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Autore: MeikoBuzolic    07/01/2014    0 recensioni
"Il viaggio durò a lungo. L’altoparlante comunicò «Stiamo per arrivare all’aeroporto di Mystic Falls».
L’atterraggio fu brusco, mi mossi in difficoltà nel piccolo corridoio, scesi, mettendomi le mani alle orecchie per il rumore degli aerei vicini che decollavano. Dopo diversi minuti, arrivarono le mie valige, le misi nel carrello, e seguì i cartelli di uscita. La porta scorrevole si aprì..."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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12.
«Matt!» esclamai sorpresa.
Lui era immobile davanti ai miei occhi, ci guardava con quei suoi meravigliosi occhi azzurri.
«Che ci fai qui?» disse Matt duramente, guardando Kol.
Prima che Kol potesse rispondere intervenni «Non volevo che tu lo venissi a sapere in questo modo, volevo che tu non soffrirsi» spiegai.
Lui strinse i pugni «Dimmi solo che ti ha soggiogata» suppose, ma sembrava più una preghiera.
Sospirai «Matt» mi avvicinai a lui, quei pochi metri sembravano chilometri.
Lui si allontanò schivandomi.
Guardò Kol furioso, camminnò verso di lui «Mi avete rotto il Cazzo! Voi succhiasangue!» e strinse il pugno destro, e tirò un pugno dritto alla faccia di Kol.
Kol piegò il volto, indirezione a dove lo spinse il pugno, sorrise divertito.
Corsi in mezzo ai due uomoni, che erano così diversi ma entrambi perticolarmente belli, guardai gli occhi scuri di Kol «Kol non farlo!» ordinai.
Kol e Matt continuavano a scambiarsi uno sguardo di sfida.
«Non gli farò del male, per ora. Ma quarterback tieni gli occhi aperti» disse con tono minaccioso. 
«Non mi fai paura» ringhiò lui.
Kol rise divertito «Vado» baciò la mia fronte, fece per andarsene.
«Non c'è bisogno. Sono io quello di troppo, adesso vado» disse Matt furioso, si diresse alla porta.
«Matt! Aspetta!» esclamai, ma lui non si fermò.
Matt sparì dalla mia vista, ma ebbi l'impressione che sparì anche dalla mia vita.
Guardai Kol, ero triste, avevo perso una persona speciale.
Sentivo la tristezza aumentare, il petto mi faceva male e sentivo il freddo dolore espandersi, sapevo che quella semplice tristezza poteva diventare qualcosa di molto peggio.
Mi diressi alla scrivania, presi il cd con gesto automatico, lo misi allo stereo e lo accesi. Le note di quel piano risuonavano su tutta la stanza.
Aprii il primo casetto del comodino e presi le mie pasticche, e mi sdraiai a letto allontanando i brutti ricordi. La stanchezza si fece sentire prima del previsto, guardai Kol che mi guardava turbato, come se provasse pena per me.
«Ti prego non fissarmi con quello sguardo» sorrisi, sentivo gli occhi appesantirsi, «Sono solo delle pasticche, le prendono tutti».
Lui si avvicinò, sdraiandosi a letto.
«Per cosa ti servono?» domandò stringendo la mia mano, mi guardò con quei intensi occhi marroni che mi stordivano più di quelle stupide medicine.
«Sono antidepressivi» spiegai. «Ora non ho voglia di raccontarti, lo farò un altro giorno» mi avvicinai a lui, appoggiandomi al suo petto, le sue braccia mi avvolsero dolcemente, come se solo quell'abbraccio potesse difendermi.
«Io posso aiutarti» disse lui.
«Non puoi, sono una strega» ammisi, caddi in un sonno profondo.

La sveglia suonò.
Mugulai, infilandomi sotto le coperte.
Smise di suonare.
Affacciai il viso da sotto le coperte, accanto a me si trovava Kol, seduto con la sveglia tra le mani - che ci fa qui? - pensai, e gli sorrisi - sto sognando? - supposi. 
La luce del sole batteva sulla sua pallida pelle, i suoi occhi scuri avevano riflessi nocciola, mi sorrise dolcemente, era la cosa più bella che mi fosse capitata dal giorno che la morte era entrata nella mia casa.
«Che ore sono?» domandai ancora assonnata.
«L'ora di andare a scuola» disse lui divertito.
«Stai scherzando?» il mio tono si fece serio.
«No!» sorrise. 
Mi alzai di scatto, mi precipitai in bagno.
Mi guardai allo specchio: capelli arruffati, trucco sbavato e occhiaie scure attorno agli occhi - lui mi ha visto in queste condizioni e non è scappato dalla paura? - fui stupita.
Entrai nella doccia, uscii con l'asciugamano rosa e mi asciugai i capelli velocemente e mi piastrai. 
Uscii dal bagno per vestirmi, quando Kol mi guardò alzò il sopraciglio.
Lo guardai inizialmente dubbiosa poi guardai la corta asciugamano.
«Kol, girati!» rotai il dito indice.
«Ti ho già visto nuda?» disse con smorfia stranita.
«Non m'interessa lì è l'eccitazione che nasconde la mia purità» spiegai, anche se il concerto era poco chiaro. 
Infilai i jeans, la canottiera, la camicia blu, e gli anfibi. Presi lo zaino e scesi giu le scale di fretta, Kol mi seguì.
«Kol che fai? Mia nonna potrebbe vederti!» dissi allarmata.
«E' uscita» avvisò.
«Ah!» sorrisi.
Buttai lo zaino vicino alla porta, mi diressi in cucina, ma Kol mi spinse a sedermi.
«La colazione è il pasto più importante» disse, mettendosi ai fornelli.
In pochi minuti preparò una veloce colazione, Toas con burro e marmellata, latte freddo con cereali e pancakes con sciroppo d'acero.
Spalancai gli occhi. «Non riuscirò a finire tutto questo da sola» esclamai sorpresa.
«E chi ti dice che sia solo per te» sorrise, e si accomodò accanto a me, facendo una dolce colazione, tra chiacchiere e risate.
Mi fermai alla porta e la chiusi.
«Buono studio» mi baciò Kol dolcemente, come una di quelle coppie perfette.
Arrossii «Buona giornata» augurai, e partii col mio motorino.

La campanella suonò e mi diressi in classe.
Camminai tra il corridoio affollato alla ricerca della classe.
«Buongiorno professor Salzman» sorrisi allegra - ha ragione, una buona colazione mette di buon umore - e mi sedetti al mio solito posto.
Dietro di me, si trovava uno strano ragazzo dai capelli rossi, la lezione iniziò. 
Cercai Matt con lo sguardo, ed era seduto dietro al ragazzo dagli occhi verdi accanto alla finestra, cioè Stefan Salvatore.
Notò il mio sguardò e ricambiò con un sgurado agghiacciante.
Bonnie ed Elena entrono in classe.
«Scusi il ritardo» si riferirono al professore.
«Ciao» salutai, sorrisi a Bonnie.
«Buongiorno» disse la ragazza dai capelli castani, Elena.
«Ciao, Cai» disse Bonnie.
«Oggi verrai alla festa Miss Mystic Falls?» domandò Bonnie.
«Non so...» risposi indecisa.
«Ci sarà da divertirsi» disse Elena, regalandomi un dolce sorriso.
Quel sorriso mi convinse «Okay! Ci verrò, come devo vestirmi?» sussurrai per non farmi sentire.
«Elegante» rispose Elena.
«Tua nonna è una delle organizzatrici» avvisò Bonnie.
«Si ne sono consapevole, voleva farmi partecipare» raccontai.
«E tu?» domandò Elena incuriosita.
«Ho rifiutato. Non amo i concorsi di bellezza» spiegai.
Le ragazze si guardarono scoppiando in una risata complice.
Le guardai incuriosite.
«La nostra amica Caroline è il tuo opposto» ammise Bonnie.
«Ah!» risi.
«Ragazze volete uscire fuori?» domandò ironico il professore.
Fra di noi calò il silenzio.
Le lezioni finirono e io mi diressi a casa.
«Ciao, nonna» salutai.
«Ciao tesoro!» urlò lei dalla cucina. «Prepapro il pranzo, vuoi qualcosa?» domandò.
«No, grazie. Ho saputo che oggi pomeriggio a Miss Mystic Falls ci sarà un buffet» sorrisi, e andai in cucina.
«Allora parteciperai?» disse gioiosa la nonna.
«No» risposi freddamente, «Vengo perchè so che ti fa piacere» le sorrisi.
Lei aprì le braccia, io mi avvicinai, mi abbracciò «Sono felice lo stesso» e mi baciò la fronte.
«Per fortuna ho comprato un abito per te» disse eccitata.

   
 
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