Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: harresprincess    08/01/2014    11 recensioni
Dove sono ora, l'unica certezza che mi resta e che non ho nulla di mio. Tutto tranne un piccolo diario dove scrivo ogni cosa che mi torna in mente, che tengo nascosto sotto al cuscino [..] Ho scritto 'Harry' in piccolo nell'ultima pagina del diario. Ho sognato tempo fa un nome, senza volto, senza voce, senza storia. Un nome che potrebbe raccontare qualcosa che non posso sapere. E potrei cercarlo, potrei setacciare il mondo.
Ma non potrei trovarlo nella terra degli angeli.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                           Image and video hosting by TinyPic


 
Ero un ragazzo. Un ragazzo normale, di quelli che ognuno incrocia camminando per strada. Andavo a scuola, avevo una famiglia, degli amici. Sbagliavo, sbagliavo molto. Dove sono ora, l'unica certezza che mi resta e che non ho nulla di mio. Tutto tranne un piccolo diario dove scrivo ogni cosa che mi torna in mente,  che tengo nascosto sotto al cuscino. Qualche posto, qualche episodio, il titolo di qualche libro, annoto tutto perchè una voce nella mia testa ripete che ogni piccolo pezzo che rimetto insieme, è un pezzo del vecchio me. Ma di nome ne ho scritto solo uno, e se non sapessi che mi chiamo Louis sarei sicuro che quello è il mio nome. Ho scritto 'Harry' in piccolo nell'ultima pagina del diario. Ho sognato tempo fa un nome, senza volto, senza voce, senza storia. Un nome che potrebbe raccontare qualcosa che non posso sapere. E potrei cercarlo, potrei setacciare il mondo. 
Ma non potrei trovarlo nella terra degli angeli. 


 Angeli, così ci chiamano sulla terra. Ogniuno ha la sua idea di cosa possano essere, diciamo che l'idea che si può di avere di un angelo è come la ricetta del pudding: varia da famiglia in famiglia. Ben pochi sanno che ce ne sono cinque tipi, ogniuno incaricato di fare qualcosa. E qualsiasi cosa sia, è a scopo benefico o utile per l'umanità. Ci sono gli angeli custodi, i cupido, i demoni, gli angeli bianchi e gli angeli neri. Gli angeli custodi sono tanti quante le persone sulla terra, e hanno il compito di guidare ognuno lungo il proprio cammino facendo sì che il destino si avveri. I cupido hanno il compito di fare in modo che due persone predestinate a incontrarsi riescano a vivere la loro storia d'amore, eterna o meno. I demoni sono gli angeli della morte perchè, dopotutto, anche morire fa parte del ciclo della vita. Gli angeli bianchi sono la fedele riproduzione alata dei loro predecessori terreni, traduco, se quando muori devi diventare un angelo bianco ti incollano un paio di ali, et voilà. L'ultima categoria è la più particolare: gli angeli neri, detti anche gli angeli senz'anima, secondo la più antica delle regole qui in 'paradiso'. Quando muori, una volta giunto qui, se il tuo destino è diventare un angelo nero ti viene asportata l'anima, in modo da annullare ogni più piccolo meccanismo che provoca rimorso, pentimento o senso di colpa. Diventi un essere asettico, crudele e quasi completamente privo di sentimenti. La memoria si riduce quasi del tutto, lasciando giusto il minimo indispensabile. 

 Ho appena ricevuto l'incarico di tornare sulla terra e scegliere una vittima a cui spezzare il cuore. Anche in questo caso le regole sono complicate: Ogni mese, cinque giorni prima della Nuova Luna, dobbiamo attraversare i sette cieli, e là dove ci spinge il vento troveremo la persona che cerchiamo. Alla prima lacrima che verrà versata la notte della Nuova Luna, l'angelo avrà compiuto il suo dovere. Adoro vedere le loro lacrime, ascoltare i loro singhiozzi, le loro suppliche, mi fanno sentire come se fossi vivo di nuovo. 
 Guardo velocemente la mia immagine allo specchio, scompiglio i capelli e mi dirigo verso la piattaforma di lancio. 
A chi toccherà questa volta? Mi stiracchio pensando ai miei precedenti successi. Se fossi umano sentirei il cuore che batte all'impazzata, ma posso solo godermi il brivido della soddisfazione. Quando ero vivo era tutto più difficile. 
 Cammino spedito verso i corridoi di quelli che i mortali chiamano 'paradiso'. Non è come tutti pensano, e soprattutto non esiste un inferno. Ogniuno diventa un angelo e, a seconda delle azioni svolte in vita, gli viene assegnata una precisa mansione. A volte mi chiedo quale "azione terrena" - come le chiamiamo noi - mi abbia portato ad avere questo paio di ali nere, e questo compito per certi versi ingrato. Forse serbo troppo rancore per portare due candide ali bianche. 
 Osservo fuori dalle enormi vetrate del quartier generale, scorgendo solo nuvole, ovunque mi giri. Sembrano morbide, soffici, vorrei sprofondarci dentro come sognavo da bambino. Ancora assorto nei mei pensieri raggiungo la piattaforma di lancio. 
 Mentre mi preparo per tuffarmi in picchiata sento una voce irritante e fin troppo familiare. Disgustosamente dolce.
« Prendi un sorso di pozione, Louis! » il piccolo Liam, un  angelo custode arrivato da poco, mi ricorda che se scendo senza essere invisibile potrebbero spararmi pensando che sia un'oca selvatica o chissà che altro. Liam è morto poco tempo fa, ma non gli piace parlare di questo.  Quando è arrivato non aveva nessuno ed era troppo timido per legare con qualcuno, così ha cominciato ad attaccarsi come una cozza a chiunque gli capitasse a tiro. Però chi riuscirebbe a mandarlo via, con quei suoi grandi occhi color ebano che ti fissano con l'espressione di un cucciolo abbandonato?
Faccio un cenno con la testa per ringraziarlo e prendo un sorsetto di pozione, amara come il veleno, e scompaio lentamente, dissolvendomi.
 Ora posso andare. Apro le ali nere e possenti e mi butto in mezzo alle nuvole, sentendo il vento accarezzarmi il viso. Il quartier generale, essendo tra le nuvole, si muove con esse, e non ho mai la certezza di dove potrei capitare. 
Continuo a scendere in picchiata, mi sento quasi una pallottola che taglia l'aria pronta a infrangersi contro qualcosa, contro qualcuno. Pronta a uccidere.
Quando riesco a distinguere il posto dove mi sto dirigendo, essendo la mia visuale non più offuscata dalle nuvole, intravedo una grande isola. 
Inghilterra.
Si torna a casa. 
Sento i brividi impossessarsi di me, ma mi scivolano di dosso lasciandomi solo un ghigno soddisfatto dipinto sul volto. Vendetta, ho sete di vendetta. Non sento dolore, non sento paura, sento solo una disperata voglia di andare a caccia. Sono un corpo vuoto dotato di sola rabbia. 
Quando mi avvicino a terra riesco a frenare per poco, per attutire la caduta, vicino a un posto familiare. 
Quel pub. 
Il tempo si ferma e torna indietro di tre anni. Sento parole dolci sussurrate nell'orecchio, baci rubati e un addio detto troppo in fretta. Sento un corpo che mi stringe in cerca di protezione e due grandi occhi che mi rassicurano e mi rubano amore in ogni modo possibile. 
Sgrano gli occhi, poi respiro e scuoto la testa. L'atterraggio è più brusco di quello che potessi sperare, ma mi è successo persino di peggio. Dopo essermi guardato intorno mi nascondo nel piccolo parco vicino al locale per compiere la metamorfosi. Le ali scompariranno, lasciandomi un aspetto decisamente più umano. 
Sembra già sera a giudicare dal blu piuttosto scuro del cielo. L'aria sta diventando più fresca e il vento scuote le foglie degli aberi intorno a me.  
 Decido di entrare per prendere una birra. Apro la porta e un odore acre di alcool e di uomo puzzolente mi invade le narici. La maggior parte delle persone qui dentro ha passato i quarant'anni e cerca di dimenticare i loro dispiaceri a furia di shot, magari dopo aver scoperto che la loro ''fedelissima'' moglie li tradisce. Tipico. Se c'è cosa più triste non lo so.
Mi siedo davanti al bancone e ordino una birra, poi mi concentro sui pochi ragazzi giovani li dentro. Non mi sono mai andate a genio le ragazze, sono più difficili da capire e spenderei mesi solo a sedurle. O meglio, a dissuaderle dall'idea di fare le preziose. E non ho tutta quella pazienza. 
 A un certo punto il mio sguardo si posa su una creatura troppo bella per questo posto, questo sudicio pub in una piccola cittadina inglese coi muri impremiati di odore di fumo. E' seduto in un tavolo in un angolo della sala, il viso stanco ma fresco come una rosa, le dita affusolate che girano intorno al bordo del bicchiere e l'aria pensierosa. 
Sento il petto bruciare, il fiato mancare, il corpo paralizzarsi. 
Quel ragazzo. 
Il tempo ritorna come prima. Vedo degli occhi chiari, troppo stanchi e persi nel vuoto. Vedo delle labbra piene e morbide che aspettano di essere baciate. Vedo il mio cuore che è rimasto qui.
Più lo osservo e più mi convinco di averlo già conosciuto, e in qualche modo ho la sensazione che mi appartenga. 
La mia unica certezza è che ora ho una preda.
 Ingoio velocemente la birra, forse fin troppo fredda, e sento il cervello congelare. Scuoto la testa e mi preparo psicologicamente cercando di smaltire in fretta il fastidio provocatomi dall' alchol. 
 Mi avvio a passo sicuro verso il suo tavolo, non curandomi degli ubriaconi che si appoggiano a me barcollando. L'unica scusa per attaccare bottone qua dentro è ''Ciao, sei un bel ragazzo e non mi va di parlare con questi luridi zoticoni che potrebbero vomitarmi addosso, come ti chiami?'' e potrei sperare di meglio.  
Per la prima volta, quando mi avvicino vorrei solo tornare su e osservare gli angeli bianchi fluttuare fra le nuvole per ore e ore. O urlare per la frustrazione. O semplicemente andare da un'altra parte. 
« Hey » ammicco con fare suadente. « Posso sedermi? » aspetto che alzi lo sguardo per chiederglielo, indicando il posto di fronte al suo. Lui sorride e annuisce. Poi mi squadra meglio e resta pietrificato. 
« Tu sembri... Sembri... No, niente. Non è importante » le parole gli muoiono in gola e aggrotta la fronte, frustrato. 
« ...Sembro? » lo incito a proseguire, gustando la sensazione di consapevolezza che sarà così facile e veloce distruggerlo. Quattro giorni e le sue lacrime brilleranno alla luce della Nuova luna, mi risveglierò nella mia stanza e avrò qualche settimana di vacanza.  
« Il mio ex. » sospira alzando le spalle.
« Comunque piacere, Louis. » gli tendo la mano facendolo sussultare appena pronuncio il mio nome. Morde il labbro inferiore fino a bloccare il sangue, poi ricambia la stretta. 
« Harry. » 

 In quel momento ricordo quel giorno in cui osservavo i cupido correre e schiamazzare per i corridoi. Sono tanto carini, ma proprio non riesco a sopportarli. Sarà che sono tutti bambini, creature che odio sinceramente, ma ogni volta che mi passano di fronte vorrei spezzargli le ali. Quel giorno uno di loro mi chiese di giocare con loro, e quando risposi che non lo avrei fatto neanche per sogno mi stupì. "Perchè non riesci a essere felice, Louis?" mi chiese. Pensai qualche attimo. ''Vedi, piccino, la felicità non esiste.'' risposi. ''No. Hai solo smesso di cercare le risposte che ti servono per esserlo''. 
Da quel giorno cominciai a scrivere sul diario ogni cosa mi venisse in mente per cercare risposte nel mio passato. Risposte a domande che non mi ero nemmeno mai chiesto. 
 ''Chi ti rende felice, Louis?'' 

 « A che pensi? » Harry mi tira giù dal mondo dei sogni, in una realtà più difficile. Ma il suo sorriso mi fa sentire meglio per un secondo. 
 « Niente di importante! E tu? Qualcosa non va? » sorrido beffardo. I suoi grandi occhi da cerbiatto trasudano disagio, e io mi sento rinvigorito. 
 « No, tutto ok. ». Ho sempre ammirato la sua capacità di fingere di star bene, e ora in me accresce solo la soddisfazione. 
 « Sai, ti ho visto da lontano e mi sei sembrato un bel bocconcino » alzo un sopracciglio in modo malizioso, passando lentamente l'indice sul bordo del mio bicchiere vuoto. 
« Anche tu mi piaci » 
 « Mi piacerebbe conoscerti. Sembri così... dolce » mi lascio scappare una risatina maliziosa, e capisco che il sorrisino spudoratamente falso sul suo viso riflette tutta la sofferenza atroce a cui lo sto sottoponendo. 
 « Dai, raccontami di quel tuo ex a cui assomiglio. » lo incito cominciando a prenderci gusto, anche se il fatto che mi definisca 'ex' mi urta leggermente.
 « Beh purtroppo non c'è più. Da tre anni ormai. » riesco a sentire il suo cuore battere da qui, anche se vorrei solo strapparglielo e dilaniarlo. 
 « Mi dispiace. Scommetto che ti amava davvero tanto. Chissà quanto hai sofferto » sospiro, fingendomi mortificato, quando in realtà voglio solo scavare fino in fondo e sapere, ricordare, rispondere alle domande.  
Prende un grande sospiro. « Pensavo peggio, a dire il vero. Sono stato davvero male per un paio di mesi, poi me ne sono fatto una ragione. » ammette alzando le spalle, con uno sguardo freddo e vuoto all'inverosimile.  
Il mondo intorno a me comincia a vorticare e riesco solo a sentire l'aria e le parole che vorrei urlargli ferme in gola, soffocanti. 
L' ho amato, l'ho protetto. E quando è stato il suo turno, non ha fatto niente. Anzi, ho sacrificato la mia vita. 
Per lui.
Giuro su me stesso che quando avrò finito di lui resterà solo un involucro. Carico le pistole, Affilo le lame, da ora è una questione personale. 
 « Evidentemente non lo amavi tanto » dico. 
« Non lo so. »
Quelle parole taglienti infrangono la barriera e il limite delle emozioni che posso provare, riempiendomi di una sensazione che da tempo avevo dimenticato. 

***

16/09/2008  

 « Ciao! » mentre sfogliavo il mio libro di letteratura che sapeva ancora di nuovo, sentii una voce. Alzai lo sguardo, e vidi un ragazzino più piccolo di me che sorrideva. 
 « Hey » ricambiai il sorriso e gli feci cenno di sedersi nel banco vicino al mio, ancora vuoto. 
 « Sembri grande per essere di prima » sentii i suoi occhi su di me, mentre io ho li avevo già posati sul libro. 
 « Sono stato bocciato... due volte » mi lasciai scappare una risata. « Comunque sono Louis, piacere » gli strinsi la mano e per la prima volta mi soffermai sul suo viso per più di due secondi. Era veramente carino. 
 « Harry » sorrise, incantandomi. « Se hai dei problemi con lo studio ti aiuto io, me la cavo. »
 « Volentieri » dissi, pensando che in fondo mi sarebbe piaciuto fare amicizia. 
Quel pomeriggio dopo scuola restammo nel cortile all'ombra di un albero a fare due chiacchiere. 
 « Non sei di queste parti, no? Non ti ho mai visto qua in giro » domandai, e lui scosse la testa. 
 « Mia madre si è trasferita qui col suo nuovo marito, mi piace qui. » 
 « Ti è dispiaciuto trasferirti e lasciare i tuoi amici? » 
 « No, per niente. Là c'era il mio ex ragazzo, e sono felice di voltare pagina. » ammise alzando le spalle. 
 « Ragazzo? Sei gay? » chiesi, e lui annuì un po' intimorito. 
 « Abbiamo un'altra cosa in comune, fico » gli sorrisi mettendo le mani sotto la testa e sdraiandomi di fianco a lui. Si rilassò e si avvicinò a me. 
 « E tu sei carino » mormorò appena, guardando il cielo con un sorriso così irresistibile da desiderare di ricoprirlo di baci. 
 « Carino? Ma non vedi che sono bello come il sole? » scherzai, rubandogli una risata sincera.  
E appena lo vidi ridere, mi ripromisi che avrei fatto qualunque cosa per vedere quel sorriso. Sempre

*** 

Sospiro, poi controllo l'orologio appeso alla parete. Se ho fortuna segna l'ora giusta e non è fermo. 
L'una e venti. 
« Si è fatto tardi » commenta come se mi avesse letto nel pensiero, ma io concordo annuendo. 
« Magari ci vediamo una di queste sere » sorrido, facendo strisciare sul tavolo un bigliettino con su scritto il mio numero. Harry mi fa l'occhiolino e lo mette in tasca. 
« E' stato un piacere, Louis. Ci sentiamo ok? » si alza dal tavolo facendomi constatare con imbarazzo che in questi tre anni è diventato una spanna più alto di me. 
« Anche per me, Harry. Buonanotte » comincio ad avviarmi verso l'uscita, quando sento che mi sta augurando lo stesso. 
Sorrido, perchè so che non sarà una buona notte per lui. 

 Esco dal locale e mi nascondo dietro alla parete. Cerco nella tasca della mia giacca la pozione dell'invisibilità.
Harry esce e mi passa di fianco. Sembra scosso, e controlla il cellulare camminando con passo veloce. E' stretto nella sua giacca, e quando esala i respiri si formano delle nuvolette nell'aria gelida. Fa parecchio freddo. 
Senza pensarci troppo ingurgito tutta la fiala di pozione, disgustosamente dolce, e osservo il mio corpo diventare semi-trasparente. A chiunque altro, però, dovrei essere invisibile. 

Mi alzo e salgo sul marciapiede cominciando a seguirlo. Non voglio perderlo di vista nemmeno per un secondo. Per ora è intento a guardarsi i piedi mentre cammina, e non pensa a nulla di preciso. I jeans neri fin troppo attillati lasciano poco all'immaginazione, non che mi dispiaccia, anzi.
 « Louis, com'è possibile? » il pensiero gli passa per la mente, ma subito scuote la testa nel tentativo di scacciarlo. 
« Sono tornato, sono tornato per te. » penso a mia volta, in modo che senta la mia voce come se fosse nel suo cervello e la confonda coi suoi stessi pensieri. Si sposta i capelli e poi si guarda intorno. Sa che nessuno ha detto quelle parole, e che sono solo frutto della sua immaginazione. Forse. 
 « Piantala, stai diventando pazzo » la sua coscenza lo convince che si sta inventando tutto, bene, si distrugge da solo. Per un attimo penso che non vale la pena rompere un cuore spezzato, poi scaccio il pensiero e mi concentro su di lui. 
« Lui ti amava così tanto e hai permesso che se ne andasse via. Non ti senti in colpa, Harry? Non ti senti come se fossi stato tu a ucciderlo quella sera? » cerco di imitare la sua voce, ovvero quella della sua coscienza. Harry si blocca, prende fiato e l'aria gli gela i polmoni. Gira l'angolo velocizzando il passo, poi tira fuori le chiavi dalla tasca e entra nel suo appartamento. 
Appena varca la soglia della porta tira un sospiro di sollievo, appoggia le chiavi sul tavolo e va in camera. Quando i suoi occhi si posano su una foto incorniciata sul comodino serra le labbra e stringe i pugni.
Siamo io e lui, che sorridiamo abbracciati. Una lacrima solca il suo viso, ma finge di ignorarla. 
Mi siedo accanto a lui sul letto, poi metto il mio braccio intorno alle spalle e gli lascio un bacio sulla guancia. 
No, non devo cedere, non posso farlo. 
Harry scalcia via le scarpe e si butta sul letto, affondando la testa nel cuscino. 
Tre anni fa gli avrei accarezzato i capelli sussurrandogli che andava tutto bene e abbracciandolo. Poi gli avrei cantato la nostra canzone. Ci penso e la canticchio, e noto che appena penso al ritornello si gira su un fianco, verso di me, come se mi percepisse. Ha il viso fradicio, gli occhi grigi sono languidi e zuppi di lacrime.
Spegne la luce e chiude gli occhi. Aspetto che si addormenti, ma intanto resto a guardarlo. 
Con gli occhi chiusi, il respiro lento e regolare, sembra più etereo e innocente di quanto non lo sembri di solito. Così buono e incapace di fare del male. 
Forse dovrei sentirmi in colpa, andarmene e portarmi dietro il peso di aver fallito, per la prima volta. Dovrei scappare lasciandogli un altro piccolo vuoto nel petto. Un altro senso di colpa. 
Forse dovrei amarlo come facevo tre anni fa, per poi lasciarlo solo di nuovo. 
Forse dovrei solo svolgere il mio compito, distruggendo anche me. Il mio cuore l'ha preso lui, e se spezzassi il suo spezzerei automaticamente anche il mio.
Solo perchè è una questione personale non devo perdere di vista il mio obbiettivo. Farò quello che devo fare e basta. 
Come se mi avesse sentito, Harry apre gli occhi di colpo e accende la luce. Sembra arrabbiato, e fissa con rancore la nostra foto sul comodino. 
« Basta, devo dimenticare » mette la foto in un cassetto mentre ringhia quelle parole con una cattiveria che sorprende anche me. 
Scuote la testa e un'altra lacrima gli bagna il viso, poi si gira dalla parte opposta alla mia. Mi metto dietro di lui in modo da far combaciare i nostri corpi, metto un braccio sul suo fianco e lo stringo di più. L'unica cosa che può percepire di me ora è una brezza fredda. Appoggio il viso dietro il suo collo tiepido e respiro su di esso, facendogli arrivare una corrente gelida fin dentro le ossa. Ormai dorme, ma si infastidisce e tira più su le coperte. 
Comincio a ripercorrere i nostri momenti più belli, pensando alle scene in modo dettagliato così che veda tutto come un incubo. 
Non puoi sfuggirmi.

***

25/09/2009 

« Indovina chi è! » esclamai mettendo le mani sui suoi occhi, mentre sistemava i libri nel suo armadietto. 
« E chi vuoi che sia... » si girò e mi diede un bacio alzandosi in punta di piedi. 
« Ti ricordi che giorno è? » domandai prendendogli il viso fra le mani. 
« Il nostro primo anniversario! » 
« Tieni. » gli porsi un piccolo pacchetto sorridendo, e lasciandolo sorpreso.
« Ma... Louis, non dovevi! » tirò fuori una piccola collanina con un ciondolo a forma di chiave di argento. Dovetti fare gli straordinari al lavoro per potegliela comprare, ma la sua espressione e il suo abbraccio dopo mi ripagarono di tutto. Gli mostrai anche la mia, col ciondolo a forma di lucchetto.  
In quell'anno tutti si erano accorti del mio cambiamento, dal cinico bastardo schivo e asociale al ragazzo sempre solare e allegro. Dovevo tutto a Harry, che era arrivato illuminando il mio mondo buio fatto di giudizi, oppressioni, vuoti incolmabili. 
« Sono bellissime Lou, chissà quanto ti sono costate. E io che non ti ho preso niente... » sospirò. Io alzai le spalle, non mi importava, volevo solo lui. « Hey, scherzavo. Vai a vedere nel tuo armadietto » aggiunse sussurrando nel mio orecchio. Io sorrisi precipitantomi sul mio armadietto e girando la combinazione velocemente. Dentro ci trovai una dozzina di rose rosse. 
« Amore, sono stupende » esclamai fiondandomi fra le sue braccia, col cuore che esplodeva. I suoi capelli avevano lo stesso delizioso profumo dei fiori. 
« Cucciolo adesso ho un test, devo scappare. Ci vediamo dopo, va bene? » si staccò dall'abbraccio lasciandomi un bacio sulla fronte. Annuii salutandolo con la mano e guardandolo allontanarsi, mentre con la mano libera dai libri si rigirava la collanina fra le dita. 

***

Sento una parte di me rifiorire, quella piccola parte buona, quel minuscono brandello di me che dovrei estirpare una volta per tutte. E sento che ogni pensiero anche lontanamente malvagio inquina irrimediabilmente quella parte. 

Poi mi viene in mente qualcosa. Sono disposto a star male anche io, pur di ricordargli quello che ho fatto per lui. Harry si rigira di scatto verso di me. 
« Louis » sussurra nel sonno. E' buffo il modo in cui mi vuole dimenticare ma inconsciamente mi ricorda. 
« Sono qui » mormoro nel suo orecchio, facendolo rabbrividire. Lo vorrei baciare, ma il sadico piacere che provo è più forte di quello che sento con le sue labbra sulle mie.

***

22/11/2010
 
" O con me, o con nessun altro. " 
Un ennesimo messaggio comparì sullo schermo del suo cellulare. Da qualche tempo Brad, il capitano della squadra di football del quinto anno aveva preso di mira Harry e sembrava seriamente intenzionato a portarmelo via. 
Quello che è mio deve restare mio, almeno che qualcuno non abbia il mio consenso a prenderselo. E io lo amavo così tanto che lo avrei protetto a qualsiasi costo, persino la morte. Come feci, d'altronde. 
Ero stato con Brad anni prima, e da quando ho deciso di chiuderla ha continuato ad accumulare rancore nei miei confronti. 
« Stai tranquillo, cucciolo. Si è ubriacato anche sta sera » gli baciai la fronte, stringendolo forte al mio petto. « Ti proteggo io »
Dopo qualche coccola mi alzai, mi allontanai poi presi il mio telefono e composi il numero di Brad. 
« Ma buonasera! » esclamò rispondendo evidentemente ubriaco come una spugna.
« Lascia in pace il mio ragazzo » 
« Cos'è tutta questa possessione, Tomlinson? Suvvia, se ami qualcuno lascialo andare » rise. Lo immaginai mentre espirava il fumo di una canna con gli occhi già arrossati. 
« Ma lui ama me, e non vuole che lo lasci andare. Lascialo in pace, Brad »
« Senti piccolo stronzo, se hai qualche problema sono giù al pub dietro l'angolo e ho una voglia assurda di distruggere il tuo bel faccino. Lascia a casa Harry, mi dedicherò a lui quando sarai steso sul pavimento grondante di sangue »
« Sto arrivando » chiudo la chiamata. 
Respiravo affannosamente, più per rabbia che per paura, presi le chiavi e aprii la porta. 
« Dove vai, Lou? » Harry mi fermò prima che potessi uscire dalla porta. 
« Vado a spaccare la faccia a Brad. Ci metterò un attimo, è ubriaco fradicio »
« Dai, resta qui a farmi le coccole. »
« No. Ci liberiamo da questo pensiero una volta per tutte, mh? » presi il suo viso fra le mani e aspettai che annuisse. Poi aprii la porta. 
« Resta qui » 
L'aria novembrina gelida mi avvolse facendomi stringere nella giacca. Cominciai a muovere i passi velocemente sul marciapiede, il sangue prese a scorrere più frenetico nelle vene.
Quando raggiunsi il pub lo trovai appoggiato al muro all'esterno, con una canna in bocca. Caricai un gancio destro avanzando verso Brad.
« Lou torna a casa » sentii la voce di Harry implorarmi di tornare. Pensai che la mia coscienza doveva mettersi a parlare proprio nei momenti meno opportuni. Invece era proprio lui, dietro di me. 
« Cazzo, ti avevo detto di restare a casa » lo rimproverai con sguardo severo, urlando come non avrei mai fatto con lui.
« Bene bene, hai portato anche il bottino, Tomlinson? » Brad ci notò e si avvicinò a lui immobilizzandolo per le spalle. 
« Lascialo stare. » lo fulminai con lo sguardo, ottenendo in risposta una risatina malefica. In quel momento caricai al massimo un pugno che si schiantò sul suo viso spaccandogli un labbro. Lasciò andare Harry e si posò una mano sul labbro sanguinante. 
« Non avresti dovuto farlo. » brontolò con lo sguardo basso e cupo. Inaspettatamente mi sferrò una ginocchiata nello stomaco che mi fece accasciare dal dolore. Poi, approfittando del mio momento di debolezza mi prese mettendo un braccio intorno al mio collo. 
Non avevo paura per me e quello che mi avrebbe fatto, ma il mio sguardo era puntato sul braccio di quel pazzo ubriaco intorno al collo del mio ragazzo. 
« Bene, Louis. Mi hai preso in giro per troppo tempo non credi? Ti avrei dato tutto l'amore e mi hai voluto per così poco. » sussurrò quelle parole troppo vicino al mio collo, facendomi sentire il suo fiato caldo e alcolico. I suoi occhi erano quasi opachi, annebbiati dalla sbronza. Quando estrasse un coltellino svizzero dalla tasca della giacca e lo aprì, il respiro mi si bloccò in gola. 
« Harry, zuccherino, non vogliamo che questo povero ragazzo si faccia male giusto? » gli chiese, lasciandolo ancora più terrorizzato. « Se non vuoi che succeda nulla vieni qui e mi baci » 
Harry deglutì, avvicinandosi a Brad e mordendosi le labbra. Mi fissò per qualche istante incerto sul da farsi, quasi per chiedermi il permesso, poi avvicinò il viso a quello del ragazzo. Gli lasciò un bacio a stampo lungo due secondi al massimo, e mentre stava per staccarsi l'altro lo afferrò col braccio libero e continuò a baciarlo, finchè non fu soddisfatto. Lo spinse via leccandosi le labbra. 
« Pensavo che baciassi meglio, con quelle due belle labbra. » sbuffò Brad premendo leggermente la punta del coltello sul mio petto e facendomi gemere dal dolore. 
« Lascialo andare, ti prego. » 
« Senti fai quello che ti pare ma non toccare il mio ragazzo. » dissi, e lui strinse ancora di più costringendomi a tacere. 
« Voglio il tuo corpo. Hai alzato la posta in palio, lo sai. »
« No! Scordatelo. Lasciaci stare e basta. » Harry sgranò gli occhi respirando affannosamente. Mi dimenai cercando di allentare la presa su di me, ma quando riuscii a toccare il suolo nel mio petto si era già propagata una sensazione infernale. Il sangue scorreva abbondante dalla ferita lasciandomi senza fiato. 
« Louis! » Harry corse verso di me con gli occhi pieni di lacrime.
« Ssh, non dirlo. Ricordi quando ti dicevo che ti avrei protetto anche a costo della mia stessa vita? » appoggiai una mano sulla sua guancia e cercai di asciugare le lacrime col pollice. Lui annuì. « Bene, te l'ho dimostrato » 
« Louis, non puoi andartene così » 
« Sarò il tuo angelo custode, va bene? » cercai di non far trasparire la mia paura e di mantenere la voce ferma, malgrado il dolore atroce e il suo viso pieno di lacrime la facevano tremare. 
Si accoccolò sul mio petto e mi diede un ultimo bacio. 
« Bene, dopo i saluti finali tu vieni con me e andiamo a divertirci, che ne pensi? » Brad strattonò Harry allondanandolo da me e stringendolo da dietro, fin troppo forte. Appoggiò il naso nell'incavo del suo collo aspirandone il profumo e lasciandogli un bacio. 
« Lasciami, stronzo » si dimenò cercando di allentare la presa su di lui. In quel momento mi sentii indebolire velocemente, il sangue scorreva a una velocità impressionante dal mio ventre e il mondo intorno a me girava senza sosta. 
« Ti amo » mormorai prima di chiudere gli occhi. Un singhiozzo gli mozzò il fiato prima che potesse rispondere. 
« Louis, no! » continuava a gridare, mentre la mia anima stava già prendendo il volo separandosi dal mio corpo. 

***

Non faccio quasi in tempo a finire la storia che Harry si sveglia gridando, con la fronte imperlata di sudore, il fiatone e gli occhi lucidi. Trema, ma le lacrime scendono lungo il suo viso silenziosamente. Provo sensazioni contrastanti. La Nuova Luna si avvicina, ma sento i crampi allo stomaco per i sensi di colpa. Scuoto la testa reprimendo le lacrime. 


Fuori dalla finestra il sole sta sorgendo e io devo scappare prima che lui si alzi. 
Appoggio i piedi solla moquette ed esco dalla stanza aspettando di tornare visibile, così che possa aprire la porta e andarmene. Sento di dover tornare indietro, ma non posso farlo. Aspetto, pregando di potermene andare presto, di aprire la porta e uscire dimenticando tutto.
Il fatto che nella mezz'ora seguente il mio corpo non ricompare mi preoccupa, ma in compenso mi sento meglio. Sento il rumore dell'acqua nella doccia, così vado a vedere consapevole del rischio che corro se dovessi ricomparire. 
Lo spettacolo che ho davanti mi ripaga del rischio che corro. Sorrido accorgendomi che non è più quel sedicenne fin troppo carino, con un filo di pancetta e un visino adorabile. La sua pelle bianca come il latte, diafana, brilla illuminata dal filo di luce rosata che penetra dalla finestra. E' così seducente di mattina, col broncio, quei capelli ricci e scompigliati e le labbra rosse come il fuoco alle quali è impossibile farsi sfuggire un bacio. E gli occhi chiari e brillanti, dal colore impossibile da identificare, ancora socchiusi e troppo stanchi per sprigionare la loro vivacità con quell'amara sfumatura di buio lasciata dai vuoti della sua anima.
Resto ad ammirarlo qualche minuto, poi tendo la mano preso dal desiderio di toccarlo accorgendomi che la punta delle dita sta cominciando a ricomparire. Mi prende il panico, e mi rifugio velocemente dietro la porta. Lentamente si materializza l'intero braccio destro, il sinistro, le gambe e infine il busto. Corro verso la porta e la spalanco. Per un attimo penso di essere pazzo, perchè se qualcuno mi avesse visto magari non del tutto ricomparso, beh, a quest'ora potrei avere il peso sulla coscienza di una povera signora morta d'infarto. D'altronde di pesi sulla coscienza ne ho fin troppi, ma questa è un'altra storia. 
Esco, finalmente. Di mattina l'aria è fresca ma piuttosto gradevole, tutto sommato. Il cielo azzurro ha ancora qualche sfumatura color pesca dall'alba, ed è completamente privo di nuvole. Mi siedo sullo scalino davanti all'ingesso del palazzo, malinconico, guardando il mio corpo ricomparire. Mi chiedo quando mi chiamerà per vederci. Non lo biasimerei se non vedessi mai il suo nome sullo schermo del cellulare, devo solo sperare per il meglio. Rigiro il cellulare fra le dita pensando se avrà mai la forza di cercarmi. Mentre mi guardo intorno il mio sguardo torna a posarsi sulla finestra del suo appartamento. Lo vedo, mentre tiene il telefono fra le mani con il mio stesso nervosismo. Dopo un po' che armeggia sento la tasca dei jeans vibrare
« Buongiorno dolcezza » rispondo al telefono sorridendo, anche se non può vedermi. 
« Hey, Louis. » dice, poi prende il respiro come se stesse per dire qualcosa che gli pesa particolarmente. « Hai degli impegni per oggi? » 
« Beh ora ne ho uno con te » 
« Che ne pensi se andiamo al cinema? » propone. 
« Buona idea, a che ora ci vediamo? » lo osservo mentre sorride come una ragazzina, dondolando le gambe.
« Alle otto a casa mia. Abito dietro l'angolo dal pub. Comunque leggi il nome nel citofono, il mio cognome è... » 
« A dopo, Styles » lo interrompo, lasciandolo in silenzio per qualche secondo. 
« Ma...Oh, ciao. » assaporo un attimo la sua reazione poi riattacco. In questo momento è la cosa più divertente che abbia mai visto: continua a fissare il cellulare con gli occhi spalancati, poi lo appoggia continuando a borbottare freneticamente. 


Decido di farmi una passeggiata per la città. Non è cambiato nulla, è come se il tempo si fosse congelato per ogni singolo luogo. Le strade sono desolate come lo sono sempre state, tranne per i soliti gruppetti di ragazzi con la sigaretta in bocca e l'aria minacciosa. 
Vedo la mia casa aldilà del marciapiede. Quando sono diventato maggiorenne mi sono trasferito quasi subito, e sono praticamente certo che nessuno abbia toccato quel posto da quando me ne sono andato. Prendo la chiave da sotto lo zerbino e apro a porta. Quando entro il pavimento scricchiola sotto i miei piedi, e c'è uno strato di polvere su ogni cosa. Come pensavo mia madre non ha avuto la forza di venire e togliere le mie cose. 
E' come l'ho lasciata, piena di cianfrusaglie intrise di ricordi. Il divano è quasi distrutto, con l'imbottitura che sbuca da diversi punti. Quel divano, dove passavo le giornate d'inverno stretto a Harry, coccolandolo e sussurrandogli parole dolci mentre la neve fuori cadeva.
Salgo in camera mia. Il letto è ridotto meglio del divano, ma ogni oggetto impolverato contribuisce a dare a questo ambiente un aspetto malinconico, calmo e da un certo punto di vista magico. Le tende davanti alla grande finestra sono impolverate, e lasciano trasparire appena la luce. 
Nell'armadio trovo quello che cercavo. Una maglietta carina e un paio di jeans andranno bene. Non è più nel mio stile ormai, ed è divertende vedere la foto che c'è sul comodino. Non avevo nè i capelli rossi, nè i piercing, nè i tatuaggi. 
Rido scuotendo la testa, pensando a quanto odiavo i tatuaggi. Se mamma mi vedesse ora, le verrebbe un infarto. Trovo anche una sua maglietta nel cassetto, quella che rubai a Harry per sentirlo sempre vicino. Sapeva di lui, e questo bastava per resistere un giorno senza averlo accanto. 
Forse dovrei dare una pulita a questo posto, ma non intendo comunque portarci Harry. Capirebbe, e di danni ne ho già fatti abbastanza. Stesso nome, stesso aspetto, ho persino spifferato troppe cose. Ringrazio di cuore il suo modo razionale di pensare, che lo rende per la maggior parte delle volte molto scettico. 
Dopo aver perlustrato il piano di sopra scendo le scale. Sussulto quando scorgo il mio vecchio pianoforte. Sui tasti ci sarà un dito di polvere, ma posso constatare che funziona ancora. Mi sembra di sentire Harry che mi trascina davanti al pianoforte e mi chiede di suonare, mentre fuori nevica e fa troppo freddo per uscire. Scuoto la testa a quei pensieri dolci e mi piazzo sul divano a guardare la tv che, ovviamente, non si accende. 
Quando apro la porta dello stanzino per prendere le pile, vedo un'adorabile bottiglia di detersivo che mi supplica di essere buttata su quel lurido pavimento. Mi lascio tentare, essendo piuttosto maniaco dell'ordine, e mi rassegno a passare il tempo pulendo tutta la casa. 

Per fortuna il tempo passa più veloce del previsto, dato che non ne posso più di strofinare ogni singola asse di parquet per farla tornare a un colore anche lontanamente simile a quello d'origine. Mi cambio, mi metto un po' del suo profumo preferito e prendo le chiavi della macchina che spero funzioni ancora. 
Ottimo. La mia vecchia Mustang non mi ha abbandonato. 
Quando la metto in moto e la sento ruggire, mi lascio sfuggire un ghigno compiaciuto. Il mio spirito si accende e sono pronto a fare colpo di nuovo. Accendo la radio e canto qualsiasi cosa capiti, il mio umore è troppo alto per stare zitto. In meno di dieci minuti arrivo, ma prima di scendere dalla macchina mi do un'occhiata nello specchietto. Sembro molto più spavaldo di qualche anno fa, e credo che gli faccia strano uscire con me. 
Tutto pur di andare avanti, giusto? 
Sistemo meglio la felpa, sposto il ciuffo dagli occhi e busso alla porta. 
« Dolcezza, buonasera » mormoro sensualmente quando mi apre. Lui sorride timidamente, mentre le sue guance si tingono di rosa. Mi fa impazzire il fatto che ogni singolo complimento che esce dalla mia bocca lo faccia arrossire.
« Lou, come sei in forma stasera » sfodero il mio sorriso più affascinante e mi appoggio al muro con una spalla. « Che dici, andiamo? »
« Certo, ma chèrie » sottolineo il nomignolo che sembra emozionarlo come una ragazzina. Inclina la testa e accenna una risatina arricciando il naso.
Tolgo la mano dalla tasca calda della felpa, e rabbrividisco appena l'aria fresca la avvolge. Mentre ci incamminiamo sul vialetto provo a sfiorargli una mano, ma nel momento in cui se ne accorge si precipita a recuperare le chiavi della macchina dai jeans. 
Ha paura di correre. 
Codardo
Accetto la verità con un ghigno sul viso. Se vuole scappare lo rincorrerò, e se riuscirò a fare a modo mio domattina mi risveglierò nel suo letto. 
Per un attimo rischio di schiantarmi contro la macchina, tanto sono immerso nei miei pensieri. Faccio il giro e apro la portiera della Range Rover nera, nuova fiammante. 
« Questa si che è una bella macchina. » accarezzo sognante i sedili in pelle, pensando a quelli del mio vecchio trabiccolo con le molle che a momenti sbucano dalla stoffa. 
« Non ricordo quanti mesi di stipendio ho dovuto risparmiare ma ne è valsa la pena. » ammette, sorridendo soddisfatto.
Il resto del viaggio non è silenzioso come speravo, ma le chiacchiere mi aiutano a riscoprire aspetti del suo carattere che non ricordavo. 
« Cosa fai nella vita? » chiedo rigirandomi i laccetti della felpa fra le dita. Quello che so non lo ricordo, e il resto me lo sono perso, perciò sto cercando disperatamente di rimettere insieme i pezzi del puzzle. Lui prende un respiro, poi sorride.
« Respiro, troppo spesso sbaglio e quando mi ricordo di farlo, vivo. » la risposta mi colpisce per un secondo. Sorride, e ricambiare mi viene automatico, quando mi rendo conto che il mio intento di non perdermi a guardarlo è completamente fallito. Mi incanto mentre fisso le sue ciglia lunghe e  le labbra che non lascia un attimo in pace mordendole di continuo. 
Tutto va come vorrei, e quando sento qualcosa di morbido e caldo toccare la mia mano sento di aver centrato il primo bersaglio. Le sue dita si intrecciano alle mie dandomi una sensazione così confortante che  vorrei solo addormentarmi fra le sue braccia. 

« Perchè ci siamo messi qui? » è quello che si limita a dirmi quando lo trascino in fondo alla sala, negli ultimi posti del cinema. 
« Effetti speciali, dolcezza. Effetti speciali. » ammicco fancendogli l'occhiolino. Mi regala un'altro di quei sorrisi impacciati e maldestri che lo fanno sembrare un adorabile bimbo.   
« E' la prima volta che mi sciolgo in questo modo al primo appuntamento, insomma, ci conosciamo da ieri. Ma che diamine sto facendo? » credo che stia pensando a voce alta, ma poi ride e passa una mano fra i capelli lasciandomi immobile qualche secondo. 
« E' il mio potere, dolcezza. » mormoro con la mia solita sensualità, poi lo accarezzo sfiorandolo appena. Arrossisce all'inverosimile in tempo record. 
« Se mi chiami dolcezza e mi accarezzi non mi aiuti, sai? » scherza, scuotendo la testa e rimproverandomi con lo sguardo. 
Il film, come previsto, è una palla infinita. Passo la metà del tempo a fissarlo mentre fa finta di seguire, e l'altra metà la impiego a farmi forza.  
Basta, chi è il bastardo? Chi è lo spavaldo, lo stronzo, quello che fa colpo, che non sbaglia mai? 
Io. 
Mi stiracchio, poi abbasso le braccia fino a metterne una sulle sue spalle. Harry si irrigidisce qualche attimo, poi scioglie i muscoli e si avvicina a me. I nostri volti sono quasi a contatto, e mi avvicino finchè non sfioro la sua guancia con la punta del naso. Si gira di scatto e mi guarda, con gli occhi che luccicano come diamanti. Sfilo il braccio e appoggio la mano sul suo collo, attorcigliando le dita fra i suoi capelli e facendolo arrossire leggermente. Quando la sua mano si adagia sulla mia gamba un brivido mi inebria, continuo ad avvicinarmi quando d'improvviso il mondo si annulla. Ho gli occhi chiusi, e il mio udito sembra concentrato a sentire i suoi respiri lenti e regolari mentre le mie labbra si muovono dolcemente sulle sue, facendomi provare la più incredibile delle emozioni. Quando si stacca per prendere il respiro, mi sento soffocare. Le sue labbra sono dolci e rosse come una fragola, labbra di cui non mi stancherei mai. 
Prende una pausa e, appena il tempo di sorridermi, io lo attiro prepotentemente a me di nuovo. Un bacio violento, così violento da non lasciarmi fiato per respirare.
« E questo cos'era, Louis? » Harry mormora con un filo di voce, fin troppo seducente, e pronuncia il suo nome con la 's' muta, come se fossi francese. Mi godo per qualche secondo la sua bocca quasi appoggiata al mio viso e il suo fiato tiepido. 
« Un bacio da film. » sorrido sulle sue labbra. 
Il suo sorriso, il suo vero sorriso, il primo che vedo da quando sono tornato mi fa sentire vivo per qualche istante. Mi fa sentire in pace, mi fa sentire calmo, mi fa sentire come se in me ci fosse ancora un briciolo di bontà. Una piccola speranza di poter amare di nuovo. 

E' lo stesso brivido che mi da quel frammento di felicità quando i nostri volti sono a pochi centimetri di distanza davanti alla soglia della sua porta. 
« Sono stato tanto bene con te, Lou. » mormora con lo sguardo basso, anche se io non smetto di fissarlo nemmeno per un secondo.  « Ti va di restare per la notte? » il suo tono è più speranzoso, come il verde delle sue iridi che finalmente posso vedere. Non gli rispondo, ma sorrido e avvicino il naso al suo collo. Gli lascio qualche piccolo bacio, mentre con una mano cerco la maniglia della porta dietro di lui. Si stacca da me ridacchiando per il solletico, poi prende la mia mano e mi conduce in camera. So che con quel bacio ho rotto il ghiaccio superficiale, e ora basta solamente nuotare per raggiungere il fondo del suo cuore. 
Si spoglia in un attimo, restando coperto solo dai boxer e da un lembo di lenzuolo. Mi osserva, e ringrazio che gli occhi non possano mangiare altrimenti sarei ridotto in brandelli. Irresistibile. Sfilo velocemente la maglietta, mentre lui armeggia coi bottoni dei jeans acelerando il mio battito. Comincia a lasciarmi dei piccoli baci sulla pelle, sfiora ogni centimetro con le sue labbra infervorandomi. Quando appoggia il naso nell'incavo nel mio collo fa una piccola pausa.
« Oh Louis, che stiamo facendo? » espira rumorosamente, facendo scorrere le dita sul mio petto. « Ci siamo conosciuti ieri sera e sei già nel mio letto. » dice, ridendo amaramente. « Sono una sgualdrina! Una sciacquetta! » scoppio a ridere, e anche se sembra serio dopo un po' cede. 
« Lasciami tentarti » mormoro vicino al suo orecchio, inebriandomi del suo delizioso profumo di rose. Rivolge uno sguardo al soffitto, poi verso di me. 
« Vaffanculo Louis » Harry grugnisce, precipitandosi sulle mie labbra. 

I suoi modi sono dolci, romantici, pensa che stiamo facendo l'amore. Ma non è così, questo è solo sesso, sporco sesso, con quel pizzico di desiderio residuo di tre anni di distanza. Vorrei gridarglielo, godermi l'espressione delusa sul suo viso, ma continuiamo, continuiamo finchè non ricadiamo esausti l'uno sull'altro. 
Un tempo dopo che facevamo l'amore si accoccolava vicino a me, e io lo accarezzavo finchè non ci addormentavamo. Ma appena noto che si avvicina mi giro di schiena e commento stiracchiandomi « Bella scopata », lasciandolo fermo qualche secondo. Ha appena la forza di appoggiare un braccio sul mio fianco, e io non ho il fegato di scansarlo.  
« Notte Lou. » mormora, e mi lascia un bacino sulla schiena nuda. Sorrido involontariamente, ma vorrei solo urlare, urlargli di smetterla di essere così irresistibile, finchè gli estirperò anche l'ultimo briciolo di bontà, fino a farlo diventare come me.
« Notte Cupcake » bisbiglio. Quando sente il soprannome che soltanto io usavo con lui, lo sento deglutire rumorosamente mentre lascia scorrere il braccio dal mio fianco fino al lenzuolo. 
Questa notte non mi prenderò nemmeno la briga di restare sveglio, perchè ho come la sensazione che gli incubi verranno da sè. 


 Un raggio di sole penetra dalla finestra, e il cinguettio degli uccellini mi sveglia. Sento una sensazione di fastidio, qualcosa di pesante sullo stomaco. Prima ancora di riuscire ad aprire gli occhi appoggio la mano, e quando sento dei capelli ricci mi scappa un sorriso, che però si tramuta in istinto omicida a velocità supersonica.
« Haz. Lo sai che il fatto che abbiamo condiviso il letto questa notte non ti ha autorizzato ad usare la mia pancia come cuscino per spappolarmi la milza, vero? » mormoro. « Psss. » lo scuoto un paio di volte, ma ottengo solo un lieve brontolio. 
Capito. 
Con delicatezza e precisione chirurgica sposto piano le sue braccia e faccio scivolare la testa di lato. Devo fermarmi ogni due secondi, perchè appena il mio istinto dice che sta per svegliarsi mi prende un infarto. 
Quando finalmente ci riesco constato che essere usato come cuscino non è salutare per le costole e gli organi interni, ma mi soffermo qualche secondo a guardarlo. 
Devo andarmene prima che si svegli, anche oggi, così mi sbrigo a vestirmi e gli lascio un biglietto sul comodino. 
''Ci vediamo stasera per il secondo round
Louis xxx
'' 


« Spingi di più » dice con la voce mozzata, mentre ansima sotto al mio corpo. Avvicino il viso al suo collo e lo mordo con delicatezza. 
« Voglio sentirti urlare » ringhio, prima di rifilargli una spinta secca che lo lascia immobile per qualche secondo. « Urla il mio nome » ordino, spingendo di nuovo ma con più grazia. 
« L..Louis » mugola, prima di rilasciare un gemito.
Crollo esausto di fianco a Harry e mi asciugo il sudore dalla fronte. Mi accorgo che sta passando le dita sul mio petto, mentre mi guarda, aspettando qualcosa, ma dopo qualche minuto senza risposta si riveste, dato che fuori fa un freddo assurdo e la neve comincia a cadere. Prende una sigaretta, la accende e la porta alla bocca. 
« Cosa.. Cosa significo per te, Lou? » mormora guardandomi negli occhi. Questa domanda e il suo sguardo mi mettono ansia, ma devo rispondere. 
« Beh a letto sei una bomba » gli faccio l'occhiolino e sorrido. Ammetto che mi faccio un po' schifo da solo, quando la scintilla di speranza ed euforia nei suoi occhi si spegne.
« Sei proprio uno stronzo. » ringhia, con un disprezzo che mi lascia attonito. Da un ultimo tiro alla sigaretta, poi la spegne strisciandola sul pavimento, poi torna a guardarmi. 
« Tu... Non so come ma sei tornato. Che cosa vuoi, la mia anima? Vuoi mangiarmi il cuore? Beh datti una mossa perchè di essere trattato come una puttana non ne ho più voglia. » mi fissa fino all'ultima parola, poi si alza e si volta di spalle. 
« Harry io... » 
« No, non dire una parola. Non fare l'angioletto dopo che mi hai trattato di merda per... Quanti? Cinque giorni? Non ho bisogno di te. Non più. Ho imparato a cavarmela da solo ma se sei tornato solo per farmi star male puoi anche tornartene all'inferno. »
Ogni parola mi arriva come un pugno allo stomaco, e mi sento stordito. Lo raggiungo, e tendo di prendergli la mano. 
« Smettila! Senti, vattene, non ho bisogno delle tue finte scuse o dei tuoi baci. » si morde le labbra, perchè a dire il vero pensa il contrario.
« Lasciami... Lasciami in pace. »
Provo a dire qualcosa, ma mi freno. Passa una mano sul viso, tremante, poi mi fa di nuovo cenno di uscire. 
« Non è colpa mia, Harry. » bisbiglio con un filo di voce. Poi mi viene un'idea. « Aspetta, no, devo farti vedere una cosa. » lo prendo per mano di fretta e usciamo fuori in terrazzo. Si gela, ma devo dirgli la verità. 
Appena la luce della luna piena ci illumina, le mie imponenti ali nere si spiegano. 
« Sono tornato, per te. Da quando sono morto non ricordo più niente, nemmeno chi sono, e l'unico nome che mi è rimasto in mente è il tuo. Ti ho trovato, ma farti soffrire è quello che devo fare. » la mia voce trema, sia per il freddo che per il dolore.
« So chi sei, Boo. Mi ricordo di te. » 

Boo. 
So chi sono. Louis Tomlinson, nato in inghilterra nel 1991 in una fredda giornata di Dicembre. Mamma diceva sempre che quel giorno nevicava, e sono arrivato la vigilia di natale come un regalo. Non andavo bene a scuola e non andavo a genio agli insegnanti, consideravo le mie sorelle le creature più dispettose del pianeta e ho avuto almeno cinque gatti. E cosa più importante, non valgo assolutamente niente senza Harry Styles

La nostra storia è come nella leggenda dell'usignolo innamorato della rosa bianca, che per abbracciarla si lascia trafiggere il petto dalle spine e rende la rosa rossa del suo sangue. Lui è la rosa, bella e candida, macchiata dal mio desiderio di volere qualcosa che non potevo avere. 
Ora capisco qual è il problema, l'ingranaggio dislocato dell'orologio, la corda rotta della chitarra, la nota stonata di una sinfonia perfetta. 
Io vivo di luce riflessa. Io non sono niente senza Harry. 
Quello che prova lui, lo provo anche io. Sono il riflesso della sua immagine, sono l'ombra della sua figura. 
Lui è il battito del mio cuore. 
E ora fremo dalla voglia di gridare al cupido così forte che mi possa sentire da qua: ''E' lui, è lui che mi rende felice!'', poi sento una brezza, so che mi ha sentito da lassù, e forse quel ragazzino sorride perchè quel povero e solo angelo nero ha trovato la sua anima. 

Mi volto, ma il mio sorriso dura un secondo. La luna splende, e quella piccola lacrima scesa appena sotto il suo occhio cambierà tutto. Brilla, come un piccolo diamante, ma devo asciugarla in fretta.
« Non piangere, non farlo, smettila perfavore. » prendo il viso di Harry fra le mani e lo guardo negli occhi, ormai completamente bagnati. 
« Ho aspettato, ho pregato per tre anni che tornassi indietro e aprissi quella porta. E ora, per chissà quale motivo, riesci a ritrovarmi e tutto quello che riesci a fare è ferirmi? » ormai quelle lacrime escono come un fiume in piena, e io cerco di asciugarle col pollice, quando a un certo punto mi fermo. 
Sta scomparendo
« Avrei dato qualunque cosa per passare altri dieci minuti con te, solo dieci, per stringerti, baciarti e scusarmi perchè è tutta colpa mia. » dice, singhiozzando. 
« Cos'hai detto? »
« Che è colpa mia. E' colpa mia se non sarai lo stesso mai più. » il suo sguardo mi ferisce, ma i sensi di colpa mi uccidono. I miei occhi si muovono velocemente fra i suoi e la mia mano. Ogni lacrima è un centimetro di pelle che scompare, e non ho abbastanza tempo per fare qualcosa. La mia testa vortica, e le parole mi straziano. '' E' colpa mia '' 
Mi pento per tutte le volte che l'ho incolpato davvero, accusandolo di avermi tradito, di avermi lasciato solo. 
E ora mi ricordo del vero lui, aldilà delle coccole, dei baci, dell'aspetto e della sua apparente freddezza, mi ricordo quell'animo gentile, incapace di ferire ma ferito fin troppe volte, quella fedeltà, quel fuoco che ha dentro e che nemmeno io so spiegare e descrivere. 
« Harry io... Io... Ti amo, ti amo ancora. »

Ho pianto tre volte nella mia vita. Quando nacqui, quando i miei genitori si separarono e quando mia madre si mostrò davvero delusa di fronte alla mia omosessualità. E' forse per questo che mi sorprendo un po' di sentire la faccia umidiccia, gli occhi che bruciano e la gola stretta. Le braccia sono scomparse, e anche le gambe si stanno dissolvendo. E' il momento.
« Lou? » Harry, un po' titubante, appoggia la mano sulla mia guancia. 
« Ora devo andare va bene? Ti voglio vedere fra tanti, tantissimi anni. Ti riconoscerò, quando entri in paradiso torni automaticamente a diciotto anni, ok? Non fare cazzate amore, ti prego. Goditi la vita, bevi, ridi, fai l'amore. Solo ricordati di me, perchè quando arriverai sarò li ad aspettarti, e vorrò solo te. » Gli bacio la fronte e lo abbraccio, anche se non può sentire la stretta delle mie braccia. 
« Non lasciarmi Louis, non ancora. Ti prego. »
« Devo. Non piangere però, sei più bello quando sorridi. Lasciami l'ultimo sorriso, così potrò resistere per altri sessant'anni. » alzo il suo mento con due dita per guardarlo negli occhi, e alla fine mi concede un sorriso e un bacio. Sono quasi completamente dissolto, e comincio a maledire questo vento freddo che sembra velocizzare il tutto.
« A presto tesoro mio, ti guarderò dall'alto. Promesso. » le nostre fronti sono poggiate l'una sull'altra, e in questo breve lasso di tempo mi concentro a distinguere ogni singola tonalità di verde nelle sue iridi. E poi il bianco invade tutto. 
Bianco come la neve che pochi minuti fa scricchiolava sotto i nostri piedi, congelandoci. 
Bianco come un'anima svuotata, privata di ogni colore.
Bianco come  la solitudine, il vuoto, la tristezza più infinita. 


Tic, tac, tic, tac. La mia testa potrebbe esplodere, e devo ancora realizzare dove sono. Sfilo l'orologio dal polso e cerco di aprire gli occhi, ma la luce è troppo forte. 
« Sei già andato giù centinaia di volte, ma non sei mai rimasto stordito per così tanto tempo. Hai dormito qualche ora. » sento la voce di Niall, il mio compagno di stanza. La luce si spegne. « La materializzazione comincia a darti fastidio, buon vecchio Lou? ». 
Apro gli occhi, e la prima cosa che vedo è altra luce, quella riflessa nei suoi occhi azzurri, sui piercing, quella che filtra dalla porta. Niall continua a parlare, ma sono troppo stordito per recepire le parole. A un certo punto scatto. 
« Il mio diario. » dico con fermezza, gli occhi spalancati e la fronte imperlata di sudore. 
« Dove... »
« Sotto il cuscino » lo interrompo e mi giro di scatto, evito di lamentarmi dei dolori di schiena per la fretta. 
Tiro fuori il diario, e lo apro all'ultima pagina.
''Harry'' 
Con le mani che tremano afferro la matita. ''Custode del mio cuore, ora e per sempre.'' scrivo. Alzo lo sguardo verso Niall, che non ha ben capito cosa sta succedendo. Indico il suo nome, e il suo viso si illumina. 
« Ti ricordi chi è ora? » mormora, accarezzandomi il braccio premurosamente. Scuoto la testa. « L'hai...L'hai trovato? ». Annuisco, con gli occhi del tutto spalancati. « Ma se l'hai trovato vuol dire che... Oh no. » 
Chiudo gli occhi, e mi isolo a tal punto da riuscire quasi a sentire il rumore del sangue che scorre nelle vene. « Cos'ho fatto,  Niall... »
Per la prima volta lo vedo zitto. E' l'angelo nero più loquace di tutto il paradiso, e sta zitto a mala pena quando dorme. 
« Vado a cercarlo. » abbraccio Niall e schizzo verso la porta. 
Esco dalla stanza e comincio a correre, senza una direzione, vuoto, disperato. Ogni metro che percorro accresce in me la sensazione che non lo troverò ancora, così dopo un po' rallento. Rallento, ancora e ancora, finchè non resto immobile, con le mani appoggiate sulle ginocchia e il fiatone. 



« Boo? »
 Il cuore si ferma. Mi giro in ogni direzione, ma vedo solo un via vai di angeli. 
Allucinazioni, sono tornato da otto ore e mi si sta già fondendo il cervello. 
« Boo? »
 Resto immobilizzato di nuovo. Mi sta bene, mi sta benissimo. L'ho fatto star male e ora sento la sua voce, mi sembra giustissimo. 
« Louis! »
Metto le mani sul viso e stringo forte la testa, come per far uscire quella voce che sento lontana.
Decido di alzarmi e dirigermi verso la mia camera, quando incrocio il cupido. 
« Ho saputo che hai trovato delle risposte, Louis » sorride raggiante il ragazzino.
« Come lo sai? Chi te l'ha detto? » chiedo, frustrato e nervoso. Sorride di nuovo, più allegro che mai, poi mi fa cenno di girarmi. 

Sussulto, poi mi copro la faccia con le mani e cammino verso l'angelo bianco che mi aspetta a braccia aperte. Scoppio a piangere sul suo petto, fra le sue braccia che mi stringono, e io faccio lo stesso, come se fosse il tesoro più prezioso. 
« Avevo detto che volevo vederti fra sessant'anni, bastardo » dico, così felice che rido e piango contemporaneamente. 
« Prima ci troviamo e prima comincia il nostro ''per sempre'' » Harry mi alza il mento, così che possa guardarlo negli occhi. Ci baciamo, disperatamente, come se stessi vagando nel deserto da settimane e lui fosse l'unica goccia d'acqua, come se stessi in apnea senza respiro e lui fosse l'unica bolla d'aria. 
« Poi mi dovrai insegnare come chiudere queste cose. » dice, guardando le due enormi ali bianche dietro di lui. Ridiamo di gusto, e sento che il mio lato buono è definitivamente fiorito, eterno, come noi. 


« Sei felice, Louis? »
Prima di rispondermi mi concedo qualche attimo per guardarlo. Laggiù c'è un angelo bianco e, sapete, non è perfetto. E se lo vedeste sorridere provereste di certo a dire qualcosa di buffo, solo per veder di nuovo le fossette sulle sue guance. Poi, non tutti possono notarlo, ma i suoi capelli profumano di rose e le sue labbra hanno un sapore delizioso. Ma comunque sia, qualsiasi domanda mi ponga è sempre troppo scontata per ricevere una risposta. 
« Si. »





Bonjour. 

E' l'una di notte e io sono una cattiva bambina. Cazzarola, 
Non devo scrivere ste cose, ci ho messo sei mesi, non devo. E' uno spreco di sanità mentale. 

Mi sento happy perchè ho fatto tuuuutto da sola. Anche il banner, và che brava. *si fa pat pat sulla testa da sola* 
Ora, ci ho messo lacrime e sangue(?) per scrivere ciò. Recensite, ve lo chiedo in ginocchio, stesa, accovacciata, rotolando, in tutti i modi. Plis. 
(grazie a todos per essere arrivate fino a qui) 
*fa ciao ciao con la manina* 

 
  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: harresprincess