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Autore: Nyssa    27/05/2008    7 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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La porta si spalancò non appena sfiorò la maniglia rivelando l’orrore che si stava consumando tra le mura millenarie della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

La porta si spalancò non appena sfiorò la maniglia rivelando l’orrore che si stava consumando tra le mura millenarie della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

 

La Sala Grande che aveva frequentato così spesso era irriconoscibile di fronte a lui: i tavoli erano spaccati e addossati alle pareti mentre le tende avevano preso fuoco accanto alle finestre.

 

La grande vetrata che incorniciava la mensa dei professori e dove, di sera, si era spesso fermato a guardare la luna, era ora una serie di frammenti di vetro, alcuni ancora fissati all’intelaiatura metallica, i più sparpagliati sul pavimento. Il suono del cristallo che si frantuma era persistente mentre veniva attaccato dai fuocherelli e, tuttavia, appena percepibile nella baraonda generale.

 

Degli stendardi delle Case e del grande gonfalone col simbolo di Hogwarts che sovrastava le loro teste c’erano dolamente brandelli sfilacciati e affumicati con i fili colorati del prezioso tessuto che si muovevano penduli come rami di salice sul laghetto, tracciando spirali di fumo sopra le teste di chi già si era lanciato nella mischia.

 

Ovunque, per terra, erano le persone ormai ferite dallo scontro: riconobbe alcuni dei suoi compagni di corso e ragazzi più piccoli mentre gli Auror, anche se pochi, erano all’opera tentando di arginare l’invasione di mangiamorte che si era accanita contro la scuola.

Il suo ex professore di Difesa contro le Arti Oscure, Remus Lupin, era alle prese con una specie di minotauro mutante che brandiva una pericolosa ascia in fondo al salone; la sua strampalata e rinnegata cugina, Nimphadora Tonks, si stava dando da fare a contrastare due incappucciati e la sua chioma fucsia risaltava vivamente contro il nero delle tonache mentre lei si muoveva agilmente cercando di schivare i colpi messi a segno dai due.

 

Ora toccava a lui.

Solo contro il mondo, solo contro tutti.

Non poteva contare su nessuno, non poteva permettersi di sperare su nessuno, sarebbe immancabilmente rimasto deluso.

 

Se la mezzosangue fosse stata con lui avrebbe fatto affidamento su di lei, ma lei non c’era più.

Lei si fidava, lei credeva che riuscisse ad andare avanti da solo.

Ce l’avrebbe fatta.

Non per lei, ma perché era la sua natura ad essere così e la rabbia che gli montava dentro non era minimamente paragonabile ad un sentimento facilmente gestibile.

 

Prima ancora che il gruppo di allievi appena arrivati riuscisse a prendere effettiva considerazione della situazione, spalancò il mantello, estrasse la bacchetta e si lanciò più veloce che poté sul campo di battaglia.

 

I walk a lonely road
The only one that I have ever known
Don't know where it goes
But it's home to me and I walk alone

I walk this empty street
On the Boulevard of Broken Dreams
Where the city sleeps
and I'm the only one and I walk alone

 

Udì un grido strozzato dietro di lui mentre schivava appena per un soffio la scia verdastra di uno schiantesimo che era stato lanciato mentre lui attraversava lo spazio di duello.

La riconobbe: era Pansy e contro di lei nientemeno che suo zio.

 

Non gli importava chi fosse, non si sarebbe fermato.

Tutto quello sarebbe terminato solo a battaglia conclusa. O con la sua morte.

Ormai non c’era più niente che l’avrebbe frenato.

 

Vide in lontananza la zia Bellatrix a bordo di una specie di veicolo metallico simile a quelli che aveva visto nel mondo babbano eppure a forma di drago.

Dall’altezza lanciava incantesimi distruttivi verso la platea, protetta dal fatto che difficilmente degli studenti inesperti e dei professori poco allenati sarebbero riusciti a colpirla.

 

Non gli importava che fosse in vantaggio, che avesse più anni e più esperienza.

Neppure che fosse spietata.

Era sua zia, era crudele: se lo era lei, poteva esserlo anche lui.

Non aveva paura di lei perché era come se la figura altera e dignitosa di sua madre, biondissima, gli camminasse al fianco e gli intimasse di non abbassare lo sguardo di fronte a sua sorella.

 

Non aveva mai saputo se Narcissa approvasse oppure no la faccenda di Lord Voldemort, certo non le piaceva sua sorella, insidiata da quel sentimento di rivalità che in loro due era così spiccato.

In una famiglia dove la rivalità, anche tra parenti stretti, è il sentimento dominante, non era possibile pensare che anche loro ne fossero esenti.

Andromeda le aveva lasciate, erano rimaste Bellatrix e Narcissa e la battaglia era tutta tra loro due.

Non aveva neppure mai visto sua madre combattere, ma sapeva che in quel momento, da qualunque parte stesse, pro o contro, avrebbe distrutto Bellatrix.

 

Lui aveva molti motivi per odiarla e, come la bionda ultimogenita dei Black, non si sarebbe tirato indietro.

C’erano tanti pesci in quel mare, troppo piccoli, lui voleva il re degli abissi ed era lei.

 

-          Accio scopa!

 

La Nimbus 2001 comparve dal nulla mandando in frantumi l’ennesimo vetro della sala e piombando dritta tra le sue mani.

Sua zia si accorse di lui e si girò appena in tempo per schivare una maledizione senza perdono a lei indirizzata.

Sfoderando il suo ghigno malefico, rise di un riso stridulo e isterico, voltandosi e preparandosi a ripagarlo con la stessa moneta.

Draco rifletté su cosa avrebbe dovuto fare: scansarsi era prioritario per schivare il colpo che, di sicuro, non gli avrebbe fatto tanto bene, tuttavia doveva elaborare al più presto una tattica perché sapeva che se sua zia avesse cominciato ad infervorarsi nella battaglia, difficilmente gli avrebbe lasciato il tempo per contrattaccare, lo avrebbe assillato con continui incantesimi e lui avrebbe avuto molto meno tempo per concentrarsi su una possibile strategia per abbatterla.

Con ogni probabilità, perso il loro spietato leader, i mangiamorte si sarebbero dispersi, entrando nel panico, e sarebbero stati facile preda delle trappole che i prof avevano disseminato per l’intero edificio.

 

I'm walking down the line
That divides me somewhere in my mind
On the border line
Of the edge and where I walk alone

Read between the lines
What's fucked up and everything's alright
Check my vital signs
To know I'm still alive and I walk alone

 

Vide sua zia voltarsi verso di lui con la bacchetta già illuminata dalla luce verdeggiante dello schiantesimo pronto a partire.

Per un attimo i suoi occhi azzurri incontrarono quelli scuri della parente e mentre lei ghignava, lui aggrottava le sopracciglia, pensando e ripensando.

Vide il braccio sinistro piegarsi, chiaro sintomo del gesto che avrebbe fatto partire la magia, sua zia, infatti, era una delle poche persone del mondo magico che combatteva con la bacchetta stretta nella mano sinistra.

Era inusuale, generalmente la mano dominante era la destra anche per coloro che erano mancini di scrittura ma lei, come Lord Voldemort, lo ricordava perfettamente, usavano l’altra mano.

Sua madre gli aveva detto di diffidare delle persone che combattono con la sinistra perché sono sleali; difficile dire se fosse stata una frase dettata dall’odio che intercorreva tra sorelle o se lo avesse davvero voluto mettere in guardia se mai si fosse confrontato con uno di loro.

 

Un rumore metallico attirò la sua attenzione un poco sotto e sentì un ronzio sospetto mentre il drago metallico di Bellatrix si inclinava pericolosamente facendole perdere in parte l’equilibrio; costretta a richiamare la magia per concentrarsi sulla propria incolumità, la primogenita Black cominciò ad armeggiare con le redini di cuoio che reggeva in una mano.

Draco non perse l’occasione e si accanì contro di lei cercando di non farla fuggire.

 

Bella scappò saltando sul pavimento.

 

Draco fece per seguirla ma vide sugli spessi stucchi del soffitto una figura muoversi furtiva e rapidissima: che non fosse un altro mangiamorte, non aveva tempo da perdere con quegli sciocchi, doveva pensare a LEI, a Bellatrix, per ucciderla come LEI aveva fatto con Hermione.

 

 

Prima ancora che se ne accorgesse, però, una sagoma si materializzò sul drago cigolante e sbilenco di fronte a lui.

Una ragazza impassibile lo stava fissando e nella mano sinistra reggeva qualcosa come una lancia la cui punta era conficcata con forza nelle scaglie metalliche e scariche elettriche percorrevano tutta la superficie visibile apparentemente senza fare del male alla ragazza.

 

Non ricordava di averla mai vista né a scuola né altrove, era alta per una donna, lunghi capelli scuri, carnagione abbronzata e pantaloni di bianchi a cui erano fissati due cinturoni dove erano assicurate due pistole magiche.

Le conosceva, le avevano in dotazione solo i mercenari: che i mangiamorte fossero arrivati ad assoldare perfino della gente pagata solo per uccidere?

In genere erano sempre stati piuttosto severi sull’ideologia che doveva muovere i membri della setta, ma probabilmente in caso di necessità ci si faceva andare bene di tutto…

 

La sconosciuta gli sorrise e lui si avvide che gli occhi della ragazza avevano le iridi chiarissime, quasi bianche

-          Non saluti la zia? – gli domandò tranquilla facendo comparire un fucile di precisione da dietro la schiena e, mollando l’alabarda, lo caricò con i proiettili che portava a tracolla sul petto

Draco la fissò ammutolito: quale zia?

-          Chi sei? – indagò perplesso. Uno schiantesimo lanciato da lontano fece per dirigersi proprio contro loro due che stavano discorrendo, ma venne deviato da una barriera invisibile magicamente sorta lì attorno

-          Mana Tatsumiya – si presentò sorridendogli. Il suo sorriso era molto materno, peccato che l’espressione del viso fosse impassibile. Uno scatto secco indicò la chiusura del caricatore. Chi era e cosa voleva? – per te, “zia” Mana – aggiunse lei

-          “zia” Mana? – domandò sentendosi più che altro preso in giro

-          Faccio da rimpiazzo a tua zia, quella vera. Quella – e allungando un braccio indicò Bellatrix nella mischia

-          Sei qui per combattere? Non ho tempo da perdere con te – scandì lapidario

-          L’esatto contrario.

Doveva essergli sfuggito qualche passaggio importante, non riusciva a raccapezzarsi nel discorso di questa Mana.

-          Sono la tua tutrice legale – aggiunse la ragazza di pelle scura che, sempre sorreggendosi al drago metallico instabile, fissò un piccolo treppiede e si accovacciò sul pavimento puntando il mirino

-          Cosa stai facendo? – domandò ancora confuso

-          La uccido. – c’era una naturalezza strana in come lei aveva pronunciato la parola “uccido”. E neppure lui sarebbe riuscito ad essere tanto tranquillo mentre preparava un colpo come quello.

Mana invece pareva stare prendendo un tè in giardino e non trovarsi in mezzo al casino stratosferico di una Hogwarts invasa dai nemici con gente che voleva fare la pelle a tutti gli altri.

-          Io la devo… uccidere – scandì il biondo posando una mano sul fucile e sollevandolo. Era molto più pesante di quanto sembrasse a prima vista e la ragazza, invece, lo alzava in tutta tranquillità, come se si trattasse di una sacca da mare.

-          Va bene. Posso uccidere gli altri?

Era basito?

Era rimasto a bocca aperta?

Chiunque gli avesse sentito dire una cosa del genere avrebbe cominciato a gridare che certe cose non si fanno e che uno come lui non le avrebbe dovute fare perché ormai era un BUONO.

Mana invece, tranquillissima, aspettava una risposta.

Non era sconvolta, solo sorridente come prima. E continuava a pensare che quello non fosse il posto più adatto per sorridere a quel modo.

Non aveva fatto una piega alla parola “uccido” come non ne aveva fatte quando lei stessa l’aveva pronunciata.

Beh, meglio così.

-          Tutti quelli che vuoi – le rispose

La bocca di lei si storse in una smorfia soddisfatta. Si gettò i lunghi capelli scuri dietro le spalle, spostò appena la mano candida dello Slytherin dal suo fucile, avvicinò l’occhio al mirino, premette il grilletto e fece centro.

Uno dei mangiamorte in fondo alla sala, seminascosto dietro un tavolo che si azzuffava con un grifondoro cadde a terra morto. Centro perfetto.

In realtà la morte di una persona non era proprio cosa di cui gioire, ma quella tipa lo stava stupendo parecchio.

-          Ti copro le spalle – aggiunse poi la morta sparando ancora una volta e riuscendo a colpire l’ennesimo seguace del Lord Oscuro.

Non aveva dubbi che l’avrebbe fatto e probabilmente nel frattempo si sarebbe occupata anche degli altri.

Chissà chi era e cosa voleva. Non ricordava di aver mai avuto un tutore, dopotutto i suoi genitori erano ancora vivi e lui maggiorenne… però sentiva di potersi fidare di quella stramba ragazza stesa lassù in cima che si stava rivelando un autentico cecchino!

 

*          *          *

 

Vedendo sua zia finalmente a piedi decise che poteva anche fare momentaneamente a meno della scopa.

Scese e, con la bacchetta in pugno, si diresse a grandi falcate verso la donna che, nel frattempo, stava brandendo il suo legno come se fosse stata una clava lanciando schiantesimi a destra e a manca nel tentativo di frenare l’orda di creature che il professore di Difesa le aveva aizzato contro.

Perfetto, la situazione era propizia, non gli sarebbe importato molto di ucciderla di schiena o quando gli voltava le spalle, quello che aveva fatto ad Hermione era stato molto peggio perché aveva chiesto a qualcuno di uccidere LUI da parte sua. Non si era neppure scomodata, la maledetta, credeva che fosse facile eliminarlo, ma si sbagliava!

A dispetto di tutti lui era ancora lì, più che disposto a dimostrarle che non era così facile toglierlo di mezzo e, ovviamente, arrabbiato come non mai per quello che era successo alla sua compagna.

Hermione era completamente estranea a quella faccenda e non doveva entrarci neppure di striscio, ma per colpa sua e di sua zia ne era venuta a conoscenza e ne aveva anche pagato le conseguenze.

Per lui.

Non poteva sopportarlo.

 

Correndo più che poteva si lanciò con tutto se stesso contro la parente mentre la bacchetta saettava di raggi pericolosi.

-          Fermati! – gli intimò Fenrir Greyback afferrandolo in malo modo per il polso e strattonandolo.

Era meglio per lui se l’avesse lasciato andare, le persone sagge sanno sempre quando è arrivato il momento di ritirarsi, il peggio dei mangiamorte era che non avevano il senso della misura e credevano di poterla spuntare su tutti essendo i più potenti.

 

Il lupo mannaro che lo stringeva e credeva di poterlo sbattere a terra ghignò mentre sottili fili di bava gli colavano dalla bocca spalancata con i denti aguzzi in mostra: doveva essere tramontato il sole, ma non esserci la luna.

 

-          Piccolo sciocco – mormorò il lupo

 

Draco ghignò a sua volta mentre, sottilmente, uno strato di fiammelle cominciava a ricoprire l’intero suo corpo diventando sempre più alto e spesso e la cui temperatura aumentava ad ogni istante.

 

-          Brucia! – sibilò senza trasporto mentre, improvvisamente, tutte le fiammelle divennero lingue di fuoco che andarono a ricoprire l’intera sagoma del mangiamorte, avvolgendolo e straziandolo

 

Allontanandosi di un passo, vide il rogo circondare l’uomo-bestia e la sagoma contorcersi dal dolore mentre le fiamme lo consumavano.

Sapeva di dover usare quel potere con parsimonia, se lo ripeteva ogni volta, ma… se non lo utilizzava adesso, se non lo usava quando poteva, a che cosa serviva?

 

My shadow's the only one that walks beside me
My shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes I wish someone out there will find me
'Til then I walk alone

 

Spostò nuovamente l’attenzione su sua zia, ancora alle prese con le dispettose creature del prof e fece per lanciarsi nuovamente contro di lei, più determinato che mai, quando una voce cavernosa e profonda non scosse i presenti attirando gli sguardi in alto.

Dall’altro capo della sala, l’imponente e massiccia forma di Rodolphus stava in piedi nella sua consueta veste nera di pelle con le tempie striate di bianco e le mani fasciate da guanti: sapeva che il marito di sua zia aveva le braccia completamente deturpate a causa di un incendio che era stato appiccato ad Azkaban e da cui era stato salvato troppo tardi.

Ma guardando quello che stava facendo, si pentì per coloro che l’avevano tratto dal fuoco e maledisse che le fiamme dell’inferno non lo avessero consumato come stava accadendo al suo compare.

Nella mano sinistra, infatti, retto appena per il collo, Rodolphus reggeva un bambino fasciato solo dalla tutina bianca e dal lenzuolo che ancora gli pendeva sulla schiena.

Nella mano destra, saldamente, era impugnata la bacchetta che già sfavillava del bagliore verdastro dell’Avada Kedavra, la maledizione senza perdono per eccellenza.

Come era facile prendersela con un bambino indifeso… ma loro erano mangiamorte, senza regole e senza onore e non avrebbero rispettato nessun codice pur di ottenere ciò che volevano e quel qualcosa era la Elder Wand.

 

Si guardò attorno mentre il caos era ammutolito e perfino sua zia taceva, forse colpita dalla perfidia di cui il suo consorte era capace.

La maggior parte dei presenti non poteva riconoscere il neonato quasi soffocato tra le grosse mani del mago, ma per lui era come se lo sapesse da una vita: era Devlin, il nipote di Silente.

E non poteva permettersi che morisse.

 

Se, tuttavia, erano riusciti a rapire di nuovo il bambino, ebbene, Silente doveva essere morto.

Attorno a sé tutto era quieto, ma denso di terrore, nessuno sapeva: Mana, dall’alto della sua postazione, stava cercando la posizione migliore per colpire l’uomo che, tuttavia, si stava facendo scudo col corpo indifeso di un fanciullo.

Dall’altra parte della sala, Harry Potter era impietrito e perfino il suo avversario ora guardava il suo leader con terrore.

Forse Voldemort non era stato il mago più crudele della terra, ma lo erano diventati i suoi seguaci.

 

Guardò meglio la bacchetta tra le mani dello zio e, d’un tratto, la riconobbe con la lucidità che colpisce quando ci si ricorda di un particolare episodio prima confuso: non era la bacchetta di Rodolphus, era quella di Silente!

Ma allora era davvero morto! E quel bastardo maledetto avrebbe usato la sua stessa arma di difesa per uccidere la cosa più cara che il preside avesse!

No, non poteva permetterglielo

-          Non muoverti, Draco! – intimò ancora il mangiamorte muovendo un passo e sentendosi in netta posizione di superiorità.

Draco rimase immobile, sapendo che lui era in vantaggio, ma doveva pur esserci una soluzione, doveva assolutamente salvare quel bambino perché era questo che aveva implicitamente promesso a se stesso lanciando contro la sua stessa famiglia il potere della Reliquia.

Aveva fatto in modo che i mangiamorte non potessero entrare in possesso della Pietra e, quindi, non potessero spegnere il fuoco che la circondava.

La Bacchetta era l’unica che potesse spegnerlo e la Bacchetta la possedeva la famiglia di Silente.

Silente e i suoi familiari, quindi, non dovevano morire sennò qualunque cosa fatta sarebbe stata vanificata.

Quindi, se Silente era morto, altrettanto non sarebbe dovuto accadere a Devlin, ora e per i prossimi suoi undici anni.

 

-          Bella, mia cara, vuoi occupartene tu? – chiese mellifluo il marito alla devota seguace di Voldemort

Come avrebbe reagito lo zio Rodolphus se avesse saputo che Bellatrix se la faceva con metà dei mangiamorte? Certo nessuno si era preoccupato di dirglielo.

Quello, però, non era il momento di pensare agli scandali da rivista rosa perché sua zia in quel medesimo momento stava pensando a come ucciderlo il più in fretta possibile e quello che riconosceva sulla punta della sua bacchetta era proprio un Cruciatus e quello subito dopo un meraviglioso Sectumsempra.

Merda.

Schivò la prima maledizione, ma la seconda, lo sapeva, era mirata proprio a lui e difficilmente sarebbe riuscito ad evitarla.

Anche qui riusciva a pensare solo ad una cosa.

 

Con la mano ancora libera tracciò un arco immaginario di fronte a sé e, un istante prima che la maledizione lo raggiungesse, questo prese fuoco fungendo da scudo e rispedendo alla strega il suo stesso incantesimo.

Bellatrix bestemmiò schivandolo appena mentre Rodolphus gli intimava di non fare mai più una cosa del genere

-          O il bambino morirà – aggiunse. Inutile dire che quella povera creatura sarebbe morta ugualmente perché loro dovevano recuperare la Bacchetta.

Si guardò attorno.

Cazzo.

Sì, lo sapeva che la mezzosangue non avrebbe approvato e lui stava diventando il tripudio del turpiloquio, ma lei ora non c’era e la situazione era appena poco più che TRAGICA!

Non poteva neppure rispedire gli incantesimi che altrimenti avrebbe rischiato inutilmente di mettere in pericolo la vita del piccolo Devlin.

La Granger lo avrebbe deriso, se fosse stata lì, lei senz’altro avrebbe avuto una qualche idea vincente per sconfiggere quel manipolo di matti.

Si guardò sospettoso attorno, se gli avessero lanciato un altro incantesimo non avrebbe potuto fare molto.

 

Inaspettatamente uno schiantesimo lo fece barcollare e finire a terra.

Era riuscito a rialzare la barriera solo all’ultimo e quello aveva sortito i suoi danni.

Era stata sua zia, lo sapeva, nessuno in quel momento si sarebbe sognato di disobbedire agli ordini di Rodolphus, neppure gli altri mangiamorte perché lui aveva espressamente richiesto che fosse sua moglie a sistemarlo.

E così, al centro della sala, con gli alleati schierati e i nemici pure, stava aspettando di trovare un’idea.

Un altro incantesimo, ma questa volta rinunciò a difendersi: a cosa sarebbe servito? Non poteva fare nulla e non poteva salvare il bambino. Non poteva badare a se stesso senza metterlo in pericolo.

Rodolphus ghignò.

-          Vedo che stai cominciando a capire da che parte tira il vento… - soffiò malevolo

Draco si rialzò sulle ginocchia constatando che del suo mantello non era rimasto granché.

Lo fissò truce e fece il possibile per rimettersi in piedi, anche se barcollante.

-          Un altro – scandì l’uomo all’indirizzo della moglie e un nuovo schiantesimo lo raggiunse.

Questa volta il dolore fu atroce.

Sentì il sangue colare giù da una tempia e sulle mani, sopra il Marchio Nero che bruciava come se un ferro incandescente gli fosse stato appoggiato sul braccio.

Dovevano saperlo, maledetti, LORO lo dovevano sapere!

Eppure, nonostante tutta quella sofferenza, non era pentito di averli traditi e di essere entrato nell’Ordine.

Ancora uno e un altro ancora.

I vestiti a brandelli, le ferite ovunque, i capelli scarmigliati e gli occhi pesti.

Aveva senz’altro una buona resistenza agli schiantesimi, ma quello che temeva di più era il Crucio.

E sapeva che sarebbe arrivato presto, per ucciderlo con dolore.

 

-          Ma guardati, e tu saresti Draco Malfoy? – lo canzonò il mangiamorte agitando il marmocchio tra le mani – l’altero figlio di Lucius? Il traditore? Quasi mi vergogno di essere qui ad aspettare che tu muoia

-          Non morirò così presto – sputò il biondo mettendosi a sedere come poteva, il suo orgoglio sarebbe di certo morto un secondo dopo di lui e non voleva assolutamente dare a suo zio la soddisfazione di quanto detto. L’avrebbe costretto a rimanere lì finchè le sue membra non fossero state gelide perché era l’unico, ormai, che poteva davvero rappresentare un pericolo per loro.

Sentiva quasi il fremito che Potter stava avendo nelle mani e il suo desiderio di intervenire, ma, come lui, non poteva fare nulla.

-          Hai la pelle dura, eh? Bella, ancora uno!

E un altro incantesimo, distruttivo quanto i precedenti, si accanì contro la sua schiena mandandolo a gambe all’aria al centro della sala, sbattendo contro un tavolo e sopra i cocci del lampadario.

 

Draco aprì gli occhi sperando di essere morto, ma ritrovandosi ancora in quell’inferno, sempre solo.

Desiderò di non essere mai venuto al mondo se la sua vita fosse finita in una sofferenza simile, ma, dall’altra parte, ringraziò di essere nato per aver fatto del suo meglio, alla fine.

Questo era l’insegnamento che gli aveva trasmesso inconsciamente la mezzosangue, peccato che lei non fosse riuscita a cogliere ciò che lui invece voleva trasmetterle.

 

Il prossimo, probabilmente, sarebbe stato un sectumsempra o un crucio, ad ogni modo il suo colpo di grazia.

 

Richiuse gli occhi e inspirò profondamente mentre la risata satanica dello zio riempiva l’aria rimbombandogli nelle orecchie stordite.

Riaprì gli occhi e si preparò alla sua fine: come si era sentita la Granger un attimo prima di toccargli la mano? Come si era sentita quando, alla fine, si era accasciata sul letto mollemente?

Come lui?

C’era una cosa, però, che voleva fare prima di morire ed era vedere di nuovo la neve. Era curioso come il custode del Fuoco che Brucia in Eterno fosse tanto affascinato dal suo corrispettivo e opposto naturale.

Serviva del coraggio per riaprire gli occhi e guardare ancora lo strazio e lo scempio consumato in quella sala. Avvertiva quasi il respiro smorzato degli altri presenti e perfino quello esterrefatto dei mangiamorte.

Era come se ogni suono gli giungesse alle orecchie amplificato e purificato: il battito del suo cuore, un poco scoordinato. Il fruscio della veste.

Le mani di qualcuno che si fregano l’uno contro l’altra.

Il respiro di Rodolphus, pesante.

Il rumore dei capelli di sua zia che cascavano sulla veste.

Una scarpa fregata sul pavimento con la suola.

Il mormorio del vento oltre la finestra.

Il suono metallico di qualcosa che sbatacchiava col vento.

Eppoi un misto strano di musica e rumore come il suono della celesta, un ronzio fastidioso che strideva con il tutto e di cui non riusciva a identificare la provenienza: era quello ciò che si sentiva prima della morte? In verità non assomigliava molto alle Trombe del Giudizio…

Aprì gli occhi un’ultima volta pregando che fosse l’ultima.

Si sentiva profondamente inutile per aver frustrato a quel modo le aspettative di Hermione, dopotutto lei aveva dato la sua vita perché lui potesse combattere e distruggere i nemici e, invece, tutto quello che era riuscito a fare era farsi ammazzare pietosamente.

La palpebra sinistra si sollevò prima dell’altra e mise a fuoco la sagoma scura dello zio, ancora in piedi di fronte a lui, ad una certa altezza.

Il ronzio continuava ad essere persistente, costante, fastidioso: ma cos’era? Da dove veniva?

Dalla sua destra, così sollevò anche l’altra palpebra cercando di abituarsi alla luce, seppur fioca, che ancora circondava l’ambiente.

-          Sei pronto a morire? – gli chiese Lestrange

E improvvisamente capì.

Draco ghignò, riuscendo a riconoscere un qualcosa di cui, probabilmente, né lo zio e né la zia si erano ancora accorti.

-          Illusi, forse potete uccidere me, ma questa è la vostra fine…

-          Che cosa vuoi dire, razza di pazzo? – strillò Bellatrix gesticolando furiosamente

-          Quello… quello che ho detto – e sollevando a fatica l’indice lo puntò sulla mano sinistra del mago, ancora allungata in avanti a stringere il collo sottile del bimbo che aveva in braccio

Draco tossì e dalle sue labbra uscì sangue, ma adesso non voleva ancora morire, voleva VEDERE.

Chissà come, chissà perché… forse la Granger era diventata il loro Angelo Custode.

Fatto sta che non sarebbe stata la fine del mondo.

 

E facendosi forza e appoggiandosi al tavolo, si mise malamente a sedere.

Bellatrix, colpita, fece per lanciargli l’ennesimo schiantesimo quando, dalla mano serrata del mangiamorte suo marito partì un fascio di luce rossa come rubino.

E subito dopo un altro e un altro ancora finchè una raggiera vermiglia non cominciò a propagarsi dal pugno serrato come a volerlo fare esplodere.

Rodolphus, spaventato, allontanò più che poté la mano dal corpo cercando di capire cosa stesse accadendo, ma, nello stesso tempo, resto a liberarsi dell’unico ostaggio che gli dava veramente la forza di dettar legge.

Aveva ancora la Bacchetta, però!

E la puntò malamente al petto del nipote

-          Che cosa hai fatto, Malfoy? Che cosa sta architettando la tua testa?

-          Io proprio niente – rispose lui mentre sulla bocca si dipingeva il ghigno made-in-malfoy – ma qualcun altro senza dubbio ci ha pensato…

-          Taci, bastardo!

E in preda alla collera e alla frustrazione di un incantesimo che non sapeva gestire, partito da chissà dove, sentì la stretta al polso allentarsi, come se qualcuno tentasse di aprirgli la mano serrata.

Lanciò una maledizione contro il nipote che, tuttavia, seppur pesto, con un ultimo gesto dall’aria alquanto svogliata lo respinse con l’ennesimo muro di fuoco che glielo rimandò indietro.

Nero di rabbia, Rodolphus pestò i piedi e digrignò i denti come un cane mordace costretto in gabbia.

-          Ora morirai, maledetto Malfoy! – sbraitò di nuovo

E la punta della bacchetta che aveva in mano si colorò di verde, il colore della maledizione senza perdono che non poteva essere evitata, Draco non sarebbe riuscito a metterlo nel sacco con i suoi trucchetti da prestigiatore!

Piegò il braccio come il tiratore di baseball che si prepara al lancio, dopodiché lo stese e fece per lanciare finalmente la magia quando dal nulla comparve una voce seria e quasi spettrale

-          Fermo – disse senza colore tanto da gelargli il sangue nelle vene. Mai nella sua vita aveva udito qualcosa di così freddo, neppure la voce di Lord Voldemort. E subito dopo, dal nulla, comparve una mano che gli afferrò il polso e poi la luce rossa cominciò a dissolversi, lasciandogli scoprire che tra le mani non aveva più un neonato piangente, ma un ragazzino sui dodici, tredici anni appeso per la gola.

Nonostante la posizione decisamente sfavorevole, lo sconosciuto ghignava mentre il suo avversario lo squadrava inorridito a cominciare dai capelli bianchissimi e albini di cui era incorniciato il volto e due profondi occhi verdi come smeraldo in cui non riusciva a leggere nessuna emozione, ma dove poteva riconoscere la sua sagoma, piccola e derisa dai pensieri del ragazzino.

-          Pazzo – aggiunse ancora lo sconosciuto e, spostando la mano lungo il braccio del mangiamorte, la fece scorrere fin sul dorso quando, finalmente, entrò in contatto con il legno di sambuco della bacchetta che l’uomo reggeva in mano e che aveva sottratto nientemeno che a Silente.

In quel momento, quando dal nulla comparve quella figura che ancora andava materializzandosi davanti agli occhi increduli dei presenti e toccava appena la Elder Wand, la Reliquia della Morte, una violenta scarica magica investì Rodolphus Lestrange, scosso da tremiti e brividi di quella forza magica che veniva dalla Bacchetta che lo rigettava quale padrone.

E lui lo sapeva.

E anche lo sconosciuto.

Lo faceva perché non era il padrone legittimo.

-          Chi…. Chi sei – farfugliò a fatica il mago, stupito che al ragazzo fosse invece permesso toccare l’oggetto. Questi, ancora appeso per la gola, pareva non provare dolore, ma anzi, dall’alto della posizione in cui lo reggeva, con le gambe a penzoloni che non toccavano, stava squadrando dall’alto in basso, con aria di estrema superiorità, lo stregone straziato che non lasciava la presa

-          Il mio nome – disse facendo una pausa il ragazzo albino – è Devlin Derek Dumbledore e sono il legittimo possessore della Elder Wand.

E mentre pronunciò quelle parole sfilò la bacchetta dalle dita callose di Rodolphus che lasciò infine la presa facendolo cadere in piedi sul pavimento mentre lui si accasciava mezzo morto sul pavimento e lo misurava con aria pietosa dal basso mentre gli occhi verdi e privi di pietà erano posati con freddezza e distacco su di lui.

Il ragazzo ghignò e agitando il legno come solo i migliori incantatori sapevano fare, finì per posare appena la punta, quasi sfiorando, la fronte del seguace di Voldemort; subito non accadde nulla, ma l’istante seguente fu come se una forza spaventosa spingesse l’uomo lontano finchè non andò a scontrarsi con la dura parete delle mura e cadde tramortito sul pavimento.

 

Solo allora Devlin si permise di alzare lo sguardo sugli altri rivelando finalmente i suoi occhi e la sua espressione.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti! Eccomi di nuovo (casualmente in ritardo) con un nuovo capitolo… no, al momento non ho ancora resuscitato Hermione e, francamente, sto davvero pensando a come poterlo fare, mica è cosa da poco anche se io sono l’autrice…

Comunque, torniamo alla storia: come promesso alla sua bella, Draco entra nella battaglia preso come non mai, più che deciso ad ammazzare almeno una dozzina di persone, ha però due sorprese più o meno belle, ovvero la comparsa della “zia” Mana (e qui Akamatsu viene a linciarmi personalmente) e Rodolphus Lestrange che gli fa un bello scherzetto riuscendo a prendere l’unico ostaggio che contava davvero qualcosa (chissà perché ma in genere gli ostaggi non contano mai nulla), comunque se l’è davvero vista brutta, questa volta, e vi è andata bene che ero pure di luna dritta e non l’ho ammazzato malamente…

Però Draco è ancora vivo (ho letto troppe fic dove moriva, ringraziate anche loro) e quindi suppongo che a questo punto debba seriamente mettermi a riflettere su Devlin, o meglio, credo che dobbiate mettervici voi.

Con questo scappo perché sono sempre di fretta e senz’altro mi sarò dimenticata qualcosa, ad ogni modo scusatemi e ci vediamo al prox aggiornamento!

Un bacione!

 

PS: per quanto riguarda il numero totale di capitoli… non credo che andrà avanti moltissimo, siamo agli sgoccioli…

 

PS2: qualcuno mi ha chiesto degli spoiler sulle Relazioni e, anche se non è la sede più indicata e io in genere non ne faccia, non credo di potervi levare almeno qualche piccolo indizio.

Come si poteva chiaramente capire dal finale che ho scritto, protagonisti di questa nuova avventura saranno i due figli di Draco ed Herm, Leonard e Gardis, e tutta la nuova generazione alle prese con qualche mistero proveniente dal passato (chi ha orecchie per intendere intenda), ma, soprattutto, mooooooooolti nuovi casini creati ex novo per loro.

Spero che verrete a leggerla in tanti quando mi deciderò a pubblicarla, nel frattempo ringrazio tutti quelli che stanno seguendo questa storia!

 

PS3: la canzone con cui è inframmezzata la storia è Boulevard of Broken Dreams dei Green Day, pescata dal mio strampalato repertorio che, tuttavia, mi sembrava piuttosto indicata per rappresentare lo stato d’animo quasi di abbandono che Draco prova nei confronti delle cose adesso che Herm non c’è più e sta combattendo come un matto.

Anche se sono una scrittrice [in erba] e raccontare è il mio lavoro, credo che questa canzone esprima molto meglio le cose che centinaia delle mie descrizioni prosastiche e noiosissime.

Non entro nel merito dei gusti, so che ad alcuni potrebbe non piacere, io spero che riusciate a leggere il parallelismo ^_^

 

Luana1985: direi di no, Draco ha davvero ben poco tempo per pensare al suo eroico quanto sconsiderato gesto, direi che prima è basilare cercare di portare a casa la pelle perché pare che i mangiamorte siano piuttosto intenzionati, invece, a spedirlo sottoterra.

Mi dispiace di averti sconvolta, scusami, comunque mi auguro che ti piaccia anche questo nuovo capitolo, ciao e un kiss! Nyssa

 

Vavva: credo che l’incombente fine della storia sia l’unica cosa che mi salva dalla persecuzione a vita per quello che ho fatto ad Herm, ma su, abbiate un po’ di fiducia, sono un’autrice dalle mille risorse! (in verità ancora a riflettere su come rimediare al casino, ma di questo se ne discuterà in futuro).

Mi fa molto piacere che la vicenda narrata nel precedente cappy ti sia piaciuta, in effetti Herm è stata grandiosa e, come ripeto sempre, sconsiderata: sappi che non approvo per  niente quello che ha fatto, ma avevo determinate esigenze di copione e alla fine mi sono decisa a farle fare qualcosa che non mi andava.

Nel precedente capitolo si guarda parecchio dentro alle persone: Draco, Herm, Blaise e la McGranitt, ciascuno ha la sua vita e le sue motivazioni per fare ciò che fa ed è un po’ come tirare le fila di tutta la storia, dall’altra parte, però, in questo ventiquattresimo capitolo si descrive molto, invece, ciò che accade fuori.

Penso che in una battaglia sia più calzante vedere la vicenda, anche perché immagino che la mente sia impegnata a fare altro piuttosto che lunghi flashback come in Holly e Benji…

Mi auguro che ti piaccia ugualmente e aspetto quindi una tua opinione! Ciao e un bacione grandissimo, Nyssa

 

Fragola1991: i colpi di scena cominciano a comparire un po’ in questo perché nell’altro bisognava spiegare tutta la situazione, ad ogni modo non disperare, ci saranno tantopiù che siamo quasi all’inizio e non mi gira molto di lasciare la nostra Herm stecchita in infermeria…

Come richiesto, ho aggiornato il prima possibile, mi auguro che l’attesa non sia stata eccessiva e ne approfitto anche per ringraziarti di tutti i complimenti che mi ha fatto, grazie davvero di cuore!

Adesso ti saluto, un bacio, Nyssa

 

Lord Martiya: chiaro e conciso. Per la prima cosa, come vedi, ho cominciato perché la nostra bella Mana è finalmente arrivata sulla scena, anche se penso che qualche accanito fan del sensei vorrà ammazzarmi per come le ho un po’ storpiato il carattere, ma ricado sempre nella solita scusa di “esigenze di copione”.

Per quanto riguarda salvare Hermione ci sto lavorando, anche se capirai bene che non è molto facile, ma ho in mente una cosuccia…

Spero che il cappy ti sia ugualmente piaciuto e aspetto di conoscere la tua opinione a proposito, ma premetto che la battaglia non è ancora finita, eheheh!

Ciao e a presto! Nyssa

 

Jocker666: ciao e benvenuta! È bello sapere di avere tanti assidui lettori e lettrici che seguono la storia anche se non la commentano! Credimi, ti capisco benissimo, pure io sono rincorsa giorno e notte dalle scadenze e ogni volta rischio di essere in ritardo con la pubblicazione del capitolo ed è bruttissimo visto che tutti mi chiedono sempre di aggiornare sempre…

Ad ogni modo grazie per tutti i bei complimenti che mi hai fatto! Per quanto riguarda la pesantezza ammetto che è uno dei miei grandi difetti, non solo quando scrivo di storie, se poi ci sono mille altre storie dentro alla Storia, beh, mi trovo sempre costretta a sprecare più spazio del previsto per chiarire i dettagli poco chiari che sono sempre troppi.

Spero che anche gli ultimi capitolo che nella scorsa recensione non avevi ancora letto ti siano piaciuti e mi auguro che sia lo stesso anche con questo, quindi spero di vedere presto il tuo nome tra le recensioni per avere un tuo parere.

Nel frattempo ti saluto e ti mando un bacio, Nyssa

 

Giuliabaron: anche io sono totalmente favorevole agli happy ending, il problema è riuscire a costruirne uno credibile dopo quanto ho fatto succedere… non posso certo fare una cosa campata per aria che non sta né in Cielo e né in Terra… ad ogni modo, come ho già detto, ci sto lavorando sopra e spero di riuscire a trovare la soluzione ideale per accontentare tutti i cultori di lieti fini, me per prima.

Spero che il capitolo ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e un bacio grande, Nyssa

 

Shavanna: innanzi tutto un grazie con inchino per le belle parole con cui hai iniziato la recensione, credimi, sono davvero commossa, quasi che non smetterò di scrivere solo per ricevere ancora dei commenti così =^_^=

Ehehe, la vicenda finale non è molto intricata e piano piano si stanno dipanando i fili della matassa, probabilmente avrai già capito che cosa è accaduto e, se non è così, stai tranquilla che nel prox aggiornamento spiegherò tutto per filo e per segno, dopotutto credo che i tempi siano maturi.

Mi piace da morire quando mi chiami “regina degli enigmi”, tu si che sai come adulare l’ego smisurato di una scrittrice come me!

Comunque aspetto di avere la tua opinione su questo primo pezzo della battaglia, a presto quindi! Ciao e un bacione grande grande grande! Nyssa

 

Akiko: interrogativo interessante, in effetti me lo sono posta anche io qualche volta, ma poi ho sempre liquidato il problema visto che non era molto rilevante per la vicenda… comunque chissà che una volta o l’altra non mi giri di dirlo da qualche parte… ecco un’altra cultrice dell’happy ending: come ho già detto sono io la prima ad amarli, ma bisogna costruirli bene sennò rovinano tutta una storia di sacrifici e idee, quindi mi ci metto d’impegno appena ho tempo e invento qualcosa di sensato che non sia proprio cascato dal Cielo.

Probabilmente stai per dire che sono pazza, ma non preoccuparti, riuscirò a terminare il tutto, è solo l’ansia pre verifica che mi assale alle nove di sera… l’esame si avvicina, spero di riuscire a completare la storia per allora in modo da lanciarmi a cuor leggero, intanto ti faccio un in bocca al lupo anticipato per la maturità dell’anno prossimo!

Per quanto riguarda cappy e spoiler, invece, sono nella sezione spazio autrice.

Mi auguro che il capitolo ti piaccia, aspetto di sapere! Un bacione grande, Nyssa

 

 

 

 

   
 
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