I suoi occhi erano viola,dai troppi pugni presi. Sdraiato fissava il soffito ma il suo sguardo era rivolto verso il nulla. Una mano sotto la nuca e l'altra con una palla che lanciava in aria e riprendeva con facilità. La porta si aprì piano piano ed è lì che Andrea fece una smorfia,sapeva che era la madre e sicuramente doveva fare i suoi soliti discorsi da Psicologa.
"Andrea..." Appunto,era lei.
"Che c'è mamma?" Sbuffò.
"Senti,lo so che non vuoi che ti dica niente però dobbiamo parlarne."
La mamma stava già iniziando il suo discorso ma proprio in quel momento Andrea sentì suo padre,che viveva in un'altro paese per lavorare e mantenere la famiglia ma spesso si sbronzava.. molto. La palla che Andrea tirò questa volta cadde sul letto e lui si alzò di scatto.
"Scommetto che è ancora ubriaco. Ora scendo." disse lui.
"Ti prego,fermo." Cassandra,madre premurosa,mise una mano sulla sua spalla e lo fermò.
Non sapeva che fare,se lui avesse detto roba al padre ci sarebbe andata di mezzo anche la madre.. così lascio perdere,scese le scale agguantò al volo il suo giubbotto di pelle appeso all'appendi abiti e corse via. Chiuse la porta così forte che quasi le mura tremavano. Usciva spesso di casa così e tornava molto tardi,tanto che per farlo alzare ci voleva la grù.
La sveglia suonò e si alzò dal letto,si grattò la testa e capì dal tono feroce della madre che era in ritardo. Ecco tardi come sempre e non era la cosa buona,la professoressa gli aveva detto esplicitamente che lo voleva in orario o veniva sbattuto fuori per il resto delle sue ore.
La Prof di Matematica era severa e di certo quando Andrea bussò la porta non fece che un gesto,come dire -QUELLO E' IL TUO POSTO-.
La Prof di Matematica era severa e di certo quando Andrea bussò la porta non fece che un gesto,come dire -QUELLO E' IL TUO POSTO-.
"Che sfigato." Rise un suo compagno.
Si sedette in un tavolo che stava affianco alla classe. Improvvisamente la porta della 3 E si aprì.
"Michele,vai fuori. ORA." Urlava una professoressa.
Michele uscì fuori e vide Andrea. Si avvicinò e si sedette sul banco affianco a lui.
"Ehi." Gli disse.
"Ciao." Rispose Andrea.
Andrea era un po' imbarazzato,non socializzava mai con nessuno e questo era un momento piuttosto particolare. Michele era come Andrea. Occhi bruni,snello ma aveva una cosa diversa che ad Andrea piaceva molto i suoi capelli ricci,che per sua sfortuna ha perso dopo aversi tagliato spesso i capelli.
"Voglio andarmene da qui." esclamò Andrea a tono alto.
"Siamo in due,amico. Siamo in due. Ma dove vorresti andare?"
"Forse mi prenderai per stupido,ma chi se ne frega nemmeno ti conosco."
"Io sono Michele."
"Andrea." rispose
Michele porse la mano con le sue dita affusolate e Andrea la strinse volentieri,era un tipo apposto.
"Ora che ti conosco,mio caro Michele posso dirti dove io vedo il mio futuro. In California."
In quel momento Michele spalancò gli occhi. Andrea pensava che stesse svenendo ma si girò di scatto e gli sorrise.
"California? C-A-L-I-F-O-R-N-I-A?" Gli domandò Michele.
"Si,ma che sei sordo? Ti consiglierei Amplifon ma mia nonna non ci sente lo stesso,quindi..." Scherzò Andrea.
"Ti dico solo che è il mio sogno da una vita,cioè da quando sono nato."
I due si guardarono negli occhi e sorrisero. La professoressa uscì dalla porta e guardò Michele.
"Ti ho mandato fuori per annoiarti e capire che con me non si scherza. Andrea.. ENTRA."
Andrea prese lo zaino e prima di entrare fece uno sguardo a Michele come se stesse per entrare in guerra.
Lui gli fece il pollice e prima che la professoressa chiuse la porta guardò Michele e con una faccia disperata disse:
"Ti prego,salva il soldato Ryan."
Lui gli fece il pollice e prima che la professoressa chiuse la porta guardò Michele e con una faccia disperata disse:
"Ti prego,salva il soldato Ryan."
SPAZIO AUTORE:
Ammetto che come inizio è corta ma ho così tante idee che a metterle tutte sul primo capitolo non mi sembrava l'ideale. Spero che vi piaccia perchè ho cominciato a fare altri piccoli pezzi per il secondo capitolo. Vi saluto e Buona lettura.