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Autore: Minerva    28/05/2008    2 recensioni
Uno scrittore intrattabile e misogino, terribilmente sarcastico e abituato a comandare.
Un'infermiera tutta d'un pezzo che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno, con la lingua più tagliente di tutto l'ospedale.
Metteteli assieme per un periodo di tempo indeterminato, condite il tutto con ironia e dispetti.
Avete ottenuto la nuova storia originale della sottoscritta: da un'idea di MikaEla.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa originale deve la sua esistenza alla richiesta di MikaEla, fatta sul forum di EFP per le "fanfiction on demand".
Qui potete trovare il link della discussione, così potrete leggere le richieste che sono state fatte per questa storia.
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7499424.
Ora vi lascio alla storia, le note dell'autore saranno in fondo alla pagina!

***


Lui, il nostro scrittore.


- Mabel! Quante volte dovrò cortesemente ripeterti che il caffè io lo prendo macchiato? MACCHIATO! Ora capisco qual è il motivo per cui il tuo adorabile marito cerca distrazioni con le portoghesi immigrate! Non sei nemmeno capace di fare un maledetto caffè! - L'urlo che si levò dall'ufficio fece sobbalzare la segretaria che stava leggendo Vouge in cucina.
Mabel McCabe sospirò, sull'orlo delle lacrime. Nemmeno dieci minuti prima le aveva urlato che il caffè lo voleva liscio. Si era decisamente svegliato con il piede sbagliato e glielo stava dimostrando in maniera molto esplicita. Intendiamoci, non che succedesse spesso che fosse sorridente... ma quella mattina aveva davvero la bile di traverso.
- Sbrigati! - l'ennesimo urlaccio le annunciò che il signor Haynes sarebbe stato intrattabile per le prossime due settimane.
Mabel scosse la testa. Del cianuro ci avrebbe messo, in quel caffè, la prossima volta! Lasciò cadere distrattamente la rivista sul tavolo, e si diresse verso la macchina del caffè.
- Mabel! - La donna non aveva nemmeno fatto in tempo ad arrivare alla suddetta macchinetta che già il signor Haynes aveva ripreso a sbraitare. - Ti vuoi muovere? O devo assumere una portoghese, come ha fatto il signor McCabe? -
Quel maledetto bastardo! Quante volte ancora le avrebbe ricordato che il signor McCabe, come lo aveva chiamato lui, le aveva regalato un bellissimo paio di corna?! Con quella colf portoghese che veniva a casa loro a stirare... no! Non voleva pensarci.
Il ricordo di quanto successo bruciava parecchio. Considerando poi che il fattaccio era successo appena tre settimane prima, non ci si poteva aspettare che Mabel la prendesse tanto bene, soprattutto perché il signor Haynes aveva scoperto il tutto per sbaglio, entrando in cucina proprio mentre lei era attaccata al telefono in lacrime con la propria migliore amica. L'unico commento che aveva ricevuto da parte sua era stato che durante le ore di lavoro non si dovrebbe piagnucolare al telefono come una mocciosa. E che si sbrigasse a portargli il caffè che aveva chiesto.
Mentre aspettava che la caffettiera elettrica fosse pronta a sfornare il macchiato che il suo capo reclamava con tanta impazienza, la segretaria, nonché cameriera di uno dei più famosi scrittori del momento, si chiese che cosa stesse facendo ancora lì. Ma la risposta era semplice: una paga simile non l'avrebbe trovata da nessun'altra parte. Quello che le veniva chiesto di fare era, semplicemente, preparare caffè, smistare la posta e rispondere al telefono per otto ore al giorno. In casa, oltre a lei, c'erano anche il cuoco e la colf. Erano due veterani del mestiere, che avevano imparato a non lasciarsi toccare dagli insulti del loro datore di lavoro.
Quando il signor Haynes l'aveva appena assunta le cose sembravano tranquille. Il suo capo era un po' scorbutico, certo, ma se le chiedeva un caffè liscio, non c'era il rischio che sette minuti più tardi stesse sbraitando per un caffè macchiato. Purtroppo, da una settimana a quella parte, lo scrittore stava rendendo la vita lavorativa dei propri dipendenti un vero inferno. Carol, la colf, sosteneva che fosse nel bel mezzo di una crisi di ispirazione e che sarebbe passata, come tutte le precedenti.
Il trillo della macchinetta la informò che la bevanda era pronta. La prese e preparò un vassoio sul quale servirla. Ci aggiunse i biscotti al cioccolato, il tovagliolo di cotone e un bicchiere d'acqua fredda.
Sistemò le cose in maniera quasi meccanica, troppo impegnata a capacitarsi di quanto potesse rendersi odioso un uomo e solo perché non riusciva a scrivere da una misera settimana.
Finito di riempire il vassoio, Mabel scoccò uno sguardo preoccupato all'enorme mole di posta cartacea che faceva bella mostra di sé sul tavolo.
Desiderò ardentemente una sfera di cristallo, per potervi leggere cosa fare con la posta del giorno.
Se avesse buttato la pubblicità, poteva esser sicura che il signor Haynes le avrebbe chiesto il perché. Se gliela avesse portata, si sarebbe sentita fare un predicozzo sul fatto che gli scrittori famosi non hanno tempo da perdere con certe stupidate. Che, insomma, l'aveva assunta appositamente per controllare la posta e che se non riusciva a farlo poteva anche andarsene!
Atterrita, Mabel dette uno sguardo alla pila di lettere sul tavolo; per quel giorno, decise, la pubblicità l'avrebbe buttata.
Sollevò il vassoio, dette un profondo respiro e si avviò nella tana del leone.

Nel frattempo, nel sancta sanctorum di Thomas Haynes, in arte Christopher Brown, si stava svolgendo una vivace conversazione.
- Sei un fottuto bastardo! - tuonò ridendo Jackob.
- Fatti i fatti tuoi. I miei dipendenti sono pagati per sopportare i miei capricci! -
- Ma non le tue offese. - fece notare con calma l'altro, spegnendo la sigaretta nel posacenere.
- Anche quelle. C'è scritto nel contratto. - replicò serafico Thomas, estraendo dal cassetto un plico di fogli e porgendoglielo. - Le offese e il vituperio sono inclusi, qui, seconda postilla, terza pagina. - E con un'alzata di spalle tornò a sbatacchiare rumorosamente sulla tastiera.
Erano giorni che non aveva una buona idea. La cosa lo irritava profondamente.
Eppure, aveva scritto romanzi del calibro di Le due pallottole che aveva venduto migliaia di copie, più i vari sequel, e spin - off. Un'opera colossale che i suoi appassionati apprezzavano. Era piaciuta talmente tanto che tuttora , dopo sei anni dalla prima pubblicazione, ancora se ne stampavano copie su copie.
Ristampe che sfruttavano alla casa editrice un bel po' di contante.
Aveva anche scritto dei romanzetti d'amore, sotto lo pseudonimo di Angela Ferguson come La casa d'inverno e Arsenico e fiori d'arancio. Ma erano opere a cui non dava la benché minima dignità di libro. Erano stupide storielline scialbe per le casalinghe che passavano la giornata a chiedersi che fine avesse fatto l'uomo che avevano sposato.
Le conosceva, lui, le donne. Sapeva che cosa volevano. Come avrebbe potuto, altrimenti, far restare per mesi al primo posto della lista dei best - seller Arsenico e fiori d'arancio? Erano così estremamente banali! Tutta la psiche femminile si basava sul trovare il compagno perfetto. Ed era attorno a questo che girava qualsiasi romanzo fosse uscito dalla penna di Angela Ferguson. La lei mediocre, entro cui qualunque donna avrebbe potuto immedesimarsi, e lui! Lui! L'esemplare maschio alfa che portava la protagonista di turno via dalla monotonia della vita quotidiana.
La cosa più ridicola era che le donne ci credevano! Dalle lettere delle ammiratrici di Angela, aveva avuto la conferma di aver colpito diritto nel segno. Un sacco di complimenti alla sensibilità della scrittrice. Ricordò una frase particolare, che lo aveva fatto sbellicare dal ridere per mesi:
Sai cogliere così bene ciò in cui spera una donna innamorata! Le sensazioni, i dubbi e le domande che si pone, l'interiorità che descrivi magistralmente mi dicono che, sicuramente, sei una persona fantastica!
Dato che conosceva così bene l'universo femminile, aveva anche deciso che non voleva averci nulla a che fare.
Buttò un'occhiata distratta alla libreria, dove facevano bella mostra di sé Sergente Turner, Sotto il fuoco nemico e Nessuna pietà!. Gli ultimi usciti. In un angolo giaceva quella che lui considerava una delle sue migliori opere: Tango sei. Il libro che lo aveva fatto conoscere anche in Europa, dove il suo pubblico era stato immediatamente vastissimo.
Con tutti questi titoli, e molti altri ancora, era ovvio che il suo editore gli stesse col fiato sul collo per avere il proseguo di Le cento notti, un thriller sulla guerra fredda che aveva appassionato un numero incredibile di fans. La storia era molto lineare, ma era piaciuto. E Marcus, ora, aveva preteso il sequel per rifornire le sue casse ed anche quelle di Thomas. Ma lo scrittore non riusciva a produrre. Ogni volta che gli pareva di aver trovato una buona idea, una buona scena, la metteva su carta, o meglio su monitor... e si rendeva conto di quanto fosse stupida!
Aveva bisogno di un punto di svolta!
- Puoi almeno fingere di starmi ad ascoltare? - sbuffò Jackob, dopo aver parlato quasi cinque minuti senza essere stato minimamente degnato di attenzione.
Thomas si lasciò cadere pesantemente contro lo schienale della poltrona. L'amico intuì quale sarebbe stata la risposta.
- Se ti serve attenzione, rivolgiti ad uno psicologo. O ad una meretrice. Quello che preferisci, ma con la seconda ti diverti di più. - Thomas continuò a fissare torvo il monitor.
La bella vietnamita già ce l'aveva messa, ed era già anche stata rapita e salvata nelle Cento Notti. La rivelazione alla: io sono incinta era stata inflazionata dal suo stesso alter - ego Angela nel Canto del Corallo... una buona idea, una buona idea...
- Grazie, Thomas, sei sempre così gentile e affabile... - un grugnito fu l'unica risposta che Jackob ricevette.
Scartò automaticamente un ennesimo rapimento. Sarebbe diventato noioso. Le scene di guerriglia erano all'ordine del giorno, mettercene altre sarebbe stato troppo.
Prese in esame i rapporti coi commilitoni, qualche triste storia, qualche triste passato che riemergeva... ecco, forse... no! Nessun intreccio amoroso, la gente voleva sangue, non lacrimucce da donnicciola mestruata! Continuò a rimuginare per un pezzo, mentre Jackob si limitava a fissarlo incredulo. Era andato da lui per potersi sfogare del proprio imminente divorzio... e Thomas era in crisi creativa.
Quando quel disgraziato aveva quei periodi c'era ben poco da fare, se non sperare che qualcuno gli mandasse l'ispirazione. Riusciva a passare mesi nel più completo isolamento a pensare, stracciando fogli su fogli e lanciando oggetti in giro per casa.
Metà delle sedie che aveva in casa Thomas portavano i chiari segni dei calci che lo scrittore tirava loro furente, così come non era raro trovare cocci di vetro per terra.
Vasi, bicchieri e piatti erano le fragili vittime dei repentini attacchi di collera verso quella maledetta puttana di ispirazione, come sbraitava sempre.
Scuotendo la testa, Jackob pensò a quante cameriere se l'erano data a gambe levate, dopo una sola sfuriata di Thomas in crisi. Mabel, coraggiosamente, stava resistendo da quasi cinque settimane, di cui l'ultima era stata nerissima. Ben sette giorni in cui l'affermato scrittore Christopher Brown non riusciva a scrivere altro se non la lista della spesa. L'uomo provo un immediato moto di simpatia per la neo assunta. Non era facile sopportare quel megalomane egocentrico. E misogino.
- Sono in fase creativa. - comunicò dopo quindici minuti di silenzio, picchiettando furiosamente sulla tastiera.
Il tradimento! Il tradimento del sergente ai danni del protagonista, l'incarcerazione, la tortura. Ecco l'idea, tutto tornava. Ok, faceva il paio con la storia di Douglas ed Harris ne Il fronte ma quel libricino non era che un piccolo riempitivo della saga di Le due pallottole, il sequel delle Cento Notti sarebbe stato molto, molto più famoso.
Thomas continuava a scrivere come un forsennato; vicino a lui un freddo caffè macchiato, di cui lo scrittore non si era nemmeno accorto.
- Vattene pure, ne avrò per molto. - aggiunse poi, facendo un gesto con la mano, rivolto all'uscio. - Mabel! - urlò di nuovo - Accompagna Jackob alla porta. -

Mabel era rimasta sulla soglia per tutta la durata della conversazione, se così di poteva chiamare, che i due uomini avevano avuto. Thomas non si era nemmeno accorto che lei fosse lì. Jackob, invece, l'aveva salutata e le aveva persino chiesto come stesse, nel tempo che lo scrittore si era messo a riversare la nuova idea sull'hard disk.
Pertanto era rimasto sorpreso dall'urlo di Thomas, Mabel al contrario si limitò a far spallucce: era abituata ad essere calcolata meno di un soprammobile.
- Complimenti ragazza! - esclamò Jackob appena richiusa la porta dell'ufficio - Sopravvivere più di un mese con quello scorbutico è una vera impresa - la segretaria scrollò le spalle, senza dire nulla. Sapeva che Jackob era l'unico amico di Thomas e quindi non poteva dirgli cosa pensasse veramente di lui. Per quanto lo stesso Jackob lo trovasse scorbutico e misogino non aveva la minima idea di come ci si sentisse a dover lavorare per lui.
Una donna, davanti a Thomas Haynes, doveva solo chinare il capo e annuire. Imparato ciò, la metà dei problemi con lui erano risolti.
Questo era quanto sosteneva Carol, che lavorava per Thomas da quasi sei anni.
Dopo aver cortesemente salutato Jackob, Mabel tornò in cucina. Ebbe appena il tempo di sedersi, prima che Thomas si mettesse a sbraitare nuovamente.
- Mabel! Questo caffè è freddo! Da quando in qua, in questa casa, il caffè si serve freddo?! Portamene uno liscio, e bollente! - Mabel sospirò e, per la dodicesima volta in quella giornata, tornò alla macchinetta del caffè.

***


Note dell'autrice:

Per prima cosa devo assolutamente ringraziare Edward per essersi prestato come beta della storia. (Non delle note dell'autrice, quindi se trovate delle virgole sbagliate qui è solo colpa mia!)
Dato il lavoro rapidissimo che ha fatto, non posso che fargli i complimenti.
Bene, avendo già ricevuto in anteprima il parere di alcune persone (Edward, appunto, Tone e Marik) ho anche ricevuto pareri discordanti riguardo al personaggio di Thomas. Secondo Edward è quasi troppo umano, secondo Tone e Marik va bene.
Dal parte mia, scrivendo, mi è sembrato quasi di esser stata troppo cattiva col nostro scrittore. Ma sarà perché ho immaginato abbastanza vividamente le scene che mi sembra di averlo reso pessimo. Per ora resto in attesa del giudizio di MikaEla, che ha commissionato la storia, per sapere se è di suo gradimento o meno.
Il rating è dovuto al fatto che il linguaggio dello scrittore potrà essere colorito.
Comunque il secondo capitolo è in fase di scrittura... sempre se il lavoro non mi ammazza prima!
  
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