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Autore: Mirae    07/01/2014    2 recensioni
Una verità sconcertante torna a galla dopo diciannove anni per sconvolgere la vita di molte persone, in particolare di Hermione Granger e Draco Malfoy, mentre una nuova minaccia incombe sul Mondo magico.
Anthony Brandt ha scritto: "Altre cose possono cambiarci ma cominciamo e finiamo con la famiglia". (Episodio 1*19 Criminal Minds, “Machismo").
Si tratta di una Blamione.
Nota importante, visto che mi dimentico sempre di inserirla nelle note finali: nel prologo ho inserito la traduzione in latino (ottenuta col traduttore di Google - quindi con tutte le limitazioni del caso) della poesia "Initium" di Federico Garcia Lorca.
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I 5 Sensi'
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Disclaimer: i personaggi principali della saga di Harry Potter appartengono a J. K. Rowling e alla casa editrice che ne detengono i diritti. Questa storia non è scritta a scopo di lucro, ma esclusivamente con intenti ludici, al fine di divertire chi l'ha scritta e che ha voglia di leggerla.
 

Capitolo 34

 

28 Marzo 1999
        «Avanti, Dra’, siediti», gli impone il cognato, stufo di vederlo andare su e giù per l’ampio salone di Annwyn Castle e sentirlo sproloquiare.
«Ha ragione Blaise, Draco. Mi stai facendo venire il mal di mare…», lo implora la sorella.
«E tu non vuoi che tua sorella mi tradisca con il water, vero?» Lo minaccia scherzosamente l’amico. In realtà, sa perfettamente come si sente: c’è passato anche lui pochi mesi prima. Fortunatamente, però, quell’ansia era durata solo poche ore, mentre Astoria è stata rapita ben un mese prima e ora mancano solo tre giorni al plenilunio. Tutti e tre sanno esattamente cosa significa, ma cercano con tutte le loro forze di allontanare quel pensiero.
«Voi non capite», si agita ancora il biondo, «lei mi amava, sinceramente, mentre io non sono mai riuscito a dirglielo, perché io non l’amavo, capite? E adesso lei è stata rapita da mio zio, è forse, forse… è già…». Si lascia cadere sulla prima poltrona vicino.
«Dra’…», l’ammonisce Blaise.
«Non devi neanche pensarla una cosa del genere!» Interviene, invece, Hermione. «Anch’io sono stata rapita da Lestrange, ma come vedi mi sono salvata. Sono sicura che anche lei-», ma il fratello la blocca: «È passato un mese! Un mese, Hermione! E oggi, mancano esattamente tre giorni alla luna piena: sai cosa significa, vero?»
A interrompere il dialogo dei ragazzi, è un gufo reale, il gufo di Narcissa, riconoscono Hermione e Draco.
Inspiegabilmente, il rapace porge la zampa con la missiva al padrone di casa.
«Allora?» «Che cosa dice?» Chiedono in contemporanea i due Malfoy.
«Farvi gli affari vostri, magari?» Ironizza Blaise, ma Hermione scoppia in lacrime.
«Tesoro! Ti prego, non piangere, stavo solo scherzando», cerca di tranquillizzarla il marito. Ogni volta che parla, deve soppesare ogni singola parola perché, con gli ormoni in subbuglio che si ritrova, Hermione equivoca anche solo il tono e si trasforma immediatamente in una fontana rotta: si augura che prima o poi quella gravidanza giunga al termine. Merlino! Non poteva trattarsi di una semplice gravidanza? E invece, no: è una gravidanza gemellare, ma non una qualsiasi: i gemelli sono ben tre! Tre!
Non visto dalla moglie, mentre la consola, con la mano libera, passa la missiva a Draco.
«Io devo andare… Theo mi aspetta per fare quel compito di Babbanologia…», prova a imbastire la prima scusa che gli viene in mente.
«Oh, perché non venite tutti qui domani sera? Blaise ha comprato un magnifico televisore e abbiamo una raccolta di VHS molto belle: alcuni sono vecchi film, mentre altri sono appena usciti. Potremmo vederne uno assieme. Che ne dite?» Propone ai due ragazzi, tirando su col naso e non accorgendosi che suo fratello è più pallido del solito.
«Usciti da dove?» Chiede candidamente Blaise, soddisfatto che Hermione non pensi più al gufo di Narcissa e alle lacrime che l’avevano colta poco prima.
«Da nessuna parte! È un modo di dire babbano che indica una nuova produzione. Ragazzi, forse vi conviene mettervi a studiare Babbanologia con un po’ più di impegno: i MAGO sono dietro l’angolo!» Li riprende lei.
«Tanto nessuno di noi due ha intenzione di prendere i MAGO in quella materia. Comunque, adesso devo proprio andare. Theo mi sta aspettando e stai tranquilla: gli proporrò questa tua idea per domani sera», ma, anziché dirigersi verso il camino, si smaterializza direttamente. Non può correre il rischio che sua sorella senta qual è la sua vera destinazione.

§ § § § § § § § § §

 

14 Febbraio 1999
«Draco, dove mi stai portando?»
«È una sorpresa».
«Non vedo niente!»
«Se vedessi, non sarebbe più una sorpresa».
«Uff». Ad Astoria, bendata con una sciarpa nera, non resta che seguire il fidanzato, il quale, al suo sbuffo, si permette una leggera risata.
È la sera di S. Valentino e lui l’ha obbligata a indossare il suo abito più elegante: un vestito corto color prugna, con la gonna, in leggero voile, leggermente più lunga dietro, e il corpetto abbellito da pailette. Sopra, un semplice coprispalle in velluto verde bosco. Dello stesso colore gli accessori: un braccialetto in cuio verde e cammeo incastonato, abbinato a un piao di orecchini in ambra verde, un ciondolo con cammeo, sempre verde, e un anello in tsvorite raffigurante un serpente attorcigliato.
Quando se la vede arrivare nella loro Sala Comune, rimane per una ttimo spiazzato: Astoria è sempre stata bella, ma quel vestito le dona particolarmente. Cercando di riprendere il proprio aplomb, Draco le gira intorno e, una volta alle sue spalle, con un ghigno che la ragazza non può vedere, tira fuori una sciarpa nera e le benda gli occhi.
«Draco! Ma cosa…», protesta la giovane, cercando di opporre resistenza.
Il ragazzo, però, non si lascia vincere: «Tranquilla. È una sorpresa. Ti fidi di me?» Le mormora, suadente, nell’orecchio.
«Dovrei?» Lo provoca lei.
«Ovvio: sono il tuo fidanzato».
E ora, passo dopo passo, la sta conducendo al settimo piano, nella Stanza delle Necessità.
«Draco, ma…»
L’intera Stanza è al buio, fatta eccezione per una camino scoppiettante e un tavolo, apparecchiato per due.
«È la Stanza delle Necessità», le spiega il fidanzato, «si modella secondo il desiderio di chi la evoca».
Voorebbe dirle: di te, ma l’unica cosa che gli esce di bocca è un banalissimo: «Tu no?», conducendola verso il tavolo.
«Perché il resto è al buio?» Chiede ancora la ragazza, tra la curiosità e il timore.
«Ogni cosa a suo tempo, Mademoiselle», è la risposta sibillina del biondo.

 

§ § § § § § § § § §

 

28 Marzo 1999
«Madre».
La donna, sentendosi chiamare all’improvviso, sussulta spaventata: «Draco! Perché non sei venuto via camino, come tutte le persone normali!» Lo riprende, visibilmente scossa.
«Perché nella vostra missiva vi siete preoccupata che Hermione non sapesse nulla, e io ho trovato la scusa di andare da Nott. Ora, se la vostra curiosità è stata soddisfatta, vi spiace soddisfare la mia? Perc-»
«Draco! Come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo!» Lo redarguisce la madre.
«Mi spiace, madre, non volevo mancarvi di rispetto», si scusa il ragazzo, «ma la vostra lettera mi ha preoccupato molto: perché mio padre è stato arrestato?»
Narcissa si siede su un divano, facendo segno al figlio di sedersi accanto a lei.
Prendendogli le mani, la donna inizia a raccontare: «Hanno trovato la terza vittima, senza lingua, ma col pugnale di tuo padre. Quello la cui scomparsa aveva denunciato il giorno dopo il fidanzamento di Hermione e Blasie. Ti ricordi? Durante la festa, erano scattati gli allarmi di protezione del Manor…»
«Lestrange! Come ha fatto a rubare un oggetto se nessuno ha notato la sua presenza?» Chiede il ragazzo, momentaneamente dimentico di un particolare.
«È proprio per questo che Lucius è stato arrestato: loro pensano che tuo padre sia suo complice. Sono sicura, però, che entro poche ore sarà a casa: basterà dire agli Auror che Rodolphus era un Animagus non registrato. Un pitone albino, per la precisione», spiega ancora la donna.
«E non credete che questo dettaglio lo possa mettere ancora di più nei guai? Un pitone sarà anche in grado di stringere un oggetto tra le sue fauci, ma aprire un cassetto o una cassaforte, o qualsiasi altra cosa dove mio padre lo teneva nascosto, beh, non credo sia tanto semplice se non si dispone di arti», ragiona Draco.
«Potrebbe essere tornato in forma umana per il tempo necessario e poi ritrasfgormarsi in serpe, ma a questo, al massimo, ci penserà il Legismago», lo rassicuira.
«Quindi ritenete che ci sia bisogno di un Legismago?» Draco strabuzza gli occhi: solo un attimo prima sua madre l’aveva rassicurato che nel giro di poche ore Lucius sarebbe tornato a casa, incolume, e ora si contraddice dicendo che è necessario un Legismago?
«In ogni interrogatorio è necessaria la presenza di un Legismago», lo informa la donna. «A ogni modo», riprende a parlare la donna, cambiando il tono di voce e prendendo le mani del figlio tra le sue, «tesoro, ascoltami, in questo momento devi essere forte. So che probabilmente non avresti voluto fidanzarti, non ora, probabilmente, ma ti ho osservato in questi mesi, anche se a distanza, e soprattutto nell’ultimo mese. So che provi qualcosa per Astoria e che sei preoccupato, ma…» Gira il volto, incapace di proseguire la frase.
«Ma… Cosa state cercando di dirmi, madre?» La incalza il ragazzo, mentre un sospetto si fa strada nella sua mente: la terza vittima. Hanno trovato la terza vittima. Il pugnale di suo padre accanto.

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10 gennaio 1999
«No, no, no, non osare avvicinarti a me con quella cosa in mano», gli intima Astoria, indietreggiando.
Draco non si fa impietosire e, anzi, assumendo la sua migliore faccia sìda schiaffi, le ghigna: «Perché no?»
Sono rientrati a Hogwarts da una settimana e nella notte fra il sabato e la domenica, una forte nevicata ha fatto sì che tutto il parco fosse abbondantemente imbiancato: qua e là è possibile vedere gruppi di studenti sfidarsi a battaglie a palle di neve. Draco e Astoria sono uno di questi.
«Perché sono la tua fidanzata, ecco perché», si imbroncia la giovane Serpeverde.
«Beh, allora, se non posso avvicinarmi a te, posso fare questo?» Le chiede, portandosi il braccio alzato dietro e lanciandole contro la palla di neve, centrandola in viso.
«Draco Lucius Malfoy! Come hai osato? Scappa, finché sei in tempo», si impermalisce la ragazza e raccoglie una grossa quantità di neve da terra, decisa a rendere pariglia.
«Ricordi il patto del fidanzamento? Io sono l’uomo e tu la donna», la beffeggia lui, col sorriso sulle labbra, mentre è il suo turno indietreggiare, intanto che Astoria gli si avvicina con fare minaccioso.
Indietreggiando, il ragazzo si viene a trovare vicino a un albero, e inciampa in una radice.
«Non oserai colpire una persona in svantaggio, vero?» Le chiede, speranzoso.
«Chi? Io? Colpire una persona in svantaggio?» Gli si rivolge con fare angelico.
Draco cerca di approfittare del momento facendole lo sgambetto.
La ragazza gli cade addosso, ma non molla la presa dalla palla.
I due si guardano, poi, quasi senza accorgersene, si ritrovano con le labbra di uno premute su quelle dell’altra.
Con la lingua, Draco accarezza il labbro inferiore di Astoria, chiedendole silenziosamente l’accesso. Astoria non glielo nega, ma, proprio quando il bacio si fa più approfondito, inaspettatamente, qualcosa di freddo, molto freddo entra a contatto con la sua schiena.
«Ah! Cosa…» Si stacca dalla ragazza, confuso, vedendo che lei, invece, sorride vittoriosa: «Sono una Serpe, mon cher», si alza lesta, scappando da lui, prima che si possa vendicare, ridendo come una bambina.
«Con una mossa da vera Serpeverde, Astoria Greengrass segna il punto, guadagnado il pareggio». Al riparo del colonnato, Blaise fa la telecronaca di quella improvvisata battaglia.
O almeno credeva di essere al riparo, finché una palla lanciata da suo cognato non lo centra: «Ehi, il mio mantello nuovo!» Si scandalizza il moro, suscitando l’ilarità della moglie. «Ah, donna perfida! Osi ridere di tuo marito, eh? Adesso ti faccio vedere io!» Caricandosela in spalla.
«Blaise, per favore, mettimi giù! Sonoincinta, ricordi?» Cerca di impietosirlo, ma il ragazzo le risponde, motteggiandola: «Chi è che dice sempre che essere incinti non è una malattia?», scaricandola, con quanta più delicatezza gli è possibile, in mezzo alla neve.
«Dillo ai tuoi figli, quando nasceranno mezzi congelati!» Si impermalisce la ragazza.
«Quante storie, Herm, nasceranno alla fine di agosto, hanno tutto il tempo di riscaldarsi», la prende in giro il fratello.
«Tu! Non osare chiamarmi Herm!» Lo attacca lei, con una palla di neve in mano, indecisa se vendicarsi di suo marito o di suo fratello.
«Io il mio e tu il tuo», le suggerisce Astoria, raggiungendola.
«Cazzo, Draco, siamo nei guai», si spaventa il moro, vedendo una strana luce negli occhi delle due ragazze: separate sono pericolose, ma assieme, e alleate contro di loro, sono veramente da evitare.
«Corri, Blaise, corri!» Lo incita il biondo, mentre dietro di loro, si levano le risate argentine delle inseguitrici.

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28 Marzo 1999
«Dunque, signor Malfoy, ricominciamo dall’inizio…» Il Capo Auror Harvey riprende l’interrogatorio. La sospensione è durata solo una settimana, ma alla fine, non trovando nulla contro di lui, il Ministro e il Wizengamot hanno dovuto riammetterlo in servizio, mantenendolo a capo della sua sezione. Certo, il suo curriculum non è più immacolato, ma si dice che errare sia umano…
«Mi faccia bere quel dannato Veritaserum!» Sbotta, ormai stanco, Lucius.
«Non mi dica che un abile pozionista come lei non ha creato un antidoto a quella pozione», lo irride lui.
«E allora mi legga nella mente. Non mi sembra che con mia figlia si sia fatto tanti problemi», lo punge il biondo, riferendosi all’episodio che gli ha fatto guadagnare la sospensione.
«Come se non sapessi che i Malfoy sono esperti Occlumanti».
«Sbagliato», Lucius segna un punto a suo favore, «i Malfoy sono Legilimens naturali. Serve un po’ di pratica, vero, ma poi è una cosa naturale. I Black sono Occlumanti», ghigna, soddisfatto.
«E guarda caso, lei ne ha sposato una. Non mi dica che non le ha insegnato l’arte? E ora, se ha finito di fare conversazione… Dove teneva nascosto il pugnale d’argento?»
«Glielo ho già detto centinaia di volte: in una cassaforte, nel mio studio», risponde esausto. Ma quanto ci mette il suo Legismago ad arrivare?
«E dal momento che si trovava in una cassaforte, secondo lei io dovrei credere alla favoletta che è stato rubato da un Animagus – non registrato – sottoforma di pitone albino?»
«Probabilmente è tornato in forma umana solo quel lasso di tempo necessario ad aprire la cassaforte e prendere l’oggetto per poi…»
«Certo certo… Questo l’ha già detto tante volte. Quello che io voglio sapere è come si è trovato vicino a un cadavere».
«E come faccio a saperlo io? Lo chieda a Lestrange!» Si infuria Lucius.
«Peccato che io stia interrogando lei, e non suo cognato. Tra l’altro, mi dica, com’ è possibile che un pregiudicato potesse conoscere la combinazione di un oggetto intriso di magia nera?» Harvey è vicino a segnare la vittoria.
«È mio cognato. In più, dopo avermi fatto uscire da Azkaban, il Signore Oscuro si era stabilito al Manor», ripete la solita solfa che ormai conoscono tutti a memoria, per via dei processi dell’estate precedente.
«Quindi ammette di aver ospitato Lord Voldemort a casa sua», lo provoca. Sa che questo non c’entra nulla con quell’interrogatorio, ma se riesce a portarlo dove vuole lui, una gita ad Azkaban non gliela leva più nessuno.
«Non è certo una novità, visto che è sui verbali dei processi dell’estate scorsa. E non vedo cosa c’entri con quello che è successo a quella povera ragazza». Lucius sta sinceramente perdendo il controllo.
«Vede, durante le perquisizioni nelle sue proprietà e in quelle di sua moglie, non è saltato fuori nessun pugnale incantato. Ma tre mesi fa, lei ne ha denunciato la scomparsa. E guarda caso, oggi è stato ritrovato vicino al cadavere di una ragazza. Ragazza priva di lingua. Mi dica, cosa dovrei credere?»
Sentendo la trappola chiudersi attorno a lui, Lucius afferma di voler incontrare  il proprio avvocato, prima di rilasciare altre dichiarazioni.
«Non si preoccupi, signor Malfoy. Ad Azkaban avrà tutto il tempo di parlargli. Sempre che accettino la richiesta di farla incontrare con qualcuno», ghigna soddisfatto l’uomo, «Pale, Johnson!» Chiama. «Lord Lucius Abraxas Malfoy è in stato di arresto per aver nascosto al Ministero un manufatto intriso di Magia Oscura e sospettarto di complicità con un pericoloso plurimo omicida», pronuncia la terribile condanna.

§ § § § § § § § § §

 

14 Febbraio 1999
«Perché solo questo tavolo è illuminato, mentre tutto il resto è al buio?» Gli chiede nuovamente Astoria, mentre il ragazzo le scosta la sedia per farla accomodare.
«Hai paura del buio, piccola Astoria?» Si informa Draco. Per una volta, il suo tono di voce non è di scherno, ma premuroso.
«No, ma…»
«Non c’è nulla di male ad ammettere le proprie paure», le suggerisce.
«Sei sicuro di essere Draco Malfoy, mio fidanzato, e non Blaise Zabini, mio futuro cognato?» Scherza lei.
«Pensi che Blaise sia più premuroso di me? Così mi offendi», si stizzisce leggermente Draco.
«Beh, il tuo carattere scontroso è leggenda a Serpeverde, mentre Blaise è famoso per essere il tuo esatto ooposto».
«Quindi io sarei scontroso, eh?» si cruccia Draco.
«Non hai risposto alla mia domanda», gli fa notare la fidanzata.
«Neanche tu alla mia», gli risponde lui.
«Ti sei risposto da solo ora, e hai anche risposto alla mia domanda: sì, direi che sei senza dubbio Draco Malfoy».
«Anche perché se fossi Blaise, con quella virago di moglie che si ritrova, l’indomani si sveglierebbe, o meglio mi sveglierei se io fossi lui, ma io non sono lui, quindi è lui che si sveglierebbe…» Comincia a sproloquiare Draco.
«Quel vino ha l’aria di essere molto buono», taglia corto Astoria.
«Sei ancora minorenne, non potresti bere alcolici», considera Draco.
«E allora perché c’è una bottiglia di squisito vino elfico? Non è che vuoi farmi ubriacare, Draco Lucius Malfoy?» Scherza ancora Astoria.
«Chi? Io? Nah», risponde, sempre scherzando Draco. «Allora?» Riprende, tornando serio, «Non mi hai ancora detto se hai paura del buio».
«Ti ho risposto, invece. Non è che ho paura del buio, è quello che si potrebbe nascondere nel buio, che mi spaventa».
«Tranquilla. Qui dentro, le uniche creature presenti siamo noi due. E poi ci sono io, il biondo cavaliere dalla sfavillante armatura, che ti difendo», cerca di rassicurarla, ottenendo, però, l’effetto contrario: «Quindi c’è qualcosa nascosto lì, da cui tu mi devi difendere?»
«Ogni cosa a suo tempo, Mademoiselle», è la risposta sibillina del biondo, ripetendole quanto già dettole pochi minuti prima.
* * * * *

 

«NO! Non lei!» Urla Draco, dopo minuti di silenzio.
«Draco, tesoro!» Narcissa si alza e si avvicina al figlio abbracciandolo. «Mi dispiace. So che a modo tuo tenevi a quella ragazza», cerca di consolarlo.
«Perché? Perché lei? Perché noi?» Continua a disperarsi il ragazzo. Non l’amava, vero, ma come sua madre ha notato, a modo suo teneva a lei. E ora, quel pazzo gliel’ha portata via. Astoria non sarebbe più tornata da lui. Non gli avrebbe più insegnato la leggerezza, e magari anche ad amare. Ad amarla.
«Lei… lei… Oh, madre, lei ha così paura del buio», singhiozza, ancora avvolto nell’abbraccio di Narcissa. «No, non del buio, ma di quello che si nasconde nell’oscurità», si corregge, «e io, io le avevo promesso che l’avrei difesa, e invece, invece…»
«Draco», lo riprende la madre, scostandolo, «guardami. Non è colpa tua. Hai capito? Non è colpa tua, come non è colpa di tuo padre. Sono stata chiara? Adesso ricomponiti, dobbiamo andare dai Greengrass a porgere le nostre condoglianze».
«Voi!» Urla loro contro Dorotea Greengraass, non appena Narcissa e Draco appaiono tra le fiamme smeraldine del camino di Villa Greengrass.
«Dorotea…», comincia a parlare Narcissa, ma l’altra non le dà il tempo di continuare: «Come osate mettere piede in casa mia, dopo quello che è successo?» Chiede, dura, sconvolta dal dolore.
«Lady Greengrass, ci dispiace molto per quello che è successo ad Astoria: io e mia madre siamo qui per porgervi le nostre condoglianze e se possiamo esservi d’aiuto in qualche modo…», attacca bottone Draco.
«Sai cosa me ne faccio delle tue condoglianze e di quelle di tua madre? E sentiamo, di grazia, come vorresti aiutarmi? Eh? Puoi ridarmi la mia Astoria? Dov’eri tu, quando l’hanno rapita? Sparisci, non farti più vedere da me, lurido Traditore del tuo sangue. E anche tu, Narcissa, vattame e non osare farti mai più rivedere da me! Maledetto il giorno che ho acconsentito a legare la mia bambina con la vostra famiglia. Siate maledetti. Tutti!» Inveisce contro i nuovi arrivati, spingendoli nuovamente nel camino, affinché se ne vadano.
«Mamma! Cosa succede?» Daphne entra nel salottino, gli occhi rossi.
«Nulla, tesoro, sto solo cacciando di casa la feccia della nostra società», controbatte la donna.
«Daphne…», comincia a parlare Draco.
«Draco», Daphne lascia il braccio di Theodore e si getta tra quelle dell’amico, singhiozzando.
«Daphne, allontanati subito da lui!» Le impone la madre, strattonandola. «È colpa della sua famiglia, se Astoria è morta».
«Mamma, cosa stai dicendo? Lui non ha nessuna colpa. È stato Lestrange!» Cerca di farla ragionare la ragazza. Anche lei è addolorata per la morte della sorella, ma non per questo si permette di accusare a destra e a manca.
«E perché secondo te Lestrange avrebbe rapito proprio Astoria tra tante ragazze? Perché noi l’abbiamo spinta a legarsi con questa famiglia di Traditori del proprio sangue!» Si infuria l’altra.
«Mamma, vieni, sei sconvolta. Draco, Narcissa, scusatela, ma adesso non è il momento», si giustifica Daphne.
«Oh, no, Daphne, adesso è proprio il momento!» La contraddice Dorotea, «è colpa loro se quell’altra Traditrice del suo sangue a permesso a quell’insulso ragazzino di uccidere il Signore Oscuro. Se Lui fosse ancora qui con noi, Astoria sarebbe ancora viva. È colpa di quella ragazzina, e di chi l’ha generata, se mia figlia non c’è più! Lei, lei doveva morire, non la mia piccola bambina», inveisce ancora la donna, mentre Daphne la sospinge fuori dalla stanza.

§ § § § § § § § § §

 

14 Febbriao 1999
«Mi concede questo ballo, Mademoiselle?»
Draco è lì, accanto a lei, in quella sala buia, che le sta porgendo il braccio.
«Ma… è buio, e se inciampo?» Si oppone lei, piuttosto debolmente, a dire il vero. Ballare le è sempre piaciuto, ma può una cosa che abbiamo sempre considerato una passione vincere ciò che più temiamo?
«Ti tengo io, non ti lascio cadere», le sussurra Draco, aiutandola ad alzarsi. E mentre la coppia volteggia per la Stanza, il tavolo viene inghiottito dalle tenebre, ma non loro: una luce, che Astoria si chiede da dove provenga, li illumina, impedendo all’oscurità di inghiottire anche loro.
«Draco, sarà così anche la nostra vita?» Chiede, più a se stessa che al suo cavaliere.
«Così come?» Le chiede di rimando lui.
«Tu l’unica luce in un mare di oscurità».
«E così che immagini la nostra vita insieme? Un mare id oscurità?»
«No, no, certo che no. È solo che mi sto chiedendo perché hai fatto in modo che la Stanza delle Necessità sia tutta al buio e solo noi illuminati da questa luce. A proposito, da dove arriva?»
Il ragazzo davanti a lei le sorride sornione: «Ogni cosa a suo tempo, Mademoiselle», è la sua solita risposta, prima di catturarle le labbra in un bacio, da cui si stacca solo per pronunciare: «Accetto, però, di essere la tua unica fonte di luce».

§ § § § § § § § § §

 

28 Marzo 1999
«Draco, Draco! Mi stai ascoltando?» Dopo aver riaccompagnato la madre al Manor, lui è tornato da Blaise: non è mai stato un cuor di leone e non gli va di affrontare quel momento da solo. Adesso è lui ad aver paura del buio e di quello che può nascondere.
«Lei mi considerava la sua luce! La sua unica fonte di luce in un mare di oscurità! E io… io non l’ho difesa! Io l’ho lasciata sola nell’oscurità. Glielo avevo promesso che l’avrei difesa da tutto quello che il buio poteva nascondere e che non l’avrei lasciata sola, che non avrei mai lasciato che cadesse. E invece… invece…»
«Smettila!» Cerca di scuoterlo l’amico. Non è la prima volta che lo vede in lacrime: quante volte l’ha sorpreso al loro sesto anno, ma allora c’era ancora un barlume di speranza, mentre adesso… la morte è definitiva.
«Smetterla? Smettere di fare cosa, eh, Blaise? Io sono vivo, mentre Astoria non c’è più. E tutta per colpa mia!» Continua a gridare il ragazzo.
«Abbassa la voce, o Hermione ti sentirà», lo avverte Blaise. Quella gravidanza non sta procedendo esattamente come si aspettavano, e non vuole che si sottoponga a ulteriori fonti di stress.
«Tanto prima o poi dovrai dirglielo», Draco fa spallucce.
«Già, ma non in questo modo», controbatte l’altro. Poco ma sicuro che Hermione dovrà essere informata, prima che possa apprendere la notizia dalla Gazzetta, ma vedere Draco così sconvolto non l’aiuterà di certo ad accettare la notizia. O almeno è quello che teme Blaise.
«E dovremo anche trovare il modo di comunicarle l’arresto di Lucius». Draco sembra aver ritrovato un barlume di lucidità.
«Perché Lucius sarebbe stato arrestato?» Chiede vagamente allarmato il padrone di casa.
«Secondo gli Auror, o meglio, secondo quel gran figlio di sua madre del Capo Harvey, sarebbe complice di Lestrange, visto che accanto al corpo di Astoria è stato rinvenuto un suo pugnale, rubato in casa nostra la sera del vostro fidanzamento. Quel che è peggio, però, è che hanno scoperto che quel pugnale è intriso di Magia Oscura. Come tu ben sai, mio padre, all’epoca del suo processo, avrebbe dovuto consegnarlo al Ministero, invece che tenerlo nascosto al Manor. E questa, è stata la scusa principale che Harvey ha adottato per arrestarlo», spiega, visibilmente più calmo.
«Cazzo, Draco, ma tuo padre se le va proprio a cercare! Con questa accusa, dubito che mio zio risca a tirarlo fuori questa volta», conviene amareggiato il moro.
Draco annuisce mestamente, per aggiungere: «E con mia sorella, come intendi comportarti? Domattina questa doppia notizia sarà in prima pagina, senza dimenticare che Dorotea potrebbe benissimo aver sputato a quella Skeeter le stesse accuse che ha vomitato a me e mia madre», si preoccupa.
«Immagino che dovrò parlargliene questa sera stessa. A proposito, Narcissa come sta?» Si informa.
«È una donna forte. È stata lei che mi ha mandato qui per sincerarsi delle condizioni di Hermione».
I due vengono interroti proprio dalla suddetta: «Blaise, ho sentito delle voci… Draco! Come mai sei di nuovo qui?» Domanda, sospettosa.
«Sto benissimo, grazie, non devi preoccuparti», si impermalisce lui.
«Che stai bene, lo vedo, ma te ne sei andato solo da poce ore», Hermione non coglie il tono di voce di suo fratello.
«Ecco, Herm», interviene Blaise, prontamente interrotto dalla moglie: «Non. Chiamarmi. Herm».
«Giusto. Hermione, forse sarebbe meglio che ti sedessi…», comincia Draco, ricevendo uno sguardo fulminante dalla sorella. «E adesso che ho detto? Ho usato il nome completo, come da te desiderato».
«Sto bene in piedi, grazie. E cosa avete combinato, perché io mi dovrei sedere per sentire le vostre confessioni?»
«Hai ragione, sorellina, come sempre», Draco fa una smorfia.
«Draco…», l’ammonisce Blaise.
«Su che cosa ho ragione? E perché tu ti sei rivolto in quel modo a lui?»
Sbuffando, Blaise si siede su una poltrona, invitando Hermione a sedersi in braccio a lui: «Non cercare di circuirmi con quattro moine», l’avverte la moglie, dopo essersi seduta su un’altra poltrona.
«IO, non Blaise, ho combinato qualcosa», confessa Draco, guardando fuori dalla finestra. Ormai il sole è trmontato, lasciando posto al crepuscolo.
«E cosa avresti combinato?» Lo incalza la sorella.
«Ho permesso che Astoria venisse rapita», si incolpa lui.
«Draco, ne abbiamo parlato tante volte. Tu non hai nessuna colpa, tanto più che era in compagnia di Daphne quando è successo», cerca di rincuorarlo lei.
«Appunto, non era con me. Se fosse stata con me… Io glielo avevo promesso, capite? Le avevo promesso che l’avrei sempre difesa dal buio e dalle sue creature. Lei si era fidata di me, delle mie parole… Lei mi considerava la sua unica fonte di luce in un mare di oscurità… ma io non c’ero quando… quando lei…» Non riesce a finire la frase, scosso dai singhiozzi.
Non c’è bisogno di finirla quella frase, dopotutto, perché Hermione capisca cosa volevano dirle il fratello e il marito: Astoria è la terza vittima con la lingua mutilata. Si alza e va ad abbracciarlo.
Nessuna parola. Non ce n’è bisogno.
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N.d.A.: Come sempre, un ringraziamento speciale va a Thedragontosaphira per l'immagine, anche se mi hanno fatto notare che non è opera loro. Ringrazio, inoltre tutti coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate e che lasciano un segno del loro passaggio,così come chi legge in silenzio.
Per chi è interessato, questa è la mia pagina Fb: https://www.facebook.com/TheMiraesDream?ref=hl
   
 
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