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Autore: DazedAndConfused    08/01/2014    4 recensioni
Ma quando è in mezzo all’oceano e la schiuma inizia ad avvolgerlo, andando a sbattere freneticamente sulla tavola e sulla sua pelle, Eddie ripensa a qualcun altro, qualcuno che non ha mai incontrato ma che ha comunque imparato a conoscere molto in fretta.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Man of the hour



Eddie è figlio dell’oceano: nessun altro elemento ha mai saputo farlo sentire a proprio agio come l’acqua, e la sua stessa infinità non lo spaventa affatto.

Sa che l’oceano non lo tradirà: lo ha sempre protetto e continuerà a farlo fin quando il suo cuore non cesserà di battere.

Da quel momento in poi, Eddie stesso diventerà l’oceano.

 

Tidal waves don't beg forgiveness

Crash, then on their way

 

Nelle sue innumerevoli uscite in compagnia della propria tavola da surf e di se stesso, Eddie ha avuto modo di riflettere a lungo su quel che lo circonda e sui significati e l’importanza che attribuisce alle varie componenti della vita.

Gli piace poi pensare all’oceano come una metafora della vita stessa: ci sono quelli che preferiscono passeggiare sulla battigia e si accontentano di quella poca acqua che scivola sinuosa tra le dita dei piedi, gli scalmanati che si tuffano a capofitto – magari bevendo lunghe sorsate e arrivando quasi a strozzarsi – per poi uscire con fare trionfante e la consapevolezza di aver vissuto a fondo tutto quello che l’acqua ha loro offerto, e poi le persone che amano farsi trascinare dalla corrente e che giungono sane e salve a riva, e altre che magari scompaiono improvvisamente tra i flutti, e neppure l’ombra pallida di una richiesta d’aiuto ha fatto in tempo ad uscire dalla loro bocca.

I gorghi non sono altro che una sfaccettatura della bellezza immensa che l’oceano può donare a chi vi si addentra: il segreto sta nel non abbandonarvisi con troppa leggerezza.

Donarsi, questo è il termine giusto.

 

Father, he enjoyed collisions

Others walked away

 

Quando surfa Eddie pensa sempre a suo padre: tra le onde ha sempre la piacevole illusione di poterlo raggiungere più facilmente… di essergli più vicino.

Gli sembra quasi di poter toccare con mano i suoi occhi, e di poterli poi far scontrare con i propri, solo un ammasso di palpebre e ciglia e sale e lacrime e spuma…

Ma quando è in mezzo all’oceano e la schiuma inizia ad avvolgerlo, andando a sbattere freneticamente sulla tavola e sulla sua pelle, Eddie ripensa a qualcun altro, qualcuno che non ha mai incontrato ma che ha comunque imparato a conoscere molto in fretta.

 

The snowflake falls in May

 

Come la schiuma è solita sciabordare con impetuosità, così Andy usava avviluppare con il medesimo fervore chiunque stesse assistendo ai suoi spettacoli o ai discorsi che intavolava con quella sua parlantina fluente che in tanti gli invidiavano.

Andy sapeva di non essere l’oceano: l’oceano è quasi banale, nient’altro che una distesa d’acqua tutta uguale, profonda e pullulata da natanti e mostri in egual modo… lui invece era consapevole di essere un fiocco di neve da ammirare nell’aria di maggio.

La neve caduta in quel mese suona come una benedizione, un evento talmente irreale da apparire sin troppo bello per poter essere apprezzato nella sua totalità.

Andy sapeva di essere più unico che raro, ma nella frenesia di poter annoverare gli svariati cristalli che lo componevano aveva forse dimenticato una cosa importante: l’oceano, nella sua banalità, resta immutato nel tempo… il fiocco di neve, a maggio, è destinato a combattere una guerra inutile contro il fango che, prima o poi, lo divorerà. 

 

And the doors are open now as the bells are ringing out

'Cause the man of the hour is taking his final bow

Goodbye for now

 

L’ultimo show che aveva dato era stato lo stesso memorial del 24 marzo 1990: da quel che gli hanno raccontato, Eddie sa che era stata organizzata una cosa in grande stile per omaggiare Andy e l’impatto che aveva avuto su centinaia di giovani di Seattle e dintorni.

Il Paramount Theatre era stato prenotato e riempito da esponenti della scena musicale locale – per la maggior parte amici di Wood – più qualche parente e un’infinità di fan dei Mother Love Bone, ciascuno con la propria candela ben stretta tra le mani e il cuore ridotto per la prima volta ad essere un pozzo profondo e ricolmo di catrame e lutto fino all’orlo.

Comunque sia, Andy avrebbe semplicemente cacciato uno strillo entusiasta se solo avesse visto il suo nome e le date di nascita e decesso troneggiare fiere all’ingresso dell’edificio, quasi fossero l’insegna di un musical di successo… Eddie questo in cuor suo lo sa, e nessuno è mai andato a dirglielo.

 

Nature has its own religion, gospel from the land

 

Il segreto del surf, come quello che sta alla base della vita, consiste solamente nel rispettare i tempi della natura: se l’uomo ha fretta di godere, bramosia di succhiare fino al midollo ciò che l’universo ha da offrirgli, quest’ultimo non farà altro che rallentare il proprio corso e lasciarlo con un palmo di naso.

Forse anche Andy lo aveva capito, prima di lasciare tutti quanti con un ultimo coup de théâtre, il più crudele ed efficace che avesse mai potuto escogitare… o forse lo stava ancora ricercando, chi lo sa.

A Eddie piace credere che un giorno o l’altro avranno modo di confrontarsi, appianando così le sicure divergenze in grado di distanziarli e rinsaldando con maggior vigore le opinioni che in un qualche modo li accomunerebbero.

 

Father ruled by long division, young men they pretend

Old men comprehend

 

A dir la verità Eddie sente Andy un po’ vicino a sé anche per il fatto che entrambi non abbiano avuto molta fortuna in campo familiare: uno il vero padre non l’ha mai conosciuto, l’altro avrebbe fatto meglio a non averci nulla a che fare… avevano praticamente trascorso le loro gioventù ricercando se stessi o anche soltanto un misero barlume d’identità in un cognome o in un po’ di cerone bianco, e Eddie rimpiange il fatto di non poter chiedere ad Andy se a lui, alla fine, questa ricerca abbia fruttato veramente qualcosa.

Sarebbe stato bello poter invecchiare insieme… magari avremmo potuto comprenderci a vicenda e provare a spiegarci l’un altro, entrambi libro e lettore.

Entrambi vecchi e nodosi, ma vivi.

 

And the sky breaks at dawn, shedding light upon this town

They'll all come 'round

 

La punta del pennarello percorre un breve e rapido tragitto per tre o quattro volte, facendo così scomparire il titolo di una canzone che Eddie ha scritto poco fa e che non lo ha convinto del tutto: fuori intanto piove e la gente ha iniziato a mettersi in coda, i biglietti ben stretti tra le mani e l’agitazione pre-concerto bella scalpitante.

Eddie rimugina sulla setlist, mordicchia un po’ il tappo del pennarello e inclina leggermente il capo per vedere se, da un differente punto di vista, questa possa finalmente andargli a genio.

Nulla da fare: creare una scaletta convincente – sincera – si rivela sempre essere uno dei compiti più difficili che gli spettano.

Bisogna iniziare col botto, poi infilarci qualche pezzo più calmo e, quando il pubblico meno se l’aspetta, pigiare con foga sull’acceleratore e schiaffarci dentro le hit più pesanti… e occorre anche saper gestire bene le perle, i regalini inaspettati che lo spettatore, inconsapevolmente, sta sempre lì ad aspettare.

Poco importa se siano cover o canzoni che la band non suona da anni e che daranno a Stone un ottimo motivo per brontolare dietro le quinte: il concetto fondamentale è donarsi, sempre e comunque.

 

Quando Eddie ha completato la setlist e ha potuto finalmente sollevare il proprio sguardo dal foglio, la pioggia ormai ha smesso di cadere da un pezzo.

Ora può uscire a fumarsi una sigaretta di nascosto, mentre la gente continua a confluire nella KeyArena con l’irruenza e l’allegria che notoriamente contraddistinguono i fan dei Pearl Jam.

Eddie sorride tra sé e sé: sono lì per loro… sono lì per lui.

 

'Cause the man of the hour is taking his final bow

Goodbye for now

 

Eddie beve una generosa sorsata dalla bottiglia di vino e lancia uno sguardo veloce al foglio della setlist, poco distante dai suoi piedi: il momento è arrivato.

Si scambia un cenno d’intesa con Jeff e Stone e, quando le mani di Boom iniziano a pigiare delicatamente sui tasti del pianoforte, il pubblico esplode in un boato.

Poi sono solo applausi, urla entusiaste e occhi lucidi nelle prime file; Eddie sa che non sono solo loro ad essere commossi: lui stesso ha la voce che trema e le nocche ormai pallide, ma è comunque una bella sensazione.

 

And the road the old man paved

The broken seams along the way

The rusted signs, left just for me

 

Sin da quando è entrato a far parte dei Pearl Jam, Eddie ha sempre confrontato se stesso con Andy: d’altronde farlo è stato praticamente inevitabile.

Lui non era altro che l’ultimo arrivato, quello che si aggrappava al microfono e si nascondeva ostinatamente dietro i ricci scarmigliati, cercando di sostenere a fatica il peso di un’eredità piombatagli addosso inaspettatamente, e forse anche troppo presto.

Molto spesso si è chiesto cos’avesse pensato Seattle – la gente comune, i musicisti del posto, perfino le strade – quando aveva dovuto scambiare Andy proprio con lui: lasciar partire all’improvviso quel folletto biondo, così irriverente e sfacciato e meravigliosamente stravagante, per ritrovarsi al suo posto un tipo schivo, distaccato e perennemente incazzato con il mondo era stato veramente un bell’affare?

 

Aveva voluto avere qualche registrazione live dei Mother Love Bone, Eddie: si era studiato quelle videocassette di nascosto, ritrovandosi inevitabilmente catturato dal carisma di Andy e dalla sua vitalità, tutte qualità che, con il tempo, lui stesso era riuscito a far proprie e a padroneggiare con una certa sicurezza.

Sapeva inoltre che il suo destino era fatalmente destinato ad essere legato a doppio filo con quello di Wood: era difficile da ammettere ma, dove c’era uno, l’altro non poteva stare.

A Eddie è sempre dispiaciuto non poter condividere con Andy certe esperienze, ma non si è mai deciso ad esprimere apertamente quei pensieri; è una cosa soltanto fra loro due, Stone e Jeff lo capirebbero.

D’altronde è stato come essere un viandante perso tra la nebbia, la pioggia e i muri scrostati della città: Andy è stato il faro che, in un certo senso, l’ha guidato attraverso tutto quel groviglio di capelli al vento, cavi elettrici e muffa… Andy è la strada, costellata di segnali scalcagnati e arrugginiti dal tempo, ma ancora lì, presente nonostante tutto.

 

He was guiding me, love, his own way

 

Eddie chiude gli occhi e lascia che il pubblico canti al posto suo, mentre le parole aleggiano nella KeyArena come presenze vivide e tangibili.

Questo è il mio tipo d’amore, è il tipo d’amore che passa oltre, è il tipo d’amore che mi lascia da solo…” urlano tutti a squarciagola, mentre Jeff e Stone cantano i cori e sorridono soddisfatti.

 

Poco dopo Eddie riapre gli occhi e, di fianco a sé, intravede una chioma bionda risplendere sotto i riflettori, l’enorme cappello da leprechaun, una familiare calzamaglia a stelle e il microfono a mezz’asta impugnato senza alcun timore.

Andy gli rivolge un occhiolino e gli si fa vicino, per poi indicargli il foglio per terra: in alto a destra, accanto allo schizzo veloce di un’onda, sono comparsi un fiocco di neve stilizzato e le loro iniziali, intrecciate come la più ostinata delle edere.

Gli angoli della bocca di Eddie si sollevano piano finché l’altro gli rivolge un inchino e l’ombra di un sorriso; l’uomo del momento si offre un’ultima volta al pubblico, dopodiché torna ad aleggiare nell’aria come una ragnatela di ghiaccio e cristalli, mentre poco distante l’oceano continua a sciabordare e ad avvolgere lui e migliaia di altre facce con le sue onde placide.

 

Now the man of the hour is taking his final bow

As the curtain comes down

I feel that this is just goodbye for now

 

 

 

 

 

 

Note autrice

L’8 gennaio 1966 Andrew Patrick Wood nacque a Columbus: 8836 giorni dopo si spense a Seattle.

Aveva poco più di ventiquattr’anni.

 

Avevo in cantiere il progetto di scrivere una storia su Andy da un sacco di tempo, ma non sono mai riuscita a decidermi a iniziarla: prima o poi riuscirò a scrivere quelle dal punto di vista di Cornell e di Xana ma, per ora, mi limiterò a lasciare un breve commento a quella che avete appena letto.

Man Of The Hour rientra sicuramente nella mia Top 5 di canzoni dei Pearl Jam che amo alla follia (e, badate bene, stilarla è stata una fatica indescrivibile!): da quando sono venuta a conoscenza delle vicissitudini personali di Andy, poi, non ho potuto fare a meno di attribuirgli l’appellativo di uomo del momento e di associarlo alla suddetta canzone.

Sapevo che prima o poi avrei utilizzato questo brano come sfondo, cornice per un tributo su di lui, ma non sapevo quando e come sarei riuscita a farlo… sono solita scrivere i tributi ai musicisti che, in un qualche modo, sono riusciti a dare una svolta alla mia esistenza in occasione dell’anniversario del loro decesso.

Le storie dal punto di vista di Cornell e Xana, che prima o poi mi auguro di riuscire a scrivere, saranno proprio incentrate sulla scomparsa di Andy; però un giorno c’ho pensato su e mi sono detta “Ma perché non scrivere un tributo alla sua nascita, al suo essere semplicemente se stesso?”

E quindi eccomi qua.

Dopo aver letto questo scritto una mia cara amica mi ha fatto notare come in circolazione non vi siano racconti che accostino la figura di Andy a quella di Eddie, e io stessa sono rimasta stupita: il confronto tra loro due a me sembra una delle cose più scontate e ovvie che possano balenare in mente a chi conosce i Pearl Jam e i vari avvenimenti che hanno portato alla loro nascita, eppure è vero, non ho ancora letto nulla su loro due.

Il mio vuole quindi essere solo un omaggio a due dei miei artisti preferiti, un tributo al fiocco di neve di maggio che abbiamo avuto modo di ammirare per pochissimo tempo e all’oceano che lo ha abbracciato e che continua ad evocare il suo nome, la sua figura in giro per il mondo.

 

Ringrazio mio fratello Daniel per l’avermi introdotto alla meravigliosa scena musicale di Seattle e l’aver sopportato le mie cialtronerie sull’Emerald City ed illustri cittadini durante quest’ultimo annetto… e, ovviamente, l'adorabile Kip: oltre ad essere una superlativa co-autrice di scritti a quattro mani, sei uno spirito affine nonché una splendida amica… questa storia è nata anche grazie a te.

 

Buon compleanno, Andy.

   
 
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