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Autore: VBLots    07/01/2014    1 recensioni
Quel gesto suscitò in Amy un moto d'amore che la spinse a guardarlo; aveva gli occhi di un azzurro intenso che le ricordava il cielo d'estate. [...] Voleva dirgli quanto lo amava, quanto lo desiderava con ogni fibra del suo essere, ma lo baciò soltanto.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Caro stupido diario, mi chiamo Amy, ho diciassette anni, vivo in Virginia e ogni giorno devo ripetermi chi sono come riabilitazione da un trauma cranico che ho avuto un mese fa. Ah, tre mesi fa ho scoperto di essere una strega. Ora sono sull'Isola di Pasqua con un gruppo di stregoni per trovare una pietra magica che salverà il mondo dalla mia malefica zia. Non mi piace l'Isola di Pasqua. Ci sono venuta una volta con la mia famiglia in vacanza. È stato uno schifo.- Amy nascose il diario sotto il letto rigirandosi tra le dita uno dei tanti cocci di vetro che si trovavano in quella stanza che la faceva piangere. Ricacciò su le lacrime quando bussarono alla porta. 
Posso entrare?" "No." Il tono di Amy era deciso, ma la porta ormai era aperta e sulla soglia Will rimase di sasso. Amy era seduta al centro della stanza disastrata, stava rannicchiata sul pavimento con lo sguardo perso rivolto a lui. Gli occhi rossi di pianto guizzarono nei suoi che erano posati sulle mani della ragazza che stringevano un lungo pezzo di vetro appuntito. "Tranquillo, non mi sto suicidando. Chiudi la porta e siediti. Qui. Accanto a me." La voce era meccanica, priva della solita venatura femminile che la caratterizzava. Will eseguì mentre Amy appoggiava il coccio di vetro. Le tremavano le mani. "Ehi, ehi, che c'è? Dimmi." dolci come la sua voce, le dita di Will asciugarono le lacrime che rigavano il viso bianco della ragazza. Quel gesto suscitò in Amy un moto d'amore che la spinse a guardarlo; aveva gli occhi di un azzurro intenso che le ricordava il cielo d'estate, e le labbra piene in un'altra occasione l'avrebbero sicuramente spinta a baciarlo come mai, ma l'unica cosa che riusciva a fare era piangere. Will la prese per il capo e l'abbracciò forte. Sentiva le sue braccia muscolose cingerle il corpo come uno scudo e per un attimo tutto il dolore svanì, tutte le preoccupazioni sparirono, esistevano solo loro, solo e solamente loro. "Qui. In questa stanza mio padre quando avevo sei anni mi frustò e mi picchiò dopo aver fatto lo stesso con mia madre. Lei non lo fermò. Rimase a guardarci, piangendo in un angolo. Mi avrebbe uccisa se non fosse arrivato un uomo. Non so chi fosse. Entrò da quella porta come hai fatto tu è mi salvò." Le parole le uscirono con semplicità come se confidarsi con Will fosse la cosa più naturale al mondo, come se lo conoscesse davvero da sempre. "Mio padre ripeteva in continuazione che non ero sua figlia, che non ero degna di esserlo e che per questo mi avrebbe uccisa. Io non capivo. Aveva ragione, io non ero sua figlia, non lo conoscevo neppure. Non conoscevo l'uomo che mi stava sopra con la cintura in una mano e il mio collo nell'altra. Non l'avevo mai visto prima e di certo sapevo che non poteva essere mio padre. Lui era all'hotel con mia mamma e mia sorella, che se fossero state lì non sarebbero rimaste a guardare come la donna vittima prima di me. Era tutto ciò a cui riuscivo a pensare, sapevo che quei due erano pazzi e che mi avrebbero uccisa, ma il mio pensiero era rivolto solo ai miei genitori e a Megan che avevo abbandonato nell'albergo dopo aver litigato su delle stupide caramelle. È stato così che ho trovato questa casa diroccata. Per caso. Poi l'uomo si alzò dal mio corpo e sentii l'aria che si faceva bruscamente strada nei miei polmoni. Non mi ero accorta di aver trattenuto il respiro fino a quel momento. Cercai inutilmente di mettermi a sedere - proprio lì, mi trovavo su quel tappeto - ma c'erano vetri dappertutto e riuscivo solo a tagliarmi. Volevo urlare, scappare, ma sapevo che nessuno mi avrebbe sentita o trovata. Mi misi a piangere. Intanto "mio padre" si stava riavvicinando. Impugnava un lungo coltello, non saprei dire se fosse una spada o meno, ma sapevo che era arrivato il momento. Alzò il braccio, la lama scintillò e quando lo riabbassò velocemente fu per colpirmi, ma qualcosa lo fermò. Con l'elsa a pochi centimetri dalla mia testa lo guardai stupita, non mi prestò attenzione, guardava la porta. Qualcuno aveva bussato. Il che non aveva senso visto che eravamo in una casa abbandonata lontano dalla città. Lo sconosciuto chiese se potesse entrare, la risposta secca fu no, ma la porta era già spalancata. Era l'uomo di cui ti ho parlato prima. Mi guardò sorpreso, poi perlustrò la stanza. Non c'era nessun altro. La coppia era sparita, credo fossero scappati dalla finestra. L'uomo mi medicò e mi diede dei vestiti che non fossero impregnati di sangue. Non mi rivolse mai la parola, nemmeno per chiedermi cosa fosse successo. Mi sorrise spesso come se sapesse quello che mi passava per la mente, come se fosse un amico a cui confidi un segreto che rimarrà tale. L'unica cosa che fece fu donarmi questo." Amy si interruppe sciogliendosi dall'abbraccio caldo e confortante per mostrare a Will il polso circondato da un elegante bracciale d'oro ricco di incisioni e ghirigori e con un solo ciondolo, una piccola pietra verde. "Che pietra è?" Nessuno dei due osava guardare l'altro, Amy soprattutto. Aveva paura di vedere Will osservarla con pietà o compassione, ma più di una volta si era sbagliata riguardo alle emozioni delle persone. Alla domanda del ragazzo lo guardò, stava scrutando con pura curiosità il ciondolo. I capelli li ricadevano sul viso, nascondendolo. Amy pensò di doversi sgridare per l'impulso che ebbe quando allungò le mani per scostarglieli, ma i suoi occhi grigi si incollarono a quelli azzurri di Will leggendoci il desiderio che vi si trovava, con la consapevolezza che lui vedeva lo stesso nei suoi. Will si chinò sulla ragazza e le loro labbra si incontrarono, fu solo un leggero bacio, solo accennato. "Will.." Mormorò contro le sue labbra. Voleva dirgli quanto lo amava, quanto lo desiderava con ogni fibra del suo essere, ma lo baciò soltanto. Fece scorrere le dita nei suoi capelli neri e nella sua camicia, slacciando i bottoni uno a uno. Will trattenne il fiato, esitando, poi le prese il viso tra le mani e l'avvicinò a sé azzerando la distanza che li separava. Il bacio si fece più frenetici, passionale come se potessero consumarsi a vicenda. Lui la prese per i fianchi reggendo tutto il suo peso mentre si alzava dal pavimento per posarla sul letto. Si tolse la camicia e si riavvicinò alla ragazza comprimendola delicatamente col suo corpo. Amy aveva già visto il corpo di Will senza veli, conosceva ogni centimetro di lui, ma sentirlo addosso era un'altra cosa. Poteva percepire il suo ventre muscoloso, le braccia che la cingevano, le gambe lunghe intrecciate alle sue, ogni minima parte di lui era sua. Le labbra di Will si scostarono da quelle di Amy per baciarle il collo, la clavicola, i seni. Le tolse la camicetta e la baciò ripetutamente spingendola contro il muro a cui era appoggiato il letto. Amy non riuscì a trattenersi, le uscirono dei gemiti dalla gola. I baci si fecero più profondi, i loro corpi premevano l'uno contro l'altro come se volessero fondersi. E probabilmente lo avrebbero fatto se quello di Amy non si fosse illuminato di blu. Fu come se qualcuno avesse accesso una luce al neon dentro di lei. Quando se ne accorse, improvvisamente cambiò colore diventando rosso accesso. "Amy..?" Will continuava a cingerla con le braccia, si spostò leggermente per guardarla in volto. "Io.. Non ho ancora imparato ad usare bene i miei poteri. Di solito in base alle emozioni che provo e alla loro intensità mi illumino o rompo qualcosa." Nel momento stesso in cui finì la frase le gambe del letto cedettero e i due sprofondarono uno sopra l'altro. "Devo esserne lusingato o offeso?" Sorridendo Will la strinse a sé e la baciò. "Oh, lusingato è un eufemismo." Risero e nel farlo le loro labbra s'incontrarono nuovamente, le loro lingue si fusero e i loro corpi accaldati si unirono in un misto di passione e amore, proprio come le loro anime. 
  
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