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Autore: Ginny85    20/11/2004    11 recensioni
Il passato la tormenta. Il futuro la spaventa. Da quasi quattro anni Ginevra Weasley è sicura che nessuno potrà mai ridarle la gioia di vivere, finchè un incontro particolare e inaspettato non sconvolgerà la sua solitaria esistenza, donandole forse un barlume di speranza... (In attesa del seguito di "Heaven", una nuova ff appena sfornata per voi! COMMENTATE, please!!^___^)
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She will be loved

Ciao ragazzi, sono tornata!^____^

 

Ah, quanto mi è mancato pubblicare ff! lo trovo quasi più divertente di leggere e commentare!^^’’’

Lo so che l’ultima volta che ci siamo sentiti, ormai diversi mesi fa, avevo promesso di presentarvi il seguito della mia ff “Heaven Out Of Hell”…non preoccupatevi, non mi sono dimenticata di quella promessa, e sto tuttora scrivendo quella ff, è solo che in questo periodo mi sentivo particolarmente ispirata a cominciare una storia tutta diversa, e così, eccomi qua!^__-

Iniziamo subito col dire che si tratta di una ff drammatica, dalle sfumature piuttosto tristi, e forse a qualcuno non farà tanto piacere leggere quello che è nato dalla mia testolina bacata…tuttavia, confido che prima di giudicare dalle prime righe diate un’occhiata come si deve e poi mi facciate sapere il vostro pensiero!^^ Non è escluso che il finale sarà un lieto fine, naturalmente!

La canzone che ha ispirato questa storia è la stupenda, meravigliosa “She will be loved” dei Maroon 5, di cui adoro le canzoni, i video e, sì, anche il cantante *_*. E’ stata la loro canzone ad ispirarmi per questa ff di più o meno dieci capitoli, e infatti il titolo lo dimostra XDD

Prma di lasciarvi vi esorto a leggere e commentare questo primo cap. Si tratta giusto di un assaggino, per ora…spero vi piaccia!^____^

 

Buona lettura!!!

 

Ginny85.

 

 

DISCLAIMER: I personaggi presenti in questa ff, tranne Leyson e Miles, non appartengono a me ma alla grande J. K. Rowling, di cui mi ritengo una seguace non troppo degna^^. Anche il testo della canzone “She will be loved” che ho usato non è mio, ma appartiene ai Maroon 5.

 

 

 

 

She will be loved

Di Ginny85

 

 

 

Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved.

 

Cerca la ragazza con il sorriso rotto

Chiedile se vuole restare un momento

E lei sarà amata.

 

– “She will be loved” Maroon 5.

 

 

 

Capitolo 1: The dark shadow of the past

 

 

 

Londra, 27 Ottobre 2007.

 

 

La pioggia precipitava incessante dal cielo scuro, bagnava le strade deserte e i marciapiedi di pietra, trasformandosi in tanti minuscoli rigagnoli che le sfioravano i piedi. Acqua piovana scendeva sui suoi occhi e sulle sue mani macchiate di sangue. Impietosa inzuppava i suoi vestiti, i suoi lunghi capelli lisci e spettinati, il suo sguardo spaventato. Sembrava voler spazzare via tutto con la sua insistenza. Ma mai avrebbe potuto cancellare le lacrime che adesso rigavano il suo volto cereo, le sue labbra leggermente socchiuse e gli occhi azzurri spalancati in una posa sconvolta, nel vedere riverso il suo corpo, ormai freddo, proprio là, sotto la pioggia battente.

La ragazza fece qualche passo incerto, barcollante, verso colui che solo pochi minuti prima era vivo, sorridente e, anche se poteva sembrare incredibile, innamorato di lei. Non lo avrebbe mai creduto possibile, invece era così, e tutto quello che era accaduto in quegli ultimi mesi tra di loro lo dimostrava. Ma adesso era tutto finito, distrutto come la sua felicità.

Era morto ed era stata tutta colpa sua. Non se lo sarebbe mai perdonato. Mai.

La bacchetta magica le scivolò tra le dita sudate e cadde senza fare alcun rumore a terra. Lei meledisse mentalmente quel minuscolo quanto micidiale oggetto. Sotto la pioggia incessante, con la vista annebbiata dalle troppe lacrime versate, si inginocchiò, incurante dell’asfalto freddo che pungeva dolorosamente le sue gambe. Posò le mani tremanti sul suo petto immobile, piegò la testa in avanti e si lasciò andare all’ennesimo pianto disperato, certa che nessuno avrebbe mai potuto consolarla…

 

****

 

Quattro anni dopo – Londra, 15 Marzo 2011.

 

 

“Accidenti, sono in ritardo!” sibilò Ginevra Wesley lanciando uno sguardo al suo orologio da polso e aumentando notevolmente l’andatura.

Tanto per cambiare la metropolitana aveva ritardato di alcuni minuti, abbastanza per causarle un ritardo mostruoso, se si contava anche il traffico per le strade e la pioggia fine e fastidiosa che scendeva imperterrita dal giorno prima. E dire che erano già a metà marzo! Quell’anno la primavera aveva proprio deciso di prendersi una vacanza prolungata, a quanto sembrava.

Ginny sbuffò e continuò a percorrere velocemente il marciapiedi che l’avrebbe condotta sul posto di lavoro, evitando abilmente la folla di persone che si riversava contro di lei arrivando dalla parte opposta della strada. Era una giornata uggiosa, il cielo sgombro di nuvole era pallido e di un colore grigio spento, così come il suo umore. Ci sono alcune giornate che iniziano male senza che si possa fare nulla per evitarlo. E per Ginevra Weasley quella giornata era iniziata in maniera pessima, per non dire tragica.

Per prima cosa c’era stato il trasloco nel suo nuovo appartamento al centro, cosa che andava avanti da qualche settimana ormai. Ginny non aveva mai immaginato che le ditte di trasloco babbane fossero così irresponsabili e anti-professionali. Fatto era che avevano sbagliato per ben due volte l’indirizzo di casa sua, disperdendo i suoi mobili nuovi per tutta Londra. Poi c’era stato quel disguido con il padrone di casa, che aveva cambiato idea all’ultimo momento e voleva il pagamento anticipato di dodici mesi, anziché di sei.

I nuovi vicini avevano già cominciato a spiarla con sospetto da dietro le tendine delle finestre ogni volta che lei attraversava il cortile, rendendola ancora meno disposta a fare la loro conoscenza. Probabilmente erano incuriositi, attratti in qualche modo, dal tipo di persona che era Ginevra Wesley: una giovane e graziosa studentessa di medicina, per nulla benestante, proveniente da un minuscolo villaggio di periferia e che per la prima volta si ritrovava a vivere da sola in una grande città, senza l’appoggio morale ed economico di nessuno dei suoi parenti. Lei era sicura di farcela, anche se tutti i suoi amici, sua madre e i fratelli maggiori pensavano il contrario.

Tuttavia, per quanto Ginny facesse, gli inconvenienti non erano mancati neanche così.

E qui si arrivava al secondo motivo del suo malumore: l’appartamento. Quest’ultimo era in discrete condizioni quando lei l’aveva visitato la prima volta, ma da quando vi aveva messo piede in maniera definitiva assomigliava più che altro ad un campo di battaglia. Scatole e cartoni di varia grandezza, contenenti ogni sorta di oggetti ed elettrodomestici di fattura babbana, tuttavia indispensabili, erano sparsi lungo l’angusto ingresso e il luminoso soggiorno, mentre la piccola camera da letto al piano di sopra era diventata qualcosa di molto simile ad un magazzino.

Ginny aveva trascorso la maggiorparte di quei pomeriggi a catalogare le sue cose negli armadi e nelle credenze, nonché a trovare la giusta assegnazione ai nuovi mobili che aveva acquistato, oltre a quelli che già possedeva, e che era riuscita miracolosamente a portare via dalla sua cameretta alla Tana.

Quella mattina avrebbe dovuto mettersi a pulire bene a fondo tutte le camere, che giacevano in condizioni a dir poco pessime, ma sfortunatamente era stata chiamata con urgenza al lavoro, nonostante fosse il suo settimanale giorno di riposo, e così aveva dovuto rinunciare ai suoi interessi per svolgere faccende ben più importanti e improrogabili. Così, addio mattinata di pulizie.

Inoltre quella sera era stata invitata con la forza – visto che lei aveva detto subito di no, invano – a cena da sua madre alla Tana. Il motivo era quello che lei si aspettava, naturalmente: persuaderla a tornare a vivere in casa Weasley, che da pochi anni a quella parte si era svuotata del tutto. Dopo la morte di Arthur Weasley cinque anni prima, Charlie era tornato definitivamente in Romania a lavorare con i draghi. Bill aveva sposato Fleur Delacour e insieme si erano trasferiti a Parigi dai genitori di lei. Fred e George gestivano un negozio di scherzi a Hogmseade, e possedevano una villetta nei pressi del locale. Ron condivideva un piccolo appartamento con la sua amica di sempre Hermione, in un tranquillo quartiere londinese abitato per lo più da maghi, e insieme a lei lavorava come Auror per l’Ordine della Fenice. L’unica che era rimasta a casa dei genitori era lei, Ginny. Ma alla fine anche per la più piccola della famiglia era arrivato il momento di rivendicare la propria indipendenza, e così, nonostante le proteste di Molly, la rossa aveva deciso di prendere tutte le sue cose e nel giro di pochi giorni trasferirsi altrove.

Poteva quindi ben comprendere il motivo dell’invito da parte di sua madre. E sicuramente quella sera ci sarebbero stati anche Ron e Hermione all’appello.

Tanto per cambiare, pensò un po’ disturbata Ginny. Loro non mancavano mai in occasioni del genere.

 

“Buon pomeriggio a tutti” salutò la ragazza oltrepassando una porta con sopra una targa che recitava Dottor Johnatan Miles ed entrando a perdifiato nella piccola stanza adibita a sala d’attesa e costantemente profumata di disinfettante.

“Scusate il ritardo. Oggi c’è un traffico terribile, e questa maledetta pioggia non aiuta di certo” spiegò togliendosi il soprabito e appendendolo dietro la porta.

Con gesti rapidi e ormai abituari, Ginny indossò il suo camice da infermiera apprendista e raccolse i corti capelli rossicci in una piccola coda che le sfiorava appena la nuca. Martha Leyson, sua collega di lavoro e compagna al corso di medicina si fece avanti sorridendo maliziosamente.

“Buongiorno Ginevra…hai trascorso una bella serata?”

La rossa storse leggermente disturbata la bocca.

“Non direi. L’appartamento ha i muri di burro e i vicini hanno ascoltato musica hard rock fino alle tre di notte…”

“Non parlavo di questo, lo sai benissimo. Non devi raccontarmi qualcosa?”

Ginny guardò perplessa l’amica. I grandi occhi chiari di Martha brillavano d’impazienza malcelata. La rossa si sentì avvampare per l’imbarazzo comprendendo a cosa si riferiva, e dovette abbassare lo sguardo.

“Beh, ecco…”

“Oh, andiamo, non dirmi che hai disdetto anche questo appuntamento all’ultimo minuto?!”

“Veramente, non ho potuto liberarmi in tempo…”

Ma non è possibile che ogni volta succeda la stessa cosa! E dire che ho penato tanto per trovarti un ragazzo adatto a te. Che cos’aveva questo che non andava stavolta, sentiamo?”

“N-Niente, davvero” rispose nervosamente Ginny cominciando a riordinare distrattamente alcune scatole di medicinali nell’armadietto a muro “Era simpatico e anche…anche piuttosto carino. E’ che semplicemente non ho potuto recarmi all’appuntamento, tutto qui”

La giovane infermiera fece un rumoroso sospiro rassegnato, appoggiandosi con la schiena al tavolino e incrociando le braccia davanti al camice.

“Sei sempre la solita! Saranno due anni che non esci con un ragazzo, e da come ti comporti ogni volta che ne incontriamo uno non mi sembra che tu abbia intenzione di rimediare”

“Veramente…” mormorò Ginny sorridendo leggermente, più a se stessa che all’amica “Sono quattro anni ad ottobre…”

Martha spalancò i grandi occhi verdi.

“Io ci rinuncio. Sei davvero un caso disperato!” esclamò alzando teatralmente gli occhi e le braccia al soffitto.

Ginny ignorò volontariamente quell’ultimo commento e mentre l’amica tornava al suo lavoro le lanciò uno sguardo rapido: Martha Leyson era davvero molto attraente; aveva ventiquattro anni, lunghi capelli biondi e mossi che le sfioravano la schiena, grandi occhi di un luminoso verde acqua, un viso sempre perfettamente truccato e un corpo snello e formoso. Indossava un camice da infermiera bianco molto simile al suo, eccezion fatta per i due o tre bottoni che lasciava sempre ‘distrattamente’ slacciati sul davanti e per la lunghezza, in quanto mentre il camice di Ginny le arrivava sulle ginocchia, quello di Martha le sfiorava impunemente le coscie, lasciando intravedere più di quanto si dovesse. E questo la rendeva ancora più famosa tra i giovani dottori e gli studenti che frequentavano il corso di medicina all’università.

Non certo come Ginevra Weasley, che oltre ad essere meno formosa e snella dell’amica, era anche la meno corteggiata di tutta la classe. Non che questo a Ginny dispiacesse, naturalmente. Lei stava benissimo così. Non aveva bisogno di trastullarsi con un ragazzo diverso al mese, come facevano quasi tutte le ragazze della sua età. Forse in passato, quando era ancora una spensierata studentessa di Hogwarts di diciassette anni, le sarebbe piaciuto ricevere un po’ di attenzione da parte dei ragazzi più carini della sua Casa, o ancora meglio, da parte dell’unico ragazzo per il quale aveva perso la testa sin dal primo anno…cosa che puntualmente non accadeva, naturalmente. Ma questo aveva luogo cinque anni prima; una vita intera prima. Già dall’anno dopo le cose erano cambiate tra di loro. E adesso la situazione era ancora più diversa. Molto diversa per lei.

 

“Dai Ginny, non prendertela troppo…” replicò d’un tratto una voce maschile e squillante alle sue spalle.

Ancora assorta nei suoi ricordi, la rossa si voltò e vide il giovane uomo che era comparso davanti alla porta del suo studio insieme a un’allucinante quantità di ricette mediche in mano.

“Ciao John…” lo salutò imbarazzata.

“Ti consiglio di non prestare attenzione ai vaneggiamenti di questa tipa qui” osservò il ragazzo facendosi avanti e dando una piccola pacca amichevole sulla spalla di Martha, la quale per tutta risposta sorrise trasognata “Non sa quello che dice, ma soprattutto, quando è il momento di starsene zitta”

Ma sentitelo!” mormorò stizzita la bionda, accigliandosi con fare oltraggiato.

“Oh, non c’è problema” rispose Ginny divertita “Stavamo solo chiacchierando, non mi sono certo offesa…”

Il ragazzo ricambiò il suo luminoso sorriso, appuntandosi mentalmente quanto le piaceva quella timida ragazza dai modi calmi e pacati quando sorrideva. Il dottor Johnatan Miles aveva solo ventotto anni e si era appena laureato come medico chirurgo specializzato in pediatria. Era alto, magro, aveva corti capelli castani e profondi occhi blu oltremare, nascosti normalmente da un paio di occhiali con la montatura argentata. Ginny l’aveva conosciuto al corso di medicina, quando era ancora uno studente in procinto di laurearsi, ed avevano fatto amicizia. Adesso ne era diventata la seconda assistente infermiera nella sua clinica privata in città. Si trattava in realtà di una sorta di tirocinio, anziché di un vero e proprio lavoro, tuttavia a Ginny piaceva, perchè le permetteva di stare a contatto con la clientela, sopratuttto bambini piccoli, e l’aiutava ad abituarsi al suo futuro lavoro di medico. E poi, cosa non meno importante, le permetteva di mantenere il suo piccolo e modesto appartamento.

Ginny distolse rapidamente lo sguardo dal giovane dottore, le gote vagamente arrossate, per tornare al suo lavoro di messa in ordine.

“Oggi non c’è molto movimento, ragazze” commentò Miles con un sorriso, sfregandosi soddisfatto le mani sottili “Perciò, già che ci siete, perché non mi catalogate in ordine alfabetico tutte queste ricette, mentre io vado a prendermi un caffè al bar all’angolo?”

“Lascia sempre a noi i lavori più noiosi e ingrati, non è giusto!” si lamentò Martha quando il loro principale fu uscito e la rossa aveva preso senza batter ciglio a raggruppare tutti i fogli sulla scrivania.

Poi le sue labbra si piegarono in un sorriso malizioso, e la bionda si avvicinò con il viso a quello di Ginny, sussurrando con fare complice:

“Ehi! Certo che però è carino, eh?”

“Chi?”

“Il dottor Miles, e chi sennò?!”

“Non l’avevo notato…”

“Beh, dovresti! Hai visto come ti guarda? Si vede lontano un miglio che gli piaci! Fossi io fortunata come te!”

Ginny si fece di colpo seria, distogliendo lo sguardo.

“Forse…” mormorò assorta.

“Io invece ne sono sicura!” concluse Martha con decisione, annuendo compiaciuta della sua scoperta.

Ginny si domandò con un velo d’ansia se la sua amica non stesse già nella sua testolina vivace meditando su un modo per farli mettere insieme. Al solo pensiero la rossa rabbrividì interiormente.

 

La sera le due ragazze si ritrovarono, dopo che il dottore se ne fu andato, a chiudere la clinica. Dopo presero a passeggiare lungo il marciapiede bagnato dalla pioggia di quel pomeriggio, mentre il traffico serale fluiva serenamente attorno a loro.

“Senti, ti va di andare a bere qualcosa in un pub?” propose la bionda dopo un po’, prima di arrivare al bivio in cui si sarebbero separate per andare ognuna a casa sua “Magari faremo qualche, ehm, incontro interessante…”

Ginny sorrise leggermente, scuotendo il capo rossiccio.

“Non posso. Sono invitata a cena da mia madre”

Martha sospirò, aricciando le labbra carnose.

“Ecco che ci risiamo…”

“Scusami” mormorò la rossa abbassando mortificata la testa.

La bionda sospirò di nuovo, stavolta più dolcemente. L’ombra di un sorriso le attraversò il bel viso truccato.

“Non serve scusarti, amica mia. Tanto ormai lo so che tipo sei, non mi stupisco più di tanto. Allora ci vediamo al corso, ok?”

“Ok…buonanotte”

’Notte

 

Ginny attese pazientemente che la ragazza scomparisse dalla sua visuale, quindi si diresse verso un vicolo scuro e isolato alla sua destra e da dentro la borsetta estrasse con circospezione la sua bacchetta magica. Mentre si accingeva a smaterializzarsi per arrivare prima a casa sua, le mani le tremarono leggermente, rischiando di far cadere la bacchetta a terra. Tuttavia Ginny fece finta di niente, e facendosi forza l’agitò davanti a sé e scomparve con un sordo plop.

 

****

 

Il vento a quell’ora tarda della sera era freddo e pungente, schiaffeggiava il suo viso e il suo corpo dolorante con la stessa violenza di una lama appuntita. Mentre si trascinava con difficoltà attraverso un vicolo nero e umido, il giovane mago sentiva il suo stesso sangue fluire via dalle ferite gravi che si era procurato combattendo e inzuppargli i vestiti sgualciti e in alcuni punti strappati. Provava una fitta acuta e lancinante all’addome e un dolore meno forte su una spalla, dove era stato colpito prima che riuscisse a mettersi in salvo dai suoi aguzzini.

La sua figura avvolta in un mantello nero e sgualcito compì qualche altro passo barcollante, infine, troppo stanco e malridotto per andare ancora avanti, si accasciò in ginocchio sul terreno fangoso, a pochi metri dal punto in cui il vicolo terminava lasciando il posto alla trafficata strada principale.

Sentiva la vista annebbiarsi sempre di più, i muscoli assopirsi e il cuore battere forte sotto il suo petto affannato. Le palpebre si erano fatte improvvisamente troppo pesanti, e tutto quello che il suo corpo malandato chiedeva era di chiudere gli occhi e lasciarsi andare al sonno più profondo della sua vita, l’ultimo. Per un attimo quel pensiero offuscato gli parve addirittura invitante. Morire…cessare di esistere…sicuramente sarebbe stato molto meglio che continuare a fuggire per il resto della sua vita da chi lo voleva vedere morto.

Un piccolo sorriso, simile ad un ghigno ironico, attraversò il viso pallido del mago. Sì, forse la morte avrebbe significato davvero la fine di tutti i suoi problemi e di tutti i suoi rimorsi…

Improvvisamente, un rumore di passi dietro di lui lo rimise in allarme. Il mago si costrinse a tirarsi su con la schiena, essendo troppo debole per alzarsi in piedi. Respirando profondamente, con le mani tremanti raggiunse la tasca del suo mantello ed estrasse la sua fedele bacchetta magica.

Se davvero volevano prenderlo avrebbero dovuto lottare per averlo, si disse provando una nuova ondata di audacia. Non si sarebbe mai arreso a quegli assassini senza prima aver combattuto, mai e poi mai.

Il rumore lentamente si smorzò, lasciando posto al vuoto assoluto. Leggermente sollevato, il mago si lasciò cadere del tutto a terra, troppo provato per resistere oltre in quella posizione scomoda. La bacchetta giaceva inerme al suo fianco, ma questo non gli importava più ormai.

Il suo respiro irregolare si era fatto stranamente lontano, confuso. I battiti del suo cuore apparivano remoti, deboli. Un piacevole torpore si stava facendo largo nel suo corpo. Il giovane mago chiuse gli occhi, e l’oscurità lo avvolse dolcemente come una calda coperta.

 

 

 

Continua…

 

 

ndA: allora, che ne dite?^^ Non fate quelle faccie schifate, andiamo!!=____= Ok, forse come inizio fa un po’ schifo, lo ammetto, ma vi assicuro che cercherò di migliorare nei prossimi aggiornamenti! Voi però datemi un piccolo incoraggiamento e COMMENTATE, please!!

A questo punto credo che nascano spontanee due domande: Cos’è successo a Ginny? E chi è il giovane mago in fin di vita??

Domande che troveranno risposta nei prossimi capitoli, perciò ricordatevi: più commenti farete, più presto aggiornerò il secondo cap!!^__-

 

Un bacione e alla prossima!

 

Ginny85.

 

  
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