che quel giorno compiva gli anni. Ma ormai era solo spazzatura, inutile spazzatura.
Erano mesi che pensava a quale sarebbe potuto essere il regalo perfetto per la sua fidanzata. L'anno prima si era scordato di farle un regalo e lei si era arrabbiata, quindi quell'anno voleva rimediare facendole il miglior regalo di sempre. All'inizio, doveva riconoscere, che tutte le idee venutegli in mente facevano pena anche a sé stesso. Poi, qualche settimana prima, ecco l'idea geniale!
Percy non era un ragazzo molto sveglio, anzi, spesso si chiedeva come riuscisse ad essere tanto ingenuo e stupido. Ma, quando aveva pensato a quel regalo, si era complimentato con sé stesso. Quella era un ottima occasione per dimostrare la sua vera intelligenza.
Ma poi tutto era stato rovinato, come sempre.
Sfortunatamente quello era un pezzo unico. In America non esisteva ciò a cui Percy aveva pensato quindi lo aveva ordinato dal Giappone. Il pacco era arrivato proprio quel giorno e ci sarebbero volute, come minimo, due settimane prima che arrivasse un'altro.
Quindi, ora, Percy si trovava nei guai. Non aveva proprio intenzione di andare da Annabeth a mani vuote.
Qui serviva un'idea che lo salvasse dall'essere picchiato. E serviva alla svelta.


Girovagò per New York due ore prima di avere un'iluminazione. Annabeth era una figlia di Atena, e come tale, amava più di ogni altra cosa i libri. Dopotutto, a mali estremi, estremi rimedi.
Entrò nella prima libreria aperta che trovò sul suo cammino e subito fu investito dal getto d'aria calda all'estrata de negozio, che asciugò in parte i suoi vestiti fradici di pioggia.
Girovagò tra gli scaffali per una decina di minuti, senza sapere dove mettere gli occhi. Come tutti i semidei era dislessico, quindi quello era l'ultimo posto in cui voleva ritrovarsi. Ma per la sua ragazza avrebbe fatto di tutto.
Stava con Annabeth da anni ma non si era mai interessato a cosa le piacesse leggere. Infatti, tutte le volte in cui si trovavano da soli e lei sceglieva di leggere un libro invece che coccolarsi, lui sbuffava e la supplicava, anche mettendosi in ginocchio con le mani unite.
Così, ora, non aveva la minima idea di cosa comprarle.
Qui serviva proprio l'aiuto di un'esperta.
Si recò alla cassa, dove una ragazza della sua età stava servendo un signore anziano. Quando ebbe finito, Percy le si avvicinò e si appoggiò al bancone con non chalance, incurante del fatto che così sprigionasse fascino da tutti i pori..
-Salve, bellezza. Avrei bisogno di aiuto.- disse, con una voce bassa.
La povera ragazza malcapitata alzò lo sguardò e, sfortunatamente ma prevedibilmente, rimase vittima del semidio. Spalancò gli occhi e la bocca e mancò poco che sbavasse.
-C-erto, mi chieda qualsiasi cosa.- rispose, sbattendo le palpebre e incespicando nelle parole.
-Oggi è il compleanno della mia ragazza e io vorrei regalarle un libro. Ma non so proprio quale prenderle.- disse Percy -Potrebbe aiutarmi lei?- e qui fece il labbrucciò e palancò gli occhioni verdi.
Mancò poco che facesse venire un'infarto alla povera commessa.
Malgrado ciò, la ragazza, alla notizia che Percy aveva una ragazza, parve delusa, ma poi si riscosse. Si toccò i capelli e si sistemò la maglietta, spinse in fuori il petto e sollevò il mento, stampandosi il sorriso più smaglante del suo repertorio.
-Certamente! Venga con me.-
Lo guidò tra gli scaffali, ancheggiando ad ogni passo.
Percy Jackson, prevedibilmente, non si accorse di nulla ed ingnaro, la seguì, chiedendosi se la ragazza avesse un problema di postura.
Si fermarono davanti ad una pila di libri in saldò al 30%. La commessa ne prese uno dai tanti e lo mise sotto il naso del semidio, sorridendo come se davanti a lei ci fosse Taylor Lawntner.
Percy abbassò lo sguardo e cercò di decifrare il titolo del libro. No non riusciva proprio a leggerlo senza che tutte quelle lettere cambiassero posto e cominciassero a danzare tra loro al ritmo di valzer.
Decise di fidrsi della commessa. Dopotutto lavorava in un negozio di libri... e poi era una ragazza!
-Abbiamo venduto moltissimi di questi libri ad un sacco di ragazze. Credo che anche alla tua piacerà.- gli disse ammicando.
Lui annuì, girò il libro e lesse i prezzo. Abbordabile.
-Va bene, lo prendo. Me lo potrebbe anche impacchettare? Ma, per favore, non usi la carta rosa!- la commessa annuì, si girò e se ne andò ancheggiando più di prima.
-Non voglio morire per aver sbagliato la carta da regalo.- aggiunse tra sé e sé Percy.


Erano quasi le 10 e gli invitati stavano per tornare a casa. Era stato preparato un grande tavolo per accogliere gli invitati -amici del Campo Mezzosangue, famigliari, amici dal Campo Giove- e la festa era stata fantastica.
Si erano divertiti, avevano riso e ricordato i vecchi tempi come una cosa lontana.
Poi era arrivato il momento dei regali e Percy aveva detto di voleglielo dare dopo, in privato. Al che Leo se ne era uscito con una battutina. Per il resto della serata il figlio di Efesto non aveva più riso.
Finalmente erano soli. Si sedettero sul divano e Percy porse alla ragazza un pacchetto azzurro con gli aereoplanini -le opzioni erano quello oppure della carta rosa a cuoricini fucsia.-
Lei lo prese e sorrise a Percy.
-Ecco, inizialmente ti avevo preso un'altro regalo ma poi, per problemi semidivini, ho dovuto cambiare... beh spero che ti piaccia.- disse grattandosi la testa, con l'ansia che crescava di minuto in minuto.
-Sono sicura che mi piacerà Testa d'Alghe.- rispose lei sorridendogli.
Scartò il pacchetto e rigirò il libro tra le mani per alcuni secondi.
Percy stava sospirando per il sollievo. Non gli aveva tirato nessun pugno. Era riuscito a scamparla.
Ma poi lei alzò la testa e Percy avrebbe voluto essere in grado di scomparire.
-Mi hai regalato “Cinquanta sfumature di Grigio”?-
Era finito.






Spazio Autrice:
Questa è la prima ff che pubblico in questo fandom che amo infinitamente e volevo che la prima ff fosse sulla coppia che più amo. La Percabeth.
Bhe spero vi sia piaciuta :)
Ross <3
  
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