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Autore: Panenutella    05/01/2014    3 recensioni
Lo guardai meglio: era un angelo….
Aveva il viso cordiale e aperto. Gli occhi neri e profondi come due pozzi guardavano attenti il mondo e risplendevano come la luna. I suoi lineamenti era fini e eleganti, proprio come quelli di un Elfo. La sua stretta era gentile, la sua pelle calda. I capelli corti e neri erano pettinati in modo sbarazzino. Indossava una maglietta bianca a maniche corte e mi salutò con un largo sorriso.
Nella mia mente contorta cominciai a sbavare come un mastino.
ATTENZIONE: la protagonista interpreta il ruolo della figlia di Galadriel – ovviamente inventata da me -, Hery, che ha una storia d’amore con Legolas e segue i protagonisti nel loro viaggio.
La maggior parte degli avvenimenti narrati in questa fic sono realmente accaduti, ma sono raccontati dal POV della protagonista.
Divertitevi, leggete e recensite in tanti! :)
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lesley's World'
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La mia vita sul set – Cap. 32

La macchinetta del caffè finì di versare nel bicchiere l’immondo liquido nerastro con uno sbuffo di soddisfazione, e il barista mi porse la tazzina poggiata su un piattino con aria ancora non del tutto sveglia. La presi e ingoiai il caffè in un sorso, buttando giù i fondi di zucchero. Lanciai un’occhiata dietro di me: l’area dei gate, piena di negozi quasi tutti semichiusi, era praticamente deserta. C’eravamo solo noi, seduti sulle panchine con i trolley fra i piedi, ad aspettare che chiamassero noi e i pochi viaggiatori presenti sull’aereo per Wellington. Tutti semiaddormentati. Tranne me. Io ero al quinto caffè e l’idea di prenderne un sesto mi allettava parecchio. Lanciai un’altra occhiata al barista.
- Lesley, prendine un altro e ti arresteranno per alcolismo!
Mi voltai verso Dominic. – Il caffè può essere considerato bevanda per alcolisti?
- Sì, se fai abuso del barista!
Quello, da dietro il bancone, gli rivolse un sorriso di ringraziamento. Dominic si tolse gli occhiali da sole e mi sorrise ammiccando. – Non c’è mica da preoccuparsi così tanto, eh. Sarai solo sotto gli occhi di tutti.
Scesi controvoglia dal seggiolino e tornai a sedermi in mezzo a Dom e Orlando, che se ne stava lì addormentato con la faccia nascosta in una rivista.
- Sono solo un po’ nervosa! È il mio primo film!
- Lo so, sorellina, ma siamo svegli solo da un paio d’ore e l’hai già ripetuto quattordici volte. – Ribatté stringendomi in un abbraccio. – Relaaaaaaaaaaax!
- Ahia! Dom! Non spettinarmi i capelli!
Lui rise – Che importa? Avrai una schiera di parrucchieri a tua disposizione prima della prima!
Elijah, dalla panchina dietro alla nostra, gli tirò un coppino sulla nuca.
- Lasciala andare, Dom! E non dirle bugie! Poi piangi, se lei ti fucila.
Dom rise ancora e allentò la presa, lasciandomi alzare di scatto. Gli feci una linguaccia degna di un bambino di prima elementare e mi diressi verso l’edicola, sistemandomi i capelli con una mano ma ridacchiando fra me e me.
Lo stand dell’edicola era addobbato a festa più di tutto l’aeroporto messo insieme.
- Qualcuno qui è ossessionato col Natale…
Guardai il cassiere: pareva un cadavere con la testa sul bancone. Continuai a girare fra le pile di giornali in cerca di qualcosa con cui passare il tempo durante il volo; valutai una rivista di enigmistica, una di architettura e una di cinema, che non presi solo perché avevo il terrore di scoprire cosa avrebbero detto sull’uscita del film. Mi ero ormai arresa, quando l’occhio mi cadde su una faccia conosciuta stampata su una copertina. Mi avvicinai, presi il giornale di gossip fra due dita e lo tirai fuori lentamente: dalla prima pagina Orlando mi restituiva lo sguardo. Un dolcissimo e profondissimo sguardo che mi sciolse immediatamente. Guardai il titolo.
Orlando Bloom: il mio cuore ha gli occhi verdi”.
Mi strinsi la rivista al petto. Evidentemente l’avevo trovata!

- Gentili viaggiatori, qui è il comandante che vi parla. Benvenuti sul volo Air Zealand 457. l’atterraggio è previsto per le sette del mattino al Wellington International Airport per le sette in punto. Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza per la partenza e vi auguriamo buon viaggio.
Contaci, amico! I quattro caffè avevano già smesso di fare effetto su di me e avevano lasciato alla concentrazione e all’euforia. Orlando aveva scambiato il suo posto con Bernard e stava cercando a tutti i costi di fare entrare anche il mio trolley negli scomparti sulle nostre teste. Gli rivolsi un sorriso e lui ricambiò. Cercai di non badare ai muscoli dei suoi avambracci che spuntavano dalla maglietta a maniche corte: non potevo saltargli addosso su un aereo se non volevo essere denunciata per atti osceni in luogo pubblico!
- Ehi, piccola, cos’hai comprato in edicola? – Mi chiese alludendo alla rivista che avevo messo sul tavolino, prima di lanciarsi sul sedile accanto a me.
- Oh, niente! È solo una cosetta che ho trovato in edicola.
Orlando sbirciò da sopra la mia spalla.
- Ah, ho capito! – Esclamò sornione p.
Quando l’aereo decollò gli Hobbit si lanciarono in un urlo entusiasta. Io cominciai a battere le mani sul tavolino e a urlare ripetutamente “Andiamo alla prima del film!”. Orlando si mise a ridere e cominciò a farmi eco, seguito da Elijah, Dominic, Billy, finché tutto l’aereo non risuonò del nostro coro e gli altri passeggeri della prima classe non iniziarono a urlare di smetterla. Perfino Sean si stava divertendo come un pazzo!
Smettemmo solo quando arrivarono le hostess con la sicurezza a intimarci di tacere, se non volevamo disturbare i piloti e causare la caduta dell’aereo. Testuali parole. Perciò, quando Orlie si mise le cuffie alle orecchie e si addormentò, io presi la rivista e andai direttamente alla sua intervista.
Orlando Bloom: ho un cuore dagli occhi verdi.
Fascino, bellezza, un affabile sorriso. Orlando Bloom è quello di sempre.
Salve, Orlando. Non è cambiato da quando ci siamo incontrati la prima volta.
[risata] Molto gentile da parte sua, grazie. Lei oggi è molto bella.
La ringrazio molto. Allora, questi primi mesi di riprese come sono andati?
Davvero molto, molto bene. Il regista [Peter Jackson, ndr.] ha tutto in mente molto chiaramente. Credo che non si potesse scegliere regista migliore per rappresentare Il Signore degli Anelli.
E il cast?
Siamo fratelli. È ovvio che ci amiamo l’un l’altro, non potrei voler loro più bene. Siamo come boy-scout! Ma Peter ci ha dato anche una compagna bravissima, Lesley Dalton.
Che mi dice di lei?
È la mia principessa. Ci divertiamo sempre a stuzzicarla sul set e lei ci rincorre con le padelle della mensa [risata]. Sono grato a Peter per averci affiancato una ragazza così talentuosa, dà anima e corpo al suo lavoro.
Da queste parole sembra molto affezionato a lei.
La amo.
Quindi tutte le voci su una vostra possibile relazione sono veritiere.
Certo! Sono state vere fin dall’inizio e non me ne vergogno. Ricordo la prima volta che abbiamo trovato foto di noi sulle copertine dei giornali: Lesley è diventata matta e ha comprato praticamente tutta l’edicola. Ha lasciato agli altri clienti solo le riviste di enigmistica [risata]. A me non importava, ma l’importante è lei. Lesley ha illuminato la mia vita. Che rimanga fra noi, se morissi e mi aprissero per l’autopsia troverebbero al posto del mio cuore una foto di Lesley! Il mio cuore ha gli occhi verdi. [Sorride].
Adesso si vocifera sulla morte di Legolas…
[Strabuzza gli occhi]. Davvero? Non lo sapevo. No, Peter non sta progettando niente di simile, è solo una diceria.
Passiamo al suo personaggio, Legolas. È il suo primo ruolo importante, come si è trovato a interpretarlo?
Io e Legolas siamo molto diversi: lui è saggio, posato, un killer freddo ma un amico leale. Io gli assomiglio solo per l’ultima caratteristica! Ma dopo averci fatto l’abitudine mi riesce naturale immedesimarmi in lui e nei suoi pensieri. È sempre impegnativo, intendiamoci, ma Peter è molto permissivo e puntiglioso al tempo stesso: se gli do quello che lui vuole durante le riprese lui mi lascia fare qualcosa liberamente.
Si tratta di favori riservati solo a lei?
Oh, no. Succede per tutto il cast.
Se Peter Jackson dovesse richiamarla sul set fra, per esempio, dieci anni, lei accetterebbe?
Certamente! Non esiterei un solo istante. Adoro la Nuova Zelanda, adoro il cast, adoro il Signore degli Anelli, adoro Peter. Non me ne andrei mai di qui.
Desidera una famiglia tutta sua?
È uno dei miei sogni segreti, non lo dica a nessuno! [Risata]
Siamo arrivati all’ultima domanda: posso permettermi di toccare un argomento personale?
Mi dica… spero che non sia troppo personale!.
Non credo. Sappiamo che Lesley Dalton ha avuto una perdita l’11 settembre. Lei, da osservatore imparziale, come ha trovato la sua reazione alla notizia?
…È difficile, soprattutto perché continuano a farle domande sulla sua perdita. Lei non vuole parlarne e, personalmente, credo che mai lo farà. Penso che ormai debbano smetterla di starle sul fiato sul collo per estrapolarle due parole sulla sua amica: lei è una persona sensibile e intelligente e tutta queste domande la fanno star male.
Signor Bloom, io non l’ho chiesto a Lesley, ma a lei.
Ciò che ferisce Lesley ferisce anche me. Non chiederò scusa per questo.
Capisco. La ringrazio, Orlando.
Grazie a lei.

- Liv! Liv, mi devi richiamare. Dai, Liv! È un emergenza! Sono nei casini! Ti prego, richiama!
Chiusi la comunicazione e lanciai il cellulare sul letto. Rimasi lì in piedi in asciugamano, con le goccioline d’acqua che dai capelli bagnati mi scorrevano lungo il corpo, e il vestito verde di Valentino steso sulle lenzuola accanto a uno azzurrino e lungo di Armani. Avevo fatto tutto quanto: mi ero depilata tutto il corpo, tagliata le unghie, pulita il viso, tolto completamente il trucco, lavato accuratamente i capelli. Mi rimaneva solo da mettere il vestito. E non. Sapevo. Quale.
Il telefonino, andato a finire sotto il cuscino, si mise a squillare. Mi lanciai a prenderlo come un razzo e risposi. La linea era leggermente disturbata.
- Liv!
- Lesley, rilassati ok? Sono appena atterrata!
- Liv, sbrigati! È un’emergenza!
Liv sospirò. – Mi dai almeno il tempo di arrivare in albergo?
- Certo! Però sbrigati!
- Posso cambiarmi in camera tua?
- Certo! Sbrigati!
- Lesley, calmati o ti polverizzo.
- Vuoi scherzare! Questa è la prima del mio primo film!
- L’hai detto già nel secondo messaggio che mi hai lasciato… comunque, sono in taxi. Se aspetti un quarto d’ora mi trovi lì.
- Ma perché tu non hai nessun problema? – Piagnucolai – Tu sei bellissima, ti basterebbe metterti un sacco della spazzatura e ti ritroveresti tutti gli uomini di questo mondo ai tuoi piedi… Io invece mi ritrovo con la statura di tua sorella Mia e il volto di un cavallo del palio di Siena. Sto qua come una scema a non sapere decidere se mettere il vestito di Valentino o quello di Armani e tu non arrivi! Liv, sbriga…
…Aveva riagganciato.

Corsi ad aprire appena sentii bussare alla porta. Liv mi guardava come se stesse per azzannarmi alla giugulare e al tempo stesso abbracciarmi materna. I capelli arruffati, la mano serrata sul manico del trolley e la giacca annodata alla vita che le cascava sulle ginocchia mi fecero intendere che si era davvero sbrigata.
- Farò finta di non aver sentito il commento su mia sorella. – Mi annunciò scansandomi e facendosi largo nella stanza.
- Sono nel panico, Liv!
Lei fece cadere il trolley sul pavimento e fissò allibita i vestiti stesi sul letto. Li indicò.
- Mi hai davvero fatta correre come una pazza perché non sai scegliere fra questi due?
Mi avvicinai al letto. – Quello verde l’ho preso per il colore, pensavo stesse bene coi miei occhi, mentre quello azzurrino lo trovo più fine. Non so scegliere!
Liv sospirò. – Metti quello verde. Quello azzurro con te non c’entra un bel niente. Anzi, t’ingrassa.
Oh, Dio. – Prendilo, Liv. Prendilo e caccialo fuori dalla finestra.
Liv mi guardò sorridendo divertita. – E cosa farai con i capelli?
- Pensavo di tenerli sciolti…
- Ottimo! Le cose complicate falle per New York e Tokyo. Qui fa’ vedere alla gente quello che sei, non quello che Hollywood cercherà di fare di te.

Per evitare contatti troppo diretti e assillanti con la stampa, gli organizzatori avevano affittato per la nostra troupe le stanze di un albergo poco fuori Wellington, distante circa un chilometro e mezzo dal cinema. Prepararsi insieme alla bellissima Liv con la consapevolezza che Orlando e i miei fratelli si stavano preparando per la prima del film era surreale ed eccitante.
Ci incontrammo nell’atrio dell’hotel quando le auto nere decapottabili che ci avrebbero scortato fino in centro si fermarono davanti all’entrata. Erano tutti splendidi: perfettamente vestiti, puliti e pettinati – anche se dovetti sorvolare sull’abbigliamento di OB… abbastanza orripilante – e tutti sorridevano smaglianti. Evidentemente non ero l’unica ad essere iperattiva per l’eccitazione!
Stacchettai di corsa verso Orlando che mi accolse con un abbraccio e un sorriso.
- Non ti bacio solo perché rovinerei il tuo rossetto… - Mi sussurrò all’orecchio.
- Ti rifarai stanotte, non ti preoccupare!
Abbracciai Elijah, Viggo, Dom, Liv – per l’ennesima volta -, Peter, John, Bean, Sean, Billy, Sir Ian, zio Ian, Fran, Philippa, Barrie, Orlando.
- Ehi Les, non ti stai mica per sposare! – Scherzò Viggo davanti alla mia calorosità mentre Peter, Fran, Philippa e Barrie, dopo aver ricambiato il mio abbraccio, uscivano chiacchierando e salivano in macchina lasciando da soli noi del cast.
- Certo, Viggo, lo so! Ma lo sai, perché te l’ho già detto… - mi rivolsi a tutti quanti. – Ragazzi, grazie. Grazie per tutto quello che mi avete regalato. Mi avete insegnato a vivere e a ridere. Siete la mia famiglia.
Bean mi guardò e sorrise commosso, per poi alzare il bicchiere di champagne che teneva in mano, imitato da ciascuno di noi.
- Alla Compagnia dell’Anello. A Peter e a quello che ha creato. E alla nostra Lesley.
- Alla Compagnia dell’Anello! A Peter! A Lesley! – Gridammo – io saltai l’ultima -, e scolammo lo champagne leggermente frizzante.
- Vi ringrazio per il brindisi, ragazzi – disse la testa di Peter che sbucava dalla porta d’entrata. – Ma ci conviene andare o faremo tardi!

Secondo il navigatore satellitare, al cinema mancava ancora poco più di un chilometro. Eppure, l’atmosfera di Wellington era totalmente cambiata dall’ultima volta che l’avevo vista: adesso le persone in strada erano tantissime a formare delle file che si dirigevano verso il centro città. Tantissimi avevano in mano una copia del Signore degli Anelli o una locandina del film.
- Stanno tutti venendo a vedere la prima? – Dissi fra me e me ammirandoli da dietro il finestrino oscurato.
- Si direbbe – rispose Bean eccitato dal sedile anteriore. – Dio, quanto mi piacciono le prime!
- Calma Sean! Non saltellare o quelli là fuori avranno strani pensieri! – Lo ammonì John, e sir Ian accanto a me rise.
- Oh, Lesley, non vorrei che tu ti allarmassi troppo, ma dicono che ci sarà anche il signor Colt.
Guardai sir Ian. – Davvero? – Lui annuì. Feci spallucce. – Beh, finalmente avrà l’occasione di vedere quello che Peter è stato in grado di fare e dirà alla New Line di sganciare i soldi per il Ritorno del Re!
John ridacchiò. – Brava ragazza.
La macchina partì ad un semaforo verde e imboccò una strada a senso unico, dove il marciapiede era su entrambi i lati pieno di persone eccitate che si muovevano in una sola direzione, il centro.
- Non ci credo. Stanno venendo tutti per noi? Sapevo che erano eccitati ma non pensavo così tanto!
- Non sono molti quelli che ambientano un film fantasy in Nuova Zelanda, specie se di questa portata. – Rispose Ian. – Ho lavorato in molte opere ma, devo dire la verità, poche volte ho visto cose simili. Sarà una premiere da ricordare, a mio parere.

- Grazie a tutti per essere qui. Grazie infinite. Sono così fiero che Wellington sia diventato una parte di noi! Grazie! Se nelle prossime settimane vi capiterà di vedere il film, spero vi piacerà. Perché è stato fatto qui a Wellington.
Alle parole di Peter la folla urlò entusiasta
- Un bell’applauso alla compagnia dell’anello! – incitò il presentatore nel microfono, e al di sotto del palco su cui eravamo in semicerchio si alzò uno scrosciare di mani simile alla pioggia di un temporale. Sorrisi ancora e salutai con il braccio alzato percorrendo con lo sguardo tutta la piazza davanti al cinema. Avevano addobbato tutto per l’occasione: dal palco di tek e scalette di ferro e plastica davanti al cinema che sfociava in un tappeto rosso – il red carpet! Oh Dio, il RED CARPET! – che si dirigeva verso lo stesso, ai palloncini di vari colori attaccati ai vasi di pietra delle piante sparse per la piazza, alla facciata del cinema che presentava la locandina del film alta praticamente tre volte me.
Dopo un'altra raffica di saluti Peter si diresse verso l’entrata del cinema, seguito dai produttori, da Matthew Colt – caratterizzato da una spettacolare maschera neutra – e infine da noi attori.
L’interno del cinema era semplice: evidentemente avevano già informato Peter della strada verso la sala video, perché ci si fiondò entusiasta. Sean, che chiudeva la fila, sembrava incalzato dalla schiera di spettatori che ci inseguiva come topi dietro al Pifferaio Magico.
Mi sedetti fra Orlando e Sean. La folla di spettatori non era l’unica in visibilio: io non stavo un attimo ferma!
Quando la sala fu gremita di gente e di brusio insistente e le luci si spensero, Orlando mi afferrò una mano e la strinse con forza.
-Mi raccomando, se hai paura stringimi la mano – scherzò.
- E se tu hai paura, stringi la mia!
Il brusio a poco a poco scemò. Il megaschermo si illuminò e le prime immagini che vedemmo furono il trailer del film. Già da quel momento il mio cuore cominciò a martellarmi contro lo sterno.
- Les, ti sento sin da qui! Sai calma o a momenti ti verrà un infarto! – Bisbigliò Orlando.
- OB, è anche il tuo primo film! Non sei emozionato come me?
Lui mi prese una mano e se l’appoggiò sul petto. Anche il suo cuore stava ballando la samba.
Lo schermo divenne di nuovo nero, e la suadente e antica voce di Cate Blanchett iniziò a dire cose in elfico e poi a tradurle in inglese, mentre una musica inquietante e bellissima suonava e “Il Signore degli Anelli” compariva lentamente, dorata su sfondo nero.
- Il mondo è cambiato. Lo sento nell’acqua, lo sento nella terra, lo avverto nell’aria. Molto di quello che è stato, è perduto. Perché ora non vi è nessuno che lo ricorda.

Fu un’esperienza indimenticabile, per me e per tutti quelli presenti in quella sala. Il pubblico aveva partecipato, qualcuno aveva fischiato alla mia prima scena – cosa che mi lusingò parecchio -, trattennero il fiato alla cavalcata di Arwen e al combattimento su Colle Vento, si entusiasmarono alla vista del Balrog e esclamarono di vittoria quando Aragorn passa attraverso gli Uruk-Hai uccisi per correre da Boromir morente.
Rimasi scioccata nel vedere come avevano reso il lavoro spezzettato che avevamo fatto in quei mesi, e come nel montaggio avessero messo tutto alla perfezione, tagliato delle scene e modificato i colori delle riprese per far combaciare tutto alla perfezione. Howard Shore aveva fatto un lavoro incredibile: la musica ti coinvolgeva, sembrava fatta apposta per la pellicola, e sottolineava benissimo gli avvenimenti nel film. Molto spesso mi dimenticai di essere io, quella sullo schermo: avevano fatto un lavoro eccezionale per modificare Hery. Mi avevano riprese moltissime volte senza che io me ne accorgessi, soprattutto i primi piani. Non capii se avessero alterato il colore dei miei occhi all’inverosimile o se non mi fossi mai guardata davvero allo specchio. Per tutto rimasi a bocca aperta come un merluzzo. Veramente incredibile.

- Non voglio addormentarmi. Potrei svegliarmi nella mia camera del college e scoprire che non è mai successo nulla! Non voglio andare a letto! Sento che potrei correre intorno all’isolato! – Cantilenai.
- Ti prego, non farlo. Sono le due di notte e ho sonno. – Si lamentò Orlando girando la chiave nella toppa della sua porta di casa. Erano mesi che non ci entravamo e mi aspettavo che tutto fosse ricoperta da uno strato di polvere alto due metri. E invece no.
- Ehi, è pulito! – Esclamai entrando.
- Per forza. Credi che avrei fatto lasciare tutto in disordine dagli affittuari? Ho chiamato un’azienda di pulizie ieri e ho fatto sistemare tutto. I ragazzi invece dovrebbero aver lasciato i soldi sotto il calorifero in salotto… ma adesso sto davvero crollando.
Risi. – Le ragazze non ti hanno lasciato stare un momento.
Orlando sorrise. – Io e Viggo eravamo le star!
- Beh, i signori hanno gradito anche la mia persona! Hai sentito quando hanno fischiato alla mia prima scena?
Cominciammo a salire le scale. – Sì, e devo ammettere che non avevano tutti i torti! Emma ha fatto davvero un buon lavoro a rendere così bene. Nella realtà non sei mica così eterea…
Aprì la porta della camera da letto.
- Ehi, elfo, cosa vuoi dire?
Mi guardò sorridendo sotto i baffi.
- Che in realtà hai un brutto muso.
Lo inseguii fino alla porta del bagno, dove lui si chiuse a chiave e cominciò a farsi una doccia – alle due di notte? -. Io, scartando a prescindere l’idea di andare a dormire, cominciai a rovistare in giro.
Dopo il film non avevamo neanche fatto in tempo ad alzarci dalle poltrone che i fan si misero ad assillarci, chiedendo di autografare le locandine o nostre foto di paparazzi o scattare qualche foto insieme a loro. Riuscimmo a respirare un po’ d’aria solo grazie a un tizio della sicurezza che li placcò fino a che non uscimmo, per poi farceli di nuovo saltare addosso. Loro e tutti quelli che erano rimasti fuori dal cinema.
L’attenzione del pubblico scemò solo poche ore dopo, quando ormai era l’ora di cena. Noi, ancora troppo entusiasti per poter separarci, andammo a festeggiare ad un pub. Dopo più o meno cinquanta brindisi a Peter, al cast, alla crew, agli stunt e alle chiappe della nonna degli stunt, uscimmo in strada. Orlie mi convinse a dormire a casa sua, e davanti alle mie proteste si convinse ad accompagnarmi in hotel in taxi a prendere le mie valigie.
Ed ora eccoci lì, nella casa che Orlando si era comprato a Wellington all’inizio delle riprese, a farci la doccia a notte fonda fra il 19 e il 20 dicembre. E quando uscii tutta gocciolante dal bagno e trovai Orlie steso sul letto a ronfare, mi sistemai accanto a lui e cominciai a guardare televendite di prodotti per la casa a bassissimo volume. Finché l’adrenalina non smise di fare effetto e mi addormentai anch’io con la tv accesa.


- Jingle Bells, Jingle Bells, Jingle all the way! Oh what fun it is to ride in a one-horse open sleigh! – Continuai a cantare a squarciagola saltellando sul marciapiede e fancendo sballottare i sacchetti dei regali che avevo appena comprato. – Buon Natale, buon Natale a tutti!
Turisti in pantaloncini si giravano a guardarmi, ma a me non importava. Natale in spiaggia, ma ci pensiamo?! In realtà saremmo andati in spiaggia il giorno dopo: quella sera, la Vigilia di Natale, avremmo fatto un cenone a casa di Orlando. In pantaloncini, canottiera e occhiali da sole. Roba da matti.

Eccomi! Anche se un po’ in ritardo (come sempre), Buon Natale e felice 2014! E siccome siamo in vena di regali, vi annuncio questo: si è formata un’alleanza! Non vi stupite se trovate la mia cara Lesley nella fan fiction di Stargirl1998 “The world behind The Hobbit”, abbiamo fatto un accordo e le ho dato il permesso di inserirla! Per darvi due informazioni, la storia è ambientata circa dieci anni dopo “La mia vita sul set” e l’attore protagonista è Aidan Turner. Ma non posso dire di più perché altrimenti mi segnalano.
Spero che questo capitolo sia valso l’attesa!
Saluti
Nut
   
 
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