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Autore: gwineth    06/01/2014    1 recensioni
L'amicizia ai tempi della guerra. I momenti in cui il sospetto si insinua tra i legami più forti e anche tra Sirius e Remus paura, dolore e segretezza fanno crescere il dubbio.
''Non sempre il dolore è nobile, non sempre fortifica, a volte distrugge.''
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Premessa piccina piccina: in ‘’Harry Potter e il prigioniero di Azkaban’’ quando Remus e Sirius si rincontrano dopo anni di separazione alla Stamberga Strillante, chiariscono con poche frasi i loro sospetti su chi fosse la spia che aveva venduto i Potter a Voldemort durante la prima guerra magica, mi sono sempre chiesta per quale motivo i due avessero dubitato della reciproca lealtà, quindi ho provato a immaginare una loro conversazione in quel clima di sfiducia e sospetto.
Detto questo invio mazzi di cespugli farfallini e scatole di cioccorane a chiunque volesse lasciare un segno del suo passaggio!
Ps wolfstar solo per chi vuole vederla :)
 
 
 
 
“Dove sei stato?” tre parole secche pronunciate con rabbia.

 Ti chiedi perché, Remus, ti chiedi perché Sirius ha dipinti in faccia quella rabbia, quell’astio e soprattutto quella diffidenza che ti stanno lacerando l’animo. Nessun saluto, non un accenno scherzoso tra le pieghe della sua voce e vedi come i suoi occhi ti seguano indagatori mentre ti avvicini alla porta malmessa di casa tua.
 
Ti fa male vederlo così. Ti fa male vedere quel sospetto nei suoi occhi e non poter far nulla per smentirlo,  fa ancora più male sapere che dovresti mostrare la stessa diffidenza verso quel suo comportamento scostante.

 Ma non ce la fai più Remus. Sei stanco e impolverato, con gli abiti laceri e l'umore ancor più a pezzi. Stai eseguendo ordini più grandi di te, sei una pedina in un gioco che non capisci più. Ti sembrava di aver trovato un nobile scopo per la tua vita, ti sembrava di avere qualcosa per cui lottare e che ti avrebbe finalmente dato la dignità di tutti gli altri maghi “normali”,  invece ti ritrovi ancora a dover rischiare la vita, soffrendo per le continue perdite mentre ogni giorno lasci dietro di te qualcosa dell’essere umano che sei. Non sempre il dolore è nobile, non sempre fortifica, a volte distrugge. Ti senti sempre più un lupo senza il calore dei tuoi amici a ricordarti quanto puoi essere uomo.
 Vorresti poterle dire queste parole a Sirius, che ti guarda con il fantasma di una luce di speranza in volto ora, come se capisse che le parole ti premono in gola e stanno per uscire, e pensasse di poter risolvere tutto con una risata e una pacca sulle spalle, come ai tempi della scuola. Ma non siete più a Hogwarts, i Malandrini non vengono più prima di tutto, hai un dovere da compiere; vedi quella scintilla di attesa e fiducia spegnersi sul volto di Sirius mentre ti guarda sospirare stancamente, oltrepassarlo con lo sguardo basso, altrettanto stancamente salire i pochi gradini della veranda e aprire la porta e entrare senza voltarti. Esita, ogni volta quell’intervallo è più lungo, poi varca la soglia, ti chiedi con un macigno sul petto cosa farai il giorno in cui non salirà più quei gradini. Vi sedete ai due lati opposti del tavolo, distanti.
Siete stati spesso lontani ma mai distanti. E’ atroce, semplicemente atroce, molto peggio delle trasformazioni durante la luna piena. Perché sembra tutto così sbagliato, stare lì con Sirius, nella tua vecchia cucina, in silenzio. Un silenzio fatto di incomprensioni, che grida nella tua testa e, lo sai, anche nella sua. E’ terribile stare a concentrarsi su quel momento presente così doloroso perché guardare alla vostra luce passata potrebbe accecarvi. Forse Sirius è più coraggioso di te non cerca di sminuire il vostro legame passato e cancellare i ricordi, non cerca di trovarvi traccia di tradimento, forse Sirius è così incredibilmente leale da ricordare ancora tutto. Forse per questo continua a venire nonostante i sospetti. 
Per questo apri la bocca e ti sforzi di far uscire un flebile “non posso” e al suo sguardo di disperazione non sai rispondere, perché non puoi dirgli che vivi da lupo con i tuoi simili, non puoi dire cosa sei costretto a fare per guadagnarti la loro fiducia. Lo sai che non è abbastanza, non può giustificare i mesi di sparizioni misteriose, i tuoi scoppi d’ira sempre più frequenti e il tuo distaccarsi dagli altri.
Ti rimanda uno sguardo vacuo, quello con cui si guarda un cadavere, non si arrabbia neanche più, ha smesso di lottare, si alza ed esce, senza sbattere la porta. Sai che domani non ci sarà.

“ E’ la fine Remus” è un sussurro ma tu l’hai sentito forte come un tuono.

Appoggi la testa sul tavolo.

E piangi.
  
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