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Autore: marine the racoon    07/01/2014    2 recensioni
è la storia di una vittima di SlenderMan, solo che questa, dopo essere uccisa, si trasforma in un essere oscuro che desidera solo vendetta per lei e per i bambini morti e uccisi da lui
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Slender man
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Gli riportai l’orsacchiotto quella stessa notte. Fu facile trovarla, abitava nella casa dove abitavo io con i miei genitori. Entrai di nascosto in camera sua, teletrasportandomi nell’ombra con il giocattolo. Lei, a vedermi così all’improvviso, si spaventò. Io gli porsi l’orsacchiotto. Lei, dopo un attimo di esitazione, lo afferrò di scatto e lo strinse a se. Dopo, mi guardò, e mi ringraziò. –Perché non mi hai ucciso ieri notte?- -Perché avevo deciso così, che non ti avrebbe avuta…- ribattei, all’inizio acida, ma addolcendo piano piano le parole. –Ma allora sei buona!- esclamò lei con gli occhi spalancati dalla sorpresa e gioia. Ribattei:-Al contrario, sono malvagia, mi nascondo nelle tenebre, e lo sai anche tu che tenebre significa male- -Ma…- -So che non riesci a capire. Sai, per caso, chi era quell’uomo alto, brutto e malvagio che ci ha inseguito?- -No-. Feci un sospiro, e le raccontai la mia storia.
La piccola, mano a mano che le mie parole fluivano dalla fessura sempre tesa in un ghigno, per la mancanza di labbra, sgranava gli occhi, e mi guardava con un misto di orrore misto a dispiacere sempre più crescente.
Quando finì, rimase in silenzio, l’unico rumore era il suo respiro, flebile. –Mi raccomando, non andare più in quei boschi da sola, e non di notte. Io non ti salverò più, non sono la tua babysitter, capito?-.
Lei annuì, trascinò l’orsacchiotto con se e si mise sotto le coperte, io mi girai per andarmene, e lei sussurrò:- Buona notte, Jess- e si addormentò. Quando fui fuori dalla casa, iniziai a ripensare ai momenti di quando ero viva.
Camminai, di nuovo senza meta, nel bosco, come se qualcosa mi spingesse a continuare ad andare avanti.
All’improvviso, davanti a me comparve un ragazzo. Non avrà avuto più di 30 anni, a giudicare dalla grossezza e altezza. Portava una maschera di carnevale da domino bianca, con delle ciglia esageratamente arcuate, grosse occhiaie nere e le labbra colorate del medesimo colore. I suoi occhi, sotto tutto quel nero a contorno, erano visibili, castano chiaro. Aveva una classica capigliatura maschile, capelli molto corti ma scompigliati, di colore nero. Indossava una giacca beige e jeans scoloriti, e per finire scarponi marroni chiaro. Portava i guanti, anch’essi neri, imbottiti, e aveva un coltellino nella mano destra.
Mi fermai a studiarlo. Lui non perse tempo, e si lanciò contro di me. Evitai facilmente l’attacco, e il coltello tagliò l’aria, con un suono simile ad un fruscio.
Si girò di scatto e continuò ad attaccarmi, incessantemente, ma era tutto inutile, io mi teletrasportavo poco più in la ad ogni colpo.
Andammo avanti così per mezz’ora, dopo il tizio aveva completamente perso le sue forze, e stava piegato sulle ginocchia ansimando.
Mi avvicinai a lui, cercando di prendergli il coltello, ma ogni volta che mi avvicinavo agitava il coltello per scacciarmi. Desiderai ardentemente di avere delle mani allungabili e ritraibili, come i tentacoli di SlenderMan. Come per scherzo del destino, venni accontentata: la schiena iniziò a farmi un male cane, tanto che caddi a terra, e dalla mia schiena fuoriuscirono più di mille braccia con mani di colore trasparente. Riuscì subito a controllarli, erano come braccia normali, solo trasparenti e di consistenza fantasma. Anche il tizio si era accorto di cosa era successo, perché aveva gli occhi spalancati. Non aspettai un momento di più, e gli lanciai le mie nuove braccia.
Era magnifico: si allungavano di quanto volevo, anche molto lontano. Lui si irrigidì, spaventato, credendo che volessi catturarlo, invece riuscì a prendergli il coltello e impugnarlo con un braccio fantasma, mentre alcune delle mani che avevo proteso insieme a quella che aveva afferrato il coltello aveva immobilizzato il braccio.
Lui rimase fermo, “forse ha capito che è arrivata la sua fine” pensai, quando sentì dei passi che si stavano rapidamente avvicinando. Sorrisi, e pensai:”È inutile, ti sento, e non riuscirai più a fermarmi”.
Aspettai che il tizio fosse alle mie spalle, poi mi teletrasportai dietro il tizio mascherato di bianco e nero, e lo sgozzai. Dopo, alzai lo sguardo, e guardai chi era quello che stava venendo alle mie spalle. Anche lui era un uomo (dall’assenza di tette, si direbbe), ma aveva un passamontagna infilato in testa, nero, e al posto degli occhi e bocca c’erano pezze rosse, a forma di quello che coprivano, ma la bocca era tesa in un sorriso triste rispetto al mio, sempre teso un poco a formare un sadico sorriso nero. Sopra, una felpa beige, jeans e scarponcini marroni. Era immobile, guardava il suo compagno morto a terra, il sangue che si spargeva in una pozza cremisi intorno al corpo, macchiando anche i vestiti.
Il tizio ancora vivo lanciò un urlo di disperazione, un grido acuto che avrebbe trapanato qualsiasi orecchio umano.
Dopo, tirò fuori anche lui un coltello, e corse verso di me.
Per risposta, lanciai contro le mie nuova braccia, e lo sollevai da terra mandandolo in alto, su, su, sempre più in alto, come un palloncino leggiadro, fino a che non lo lasciai cadere, e allora cadde come un macigno, davanti a me, con un sonoro schiocco di ossa, e anche a lui si formò una pozza scarlatta intorno a lui.
Poi, sentì quel magnifico suono.
Era il suo cuore che tentava di battere ancora, ma che stava perdendo sempre più potenza.
Quel dolce suono era per me come la melodia più celestiale al mondo, più dei canti degli angeli.
Così, mi chinai su di lui e glielo strappai via, per divorarlo. Quella carne, misto al sangue, riuscirono, dopo così tanto tempo passato al freddo, a riscaldarmi. Era una bellissima sensazione. E fu così che capì che, per riuscire a sopravvivere, avrei dovuto uccidervi.
Forse potresti pensare che, ad un certo punto, ci abbia pensato sopra. Oh, no, per niente, anzi, è un “lavoro” che adoro, e faccio con piacere!
Comunque, mentre facevo tutte queste considerazioni, mi accorsi della presenza di qualcun altro. Alzai lo sguardo e scrutai il bosco, e lo vidi. SlenderMan era lì, e stava osservando tutto. I suoi tentacoli si muovevano più frenetici del normale, segno che doveva essere molto arrabbiato. Ma quella notte stava giungendo alla fine, così mi teletrasportai via.
Anche questa notte sta finendo, soprattutto per te. Oh, povero guardiano notturno, non potrai mai più rivedere i tuoi cari. Lo senti il tuo cuore battere sempre più velocemente? Io si, e la cosa mi fa impazzire.
 
L’assassino ha colpito di nuovo. Stavolta un guardiano notturno di nome James *****. Le stesse, identiche ferite. Però, stavolta, il quadro non era nella stessa stanza del guardiano, e non abbiamo trovato porte o finestre aperte, e neppure serrature scassinate, quindi la polizia presuppone che l’assassino era già dentro quando il museo ha chiuso. Questa volta, il quadro sarà spostato nel carcere, in una cella imbottita, e verificheranno se ci saranno altre morti. Ora passiamo alla prossima notizia…
   
 
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