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Autore: lucifromearth    07/01/2014    1 recensioni
"Ho sempre voluto scrivere, sai?
E non per quei fini eroici e strappalacrime che molti scrittori fingono di prefissarsi...
E nemmeno per la ricchezza e la fama...
Semplicemente per dimostrare che le parole sono vive, indipendenti, anzi, molte volte siamo noi succubi di loro... Le parole sono libere, come il vento, come la sua voce..."
Una vecchia macchina da scrivere.
Un'anima condannata.
A volte macchiarsi le mani con il sangue sembra l'unica soluzione.
In una storia dove la morte e la danza si accompagnano allo stesso tempo.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma si mise lentamente a sedere.
Si sentiva terribilmente stanca e non riusciva a capire perché si trovasse in ospedale.
Delle voci e dei passi fuori dalla porta attirarono la sua attenzione: una sembrava quella di sua madre, l'altra non riusciva a riconoscerla.
Nella sua stanza entrò però solo un uomo.
Pareva sulla sessantina, capelli bianchi e radi, un volto inespressivo che non lasciava trasparire nulla, probabilmente ormai abituato a mantenere una maschera d'indifferenza dove le emozione scivolavano senza lasciare traccia.
La visitò velocemente, senza rivolgerle una sola parola o un sorriso, tranne che per qualche mormorio che doveva assomigliare a un "tutto bene"...
Soltanto alla fine, il viso leggermente addolcito dallo sguardo confuso della ragazza, disse :" Ora ti spiegheranno tutto quello che è successo tranquilla.".
L'uomo uscì velocemente avvertendo un'infermiera di entrare nella stanza insieme alla madre della paziente mentre lui sarebbe andato in ufficio per controllare alcuni documenti.
Attraversò velocemente i corridoi, le voci che rimbombavano nella sua testa.
Chiuse la porta dell'ufficio alle sue spalle e di sedette alla scrivania, la testa fra le mani.
Stava succedendo di nuovo e lui non era riuscito a fare nulla, ma il passato era passato e doveva restare dov'era: nei pensieri, nei ricordi, nelle immagini.
Alzò gli occhi sulla cornice sopra la porta che conteneva una foto.
C'era una ragazza, aveva sedici anni e gli occhi del colore del mare.
Sedeva su una sedia in paglia, in un prato e aveva un sorriso triste che sembrava rivolto all'infinito, più che all'obiettivo della telecamera.
L'anziano medico la prese tra le mani lasciando che le lacrima bagnassero il vetro.
Strinse forte al petto la foto, ascoltando la risata di quella ragazza, perché se la ricordava benissimo quella risata, quel sorriso. Quel sorriso vero, non quello della foto.
Quello di sua figlia, che aveva deciso di andarsene perché credeva di aver distrutto tutto, quando invece c'era ancora tutto da costruire.
Si chiamava Mary a aveva i capelli del colore del grano che legava in una coda bellissima quando danzava.
Si chiamava Mary e l'uomo non capiva, probabilmente perché non sapeva, la motivazione dei suoi gesti e delle sue decisioni.
Si chiamava Mary, aveva gli occhi del colore del mare, i capelli del colore del grano, sedici anni quando si era suicidata, lui non aveva potuto fare niente per salvarla ed era sua figlia.
Ma lui non sapeva niente di lei. 

Alice raggiunse Emma sul letto stringendole le mani come a voler essere sicura che lei c'era, che non era una sua fantasia.
Una volta assicuratasi che la figlia non fosse un miraggio, rivolse all'infermiera uno sguardo che chiedeva tutto il suo appoggio. Emma colse quello scambio di occhiate e di rese conto che quello che le dovevano dire non era semplice.
Il suo cuore aumentò il battito.
"Purtroppo, piccola mia, è successo qualcosa di molto brutto ad una persona a cui tu tieni molto. Quando eravate in strada un'auto vi ha investito e Finn... Finn, lui..."
Emma si portò le mani alla bocca, incapace di articolare qualsiasi pensiero.
Non poteva, non poteva essere vero.



N.D.A
Sssalve, non ho scuse, lo so.
Il capitolo era pronto da un po' ma non ho potuto aggiornare e mi sento terribilmente in colpa perché è pure corto...
In ogni caso, ringrazio chi ha recensito l'ultimo capitolo, chi segue la storia e tutti i lettori silenziosi.
Al prossimo capitoloo!!
Vera.
  
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