Under the skin.

Quando aveva trovato Teito Klein sulla sua strada, la prima volta, aveva pensato “Dio, ti ringrazio.”
Mentre lo osservava dormire si rendeva conto che qualcosa in lui lo attirava e pensava, mano a mano, fosse a causa del suo passato e di quel destino così crudele che lo aveva reso la vittima in una guerra tra due regni. Quando se ne era reso conto se ne era vergognato, sapendo che un pensiero simile era meschino se non altro.
Ma, nonostante tutto, credeva fosse quello.
In realtà dopo che aveva iniziato ad averlo sempre intorno, quando avevano cominciato a viaggiare, ogni singola volta che sentiva inevitabilmente le sue parole, Frau si rendeva conto che non era affatto preda delle tenebre ma al contrario riusciva a starvi a galla, seppur a fatica, a metà tra di esse e la luce.
Aveva iniziato ad imparare che Teito Klein era nobile d’animo, orgoglioso, coraggioso, pronto a sacrificarsi ma troppo cocciuto e testardo per arrendersi veramente.
Aveva iniziato a capire, seppur con un minimo di difficoltà più legata al proprio non voler accettare la situazione, che Teito Klein lo capiva. Gli stava vicino credendo in lui, sorridendogli a volte, mentre cercava di essere gentile trattandolo come un essere umano preoccupandosi per qualcuno che in realtà era morto, per poi mantenere il broncio per la maggior parte del tempo mentre si cacciava nei guai.
Più lo conosceva e capiva, più sentiva il mostro dentro di sé agitarsi e reclamarne le carni, le spoglie, l’anima.
Perché quel ragazzino era appetitoso e nulla avrebbe mai potuto cambiare quella cosa.
Mentre il suo viaggio continuava, si rendeva conto che per tenere a bada quella parte di Verloren dentro di sé era tenuto a cibarsi più spesso di quelle anime disgustose, di quei Kor che era suo compito scacciare e che lo maledicevano ogni volta che finiva per cibarsene, additandolo come traditore, come un loro simile.
Frau ignorava il tutto e riponeva a dormire la propria tenebra con la quale oramai conviveva da così tanto tempo da non essere sicuro di quale fosse realmente il tempo passato in quel modo o di dove iniziasse il vero io e dove finisse.
Era veramente lui? Sarebbe riuscito a sopravvivere? Sarebbe riuscito a salvare Teito Klein se non era sicuro nemmeno di salvare sé stesso?
- Frau? -
Scrocchiò le ossa del collo, muovendosi mentre i denti si mostravano più aguzzi ed un rivolo di sangue usciva dalle proprie labbra.
Socchiuse gli occhi, voltandosi verso quella voce, con un sorriso poco rassicurante sul volto.
- … Fra…u? -
“Ahhh. Voglio… anime più dolci…”
Il sorriso si infittì, raggiungendo anche gli occhi, conferendogli un aria ancor meno raccomandabile.
“Più dolci.”
- Teito. –

Quando aveva trovato Teito Klein sulla sua strada, la prima volta, aveva pensato “Dio, ti ringrazio.” Mentre lo osservava dormire si rendeva conto che qualcosa in lui lo attirava e pensava fosse la somiglianza di una vita, un destino crudele. Ma la realtà era ben più temibile e ne prendeva atto mentre passava più tempo insieme a lui.
Semplicemente aveva dato per scontato che fosse stato Dio a parlargli, a mandargli una luce in quella sua falsa vita mortale. In realtà, era stato quel pezzo di Verloren dentro di sé che sin dall’inizio aveva bramato quell’anima così dolce.

“Anche tu… anche tu sei come noi! Non importa quanto cerchi di sembrare umano, non m’inganni! Perché tu sei fatto con un pezzo di sua maestà Verloren!”
Per quanto provi a nasconderle, a fuggirgli, le tenebre sono sempre lì. 
Incise sotto la pelle.