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Autore: alesrauhl    06/01/2014    2 recensioni
Justin Bieber, ventisei anni.
Megan Lerman, sedici anni.
—solamente questione di età.
Genere: Avventura, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Bene tesoro, siamo arrivati." Evelyne mi sorrise per poi baciarmi la fronte.
"Sei proprio sicura? Non vuoi ripensarci giusto?" Nei suoi occhi potevo ancora notare quel filo di preoccupazione, sospirai ed annuii.
"Stai tranquilla Zia, me la so cavare anche se fosse, torna a Los Angeles e non preoccuparti per me, in caso dovesse andare storto qualcosa ti chiamo."
"Promesso?"
"Promesso." Sorrisi abbracciandola per l'ultima volta, prima di lasciare l'auto e dirigermi verso la grande casa.
Mi chiamo Megan Lerman, ho 16 anni e sono venuta da Los Angeles a Manatthan, per cercare mio padre.
Beh, detta così sembra un po' una follia, solo che mia madre è morta quando avevo 13 anni e da allora ho sempre vissuto con mia ""Zia"" Evelyne, fin quando non ho deciso di sapere di più su mio padre decidendo di venire a cercarlo.
Non ho idea di che faccia abbia però, so' che si chiama James Wesley, ha 31 anni e vive qui, sulla 61esima di Manatthan. 
Mi avvicinai alla porta di casa, dopo aver superato con facilità il cancelletto del giardino, rimasto aperto e con molta cautela citofonai.
Mi venne ad aprire un uomo magro abbastanza muscoloso, occhi verdi/azzurri e capelli castani, era bellissimo.
"Sei James Wesley?"
"Sì, che ti serve?" Mi chiese sbadigliando.
Rimasi immobile per qualche secondo, poi tornai cosciente.
"Piacere, Megan Lerman, posso entrare?" Chiesi sorpassandolo.
Aveva una faccia sorpresa e irritata nello stesso momento.
"Senti ragazzina si può sapere che ci fai tu dentro casa mia?"
"Sono venuta a cercarti." Sorrisi un po' scossa guardandomi intorno.
"A cercarmi? Ci conosciamo? Senti se sei la figlia di qualche ex che ho avuto in passato venuta a fare giustizia alla madre non perdere tempo per favore eh, ed ora addio, ehm.." Schioccò le dita come per ricordarsi il mio nome, così lo aiutai.
"Megan, e comunque non sono la figlia delle tue ex, o meglio, di una sì." Sospirai staccando le mani dai miei capelli e fissandolo negli occhi.
"Io sono tua figlia, James." 
Lui mi guardò per qualche istante, per poi scoppiare una fragorosa risata.
"Ok che cos'è? Uno di quegli scherzi? Un lavoro per la scuola della serie Candid in camera? Cosa?" Feci una smorfia simile ad un sorriso sedendomi sul divano.
"No, nessuna candid, sono davvero tua figlia. Kate Mary Lerman, ti ricorda qualcosa?"
Si bloccò qualche istante per poi socchiudere gli occhi.
"S-sì io, insomma si me la ricordo, è.."
"morta quando avevo tredici anni. Il problema è che io sono venuta a cercarti perché non ho mai avuto nessun ricordo di te fino ad ora e voglio capire chi sei, papà." Tossì fortemente scuotendo la testa.
"Okay, va bene allora quindi tu vuoi farmi credere che io sia tuo padre e che la Kate bellissima e perfetta che frequentavo da ragazzino è morta e tu sei sua figlia?"
"Sì, e devo ammettere che vi siete dati da fare pur essendo molto giovani eh."
"Allora, mettendo in chiaro che io non ho mai saputo della tua esistenza, non ci sono prove che affermano che tu sei mia figlia ed io non ci credo. Quindi ora se per favore te ne vai-"
Si udì un rumore e dei passi scesero dalle scale della grande casa al pian terreno.
"Ciao amore." Una ragazza si avvicinò a James baciandolo sulla guancia.
"Eh si ciao senti forse è meglio che vai, ti chiamo io poi tranquilla."
"Ma chi è questa?" Chiese la bionda.
"E'.. ma che ne so senti ciao, ci vediamo!" James la fece uscire di casa sbattendole la porta in faccia e tornando da me.
"Ma niente è una che ho conosciuto l'altra sera comunque non so perché sto parlando di queste cose ad una ragazzina sconosciuta che si spaccia per mia figlia, sono più che sicuro di non avere figlie e non c'è nulla che possa affermare il contrario."
"Te l'ho detto, mia madre era Kate Lerman ma è morta, ho vissuto tutto questo tempo con mia zia Evelyne ed ora che ho 16 anni ho pensato fosse il momento giusto per conoscere mio padre. Facciamo il test del DNA se non ci credi."
"Senti io non ti conosco e non mi va di mettermi in mezzo ai guai per un'adolescente quindi addio." Si avvicinò alla porta di casa per farmi uscire quando si bloccò al suono della mia voce.
"Era estate, al campo estivo che tu e Kate vi siete conosciuti, lei appena ti aveva visto si era innamorata, avete passato tre mesi insieme fin quando tu non sei sparito, siete tornati tutti nelle vostre città alla fine delle vacanze e non vi siete sentiti per un po', tu hai provato a richiamarla ma lei non ha risposto, si era accorta di essere incinta di me e dopo nove mesi esatti sono nata io, non ti ha detto niente perché sapeva non avresti mai sopportato tutta questa pressione e ha pensato che fosse stato meglio lasciar perdere." Presi un lungo respiro quando lo vidi attento alle mie descrizioni ed anche un po' incredulo.
"Vi siete rivisti quando io avevo esattamente tre anni, non sapevi della mia esistenza poiché lei non te ne parlò, da quanto scrisse sul suo diario lei era davvero innamorata di te, come tu di lei ma pensava sarebbe stato meglio evitare. Il giorno del mio tredicesimo compleanno mia madre ebbe un incidente d'auto, morì sul colpo e venni affidata a mia zia, ci sono stata assieme fino ad oggi, non è proprio mia zia, è la migliore amica di mia madre."
Sospirò e corse di sopra.
"Scusa ma dove vai?"
"Aspetta lì!"
Potevo notare la preoccupazione nei suoi occhi e il terrore, forse avevo sbagliato a venire qui, forse sarebbe stato meglio per entrambi se lui fosse rimasto all'oscuro di tutto, ma oramai c'ero troppo dentro.
Certo che è un po' difficile da credere, mio padre ha 31 anni e scopa ogni sera con una diversa, non è proprio come me lo immaginavo ma dovrò accontentarmi.
"Forza andiamo, così scopriremo la verità una volta per tutte, se non sei mia figlia ti leverai di torno per sempre, facciamo così."
Annuii "E se sono tua figlia?"
Mi fissò, per poi voltarsi e prendere le chiavi dell'auto in una ciotolina fino ad uscire dalla porta, seguito a ruota da me.
"Abbiamo anche la stessa forma degli occhi, come fai a non credermi?"
"Senti zitta per favore, che io già dovevo andare a lavorare ma m'hai costretto a prendere un giorno quindi se vuoi evitare di fare altri danni, grazie."
Lo fissai, era scorbutico, antipatico e nevrotico e le cose non cominciavano bene.
Beh, certo che scoprire di aver avuto una figlia da una ragazza al campo estivo di tanti anni fa e che ora è morta non deve essere una notizia piacevole.
"James Wesley e Megal Lerman, prego."
Ci chiamarono porgendoci i fogli.
Lo vidi sudare freddo e chiusi gli occhi per poi ascoltare le parole della dottoressa.
"I test sono compatibili, questo conferma che Megan Lerman è sua figlia James."
Lo sentii sussurrare qualche 'cazzo' e 'vaffanculo' ma non diedi molta importanza a ciò.
Uscimmo dall'ospedale senza proferire parola finché non giungemmo all'auto.
"Ora ci credi che sono tua figlia?"
"M..Me.."
"Megan, Megan." Sospirai.
"Sì, Megan, ascoltami io sono contento che tu sei venuta fin qui per incontrarmi, io sono tuo padre e sono sciockato ma cosa vuoi che faccia? Ora che ci siamo rivisti io non so cosa dovrei fare, sono felice di vederti però ecco, adesso dovresti tornare da tua zia o chiunque sia."
"Certo che sei proprio uno stronzo. Io sono venuta fino qui dopo 16 anni solo per rivederti e questa è la tua risposta?"
"Megan lo so però io non so cosa dovrei fare ora."
"James, io sono venuta fin qui per conoscerti, per veder eche tipo sei, per vivere insieme a te, padre e figlia, Megan e James. Voglio sapere chi sei."
"Io sono quello che vedi, non c'è niente da sapere."
"Vivrò da te ora. Oramai sei costretto, Evelyne è partita e non ho nessuno disposto a prendersi cura di me. Dai, solamente da oggi fino all'inizio dell'estate, poi tornerai alla tua vita senza me tra i piedi." Quelle parole, pure se uscite dalla mia bocca mi fecero male, io ero venuta solo per lui mentre da parte sua non c'era neanche un minimo di gioia nel vedere sua figlia per la prima volta, l'unica cosa che voleva era che me ne andassi.
"Siamo a novembre."
"Hai intenzione di abbandonarmi qui per le strade di New York?"
"E va bene, però niente più sorprese, chiaro?"
"Chiaro." Annuii fingendo un piccolo sorriso.
La strada dall'ospedale a casa di James erano su per giù 15 minuti di macchina, che passarono molto velocemente.
"E così, che lavoro fai?" Chiesi entrando, per la seconda volta in vita mia, dentro casa sua.
"Sono uno scrittore, ma lavoro anche per dei marchi pubblicitari, scrivo le battute e tiro fuori idee per poi creare una pubblicità per quel prodotto specifico."
Annuii.
"E ti piace?" Chiesi, avvicinandomi ad uno scaffale pieno di dvd.
"E' ciò che ho sempre desiderato fare."
Lo fissai e rimasi imbambolata. E' davvero mio padre o è solamente un brutto sogno? Sto vivendo realmente tutto ciò? 
"Allora, quale sarà la mia stanza?"
"Sì, ragazzina non cominciamo, userai la stanza degli ospiti che è al piano di sopra un po' più distante dalla mia, hai il bagno in camera quindi userai quello."
"Certo che devi guadagnare proprio tanto per avere una casa così."
Si schiarì la voce per almeno la millesima volta in quella mattinata e si alzò dal divano, sul quale si era seduto per prendere il borsone lasciato nel portico fuori casa.
"Qui ci sono tutte le tue cose?"
"Sì, puoi darlo anche a me non sono stupida lo so portare un borsone."
Glielo tolsi dalle mani per poi portarlo nella mia stanza, con l'aiuto di James che me la mostrò, era bellissima anche se le pareti erano bianche e grigie come il resto della stanza, però era molto spaziosa e c'era il letto matrimoniale.
"Beh, grazie.."
"Sì, non ti preoccupare."
Chiuse la porta lasciandomi sola nella stanza. 
La guardai bene per poi aprire la porta con il mio bagno, sorridendo.
Cominciai a posare tutte le mie cose e sistemarmi, finché non fu tutto pronto;
era ovvio che questa sarebbe diventata la mia stanza, ma dovevo aspettare ancora qualche settimana per farlo abituare all'idea.
Uscii dalla camera e scesi le scale quando mi bloccai a metà, notando che stava parlando al telefono.
"Andrew ti giuro! ....Non lo so, io.....sì è proprio mia figlia.....non sono bravo con gli adolescenti e......sì ti giuro non riesco a crederci deve essere un incubo.........ok ti richiamo."
Attaccò finché non scesi del tutto.
"Tu..stavi origliando per caso?" Chiese mettendo via il suo iphone.
"No." Risposi secca per poi andare in cucina.
Per lui era un'incubo che io fossi qui. Per mio padre, era un incubo.
"Oooh senti, ragazzina io già non te ce volevo qui quindi cominciamo a moderare i termini che in casa mia ci sono delle regole eh."
"Ma vaffanculo, io pensavo pure che tu mi avresti accolto a braccia aperte, invece sei solo uno stronzo ed io ho fatto un'immensa cazzata a venire qui, solo che ormai non posso più tornare indietro, purtroppo."
Risalii in camera mia e gli occhi divennero lucidi.
Mi lanciai sul letto e presi il mio telefono.
-Pronto?
-Pronto Evelyne, dove sei?
-Tesoro sono appena salita sull'aere, tra poco partiamo.. c'è qualcosa che non va? Devo venirti a prendere?
Avrei voluto, davvero, ma non potevo farle questo, aveva fatto mille sacrifici per me, mi aveva accompagnata fino a qui ed ora doveva godersi la sua vita.
-Cosa? No, non preoccuparti, davvero io sto bene, ci sentiamo.
Attaccai e lanciai il telefono da qualche parte, sotterrandomi il volto con un cuscino.
Un'oretta dopo uscii dalla stanza, in contemporanea con James, che aveva la porta di fronte alla mia.
"Ascolta Maggie-"
"Megan"
"Sì, Megan, comunque a me dispiace davvero non volevo che succedesse questo però, ecco per me è un mondo nuovo, insomma ormai hai sedici anni, quindi posso parlartene, tu sei venuta qui credendo di trovare il padre perfetto che ti accolga a braccia aperto e ti prepara una tisana calda, però io non sono così. Insomma cosa ti aspetti da uno come me che ha 30 anni e va in discoteca, scopa ogni giorno e non ha voluto figli fino ad ora, per poi venire a scoprire che sono seidici anni che sono padre?"
"Lo so, in effetti ti immaginavo diverso, più vecchio e antico." Una risatina ci sfuggì.
"Dai scendi, così scegliamo la scuola."
Sorrisi e lo seguii giù per le scale.
"Questa è la più vicina ti ci segno domani mattina, va bene?"
"Si sì, però io voglio fare uno sport."
Alzò gli occhi al cielo e mi fece sorridere.
"Già è tanto che stai qua, mo non ti mettere pure a pretendere eh!"
"E va bene, il solito tirchio.."
"Come scusa? Io non sono tirchio penso solo che lo sport non sia una cosa essenziale nella vita, insomma cosa ti piacerebbe fare, danza? Pattinaggio?"
"Nuoto."
"E qual'è il problema? Abbiamo la piscina al coperto, ti alleni qua no?"
Risi incredula "Certo che sei proprio strano, e ancora non ti ho visto fare un vero e proprio sorriso."
Scosse la testa e andò in cucina.
"Senti stasera devo uscire, ti ordino una pizza, tanto ci sai stare a casa da sola no?"
"Dove vai? In discoteca?"
"Sì ma per la cena di lavoro eh."
"Sì, certo." Risi.
"Vabbe che ne dici se mi faccio un giro per i paraggi? Tanto sono le 17.00 adesso, torno per cena."
"Eh no, prima di cena perché apparte che non conosci le strade, e poi arriva il fattorino con la pizza. Ti lascio i soldi sul tavolo e tieni la copia delle chiavi di casa, mi raccomando non le perdere, io esco verso le 19.00."
"Si si, ciao!"
Chiusi la porta di casa superando il piccolo giardino e ritrovandomi nelle strade di Manatthan, woah.
Comminciai a camminare e notai diversi starbucks, decisi di fermarmi e prendere un frappuccino al cioccolato, pagai con i soldi che avevo e mi sedei, sfogliando una rivista che era su tutti i tavoli.
"Scusa, qui c'ero io." Un ragazzo abbastanza alto e bellissimo mi interruppe.
"Ehm, quando sono arrivata non c'era nessuno."
"Ero andato ad ordinare."
"Ah, beh mi dispiace ma oramai ci sono io."
"E adesso anch'io."
Si sedette nel posto difronte al mio, risi.
"Piacere, Jake Dogman." Mi sorrise porgendomi la mano, strinsi le spalle ma poi ricambiai il saluto.
"Megan Lerman."
"Perché non ti ho mai visto da queste parti?"
"Diciamo che sono arrivata oggi, Mi sono trasferita da mio padre fino all'inizio dell'estate."
"Ah, genitori separati? Chi è tuo padre?"
"Eh.. James Wesley." La sua faccia cambiò e divenne serio di colpo.
"Oh, non sapevo avesse figli.."
"Diciamo che neanche lui lo sapeva, è una lunghissima storia."
"E posso chiederti di raccontarmela domani sera?" Risi.
"E' un' appuntamento per caso?" Chiesi prendendo un sorso del mio frappuccino.
"Eh.. Sì."
Sorrisi, un giorno che sono qui e già un appuntamento, bene. "Ci sto."
"Aspetta quanti anni hai?"
Lui era decisamente più grande di me. "Quanti me ne dai?"
Ridacchiò "Diciannove? Diciotto?"
"Sedici." Al suono della mia voce quasi non si strozzò con il suo frullato.
"Ok, questo mi rattrista perché sei davvero sexy e bella solo che sei un po' piccola quindi domani sera ci vedremo come amici, ci stai?"
"Quanti anni hai?"
"Venti."
"Ah, non sono poi così tanti ma d'accordo." Sorrisi e me ne andai, dopo che ci scambiammo i numeri di telefono.
Passò qualche oretta e si fecero le 19.30, così decisi di tornare a casa, riuscii a trovarla anche grazie alla mia memoria fotografica.
Entrai senza trovare nessuno, ma un postit era ataccato al tavolo della cucina.
'non fare danni, torno tardi -james' Arrivò il fattorino così pagai e mi sdraiai sul divano a guardare la tv, fino ad addormentarmi del tutto.
uellà, sono Alessandra! 
sì, in effetti il capitolo fa un po' schifo ma è solo per introdurre un po', vi assicuro che il prossimo vi lascerà senza fiato e se recensite potrei anche metterlo oggi çç
mi ci sto impegnando molto in questa ff e non ho intenzione di lasciarla a metà, quindi che ne dite di darmi qualche parere? negativi o positivi, non importa.
questo è tutto, vi lascio sotto i personaggi, e boh ciao bellissime!
James Wesley 
Megan Lerman
Jake Dogman
Justin Bieber

Hello dad, chapter 1.

 



"Bene tesoro, siamo arrivati." Evelyne mi sorrise per poi baciarmi la fronte. "Sei proprio sicura? Non vuoi ripensarci giusto?" Nei suoi occhi potevo ancora notare quel filo di preoccupazione, sospirai ed annuii.
"Stai tranquilla zia, me la so cavare anche se fosse, torna a Los Angeles e non preoccuparti per me, in caso dovesse andare storto qualcosa ti chiamo."
"Promesso?"
"Promesso."
Sorrisi abbracciandola per l'ultima volta, prima di lasciare l'auto e dirigermi verso la grande casa.

Mi chiamo Megan Lerman, ho 16 anni e sono venuta da Los Angeles a Manatthan, per cercare mio padre.
Beh, detta così sembra un po' una follia, solo che mia madre è morta quando avevo 13 anni e da allora ho sempre vissuto con mia ""Zia"" Evelyne, fin quando non ho deciso di sapere di più su mio padre decidendo di venire a cercarlo.
Non ho idea di che faccia abbia però, so' che si chiama James Wesley, ha 31 anni e vive qui, sulla 61esima di Manatthan. 

Mi avvicinai alla porta di casa, dopo aver superato con facilità il cancelletto del giardino, rimasto aperto e con molta cautela citofonai.
Avevo un nodo alla gola e i crampi allo stomaco, ma mi feci cpraggio.
Mi venne ad aprire un uomo magro abbastanza muscoloso, occhi verdi/azzurri e capelli castani, era bellissimo.
"Sei James Wesley?"
"Sì, che ti serve?" Mi chiese sbadigliando.
Rimasi immobile per qualche secondo, poi tornai cosciente.
"Piacere, Megan Lerman, posso entrare?" Chiesi sorpassandolo. Aveva una faccia sorpresa e irritata nello stesso momento.
"Senti ragazzina si può sapere che ci fai tu dentro casa mia?"
"Sono venuta a cercarti." Sorrisi un po' scossa guardandomi intorno.
"A cercarmi? Ci conosciamo? Senti se sei la figlia di qualche ex che ho avuto in passato venuta a fare giustizia alla madre non perdere tempo per favore eh, ed ora addio, ehm.." Schioccò le dita come per ricordarsi il mio nome, così lo aiutai.
"Megan, e comunque non sono la figlia delle tue ex, o meglio, di una sì." Sospirai staccando le mani dai miei capelli e fissandolo negli occhi."Io sono tua figlia, James." 
Lui mi guardò per qualche istante, per poi scoppiare una fragorosa risata.
"Ok che cos'è? Uno di quegli scherzi? Un lavoro per la scuola della serie Candid in camera? Cosa?" Feci una smorfia simile ad un sorriso sedendomi sul divano.
"No, nessuna candid, sono davvero tua figlia. Kate Mary Lerman, ti ricorda qualcosa?" Si bloccò qualche istante per poi socchiudere gli occhi.
"S-sì io, insomma si me la ricordo, è.."
"morta quando avevo tredici anni. Il problema è che io sono venuta a cercarti perché non ho mai avuto nessun ricordo di te fino ad ora e voglio capire chi sei, papà."

Tossì fortemente scuotendo la testa.
"Okay, va bene allora quindi tu vuoi farmi credere che io sia tuo padre e che la Kate bellissima e perfetta che frequentavo da ragazzino è morta e tu sei sua figlia?"
"Sì, e devo ammettere che vi siete dati da fare pur essendo molto giovani eh."

"Allora, mettendo in chiaro che io non ho mai saputo della tua esistenza, non ci sono prove che affermano che tu sei mia figlia ed io non ci credo. Quindi ora se per favore te ne vai-"
Si udì un rumore e dei passi scesero dalle scale della grande casa al pian terreno.
"Ciao amore." Una ragazza si avvicinò a James baciandolo sulla guancia.
"Eh si ciao senti forse è meglio che vai, ti chiamo io poi tranquilla."
"Ma chi è questa?" Chiese la bionda.
"E'.. ma che ne so senti ciao, ci vediamo!" James la fece uscire di casa sbattendole la porta in faccia e tornando da me.
"Ma niente è una che ho conosciuto l'altra sera comunque non so perché sto parlando di queste cose ad una ragazzina sconosciuta che si spaccia per mia figlia, sono più che sicuro di non avere figlie e non c'è nulla che possa affermare il contrario."
"Te l'ho detto, mia madre era Kate Lerman ma è morta, ho vissuto tutto questo tempo con mia zia Evelyne ed ora che ho 16 anni ho pensato fosse il momento giusto per conoscere mio padre. Facciamo il test del DNA se non ci credi."
"Senti io non ti conosco e non mi va di mettermi in mezzo ai guai per un'adolescente quindi addio."
Si avvicinò alla porta di casa per farmi uscire quando si bloccò al suono della mia voce.
"Era estate, al campo estivo che tu e Kate vi siete conosciuti, lei appena ti aveva visto si era innamorata, avete passato tre mesi insieme fin quando tu non sei sparito, siete tornati tutti nelle vostre città alla fine delle vacanze e non vi siete sentiti per un po', tu hai provato a richiamarla ma lei non ha risposto, si era accorta di essere incinta di me e dopo nove mesi esatti sono nata io, non ti ha detto niente perché sapeva non avresti mai sopportato tutta questa pressione e ha pensato che fosse stato meglio lasciar perdere." Presi un lungo respiro quando lo vidi attento alle mie descrizioni ed anche un po' incredulo.
"Vi siete rivisti quando io avevo esattamente tre anni, non sapevi della mia esistenza poiché lei non te ne parlò, da quanto scrisse sul suo diario lei era davvero innamorata di te, come tu di lei ma pensava sarebbe stato meglio evitare. Il giorno del mio tredicesimo compleanno mia madre ebbe un incidente d'auto, morì sul colpo e venni affidata a mia zia, ci sono stata assieme fino ad oggi, non è proprio mia zia, è la migliore amica di mia madre."
Sospirò e corse di sopra.
"Scusa ma dove vai?"
"Aspetta lì!"

Potevo notare la preoccupazione nei suoi occhi e il terrore, forse avevo sbagliato a venire qui, forse sarebbe stato meglio per entrambi se lui fosse rimasto all'oscuro di tutto, ma oramai c'ero troppo dentro.
Certo che è un po' difficile da credere, mio padre ha 31 anni e scopa ogni sera con una diversa, non è proprio come me lo immaginavo ma dovrò accontentarmi.
"Forza andiamo, così scopriremo la verità una volta per tutte, se non sei mia figlia ti leverai di torno per sempre, facciamo così."Annuii
"E se sono tua figlia?" Mi fissò, per poi voltarsi e prendere le chiavi dell'auto in una ciotolina fino ad uscire dalla porta, seguito a ruota da me.


"Abbiamo anche la stessa forma degli occhi, come fai a non credermi?"
"Senti zitta per favore, che io già dovevo andare a lavorare ma m'hai costretto a prendere un giorno quindi se vuoi evitare di fare altri danni, grazie."
Lo fissai, era scorbutico, antipatico e nevrotico e le cose non cominciavano bene.
Beh, certo che scoprire di aver avuto una figlia da una ragazza al campo estivo di tanti anni fa e che ora è morta non deve essere una notizia piacevole.
"James Wesley e Megal Lerman, prego." Ci chiamarono porgendoci i fogli.
Lo vidi sudare freddo e chiusi gli occhi per poi ascoltare le parole della dottoressa.
"I test sono compatibili, questo conferma che Megan Lerman è sua figlia James." Lo sentii sussurrare qualche 'cazzo' e 'vaffanculo' ma non diedi molta importanza a ciò.
Uscimmo dall'ospedale senza proferire parola finché non giungemmo all'auto.
"Ora ci credi che sono tua figlia?"
"M..Me.."
"Megan, Megan."
Sospirai.
"Sì, Megan, ascoltami io sono contento che tu sei venuta fin qui per incontrarmi, io sono tuo padre e sono sciockato ma cosa vuoi che faccia? Ora che ci siamo rivisti io non so cosa dovrei fare, sono felice di vederti però ecco, adesso dovresti tornare da tua zia o chiunque sia."
"Certo che sei proprio uno stronzo. Io sono venuta fino qui dopo 16 anni solo per rivederti e questa è la tua risposta?"
"Megan lo so però io non so cosa dovrei fare ora."
"James, io sono venuta fin qui per conoscerti, per veder eche tipo sei, per vivere insieme a te, padre e figlia, Megan e James. Voglio sapere chi sei."
"Io sono quello che vedi, non c'è niente da sapere."
"Vivrò da te ora. Oramai sei costretto, Evelyne è partita e non ho nessuno disposto a prendersi cura di me. Dai, solamente da oggi fino all'inizio dell'estate, poi tornerai alla tua vita senza me tra i piedi."
Quelle parole, pure se uscite dalla mia bocca mi fecero male, io ero venuta solo per lui mentre da parte sua non c'era neanche un minimo di gioia nel vedere sua figlia per la prima volta, l'unica cosa che voleva era che me ne andassi.
"Siamo a novembre."
"Hai intenzione di abbandonarmi qui per le strade di New York?"
"E va bene, però niente più sorprese, chiaro?"
"Chiaro."
Annuii fingendo un piccolo sorriso.
La strada dall'ospedale a casa di James erano su per giù 15 minuti di macchina, che passarono in silenzio molto velocemente.

"E così, che lavoro fai?" Chiesi entrando, per la seconda volta in vita mia, dentro casa sua.
"Sono uno scrittore, ma lavoro anche per dei marchi pubblicitari, scrivo le battute e tiro fuori idee per poi creare una pubblicità per quel prodotto specifico."Annuii.
"E ti piace?" Chiesi, avvicinandomi ad uno scaffale pieno di dvd.
"E' ciò che ho sempre desiderato fare." Lo fissai e rimasi imbambolata.
E' davvero mio padre o è solamente un brutto sogno? Sto vivendo realmente tutto ciò? 
"Allora, quale sarà la mia stanza?"
"Sì, ragazzina non cominciamo, userai la stanza degli ospiti che è al piano di sopra un po' più distante dalla mia, hai il bagno in camera quindi userai quello."

"Certo che devi guadagnare proprio tanto per avere una casa così." Si schiarì la voce per almeno la millesima volta in quella mattinata e si alzò dal divano, sul quale si era seduto per prendere il borsone lasciato nel portico fuori casa.
"Qui ci sono tutte le tue cose?"
"Sì, puoi darlo anche a me non sono stupida lo so portare un borsone."
Glielo tolsi dalle mani per poi portarlo nella mia stanza, con l'aiuto di James che me la mostrò, era bellissima anche se le pareti erano bianche e grigie come il resto della stanza, però era molto spaziosa e c'era il letto matrimoniale.
"Beh, grazie.."
"Sì, non ti preoccupare."
Chiuse la porta lasciandomi sola nella stanza. La guardai bene per poi aprire la porta con il mio bagno, sorridendo.
Cominciai a posare tutte le mie cose e sistemarmi, finché non fu tutto pronto;
era ovvio che questa sarebbe diventata la mia stanza, ma dovevo aspettare ancora qualche settimana per farlo abituare all'idea.
Uscii dalla camera e scesi le scale quando mi bloccai a metà, notando che stava parlando al telefono.
"Andrew ti giuro! ....Non lo so, io.....sì è proprio mia figlia.....non sono bravo con gli adolescenti e......sì ti giuro non riesco a crederci deve essere un incubo.........ok ti richiamo."Attaccò finché non scesi del tutto.
"Tu..stavi origliando per caso?" Chiese mettendo via il suo iphone.
"No." Risposi secca per poi andare in cucina.
Per lui era un'incubo che io fossi qui. Per mio padre, era un incubo.
"Oooh senti, ragazzina io già non te ce volevo qui quindi cominciamo a moderare i termini che in casa mia ci sono delle regole eh."
"Ma vaffanculo, io pensavo pure che tu mi avresti accolto a braccia aperte, invece sei solo uno stronzo ed io ho fatto un'immensa cazzata a venire qui, solo che ormai non posso più tornare indietro, purtroppo."
Risalii in camera mia e gli occhi divennero lucidi.
Mi lanciai sul letto e presi il mio telefono.

-Pronto?
-Pronto Evelyne, dove sei?
-Tesoro sono appena salita sull'aere, tra poco partiamo.. c'è qualcosa che non va? Devo venirti a prendere?

Avrei voluto, davvero, ma non potevo farle questo, aveva fatto mille sacrifici per me, mi aveva accompagnata fino a qui ed ora doveva godersi la sua vita.

-Cosa? No, non preoccuparti, davvero io sto bene, ci sentiamo.
Attaccai e lanciai il telefono da qualche parte, sotterrandomi il volto con un cuscino.
Un'oretta dopo uscii dalla stanza, in contemporanea con James, che aveva la porta di fronte alla mia.
"Ascolta Maggie-"
"Megan"
"Sì, Megan, comunque a me dispiace davvero non volevo che succedesse questo però, ecco per me è un mondo nuovo, insomma ormai hai sedici anni, quindi posso parlartene, tu sei venuta qui credendo di trovare il padre perfetto che ti accolga a braccia aperto e ti prepara una tisana calda, però io non sono così. Insomma cosa ti aspetti da uno come me che ha 30 anni e va in discoteca, scopa ogni giorno e non ha voluto figli fino ad ora, per poi venire a scoprire che sono seidici anni che sono padre?"
"Lo so, in effetti ti immaginavo diverso, più vecchio e antico."
Una risatina ci sfuggì.
"Dai scendi, così scegliamo la scuola." Sorrisi e lo seguii giù per le scale.
"Questa è la più vicina ti ci segno domani mattina, va bene?"
"Si sì, però io voglio fare uno sport."
Alzò gli occhi al cielo e mi fece sorridere.
"Già è tanto che stai qua, mo non ti mettere pure a pretendere eh!"
"E va bene, il solito tirchio.."
"Come scusa? Io non sono tirchio penso solo che lo sport non sia una cosa essenziale nella vita, insomma cosa ti piacerebbe fare, danza? Pattinaggio?"
"Nuoto."
"E qual'è il problema? Abbiamo la piscina al coperto, ti alleni qua no?"
Risi incredula
"Certo che sei proprio strano, e ancora non ti ho visto fare un vero e proprio sorriso." Scosse la testa e andò in cucina.
"Senti stasera devo uscire, ti ordino una pizza, tanto ci sai stare a casa da sola no?"
"Dove vai? In discoteca?"
"Sì ma per la cena di lavoro eh."
"Sì, certo." Risi. "Vabbe che ne dici se mi faccio un giro per i paraggi? Tanto sono le 17.00 adesso, torno per cena."
"Eh no, prima di cena perché apparte che non conosci le strade, e poi arriva il fattorino con la pizza. Ti lascio i soldi sul tavolo e tieni la copia delle chiavi di casa, mi raccomando non le perdere, io esco verso le 19.00."
"Si si, ciao!"
Chiusi la porta di casa superando il piccolo giardino e ritrovandomi nelle strade di Manatthan, woah.
Comminciai a camminare e notai diversi starbucks, decisi di fermarmi e prendere un frappuccino al cioccolato, pagai con i soldi che avevo e mi sedei, sfogliando una rivista che era su tutti i tavoli.
"Scusa, qui c'ero io." Un ragazzo abbastanza alto e bellissimo mi interruppe.
"Ehm, quando sono arrivata non c'era nessuno."
"Ero andato ad ordinare."
"Ah, beh mi dispiace ma oramai ci sono io."
"E adesso anch'io."
Si sedette nel posto difronte al mio, sorrisi.
"Piacere, Jake Dogman." Mi sorrise porgendomi la mano, strinsi le spalle ma poi ricambiai il saluto.
"Megan Lerman."
"Perché non ti ho mai visto da queste parti?"
"Diciamo che sono arrivata oggi, Mi sono trasferita da mio padre fino all'inizio dell'estate."
"Ah, genitori separati? Chi è tuo padre?"

"Eh.. James Wesley." La sua faccia cambiò e divenne serio di colpo.
"Oh, non sapevo avesse figli.."
"Diciamo che neanche lui lo sapeva, è una lunghissima storia."
"E posso chiederti di raccontarmela domani sera?"
Risi.
"E' un' appuntamento per caso?" Chiesi prendendo un sorso del mio frappuccino.
"Eh.. Sì." Sorrisi, un giorno che sono qui e già un appuntamento, bene.
"Ci sto."
"Aspetta quanti anni hai?"

Lui era decisamente più grande di me. "Quanti me ne dai?"
Ridacchiò "Diciannove? Diciotto?"
"Sedici." Al suono della mia voce quasi non si strozzò con il suo frullato.
"Ok, questo mi rattrista perché sei davvero sexy e bella solo che sei un po' piccola quindi domani sera ci vedremo come amici, ci stai?"
"Quanti anni hai?"
"Venti."
"Ah, non sono poi così tanti ma d'accordo."
Sorrisi e me ne andai, dopo che ci scambiammo i numeri di telefono.
Passò qualche oretta e si fecero le 19.30, così decisi di tornare a casa, riuscii a trovarla anche grazie alla mia memoria fotografica.
Entrai senza trovare nessuno, ma un postit era ataccato al tavolo della cucina.

'non fare danni, torno tardi -james'

Arrivò il fattorino così pagai e mi sdraiai sul divano a guardare la tv, fino ad addormentarmi del tutto.




 

 

 

 

 

 


uellà, sono Alessandra! sì, in effetti il capitolo fa un po' schifo ma è solo per introdurre un po', vi assicuro che il prossimo vi lascerà senza fiato e se recensite potrei anche metterlo oggi çç
mi ci sto impegnando molto in questa ff e non ho intenzione di lasciarla a metà, quindi che ne dite di darmi qualche parere? negativi o positivi, non importa.questo è tutto, vi lascio sotto i personaggi, e boh ciao bellissime!

James Wesley 
Megan Lerman
Jake Dogman
Justin Bieber 
Evelyne Rouse 
Steve Jeffrey 
Nina Jeffrey 
Nate Crowfard  
Barbara Carter

 

  
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