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Autore: Fede_Wanderer    06/01/2014    1 recensioni
Castiel è seduto nel mezzo del nulla, su qualche pezzo di pietra unito a creare una panchina innevata in un angolo di Paradiso dimenticato da ogni Angelo fuorchè lui e, forse, dimenticato da Dio.
[Spoiler sulla 6x20, 'The Man Who Would Be King']
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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~ Mani



e se hai le mani sporche che importa

tienile chiuse e nessuno lo saprà




Castiel è seduto nel mezzo del nulla, su qualche pezzo di pietra unito a creare una panchina innevata in un angolo di Paradiso dimenticato da ogni Angelo fuorchè lui e, forse, dimenticato da Dio.

Ha le spalle pesanti per il fardello che si trascina dietro da troppo tempo, ha le orecchie intontite dal ronzio incessante delle voci accusatorie di tutte le persone a cui ha mentito, ha gli occhi più tristi e antichi che mai.

Si guarda le mani, mentre pronuncia un'ultima, disperata preghiera ad un Padre disperso; si guarda le mani e vede il sangue che ha sparso e la lurida polvere sollevatasi dalla terra marcia in cui è caduto nel corso del suo cammino fatto di scelte sbagliate.

Ma distoglie lo sguardo e torna a pregare e mentre prega racconta e ricorda ogni cosa.



Ricorda il momento in cui, pieno d'orgoglio e certo d'ogni sua convinzione, ha allargato le braccia e mostrato i palmi delle mani ai suoi fratelli, sorridendo mentre parlava loro di libertà, di scelta, di avversione al fato, di concetti troppo umani perchè potessero afferrarli.

A ripensarci ora, Castiel si rende conto di quanto fosse terribilmente estranea a loro ogni sua azione: l'assurda fede nella sua missione liberatoria, la sua predicazione... e poi quei movimenti, quel gesticolare delle mani che accompagnava le sue parole, quasi come se si sentisse a proprio agio in quel corpo, quasi come se fosse suo, quasi come se Castiel fosse umano.

E non lo era, ma di un umano aveva tutti i difetti ed i peccati. Li ha ancora.



Castiel ricorda l'eterno pomeriggio estivo di un uomo autistico affogato nella propria vasca da bagno.

Ricorda d'aver cercato rifugio lì all'alba della supposta resa a Raphael; ricorda d'aver camminato in tondo tra l'erba verde senza riuscire a mettere un po' di pace tra i suoi pensieri; ricorda d'aver invidiato l'anima del pover'uomo con l'aquilone, felice per sempre, senza la lacerante consapevolezza del destino, della libertà di scelta o delle guerre civili.

Più di tutto, ricorda d'aver desiderato di poter sfiorare il filo di quel colorato aquilone con la mano e lasciarlo volare nel vento, senza pensieri, senza pesi nel cuore, senza il ricordo delle sue dita che si appoggiavano lievemente sulla fronte di Dean guarendolo da ogni ferita e cambiando il destino.



Castiel ricorda il momento in cui ha stretto le dita come a formare un pugno e ha colpito Raphael con una mossa sola, veloce, inaspettata, dichiarando l'inizio della guerra civile in Paradiso.

Ricorda d'aver poi lasciato cadere il braccio inerte e d'averlo sentito più pesante che mai.



Castiel ricorda d'essersi sentito libero da ogni scelta sbagliata, libero da ogni peso, da ogni responsabilità, da ogni bugia, da ogni errore, nel momento in cui ha dimostrato lealtà uccidendo in un colpo i demoni che Crowley - maledetto verme mentitore alleato alleato per quale dannato motivo era suo alleato - aveva mandato a ripulire il mondo dall'esistenza dei Winchester.

Il sangue delle creature morte gli era colato fra le dita, ma invece di sporcarle, gli pareva che, assurdamente, le guarisse.



Castiel ha stretto i pugni quando i Winchester l'hanno perdonato.

Per un breve istante ha sperato di nascondere in un pugno chiuso gli orrori del proprio percorso e del proprio animo, la vergogna per un perdono che non meritava, l'imminenza dell'ennesima bugia, il rimorso nascosto nei suoi occhi, la verità, la verità intera.

L'ha sperato e quasi - quasi - c'è riuscito; e ha allentato la presa delle unghie sul palmo, rilassato, scacciando il disprezzo e beandosi del sollievo.

Poi, inevitabilmente, bambino ingenuo che non è altro, s'è tradito con la lingua.

Castiel sospira quando se ne ricorda.



Castiel è seduto nel mezzo del nulla.

Non c'è un Dio ad ascoltare le sue preghiere, non c'è vita a rispondere alle sue confessioni sotto il manto bianco e immobile della neve.

Ci sono solo le sue mani che, ormai troppo sporche per poterle nascondere, sfiorano prima e stringono poi con forza quella ruvida corda che è la Libertà e con lentezza estrema creano un nodo scorsoio attorno al suo collo.



N.d.A.: Il verso iniziale appartiene a 'Luci a San Siro' di Vecchioni. Castiel appartiene a Kripke e compagnia. I miei feels estremi appartengono a me. 
   
 
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