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Autore: GiadaTonetto    06/01/2014    0 recensioni
Due uomini agli antipodi, che si trovano nella stessa condizione: la morte. Leggete e commentate, vorrei riuscire a migliorare :) ve se ama tuti tuti tuti
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Circa 10 minuti fa sono morto.
Direi che è stata un’esperienza illuminante.
Spero solo che Dorotha si ricordi di usare quel drappo di seta viola per coprire la bara. Amo il viola.
Forse dovrei preoccuparmi. Dora è sempre stata una donna sbadata, sin dal giorno del matrimonio. Diamine, era così emozionata che ha sostituito quelle meravigliose scarpe di Jimmy Choo che le aveva comprato Lino (che sarebbe mio suocero) con degli stivali da giardinaggio. Era davvero bellissima, con quegli stivali.
Tornando a noi, mi sento un po’ Jimi Hendrix. Sapete no, quel tipo che aveva tutte le magliette con le pozzanghere colorate. Forse sto parlando un po’ da sempliciotto, ma è l’effetto di questo posto. Tutto che gira, vortica, si dilata e si contrae e cambia forma e si combina. Bah, io certe cose non le ho mai capite. Tutta questa cosiddetta “vita”, quella dei giovani, che secondo me è solo un enorme disordine. Caos negli armadi, caos nelle aule scolastiche, caos nei capelli e caos nei cervelli. Un’orda di mine vaganti, ecco cosa sta maturando.
Prendete me, ad esempio. Sono nato come tutti, piangendo il giusto, cresciuto abbastanza da essere reputato sano. Ho studiato finchè i miei genitori hanno avuto soldi, poi a lavorare. Ho trovato una brava ragazza, ci siamo sposati, abbiamo fatto due figli in due anni. Sono andato avanti facendo quello che era giusto fare, un bel giorno mi è venuto un infarto. Sono piombato sul divano in salotto e sono morto. Stop. Niente sbavature. Un bel resoconto aziendale, la mia vita. E invece i giovani d’oggi, quelli con un minimo di cervello, quelli che non pensano solo alle feste, badano a proteste e manifestazioni e rivolte. Ma dico, non siamo mica nel ’17! Tutti questi nuovi comunisti che non si capisce da dove sbuchino. Bah.
E poi tutti questi discorsi su integrazione, uguaglianza, sproloqui vari. Ma non stanno né in cielo né in terra! Dove vedete somiglianze con quelle misere sottospecie di uomini che sbarcano a Lampedusa? Spiegatemelo. Sì, lo so, non potete perché sono morto, ma non andiamo per il sottile, su su.
Io non ci credo alle storie dei libri di scuola. Per quanto ne so io, anche quegli scienziati lì potrebbero essere stati comunisti senza origine nota. Insomma, i sapientoni dicevano, quand’ero vivo, che abbiamo tutti gli stessi diritti, che non esistono razze, che ci siamo evoluti tutti dagli scimmioni che stanno in Africa, ma secondo me non è vero. Tutte bugie. Tutte grandissime balle. Questi qua, che fanno le vittime ma intanto ci rubano il pane non sono uguali a me.
Signore, fammi uscire da questo baccanale! Non sopporto più tutta questa confusione. Tutti questi cerchi e ovali e luci lampeggianti. Io non faccio troppa luce e non disturbo nessuno. Mai dato fastidio, io. Sono (ero) un buon cristiano, insomma. Nemmeno da lucina di Natale, che è quello che mi par di essere in questo momento, faccio baccano. A questo punto, credo che tutte quei globetti siano giovincelli morti chissà come. Mi rifiuto di pensare che degli anziani come me vadano a farsi notare comportandosi a mò di semafori. Siamo stati educati in modo diverso, noi.
 
 
 
 
Circa 10 minuti fa sono morto.
Schiattato, crepato, partito. Come vi va.
20 anni, Milano, militante. Ho fatto casino da quando sono nato a due secondi prima di volare nelle braccia di Dio. Che poi non ci credo in Dio, e faccio bene, considerando che non si è ancora presentato per giudicarmi. Consideriamola una fortuna. Non sono esattamente un santo, non lo sono mai stato.
Morte violenta, ma tanto si sapeva già stamattina che qualcuno lo perdevamo. C’erano tutti i “signori dei tabacchini” che ci aspettavano con i fucili a pallini, quelli da caccia, alla fine del viale. Perché loro son signori e se ne fottono di chi arriva da un paese non-paese e cerca un lavoro qua, che in fin dei conti non è molto meglio. Noi siamo molto più bravi a mantenere la faccia imbellettata, le orecchie pulite e i denti senza placca. Ma la nostra gola si è beccata il cancro dell’indifferenza e dell’ipocrisia. Protestiamo contro una legge che obbliga i lampedusani a non accogliere gli immigrati dei barconi. Aiuti un clandestino, carcere e multa. Loro devono eliminarci perché i politici dicono che incoraggiamo gli stranieri a venire qui. A noi non interessa, meglio schiacciati dai potenti che zitti di fronte alle loro cazzate.
E così ci ritroviamo qui noi. Universitari, maturandi, anche qualche ragazzo del ’99 con bizze di rivoluzione nelle vene, magari coadiuvati da genitori abbastanza intelligenti da capire che il nostro esercito è la parte giusta per cui portare. Non quei fascisti che se fosse per loro non sapremmo cos’è l’African National Congress.
Mi ricordo la rabbia che saliva prima che iniziassimo a marciare, cantando le nostre canzoni. Quella ogni persona sente montare quando si va ad un corteo. L’odio verso le menti chiuse stile cassaforte svizzera di quei nani da giardino con i fucili puntati. La polizia se ne frega, loro possono fare ben poco. Noi organizzeremo un altro corteo, loro saranno ancora lì, così all’infinito finchè riusciremo ad evitarli e a fare il nostro bel carnaio. Non sarebbero così sicuri di se stessi, i tabaccai, se fossimo più delle poche centinaia che urlano oggi. Ma hanno ragione a stare tranquilli, finchè gli Ipod saranno pieni di Martin Garrix e compagnia bella non c’è problema. Battiti ritmati senza un significato, la musica che piace oggi. Bello. Niente più “il silenzio è il nemico, dammi la rivoluzione”, “ti hanno fatto male a casa, ti hanno picchiato a scuola, finchè sei diventato cosi fottutamente pazzo da non poter seguire le loro regole”. Niente più eroi della classe operaia.
Uno di loro ha sparato e mi ha colpito la tempia. Ero girato a dare il tempo per la canzone. Pum, per terra. Fine. Niente di che. 
Io sono qui adesso. Ma io sono giovane. Voi siete vecchi. Antichi. Obsoleti. Morirete prima di tutti gli altri ragazzi che erano a urlare schiena contro la mia. Continuate pure a non accettare che siete uguali a qualunque venditore ambulante che trovate per la strada, alle squillo sulle tangenziali. Morirete tutti, e senza aver fatto nulla di straordinario o, come minimo, giusto. Sempre seguendo quella dottrina vecchia, sporca e putrida di “l’Italia è degli italiani”,  intendendo come italiani solo quelli “puri”. Figli del Belpaese da secoli e secoli e secoli. Senza riuscire ad acquisire le nuove consapevolezze, quelle del mondo moderno. Nuovo, giovane. Migliore.
   
 
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