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Autore: gwineth    06/01/2014    1 recensioni
“Non perché siamo amiche da sempre significa che dobbiamo continuare ad esserlo"
Alicia chiude la porta su un'amicizia che sembrava destinata a durare una vita, Katie resta paralizzata mentre il suo cuore vomita la sua incredulità, la sua paura, il suo dolore. Perchè nessuno è mai davvero pronto ad affrontare il vuoto che un amico lascia dietro di sè quando ci lascia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alicia Spinnet, Katie Bell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I personaggi appartengono tutti a J.K.Rowling che ne scrive decisamente meglio di me.

Salve a tutti! Volevo solo premettere che si tratta della prima ff che ho scritto e racconta di Katie Bell e Alicia Spinnet poiché di loro ci viene raccontato tanto poco da poter quindi liberamente immaginare i loro caratteri ed ipotizzare una loro profonda amicizia. Protagonista è una Katie al suo settimo anno che racconta il momento della rottura di questo legame (ambientata poco prima del fattaccio della collana). Detto ciò, seguiamo il flusso e buona lettura!
 

A Nasti, sperando che non chiuda mai la porta 

 

 
 
Il cuore di Katie aveva la nausea, non c’era altra spiegazione per il senso di malessere che accompagnava ogni suo battito ormai da ore.

Era ormai prossimo ad un rigurgito. Chissà poi di cosa,si chiedeva la ragazza rigidamente seduta al suo tavolo ai Tre Manici di Scopa, sangue non ne poteva avere da rimettere; da quando Alicia se n’era andata le sembrava di avere piombo solido nelle vene. Certo, considerando ciò che stava provando il suo cuore avrebbe avuto molto da rigettare.. dolore, delusione, solitudine, rabbia e un senso di vuoto che le si stava serrando intorno alla gola a impedirle di respirare.

“Non vuol dire che perché siamo amiche da sempre dobbiamo continuare ad esserlo”.

Questo aveva detto. Parole, ordinarie parole di un’ordinaria conversazione, non dissimili da altre che l’avevano preceduta, ma che l’avevano colpita come una maledizione, un taglio netto tra le frasi giocose dette prima e il silenzio ansioso che le aveva seguite.
Ci aveva messo qualche secondo, Katie, a realizzare quelle parole che da tanto temeva di udire; stava raccontando all’amica di sempre degli ultimi fatti a Hogwarts, delle novità nella squadra di Quidditch, quando Alicia l’aveva interrotta a metà di una frase, facendole peraltro chiaramente capire che non aveva ascoltato una parola di quanto stava dicendo. Non che Katie non avesse notato la sua disattenzione, dalle ciglia lievemente inarcate della compagna, dal suo rimestare svagatamente l’aquaviola sul tavolo, dal suo malcelato sbuffare e dal suo trovare più interessante la sala affollata del pub. Questo l’aveva indotta a  parlare ancora più velocemente, in modo quasi frenetico, per paura di lasciare ad Alicia un silenzio da colmare. Sforzo vano. Probabilmente non avendo fatto che annoiarla aveva anzi ottenuto l’effetto opposto a quello desiderato, spingendola a parlare. Ed ecco. Alicia aveva mandato tutto in pezzi.
 Ed era solo una delle prime volte in cui si trovavano a Hogsmeade durante il settimo anno di Katie;  una volta finita la scuola Alicia non aveva saputo aspettarla, comprenderla, superare la distanza, frenare la sua naturale impazienza e scoprire quanto Katie aesse ancora da darle.
 
Ripensandoci il suo cuore vomitava acqua, che risaliva lungo la gola e pungeva ai lati degli occhi. La sua voce l’aveva distrutta. Niente ‘Kat’ pronunciato con dolcezza, nessun sorriso, nessun brillio in quegli occhi che sapevano essere così caldi e avvolgenti. Il tono piatto con cui un medico comunica l’ora di un decesso. In effetti, rifletteva Katie, era davvero come se fosse morto qualcuno.  Era morta lei. La sua più cara amica l’aveva fatta a pezzi.

Ora il suo cuore vomitava vuoto. Le mancava già. Aveva chiuso la porta da pochi minuti e già le mancava. Sapeva che quella sera non ci sarebbe stata nessuna lettera per lei. Durante quei mesi le erano arrivate quasi quotidianamente, perché era sempre Ali, anche da lontano, a capire, a mandarle il libro giusto, a scrivere la frase che le chiudeva il cuore quando qualcuno la feriva, a permetterle di alzarsi in una brutta giornata sempre a testa alta pensando al conforto che avrebbe tratto dal loro prossimo incontro, a farla sentire parte della sua Casa, a darle la forza di essere migliore e positiva, di essere comprensiva e dolce ancora e ancora. E Katie sapeva che non sarebbe tornata. Alicia non tornava indietro, non chiedeva scusa, non ritrattava qualcosa di già deciso, non metteva in discussione sé stessa.

Il momento della paura. Non si sarebbe più ripresa. Lo sapeva e avrebbe dovuto accettarlo. Non ci sarebbe stata una sostituta di Alicia, perché la sua lealtà incondizionata nei confronti dell’amica  non l’avrebbe permesso. Avrebbe difeso per sempre lo spazio che era stato di quella che lei sentiva sorella, oltre che amica, e che ora era diventato un buco nero. Era fiera di questa sua devozione e al contempo tremava, perché sapeva che non lasciandola andare non avrebbe mai smesso di soffrire. I legami di amore che creava con le persone lasciavano il segno in Katie, non erano rinnegabili, così come non lo sono i legami di sangue.

Nostalgia. Perché i ricordi sono la cosa che fa più male, soprattutto quando sono incisi nell’animo perché i più belli di un’intera esistenza. Le notti passate a raccontarsi, a bisbigliarsi segreti e a riversarsi l’una nell’anima dell’altra, come due ruscelli d’acqua tiepida che si mescolano. Uno vorticoso e rapido che sfocia in acque calme e pronte ad accoglierlo. Era questo che le manteneva unite, la loro possibilità di comprendersi e completarsi. Possibilità che molti non avevano mai compreso, vedendo accompagnarsi la brillante e forte Alica Spinnet alla docile e riservata Katie Bell. Erano bastati pochi mesi di separazione e anche Ali si era unita alle schiere di quei molti, rifletteva amaramente Katie,e lei stessa ne  aveva fatto parte agli inizi. Poi però lo strano duetto che suonavano era andato in crescendo, dal primo incontro alle selezioni per i cacciatori nella squadra del Grifondoro. Per i ricordi non c’era rimedio. Non avrebbe mai potuto riavere le loro giornate in sella a manici di scopa intente ad inseguire la libertà, né le ore a studiare gomito a gomito scambiandosi sguardi d’intesa, né la dolce irruenza con cui Ali la trascinava al centro dell’attenzione dimostrandole che era in grado di starci, né la calma fermezza con cui Katie aveva imparato ad ascoltare l’amica e a temperare le sue decisioni più impulsive, senza sentire un profondo tuffo dentro di sé. No per i ricordi non si poteva fare nulla.

Il suo cuore sussultò cercando di allontanare la speranza di progetti che fino a qualche istante prima erano quasi realtà e le davano la certezza che, nonostante la guerra, per loro ci sarebbe stato un futuro splendente. Perché se era Ali a dire qualcosa allora Katie ci poteva credere. Anche ai piani più ingenuamente infantili, tinti del colore dei sogni, pronunciati col tono risoluto della ragazza più grande, Katie, che bambina non era mai stata, aderiva con la fiducia più completa.
Ecco c’era anche la fiducia. Perché Katie si era fidata tanto da consegnare all’altra il suo cuore e credeva che anche Ali ad un certo punto lo avesse fatto. Ma non era così, perché se Katie avesse ferito Ali, anche inavvertitamente, sarebbe stato peggio che ferire sé stessa, mentre per l’altra non era stato poi così difficile.

La rabbia, invece, il cuore non riuscì a vomitarla perché si dissolse prima di poter affiorare coscientemente, come poteva Katie fare una colpa ad Ali  della propria inadeguatezza, della propria incapacità di essere degna delle sue aspettative? Non ce l’aveva fatta né a diventare più simile a lei, interessante, né a convincerla che lei valesse così com’era. Non era stata abbastanza e certo non poteva avercela con Ali perché non la voleva più con sé. In realtà aveva sofferto terribilmente in quell’ultimo periodo, consapevole di esserle di peso, consapevole che Alicia non la lasciava per senso del dovere.
Avrebbe dovuto imparare ad essere felice per lei.

 E poi l’affetto infinito che le si gonfiava nel petto, come un fiume in piena, inestinguibile, perché anche in quel momento Katie era dalla parte di Alicia. Questa consapevolezza le lacerò definitivamente il cuore mentre rivedeva la determinazione di Ali nell’alzarsi e uscire dal locale con la fiera schiena ben dritta, lanciandole poco più che un lieve sguardo di rimpianto.

Katie era rimasta impietrita da allora. Era tutto finito. Non c’era più nulla in lei in grado di muoversi. Si rese conto di essere rimasta immobile per molto tempo e gli altri studenti iniziavano a fissarla, incuriositi dal suo volto cereo e dalla postura rigida. Registrò che Leanne, una sua compagna di dormitorio, si avvicinava con aria preoccupata e inquisitoria, anticipò le domande dell’altra ragazza dicendole che andava in bagno e che avrebbero parlato sulla via del ritorno a scuola.
Il cuore le si contrasse un’ultima volta, mentre richiudeva la porta del bagno dietro di sé, al pensiero di dover raccontare tutto e rivivere tutto.
 
E poi più nulla. Perché qualcuno le aveva scagliato una maledizione e il suo cuore era talmente stanco che non ce la fece ad opporsi all’Imperio, perché Alicia se n’era andata e lei non sapeva più per chi lottare.
  
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