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Autore: LuluXI    06/01/2014    3 recensioni
Il ragazzino alzò lo sguardo, che fino ad allora era rimasto inchiodato sul cibo: nessuno dei convitati stava mangiando. Tutti sedevano, nei modi più disparati, coi volti quasi invisibili, nascosti dalle innumerevoli ombre gettate dalle fiaccole. Nuovamente si sentì turbato, perché la sua prima impressione non era errata: vi era qualcosa di strano in quel luogo.
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Aiolia, dodici invitati dai volti misteriosi e una tavola imbandita per la cena. Le ombre non permettono di vedere chiaramente chi siede a tavola, ma in quel silenzio irreale una cosa è certa: nessuno parla, nessuno mangia. Per quale ragione il giovane Saint del Leone si trova lì?
[Partecipa alla Challenge "Chi, con chi, cosa facevano?"
Genere: Mistero, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leo Aiolia, Sagittarius Aiolos, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati più di tre mesi dalla mia ultima pubblicazione e mi sono detta che, se dovevo fare il fantasma, dovevo farlo con stile; quindi, pubblicando sporadicamente qualcosa. Perché a dirla tuta non sono ancora pronta a buttarmi la scrittura alle spalle anche se non ho quasi più tempo. Perciò eccomi qua. Come altre mie storie, questa partecipa alla Challenge “Chi, con chi, che cosa facevano” ma qual è la traccia, questa volta, ve lo svelerò alla fine (sennò faccio troppo Spoiler!) Che dirvi? Spero vi piaccia. Risale all’estate del 2012 e, sebbene riveduta prima di essere pubblicata, non è molto diversa da com’era allora. Il titolo è diverso, partorito adesso (momento in cui pubblico) e lo trovo assolutamente delirante ma considerata la storia bhe… un titolo delirante può andar bene. Richiamerà a molti “Il Leone, la Strega e l’Armadio” de “Le Cronache di Narnia” di Lewis, ma la storia non si avvicina per nulla a quella narrata in quel libro.
 

Il Leone, gli invitati e la tavola

 
“E poi, ancora
l’orologio d’ebano,
nella sala di velluto,
che batte tutte le ore
pietrificando per un attimo
i sogni.
 
E cade il silenzio e l’immobilità
E si sente soltanto l’orologio"
[Edgar alla Poe, “La Mascherata della Morte Rossa”]
 
La stanza era immersa nella penombra, rischiarata solo da delle torce appese alle pareti e da qualche candela che, con la sua flebile fiammella illuminava la lunga tavolata posta al centro della sala, unico mobile presente assieme alle sedie. Il rettangolo di legno, supportato da diverse gambe intarsiate, era apparecchiato per tredici persone. Tutti i posti erano occupati, tranne uno. Aspettavano solo lui, era chiaro e, sebbene titubante, Aiolia si sedette. La sedia era troppo alta per le sue gambe di bambino e, per questo, i suoi piedi non riuscivano a sfiorare il pavimento. Tuttavia non si perse d’animo e, nella maniera più composta possibile, posizionò il tovagliolo sulle gambe.
 
“Stai tranquillo” gli disse con voce rassicurante suo fratello Aiolos, seduto alla sua destra. Un po’ più rincuorato prese in mano la forchetta per iniziare a mangiare, ma l’insolito silenzio lo fece desistere: non un tintinnio di bicchieri, non il rumore di una posata riposta accanto al piatto turbava quella quiete; nulla. Il ragazzino alzò lo sguardo, che fino ad allora era rimasto inchiodato sul cibo: nessuno dei convitati stava mangiando. Tutti sedevano, nei modi più disparati, coi volti quasi invisibili, nascosti dalle innumerevoli ombre gettate dalle fiaccole. Nuovamente si sentì turbato, perché la sua prima impressione non era errata: vi era qualcosa di strano in quel luogo.
 
Da quello che riusciva a vedere, conosceva pochissime persone. Lentamente si sporse in avanti per mettere meglio a fuoco la persona a capo tavola e sussultò quando, infine, la vide. Era una donna dai lunghi capelli fluenti e con uno sguardo penetrante; o almeno così appariva, sebbene non potesse dirlo con certezza, vista la distanza tra i loro posti. Era sicuro di non averla mai vista prima, eppure trovava in lei qualcosa di familiare, come se la conoscesse da tutta una vita. Guardandola, Aiolia si sentiva più sicuro, abbracciato da una luce colma di potenza divina, che sembrava scacciare l’oscurità che regnava sovrana nella sala.
 
Gli ci vollero parecchi minuti per trovare il coraggio di distogliere lo sguardo da quell’oasi di pace e tranquillità che aveva scoperto per caso. Tuttavia, ritenendo poco opportuno rimanere a fissare una persona, decise di dedicare la sua attenzione al ragazzo seduto alla destra della misteriosa figura. Aveva un viso comune, circondato da capelli castani ribelli e degli occhi marroni; eppure trasudava determinazione da ogni centimetro del suo corpo e fissava con malcelato rancore l’invitato seduto davanti a lui. Quest’ultimo non lo degnava di uno sguardo, intendo a parlare con…Saga?
Aiolia dovette sbattere più volte le palpebre per essere sicuro di aver visto bene; in fondo non vedeva il Saint dei Gemelli da parecchio tempo, dato che era scomparso nel nulla tempo prima. Eppure quell’invitato era identico a Saga, la sua fotocopia, ad eccezione dei capelli.
 
Osservandolo con attenzione si rese conto che quel misterioso individuo aveva i capelli di un azzurro più chiaro di quello di Saga. Alla ricerca di spiegazioni Aiolia riportò lo sguardo sul misterioso invitato con cui il presunto Saint dei Gemelli stava parlando, talmente a bassa voce che se non avesse visto muoversi le loro labbra, Aiolia sarebbe stato sicuro che fossero in silenzio. Anche l’altro invitato aveva i capelli lunghi e azzurrini, ma il Saint del Leone non lo aveva mai visto. Per un istante, uno solo, i loro sguardi si incrociarono e Aiolia percepì in lui un’energia pari a quella della donna a capo tavola, ma più minacciosa. Cercando di sfuggire da quel contatto visivo fastidioso volse gli occhi sulla figura seduta alla sua sinistra. Il viso del giovane, nonostante la vicinanza, era completamente celato alla sua vista, ma poteva scorgere chiaramente ciò che teneva vicino alle labbra: un flauto traverso. Il suo possessore sembrava in procinto di suonare così Aiolia rimase in attesa, nella speranza che la melodia potesse colmare il suo animo così angosciato. Aspettò ed aspettò, per parecchi minuti, ma non udì alcun suono: il silenzio rimase tale e quale a prima, sebbene il giovane stesse suonando.
 
Inquieto, il bambino volse lo sguardo all’altro lato del tavolo, alla sua destra. Nessuno sedeva a capo tavola, ma l’ultimo posto dal lato di Aiolia era occupato da un’altra donna, l’esatto opposto di quella che sedeva all’altro capo del tavolo. Così come quella brillava di luce, allo stesso modo quest’ultima era circondata dall’oscurità più nera, che si rifletteva nei suoi occhi tristi e malinconici e nei suoi lunghi capelli corvini. Con sguardo vuoto fissava l’altro lato del tavolo e coloro che occupavano i due posti a lei frontali. Esattamente davanti a lei sedeva un uomo con i capelli castano scuro e, alla destra di lui, un individuo a lui molto simile ma coi capelli praticamente bianchi. Anche loro potevano apparire come due opposti, se non fosse stato per la profonda oscurità che li avvolgeva.
 
Spinto da una curiosità irrefrenabile si voltò per osservare l’invitato che sedeva davanti all’uomo dai capelli bianchi, alla destra di suo fratello. Non cambiò molto dalle visioni precedenti: l’individuo era avvolto dalla stessa oscurità che sembrava pulsare, come un cuore maligno, attorno agli ospiti seduti a quel lato del tavolo. Inoltre quell’uomo era intento a rigirare con un cucchiaio il contenuto del suo piatto, con aria annoiata. Prima che Aiolia potesse distogliere lo sguardo, l’invitato catturò il suo, colmo di un’insana…crudeltà forse? Il giovane non sapeva dare una definizione a quello sguardo racchiuso al di sotto di un unico sopracciglio che rendeva quell’espressione tutt’altro che rassicurante. Faticando a respirare, come se avesse respirato ghiaccio anziché aria, Aiolia annaspò alla ricerca di ossigeno e il suo sguardo ricadde su colui che sedeva davanti a lui.
 
Ebbe un tuffo al cuore quando riconobbe la maschera rossa del Sacerdote che lo fissava, inespressiva. Si rese conto che, con ogni probabilità, Arles lo stava fissando da quando si era seduto al tavolo e quella consapevolezza non lo rese più tranquillo. Una delle candele tremolò all’improvviso producendo uno strano gioco di luce ed ombra sulle posate del Sacerdote, al quale Aiolia rivolse nuovamente lo sguardo; il che non migliorò la situazione, visto che al posto di forchetta e coltello Arles aveva una daga. Aiolia non riusciva a capire il perché di quelle stranezze; in effetti non sapeva neanche il perché di quella cena e, cercando nella sua memoria, non riuscì a trovare nulla che gli desse spiegazioni sul come e sul perché della sua presenza lì. Riportò lo sguardo su Arles, quasi a voler chiedere una spiegazione, ma tutti i suoi propositi gli morirono in gola assieme alle domande davanti a quella maschera, che sembrava volergli strappare l’anima e, convinto di non poter trovare nulla che potesse esser peggiore di quello sguardo, si volse per osservare l’unico invitato di cui ancora non conosceva il volto: quello seduto davanti a suo fratello, alla sinistra di Arles.
 
Con suo grande sollievo, riconobbe in lui il volto amico di Shura. Quest’ultimo indossava la sua armatura e fissava davanti a sé con aria sconvolta.
Per l’ennesima volta quella sera Aiolia non riuscì a capire cosa succedeva: perché Shura avrebbe dovuto guardare in quel modo suo fratello? In quel preciso istante una folata di vento, giunta da un punto impreciso, mosse il mantello del Gold Saint, che fino ad un istante prima era avvolto attorno al braccio di Excalibur, mostrando l’orrore fino ad allora celato: sia il braccio sia il mantello erano macchiati di sangue. Quella visione fu l’ultima che il bambino riuscì a sopportare senza chiamare aiuto. Istintivamente tirò il fratello per una manica.
“Los, Los…che è successo a Shura? Cosa ci facciamo qui?”
 
Aiolos non rispose e Aiolia continuò a strattonarlo, incapace di staccare gli occhi da Shura; ma in nessun modo riuscì ad attirare l’attenzione di suo fratello e, sempre più terrorizzato, ritrasse la mano per pulirsi la fronte dal sudore. La sentì ricoperta di una sostanza vischiosa, fastidiosa: sangue. Solo alla vista della sua mano imbrattata di rosso si decise finalmente a guardare il fratello. Quest’ultimo, esattamente come Shura, guardava fisso davanti a se, ma i suoi occhi non potevano più vedere nulla. Aiolos era lì, morto, con il corpo solcato da un lungo taglio verticale, preciso, che aveva reciso quasi del tutto il braccio destro dal corpo. Nell’istante in cui Aiolia si rese conto della morte del fratello ogni fonte di luce si spense e la sala rimase illuminata solo dalla figura seduta a capo tavola; allo stesso tempo, assieme alla luce, scomparve il silenzio, sostituito dal suono malinconico di un flauto, che suonava un Requiem. Quel suono che fino ad un istante prima Aiolia aveva cercato, gli arrivava in quel momento come una pugnalata al cuore. Cercò di tapparsi le orecchie per sottrarsi a quella melodia demoniaca, ma fu tutto inutile. A peggiorare la situazione giunse altra oscurità che, espandendosi dal lato destro del tavolo, arrivò a soffocare anche la luce portata dalla donna seduta all’estremità opposta. AIolia urlò, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.
 
Si risvegliò nel suo letto, sudato e ansante e subito cercò con gli occhi il fratello: ma il suo letto era vuoto. Dal’esterno della camera giungevano grida incontrollate e poco dopo la porta venne abbattuta e un drappello di uomini fece irruzione con delle torce, accecando i suoi occhi che fino ad un istante prima erano stati avvolti dalle ombre.
“Parla moccioso, lui dov’è?”
“Dove si è nascosto il traditore?”
“Dov’è tuo fratello, dov’è quel traditore?”
Il sogno sfuggì dalla mente confusa del giovane Aiolia, sottraendogli informazioni e verità preziose, lasciandogli tuttavia nel cuore un'unica, devastante consapevolezza: in quel momento suo fratello era già morto.
 
 
 
 
Note conclusive:
La traccia della Challenge era la seguente:
Roulette! 28: 1 o 2 o 3 è a cena con 13 persone: uno di loro è morto. Nella mia personale estrazione casuale:(1)Aphrodite (2)Camus (3)Aiolia. Ovviamente, visto il mio amore per la tragica accoppiata AIolia e Aiolos ho scelto il caro leoncino! (riportando alla luce l’ennesima versione degli incubi del povero Aiolia; ma se siete degli appassionati bhe, da qualche parte nei meandri di EFP c’è la mia storia “Ombra” che tratta il legame tra i due fratelli. E sì, sto facendo pubblicità occulta).
 
Che altro dire? Le mie descrizioni fanno schifo, secondo me, per questo vi lascio una bella cartina della tavolata (bella per modo di dire). Ovviamente, niente nomi per i misteriosi personaggi (ecco svelato il mistero delle parole colorate), ma penso che siano facilmente intuibili. (ovviamente siete invitati a fare supposizioni e domande nelle recensioni! ;) ). Concludo dicendo che inizialmente ero entusiasta di questa storia, poi il tutto è andato scemando, perché la trovavo troppo descrittiva e con poca sostanza, nonostante io avessi dato un significato legato a tutta la vicenda dei Saint a questa visione di Aiolia. Però ero troppo legata ad essa per lasciarla a marcire sul mio pc.
Detto questo, un saluto a tutti, buon 2014 e…alla prossima! (spero non sia troppo lontana, questa "prossima volta"…)


   
 
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