Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: vanessa_    07/01/2014    4 recensioni
-E Samantha?-
-Non erano gli stessi sentimenti che adesso provo per Jasmine; non hai mai provato la sensazione..di innamorarti davvero? Di amare ogni singola cosa di questa persona, ogni suo piccolo vizio, ogni suo piccolo particolare che la rende unica. Il fatto che lasci sempre i capelli sciolti sul suo bellissimo viso, la sua ossessione per la musica classica, le maniche che le coprono sempre i polsi e i dorsi delle mani, le sue unghie lunghe e ben curate, tranne quella del pollice perché ha la fissa di mangiucchiarsela quando è tesa. E' sempre tremendamente puntuale, piena di ansia ed agitazione. E poi..la sua risata..è il suono più dolce che abbia mai sentito in tutta la mia vita. Amo veder comparire sul suo volto un sorriso seguito da una risata a causa mia, amo saper che riesco a farla stare bene. Amo tutto di lei e non m'importa della sua età, di quanto sia arrabbiata con me o di quanto io sia stato idiota perché in questo momento sento che l'unica cosa di cui avrei bisogno è un suo abbraccio, magari mentre siamo sul letto o sul divano..perché potrei stringerla così da farla diventare piccola piccola-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

capitolo 29.


-Non sembra anche a te che Maggie ultimamente si comporti in modo alquanto strano?-Jasmine stava pulendo le finestre della cucina, mentre io cercavo di continuare a scrivere al computer.
-Non lo so..starà invecchiando.-risposi senza distogliere lo sguardo dallo schermo. 
Jasmine scese dal mobile della cucina una volta finito di pulire e sospirò andando a mettere al loro posto i detersivi usati. Non tornò più, quindi dedussi che avesse trovato qualcosa da fare come pulire altre finestre o badare al bambino che si era appena svegliato, non lo so.
Fatto sta che io continuai tranquillamente a scrivere, mentre lei se ne stava nel totale silenzio dall'altra parte della casa. Dopo qualche minuti iniziai ad insospettirmi perché Jasmine di solito mentre pulisce la casa tiene vivo il rapporto conversando di continuo, accontentandosi anche di risposte come muggiti o sillabe soffocate da parte mia, ma questa volta niente. 
Uscii dalla cucina sbuffando iniziando a chiamarla per nome, ma l'unica risposta che ottenni fu il silenzio totale. La porta della nostra camera da letto era chiusa così mi avvicinai e bussai.
Dato che non rispose decisi di entrare essendo preoccupato, ma mi risollevai quando la notai stesa sul letto respirando profondamente ad occhi chiusi. La chiamai ripetutamente, ma non rispose, era evidentemente presa da un sonno molto pesante. Bentley se ne stava nel suo letto, se così posso chiamarlo.
Sorrisi alla vista di entrambi e mi stesi sul letto matrimoniale osservando Jasmine; era bellissima, come sempre. Qualche minuto dopo decisi di alzarmi ed iniziai a frugare nel cassetto del comodino di Jas. So che non dovrei, lo so benissimo, ma cercavo una cosa precisa o meglio il bracciale dell'ospedale che aveva al polso quando è nato Bentley. Non ero del tutto convinto che tenesse una cosa così importante in un comò, ma valeva la pena tentare. 
Il primo cassetto era pieno di fazzoletti, libri, segnalibri e candele; strano. Nel secondo c'era l'intimo e nonostante fossi tentato evitai di ficcanasarci. Nel terzo trovai ancora libri e segnalibri, ma anche una scatola beige che aprii immediatamente. La prima cosa che mi saltò all'occhio fu la foto mia e di Jasmine il giorno in cui l'ho invitata ad uscite. Sorrisi e la osservai per un bel po' di tempo; stiamo parlando di circa nove mesi fa. Erano solo nove mesi ma cavolo se l'abbiamo cambiata la nostra vita, soprattutto Jasmine e me lo chiedo spesso se per lei io sia stato un bene perché per lei lo è stata di certo. Le sono piombto addosso sconvolgendo la tua semplice vita da diciannovenne con tutto quello che potrebbe essere il peggio per un'adolescente: una gravidanza, un fidanzato più grande di lei, la perdita del lavoro. 
Quando ne parlo con lei la sua risposta è sempre la stessa: "Non m'importa delle conseguenze, ti amo e voglio stare con te". Non sono sicuro che lei sappia quel che dice con questa frase, non può continuare a sopportare le conseguenze del nostro rapporto in questo modo così leggero e superficiale. 
La seconda foto mostrava me, lei e Megan ad un'uscita al Luna Park a Febbraio circa. Ricordo che quella sera ero davvero preoccupato perché temevo che avesse potuto fare qualcosa di troppo pericoloso per il bambino, ma non successe nulla tranne per il fatto che un uomo ci minacciò di denunciarci per colpa di Megan che si divertiva a versare il suo frullato di mirtilli dalla ruota panoramica. Risi ricordando le risate di Meg e la paura negli occhi di Jasmine che non si rilassava nemmeno per un attimo. 
La terza foto ritraeva tutti insieme il giorno della cena con i miei genitori, i suoi e Gemma. Quella sera è stata un vero successo barra disastro, però era andata a finire bene dato che nessuno ha dato della puttana a nessuno e non ci sono stati sputi negli occhi.
Nella quarta foto c'era una Jasmine sorridente in mezzo alla neve mentre reggeva fra le mani Maggie, sempre con quello sguardo seccato e rilassato. Jasmine sorrideva felicemente mentre teneva al caldo la sua dolce gattina dalla quale non si separa mai, mai. In questi giorni però è stata in secondo piano per colpa di Bentley, ma non potremmo mai dimenticarci di lei; ci ha accompagnati per tutta la nostra relazione.
La quinta foto mi piacque più delle altre dato che rappresentava entrambi nel letto la notte della vigilia di Natale, eravamo mezzi addormentati, sì, ma avevamo entrambi un volto rilassato e tranquillo mentre ci abbracciavamo nei nostri pigiami.
-Che stai facendo?-Jasmine mi fissava curiosa reggendo il suo corpo sui gomiti. Rimisi tutto a posto velocemente ed impacciato mi allontanai.
-Ehm, nulla-sorrisi. Non esitò a lanciarmi un cuscino in testa ridendo, una fissa che ha sempre avuto e che non vedo l'ora di far sparire dato che inizia ad innervosirmi nonostante diverta lei.
-Non si spiano le cose altrui-farfugliò.
-Eh va bene, scusa..-
Non appena si alzò dal letto scappo subito in cucina. Rimasi nella camera ad assicurarmi che Bentley stesse ancora dormendo beatamente, ma ci pensò l'urlo di sua madre a svegliarlo in lacrime. Lo presi subito fra le braccia e corsi da Jasmine che si era accovacciata a terra piangendo. 
-Jasmine, che cazzo succede?-mi allarmai immediatamente cercando di aiutarla ad alzarsi con una mano, ma sì lasciò cadere a terra senza provarci. Si teneva la testa fra le mani e continuava a piangere con fare preoccupato ed ansioso, così mi decisi a mettere di nuovo nella culla Bentley e raccoglierla da terra con forza.
-Jasmine, guardami! Che è successo?-scuoteva la testa con fare disperato senza darmi una risposta. Chiamare il pronto soccorso era l'unica cosa che mi fosse venuta in mente e quando mi chiesero il motivo dell'accaduto risposi niente ed infine decisero di mandarmi un'ambulanza perché se avessi guidato io sarebbe potuto essere un pericolo.
Ero preoccupato e non poco. Mentre un'infermiera ed un infermiere la visitavano sul mio divano io tenevo il bambino fra le braccia osservandoli e pregando che non fosse successo nulla. Le fecero delle domande, e lei rispose solo ad alcune di queste. Mi vollero parlare in privato così lasciammo Jasmine a dormire sul divano perché dicevano che era la cosa migliore da fare.
 
 
-Trauma post parto?-iniziò ad agistarsi cercando di alzarsi ma glielo impedii trattenendola, le chiesi di fare un grande respiro e di ascoltarmi con attenzione.
-Di solito si manifesta nei giorni subito dopo il parto, ma dicono che probabilmente tu hai ignorato i giramenti di testa che avevi ed ora sono diventati più forti..-fissò il vuoto per un po', per poi annuire.
-E dicono anche che ora è una cosa un po' più seria-sospirai osservando i suoi occhi pieni di preoccupazione.
-Cosa?-balbettò in un sussurro. Le strofinai una mano sul braccio per rassicurarla.
-Non ti devi preoccupare..ti daranno solo delle pastiglie e un medico bravo-
-Che tipo di medico? Un ginecologo?-
Sospirai per l'ennesima volta fermandomi due secondi pensando a come avrei potuto dirglielo ed alla fine mi decisi a dirlo di un colpo senza girarci tanto.
-Uno psicologo, Jasmine.-sgranò gli occhi senza dire più nulla e fu allora che mi avvicinai a lei abbracciandola spiegandole anche che avrebbe dovuto frequentarlo per forza prima di avere altre allucinazioni.
-Ho solo avuto dei mal di testa, non sono una psicopatica-
-Dicono che sia dovuto alla tua età e che potresti rischiare la depressione o uno stato di malinconia-
-Tutto questo è ridicolo-questa volta non riuscii a trattenerla e si alzò sull'orlo di una scrisi isterica. Era davvero stressata e potevo capirla, non è la migliore delle scoperte sapere che a causa di aver dato alla luce un bambino il tuo cervello sta impazzendo e dovresti iniziare a seguire una psicologa.
-Ascolta, non importa se ti sembra strano..tu promettimi che farai tutto quello che ti chiederanno e che finirai questa terapia senza alcuna trasgressione-le presi il volto cercando di attiare la sua attenzione, così me lo promise, a malincuore, ma lo fece. 
Quella sera si addomrnetò di nuovo e dovetti badare io a Bentley fino alla mattina dopo, quando arrivò Megan a prendersene cura. Io andai al lavoro e nel pomeriggio accompagnai Jasmine nell'ambulatoria della psicologa, la dottoressa Smith.
Chiacchierammo per un po', diedi tutte le spiegazioni necessarie riguardo alla nostra presenza ed infine uscii lasciando un bacio e un sorriso di incoraggiamento a Jasmine che fissava nervosa la donna continuando a torturarsi l'unghia del pollice destro.
Passò un'ora piena, e decisi di non dirle niente riguardo al fatto che ne approfittai per andarmene al bar venti minuti perché le avevo promesso che sarei rimasto fuori dalla porta per tutta l'ora. 
Le avevano dato delle pastiglie da ingoiare senza acqua e a stomaco vuoto prima di ogni pasto, erano antidepressivi e decisi di non dire nemmeno questo a Jasmine. Sembra stupido, so che non è una bambina, ma è molto sensibile e voglio tenerla lontana dalla realtà anche se non è una poi così grande questione di stato. 
A Bentley mancava la mamma, non era più così entusiasta e sorridente quando lo prendeva fra le braccia e dissero che era una cosa normalissima perché in quel momento la sua mente era debole e collegava la sua 'delicata situazione' al bambino. Hanno voluto intervenire subito per evitare che potesse avere una scarisa di rabbia verso Bentley.
Mi dissero tutto questo quel pomeriggio nella cucina di casa mia ed io non sapevo come reagire perché all'immagine di Jasmine che fa del male a nostro figlio è veramente la scena più orrenda che possa tormentare la mia mente, eppure i medici dicono che è tranquillamente possibile e che può succedere a chiunque, indipendentemente dal carattere della madre in questione.
E' stato il mese più lungo e duro di tutto la mia vita. Megan ed io non potevamo lasciare Jasmine sola con il bambino perché, anche se i dottori dicevano che eravamo completamente fuori pericolo, noi continuavamo a temere che avrebbe potuto fare qualcosa. 
I genitori di Jasmine telefonavano una volta al giorno per avere notizie e cercare di stare più tranquilli, mentre i miei telefonarono una volta a settimana ed era mio padre a sembrare più preoccupato perché mia madre continuava a sostenere che stesse accadendo quel che lei temeva. 
Ovviamente tenemmo tutti quanti lontani da Jasmine, tutte le telefonate, i parenti e gli amici che volevano sapere come stesse andando furono tenuti a distanza per evitare di farle credere di avere un grave problema. Alla fine ero io quello paranoico, ma non avrei permesso a nessuno oltre a me e Megan di avvicinarsi a Jasmine aggiungendo stress e malinconia.
Fortunatamente tutto filò liscio e Jasmine migliorava di giorno in giorno, era sempre più solare, era sempre più attiva ed aveva addirittura smesso di rifiutarsi di dare del latte a Bentley. Ne fummo entusiasti ed infatti una sera proprosi un'uscita solo noi tre, in famiglia.
Una cena elegante al ristorante in cui la portai per la prima volta, con il bambino nel seggiolone al nostro fianco. Le avrebbe fatto bene una serata tranquilla con due chiacchiere.
Era serena e sembrava aver superato tutto l'accaduto. Devo ammettere che fra i due credo di essere stati io il più impaurito perché ogni volta che raggiungo il mio ideale di 'momento famigliare perfetto' succede sempre che qualcosa che distrugge tutto. Come quela benedetta serata.
Entusiasta della cena Jasmine mi aveva detto che avrebbe voluto fare l'amore con me, mi aveva detto che avremmo messo a dormire Bentley e che lo avremmo ignorato per qualsiasi pianto perché saremmo stati solo io e lei. Come volete che reagisca un uomo di fronte a tutto ciò? Era ovvio che non stavo più nella pelle di provare di nuovo la sensazione della sua pelle contro la mia.
Fra una risata di Jasmine e un lamento di Bent arrivammo finalmente a casa, ma non riuscimmo a raggiungere la porta della camera da letto. Jasmine era arrivata per prima dentro casa e stava reggendo il bambino, quando vide Maggie stesa sul pavimento.
-Coraggio dormigliona, sono solo le dieci-le aveva detto leggermente sbronza dopo una serie di bicchieri di vino rosso. La raggiunsi ridendo, essendo pure io sotto l'effetto di quella bevanda. 
-Vado a mettere a letto Bentley-le avevo detto sfilandoglielo di mano e raggiungendo la camera da letto dove persi più di quindici minuti per cambiare pannolino (ora mai era un esperto), pigiama e calzini. Non appena fu nella culla a riposare beato e con la stanchezza dipinta in volto tornai nel soggiorno.
Jasmine era seduta in cucina mentre si teneva la testa fra le mani. Mi avvicinai e cercai di farla alzare cercando di nuovo la sua risata divertente da ubriaca, ma l'unica risposta che ricevetti fu una leggera spinta e un lamento. Solo dopo mi accorsi che sul suo volto cadevano delle lacrime silenziose.
Mi allarmai cercando di capire quale fosse il problema e la sua risposta fu semplicemente una serie di singhiozzi. Insistere servì a qualcosa, perché finalmente si decise a dire qualcosa e ad indicare Maggie che ancora dormiva nel bel mezzo del corridoio che segue la porta d'ingresso. 
Sbuffai e mi avvicinai alla gatta richiamandola con una serie di schiocchi di lingua, dita e battiti di mani. Bianco in volto mi avvicinai lentamente dandole due colpi sulla schiena. Nessun movimento.
-E' morta.-affermò Jasmine con un filo di voce roca e spezzata. Spalancai la bocca e cercai velocemente nel repertorio della mia testa qualcosa da dire, qualsiasi cosa. Non trovai nulla e come un idiota mi ridussi a chiedere 'Che ne facciamo del corpo?'.
Mi maledessi almeno un centinaio di volte promettendo a me stesso che non avrei mai più bevuto, perché era quello che mi rendeva così superficiale e noncurante del resto del mondo.
-Non m'importa, portala via..-non alzò lo sguardo nemmeno una volta e continuava a trattenere quel fiume di lacrime che minacciavano di scendere. Da un animale domentisco morto da poco non posso prendermi nessuna malattia, pensai, così la bresi fra le braccia ed aprii la porta uscendo nel cortile. Non penso che l'avrei gettata nell'immondizia, non era affatto rispettoso nonostante fosse solo un gatto.
La posai nel bel mezzo dell'erba ed iniziai a cercare in modo disperato la pala che d'inverno uso per spalare la neve dal dialetto. In una buca la gettai, in una buca. Ma prima di farlo mi accertai davvero che fosse morta, tanto per evitare di ucciderla con le mie mani soffocandola là sotto.
Era morta, morta stecchita e ne ero certo. Non appena ricoprii il tutto sospirai preparandomi mentalmente a cosa dire a Jasmine una volta rientrato in casa. 'Mi dispiace'? No, non le interessa e peggiorerei le cose. 'Ne compreremo un'altro'? Oddio no, mi ucciderebbe. Decisi di non dire nulla, anche perchéla terza opzione era la squallida battuta 'Era una brava gatta'. 
Non era più al tavolo, ed infatti la trovai stesa sul letto nel totale silenzio ancora con gli abiti addosso. Mi stesi al suo fianco e la strinsi senza dire una parola, come programmato. 
-Dove l'hai messa?-sussurrò.
-L'ho sepellita nel cortile-potei percepire il suo piccolo movimento di disagio a quelle parole così idiote se pensiamo alla morte di un gatto, ma così dure ed importanti per Jasmine in quel momento. La morte di un animale non è una cosa da sottovalutare.
-Non era vecchia-
-Quanti anni aveva?-
-Nove, la ho da quando avevo nove anni-
-Ti va di raccontarmi come l'hai avuta?-fece qualche secondo di silenzio totale, prima di voltarsi verso di me ed annuire. Potei notare il suo volto bagnato ancora di lacrime fresce accompagnate dalle guance ricoperto da mascara.
-Era un regalo di compleanno da parte di mia zia-singhiozzò-eravamo andate insieme a scegliere un cane nuovo da portare a casa, ma mentre il resposabile del canile e mia zia discutevano riguardo ad un bellissimo esemplare di Barboncino, io iniziai a curiosare e mi ritrovai di fronte una serie di celle piene di gatti.-sorrisi.
-E dio mio se puzzavano-sghignazzò facendomi ridere a mia volta.-E' per questo che mi avvicinai a loro, per notare i loro sguardi tristi in quelle condizioni..Mi facevano tutti pena, però quando arrivai ad una cella in particolare mi paralizzai.-sospirò fermandosi qualche secondo ed io ne approfittai per accarezzarle i capelli rassicurandola.
-C'era un gatto che dormiva, ma teneva un occhio aperto. Era bianco, con qualche piccola macchia marrone chiaro, ma non si notavano molto..Gli sorrisi e mi chinai a terra incitandolo a raggiungermi, ma non si mosse di un millimetro-sorrise divertita di nuovo ed io feci lo stesso.
-Quando il proprietario e la zia mi raggiunsero dissi loro che non volevo un cane, ma volevo quel gatto. Ne parlarono ed alla fine mi fecero entrare in quella specie di tristissima gabbia. Il gatto non si mosse nemmeno quando entrai, così mi decisi ad annullare del tutto le distanze prendendolo fra le mie braccia. Aveva ancora quello sguardo annoiato che aveva quando se ne stava spaparanzato ad osservarmi con un occhio aperto e l'altro chiuso. Miagolò ed io sorrisi. La portai fuori di lì e mi dissero che era femmina ed il nome Maggie lo decisi dopo ben tre giorni perché prima feci scorrere una serie di libri a miei cartoni animati preferiti in cerca del nome perfetto per lei.-
Si fermò senza più andare avanti dopodiché tirò su con il naso per l'ennesima volta esplodendo in un pianto. Mi avvicinai di più a lei e le accarezzai il capo.
-Era una brava gatta-le dissi. Sentii la sua lieve risata contro il mio petto. Sorrisi.



 
Non sapete nemmeno quanto ami scrivere cose così strane facendovi venire attacchi di panico ;)
No giuro, non so da dove mi vengano idee del genere tipo trauma post parto ma era una cosa figa da mettere e l'ho messa HAHAHAHAH
vabbé, ehm..spero che il capito vi sia piaciuto e mi scuso per eventuali errori di distrazione ma rileggo molto velocemente lmao.
Facciamo tutti una preghiera per la povera Maggie, amen.

--------------------------------------------------

Bentley dfhjsgl


----------------------------------------------

Jas e Harry :)



Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaalla prossima ;)
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: vanessa_