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Autore: Atsukih    06/01/2014    1 recensioni
Passarono i minuti nell'orologio tichettante, passarono le mie dita nei miei fini, lunghi capelli castani, passò l'autobus, lo intravisi fuori dalla finestra un po' appannata per la pioggia, passò tutto tranne che la penna sul foglio.
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Salve.(?) In questi giorni mi è venuta l'ispirazione per una ff triste ma dolce, dove questa ragazza scrive una lettera "anonima" al suo migliore amico, e spiega come si sente davvero dopo una delusione da lui ricevuta. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Presi la penna nera, nera come il mio umore, e la poggiai delicatamente sul foglio a righe; sospirai. Volevo scriverlo, ma non sapevo come. Volevo dargli il mio cuore, nascosto tra le righe di cosa volevo dirgli... per la mente mi passava tutto quanto, ma l'unica cosa che fece la penna fu una linea verticale, drittissima, qualche riga su alla fine del foglio, come se avessi usato il righello: non sapevo come dirlo. Passarono i minuti nell'orologio tichettante, passarono le mie dita nei miei fini, lunghi capelli castani, passò l'autobus, lo intravidi fuori dalla finestra un po' appannata per la pioggia,  passò tutto tranne che la penna sul foglio.
Sospiro, l'ennesimo sospiro di quell'ora. Ad un tratto, nella mia testa disordinata sia fuori- per colpa delle dita, che torturarono tutti i capelli - che dentro trovai un modo per iniziare a scrivere. Impugnai con sicurezza la penna, mentre nascosi a me stessa il caos che avevo in mente.

"Scusa. Sì, inizio così, scusa. Ti chiederai chi sia, ti prego, non ha importanza la mia identità. Non cercare di riconoscere la scrittura, essa non rivelererà la vera me, la ragazza che era lì a guardarti e che hai salvato mesi fa. Sono due cose molto diverse.
Quando quella ragazza offese la relazione- a distanza - tua e della tua fidanzata, beh, ti ho visto andare via con la voce che tratteneva le lacrime e i mostri che tieni dentro andare con te; ho visto anche lei andare a chiederti perdono, s'è accorta che tu a colei che dista chilometri da te ci tieni, e molto.
Io sono andata su quella piccola collinetta, all'ingresso del bosco senza essere vista, sì, lo stesso bosco che abbiamo girato passo per passo, io e te, e ti guardavo mentre parlavi con lei, ci rimasi male: mi sentii per la prima volta gelosa, anche se non l'amavi.
Sono appiccicosa, è vero. Sono stupida, sei fidanzato e circondato da amiche, non siamo mai stati insieme, per te io non conto nulla. Un tempo eravamo migliori amici, adesso lo siamo ancora ma non lo dimostri più: scusa, ti sono attaccata, è vero... è che vedi, con te era tutto diverso... tu mi hai salvata dalla tristezza più volte, anche se so che lo facevi per pena, mi è rimasto impresso, tessuto nei miei ricordi più belli il calore dei tuoi abbracci.
La verità? Io sono andata a guardarti dalla collinetta perché avevo paura che dirti quel che provavo, in quel momento mi sembrava inopportuno, ma ora sono pronta a dirtelo.
Mi manchi tanto. Mi manca il tuo sorriso, i tuoi complimenti e la paura che avevi di perdermi, la paura che avevo io di perderti, il mio rossore, i tuoi sentimenti d'amore, anche se io non provavo niente. niente, ero vuota.
Ecco, anche se era tutto finto, in quel momento avrei potuto davvero farti innamorare di me, ma non ne ero in grado, ero debole. Ora sono io che ti voglio anche se tu mi rifiuti, sai? Anche come migliore amica, ma fammi davvero sentire l'amica migliore.
Sai un'altra cosa? I problemi stanno tornando, le lacrime pure."

Giusto il tempo di mettere il punto che sento gli occhi bagnarsi. "Non piangere, non piangere, solo non piangere", mi ripetei per darmi forza, invano: una lacrima cadde lo stesso, proprio affianco alla linea verticale di prima. "Già qua, ho scritto tanto." Mi asciugai la guancia con la lacrima del maglione, e ripresi silenziosamente a scrivere. Neanche l'orologio tichettava più, come se si fosse fermato il tempo.

"Ormai hai capito chi sono, ma continuerò a non firmarmi, non avrebbe senso. Forse.. forse hai riconosciuto subito il mio modo di fare, quel che scrivo è così intonato a cosa penso e a chi sono. Ora che l'hai capito, siamo distanti. Oddio, qua possiamo essere vicini quanto vogliamo, a volte i maglioni si sfiorano, i nostri sguardi si incrociano e ogni tanto mi parli, a volte provo ad abbracciarti ma i tuoi abbracci sono freddi; la distanza di cui parlo è tra la mia è la tua anima. Quell'intensità che c'era mentre piangevo, nonostante la finzione era perfetta.. e mi manca, nonostante realmente non ci sia mai stata.
Sto diventando ripetitiva.
"Ma no dai, questi sono solo tue impressioni" starai pensando, oppure "Ancora con queste paranoie", sì, esatto, ma non è già tanto se te lo dico? Ho tirato fuori un po' di coraggio e te l'ho detto, anzi scritto, che rende di più.
Rispetto a te io sono piccola. Abbiamo solo 2 anni di differenza, ma tu hai dato del pivello anche ad un ragazzo più grande di te; è che tu lo neghi ma sei grande dentro: dietro quel tuo lato infantile, quel tuo modo di essere pervertito, sai guardare a terra ed essere intelligente, sai ammettere le tue colpe e cerchi sempre di rispondere agli insulti con un sorriso.
Grazie. Sì, finisco così, grazie. Ti chiederai perché, ed ioo rispondo, perché mi hai dato l'occasione di avere coraggio e di sperare, solo grazie a queste righe, di quei tu non sai quando le ho scritte e come, solo sai tutto il resto, tu sai me."

Chiusi la busta. Niente WhatsApp, Facebook o altro: solo una busta piena di pensieri come ai vecchi tempi, messa il giorno dopo nel suo zaino verde speranza.
La sera dopo avergli inserito la lettera, a casa, con le dita incrociate e lo sguardo fuori dalla finestra, aspettai un domani con una risposta che mi avrebbe cambiata. Di nuovo.

Angolo autrice:
Grazie per averla letta çwç(?). Volete che la continui o preferite così?
  
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