Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Coline    08/01/2014    5 recensioni
I tre ragazzi si scambiano un'occhiata perplessa ed esasperata, e Zabini - come al solito - non si lascia sfuggire l'occasione per rivolgere a Scorpius la stessa domanda che gli fa da più o meno tre mesi.
«Perché proprio lei?».
Nessuno risponde e tutti spostano lo sguardo su Alice, che ha appoggiato la borsa nella sabbia e si sta slacciando il pareo arancione che aveva attorno ai fianchi per poter sfoggiare il suo costume giallo canarino, che le starebbe decisamente meglio se fosse almeno un po’ abbronzata.
Scorpius le sta guardando il culo quando con voce funerea mormora: «Saranno tre giorni molto lunghi».
{ Alice Jr/Scorpius ♥ }
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice, Paciock, Jr, Frank, Paciock, Jr, James, Sirius, Potter, Nuovo, personaggio, Scorpius, Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sommario: I tre ragazzi si scambiano un'occhiata perplessa ed esasperata, e Zabini - come al solito - non si lascia sfuggire l'occasione per rivolgere a Scorpius la stessa domanda che gli fa da più o meno tre mesi.

«Perché proprio lei?».

Nessuno risponde e tutti spostano lo sguardo su Alice, che ha appoggiato la borsa nella sabbia e si sta slacciando il pareo arancione che aveva attorno ai fianchi per poter sfoggiare il suo costume giallo canarino, che le starebbe decisamente meglio se fosse almeno un po’ abbronzata.

Scorpius le sta guardando il culo quando con voce funerea mormora: «Saranno tre giorni molto lunghi».

Pairing: Alice Jr/Scorpius

Genere: Sentimentale, commedia

Beta: WhenIfindyou – grazie, grazie, grazie.

Rating: Verde

Note: It's been 84 years... Oddio, sono veramente anni che non pubblico nemmeno qualche schifezzuola scritta completamente a caso. Per l'appunto in realtà non mi sentirei nemmeno di pubblicare questa-- questa cosa. Insomma, sono perfettamente consapevole che non ha nemmeno un senso vero e proprio, che è gennaio e io mi metto a finire una OS iniziata in piena estate, che la trama (non credo nemmeno si possa definire trama) si sviluppa a singhiozzo, tra uno sbalzo d'umore e l'altro. Sono consapevole anche del fatto che questo non è nemmeno il mio solito modo di scrivere (voglio dire: scrivere al presente? Davvero?), ma avevo voglia di cambiare un po', di fare un esperimento che... non sarebbe mai stato pubblicato.

L'unico motivo per cui mi sto facendo del male in questo modo è che la Alice/Scorpius (ehi, Malciock, ehi) qui è praticamente sconosciuta. E probabilmente rimarrà tale dopo aver messo su questa- COFFCOFF – cosa, ma... Così QUALCUNO (Ehi, ciao, Costanza, cosa ci fai nelle mie note? Lo sai che questo scempio è dedicato a te?) avrà la dimostrazione CHE NON È VERO CHE NON FINISCO NIENTE. Tiè.

Detto questo... ciao, belli. :)

 

 

 

A Costanza.

 

Slices of Summer

Il tempismo del granchio

 

 

La piccola spiaggia è completamente deserta quando quattro figure attraversano l'asfalto pieno di crepe e cotto dal sole della strada e si fermano a pochi passi dalla sabbia. La marea non si è ancora alzata e il bagnasciuga è disseminato di piccole conchiglie e persino di una medusa morta, mentre tra alcuni sassi umidi vicino all'acqua un grosso granchio fa scattare minacciosamente le chele quando un componente del piccolo gruppo - l'unica ragazza - fa qualche passo avanti e si sfila un paio di occhiali da sole dalla buffa montatura a fiorellini, guardandosi in giro con aria soddisfatta. In realtà la spiaggia non sembra essere granché: vicino alla strada c'è un bidone dell'immondizia ribaltato e qualcuno ha lasciato un ombrellone mezzo distrutto tra la sabbia - che è piena di sassi e persino di un costume rosso ormai scolorito dal sole e dal tempo. Eppure, nonostante quella non sembri propriamente una spiaggia caraibica, Alice Paciock Jr sembra essere incredibilmente e completamente soddisfatta; ed è con un'espressione simile che si volta verso gli altri componenti del gruppo, sistemandosi meglio l'enorme cappello di paglia che ha in testa quando quello minaccia di cadere per la leggera brezza mattutina.

«Ecco la spiaggia» dice a quel punto, incurvando le labbra a cuore in un sorriso compiaciuto, con la stessa aria che potrebbe avere un bambino nel mostrare un gioco nuovo ai suoi amici.

I tre ragazzi di fronte a lei sembrano avere delle reazioni piuttosto contrastanti. Un tipo alto e fin troppo magro - o con "un fisico da Cercatore", come lo definirebbe lui - aggrotta le sopracciglia bionde dietro gli occhiali da sole scuri e appoggia a terra il buffo ombrellone a pois che un attimo prima portava in spalla, alzando poi una mano per grattarsi la nuca. Ha la pelle chiarissima, del tipo che è meglio tener ben lontana dal sole, e se possibile pare ancora più pallida per via del ragazzo di colore di fianco a lui, che ha tutta l’aria di essere capitato lì per caso e sembra essere provvisto unicamente di un costume verde fluo e di un paio di infradito di plastica. Dall’espressione sulla sua faccia non si direbbe di buonumore, anzi, si potrebbe dire che è appena stato buttato giù dal letto e, a differenza di Alice, è decisamente poco entusiasta del posto.

Proprio per questo non esita a borbottare qualcosa che suona molto come «e questa sarebbe una spiaggia?», meritandosi così un'occhiata omicida da Alice e un gemito d'assenso dal ragazzo al suo fianco, che è poco più basso di lui ed è quasi completamente nascosto dal grande materassino blu che sta praticamente abbracciando. Alice arriccia il naso cosparso di lentiggini e inspiegabilmente guarda di sbieco anche il ragazzo dai capelli biondi, mettendosi poi le mani sui fianchi.

«Malfoy, spiegami un'altra volta perché hai dovuto portarti dietro anche Zabini e Perks» chiede con un sospiro esasperato.

Scorpius Malfoy reprime la parte più ragionevole del suo cervello - quella che gli dice di brandire l'ombrellone a mo’ di clava e giocare a "caccia al Grifondoro sulla spiaggia" - e prende un bel respiro prima di rispondere con voce estremamente calma.

«Perché l'alternativa era restare a casa, raggio di sole» dice con una buona dose di ironia, e vorrebbe aggiungere qualcos'altro, ma viene prontamente interrotto da William Perks.

«Almeno non ci sono Babbani in giro» butta lì con una scrollata di spalle, sfregandosi poi un occhio con il dorso della mano.

Alice non sembra minimamente intenzionata a considerarlo, però, perché s'infila nuovamente i suoi buffi occhiali da sole e si sistema - di nuovo - il cappello di paglia in testa, senza rivolgergli nemmeno l'ombra di un'occhiata.

«Non ci sono Babbani perché dormono, Will, come fanno tutte le persone normali alle sei e mezza del mattino» interviene a quel punto Zabini, e deve essere davvero irritato per aver detto una frase così lunga – almeno secondo i suoi standard.

Per qualche istante cala il silenzio e Scorpius inspira ed espira lentamente. In realtà non è un tipo dotato di molta pazienza, davvero: probabilmente quando Dio la stava distribuendo nel mondo è stato così impaziente da lasciar perdere per poter passare direttamente nella speciale sezione "ironia, sarcasmo & arroganza" fatta apposta per i Serpeverde come lui.

Per questo particolare giorno, però, vuole fare un'eccezione.

Quindi prende un respiro profondo e sta per dire qualcosa di molto intelligente come «guardate com'è bello il mare» o «il tempo è perfetto» oppure «quella medusa morta sembra molto interessante», ma si blocca quando Alice alza la mano che non sta reggendo la borsa da mare enorme che si è portata dietro e punta il dito contro tutti loro.

«Statemi bene a sentire» dice a quel punto, guardandoli uno per uno. «Staremo qui solo tre giorni. Tre giorni, capito? Questo significa che ho solo tre giorni per abbronzarmi come si deve, e se questo significa venire in spiaggia alle sei e mezza del mattino e tornare in hotel alle nove di sera, bè, Noi lo faremo».

William appoggia la guancia al materassino e sospira sommessamente - tra i tre ragazzi sembra essere il più calmo e rassegnato - mentre Zabini continua a tenere le braccia dalla pelle bruna ben strette al petto nudo con la faccia di chi sta meditando di - tanto per citare una situazione a caso - prendere Alice Paciock e affogarla nel mare. É Scorpius ad avere il coraggio di parlare, accennando un «ma, Alice, tu odi il sole» che spera - non si sa come - possa farla ragionare e arrivare alla sana e saggia conclusione che la sua pelle color mozzarella di certo non ne uscirà bene.

«Non posso permettermi di odiare il sole se voglio un'abbronzatura come quella di Angelina Torres» ribatte a quel punto, alzando il mento e rischiando di farsi scivolare il cappello di paglia dalla testa.

«Ma Angelina Torres non è abbronzata, è solo brasiliana» accenna William, un'espressione perplessa sul viso, che diventa incredula quando Alice gli risponde con un vago e inspiegabile «non essere razzista, Perks», prima di premersi il capello di paglia sulla testa e dare le spalle a tutti, iniziando poi a camminare tra i sassi e la sabbia.

I tre ragazzi si scambiano un'occhiata perplessa ed esasperata, e Zabini - come al solito - non si lascia sfuggire l'occasione per rivolgere a Scorpius la stessa domanda che gli fa da più o meno tre mesi.

«Perchè Paciock?».

Nessuno risponde e tutti spostano lo sguardo su Alice, che ha appoggiato la borsa nella sabbia e si sta slacciando il pareo arancione che aveva attorno ai fianchi per poter sfoggiare il suo costume giallo canarino, che le starebbe decisamente meglio se fosse almeno un po’ abbronzata.

Scorpius le sta guardando il culo quando mormora un vago «saranno tre giorni molto lunghi».

 

*

 

Caim Zabini non è il genere di persona con cui puoi parlare perché Caim Zabini non parla, o meglio, non è solito esprimersi usando qualcosa di così banale come le parole. A dire il vero non è nemmeno il tipo a cui piacciono le persone in generale, in particolare quando parlano, ancora peggio se cercano di avere una conversazione con lui.

Ma Caim è anche amico di William, William non fa altro che parlare – persino da solo, soprattutto da solo – e nessuno si spiega come quei due possano anche solo sopportarsi, figurarsi essere compagni di dormitorio, di banco durante le lezioni e persino amici.

In realtà tante persone non si spiegano nemmeno come possa essere amico di Scorpius, visti i ben diversi modi di esprimersi: l’uno con occhiatacce e monosillabi, l’altro mediante insulti verso il prossimo. Forse, se non fosse per Will, quei due nemmeno si guarderebbero in faccia.

Anche Caim in questo momento, cioè mentre le onde fanno muovere dolcemente il materassino sul quale è sdraiato e guarda il cielo limpido con un solo occhio socchiuso per via del sole, si sta chiedendo perché Will non può smettere di parlare e trovarsi un’alga abbastanza lunga e resistente con cui potersi strangolare.

«E quindi, secondo me, quest’anno abbiamo buone probabilità di vincere il campionato» sta appunto dicendo il diretto interessato, un po’ nuotando e un po’ camminando con le punte dei piedi nell’acqua, che in quel punto gli arriva praticamente al mento. «Scorpius potrebbe anche diventare Capitano, che ne pensi? Preferisco sicuramente lui a Nott».

Caim si porta un braccio dietro la testa, per stare più comodo, e sbadiglia, senza nemmeno commentare.

Will nuota fino al suo materassino e ne afferra i bordi, per potersi reggere mentre sbatte lentamente le gambe, così da restare in qualche modo a galla.

«Voglio dire, Nott è un invasato. Oltre ad essere nella squadra quanti milioni di cose fa? Fa parte del Club delle Gobbiglie e anche di quello dei Duellanti, ha tutte E, non ha mai mancato a una riunione del Lumaclub e probabilmente quest’anno sarà anche Caposcuola. Deve avere qualche tipo di complesso. Oppure è un drogato. O forse non è umano» continua a parlare tranquillamente, anzi, forse sentendosi particolarmente ispirato.

Caim nemmeno lo sta ascoltando ed ha solo l’accortezza di lanciargli un’occhiata abbastanza inquietante prima di volgere lo sguardo verso la spiaggia, precisamente in direzione di un ombrellone a pois. A Will non sembra sfuggire nulla, siccome «secondo te fanno sul serio?» chiede inclinando appena la testa di lato, apparentemente inconsapevole di aver parlato da solo fino a quel momento.

Caim inarca appena un sopracciglio, dando prova delle sue enormi capacità d’espressione, e subito dopo torna a guardare il cielo.

«Quello che voglio dire è-- sono in vacanza insieme, no? Noi siamo qui per non far insospettire il signor Malfoy ma… era mai successo? Che Scorpius andasse in vacanza con una ragazza?» riparte all’attacco Will, gli occhi ora puntati sulla faccia di Caim, per nulla intenzionato a rispondere nemmeno con un cenno del capo. «Non ha nemmeno mai avuto una ragazza, Scorpius, una ragazza vera, dico. Quindi fanno sul serio, giusto?».

Seguono alcuni istanti di silenzio, durante i quali un gabbiano strilla in lontananza e un pesciolino guizza tra i piedi di Will.

«No, ma ancora non lo sanno» se ne esce infine Zabini, laconico come sempre.

Will aggrotta le sopracciglia, confuso e incuriosito, e si passa una mano sulla fronte bagnata, spostandosi i capelli scuri. «Cosa? Perché?».

Caim gli risponde con un’occhiata palese, come a voler sottolineare quanto sia ovvia la risposta, e se non fosse un tipo di così poche parole forse gli spiegherebbe anche che in realtà lui è lì per un motivo, ovvero che Scorpius smetterà di fare sul serio con la Paciock nel momento in cui la loro relazione – anche se lui preferisce definirla “avventura” o “episodio” – segreta si scontrerà con il resto del mondo, del quale sembrano essersi dimenticati. Forse gli rivelerebbe anche come finirà quella piccola vacanza, se tutto dovesse andare secondo i suoi piani, cosa sulla quale fa affidamento.

Ma, come tutti sanno, Caim non ama sprecarsi in spiegazioni o discorsi, così risponde alla domanda di Will con un semplice e vago «vedrai»; e alla fine è precisamente quello che farà.

 

*

 

Scorpius è seduto all'ombra sul suo asciugamano verde mentre osserva incerto l'ombrellone a pois che Alice ha comprato il giorno prima al mercato Babbano ed è stato piantato da poco nella sabbia. É decisamente storto, ma non sono riusciti a fare di meglio e Scorpius sembra essere l'unico intenzionato a stare all'ombra, quindi nessuno ha avuto di che lamentarsi.

«Passami il mio spray abbronzante» dice improvvisamente Alice, in piedi vicino all'asciugamano di Scorpius, che smette di spalmarsi la crema solare sulle braccia per alzare la testa e «il tuo cosa?» chiedere con una nota di scetticismo nella voce, un sopracciglio inarcato dietro gli occhiali da sole.

Alice gonfia le guance e scuote la testa, buttandosi alle spalle la lunga treccia in cui ha stretto i suoi capelli biondi, proprio mentre «il mio spray abbronzante», ripete facendo un cenno distratto verso la propria borsa, al che Scorpius - non senza lanciarle un'occhiata incerta - infila una mano nell'enorme borsa da mare senza nemmeno sapere precisamente cosa sta cercando, il tubetto di crema solare abbandonato sull'asciugamano.

La coraggiosa e temeraria mano di Scorpius che ha avuto l'ardire di infilarsi in quel mercato portatile che è la borsa di Alice Paciock, rovista per qualche istante tra cianfrusaglie varie, sposta qualche libro, aggira un pacchetto di fazzoletti e uno di patatine, tasta quella che dovrebbe essere una bottiglietta d'acqua e, dopo aver scostato un costume di ricambio, stringe tra le dita un contenitore di plastica che sembrerebbe fare al caso suo. Ovviamente stava sul fondo, e con la punta delle dita può sfiorare le cuciture della stoffa, ma in realtà Scorpius è piuttosto sorpreso: credeva che per poter toccare il fondo della borsa avrebbe dovuto infilarci il braccio fino alla spalla.

«Parli di questo?» chiede sfilando il tubetto da tutto il resto delle cianfrusaglie e rigirandoselo in mano, vagamente incuriosito. Ha tutta l'aria di essere un prodotto Babbano, e questo non ispira la minima fiducia in Scorpius.

Alice sorride, si china e glielo prende dalle mani mentre «precisamente» dice iniziando a spruzzarsi quello strano affare un po' dappertutto e Scorpius mette su un'espressione perplessa, ignorando una vaga vocina nella testa - curiosamente simile a quella di Zabini - che gli sta chiedendo «perchè Paciock?».

Alza le sopracciglia, scuote brevemente la testa e borbotta qualcosa di indistinto che suona stranamente come «saranno tre giorni molto lunghi».

«Cosa?» chiede con aria distratta Alice, spalmandosi a tratti la strana robaccia lucida che poco prima si era spruzzata sulla pelle, ricevendo in risposta una semplice scrollata di spalle seguita da un «niente» decisamente poco convincente.

Alice sembra decidere di ignorarlo e si china per sfregarsi le mani sulle gambe, ben decisa a non far caso allo sguardo scettico e dubbioso di Scorpius, che dopo aver scosso la testa con aria palesemente esasperata riprende in mano il proprio tubetto di crema solare, incredibilmente e inspiegabilmente già pieno di sabbia.

«Merlino, io odio il mare», bofonchia cercando di togliere i granelli di sabbia dalla confezione appiccicaticcia, il naso arricciato in una smorfia infastidita, che si amplia quando «i tuoi amici non sembrano pensarla come te» interviene Alice, con una ben udibile nota di divertimento nella voce. Scorpius volge lo sguardo verso il mare e inclina la testa di lato, le sopracciglia che si aggrottano mentre si sfila gli occhiali per poter vedere meglio cosa sta succedendo.

«Credo che Will stia lottando con una medusa» decreta infine, sbattendo le palpebre con un tono di voce più che altro incuriosito, poco prima di «e sembra che la medusa stia avendo la meglio» aggiungere con la stessa tranquillità con cui si potrebbe parlare del tempo.

Alice non si prende nemmeno la briga di voltarsi e ributta il suo strano spray Babbano nella borsa, stendendo poi il proprio telo sulla sabbia.

«Mal che vada c'è Zabini con lui».

Scorpius non esprime a voce i seri dubbi che ha nell'affermazione di Alice, ma si limita a scrollare le spalle mentre lancia una vaga occhiata a Zabini, sdraiato sul materassino blu poco più in là, che prende il sole senza minimamente scomporsi. Probabilmente quello significa solo che William non ha poi così bisogno d’aiuto — o in alternativa che sta per morire perché Caim non ha voglia di scendere dal materassino.

«Zabini ha in mente qualcosa» se ne esce improvvisamente Alice, sdraiata a pancia in giù sul suo telo, le braccia incrociate davanti al viso e la guancia premuta contro un gomito, attirando così l’attenzione di Scorpius, fino a un attimo prima impegnato ad assistere al secondo round Medusa – Will.

Il Serpeverde rimane un attimo zitto, poi si volta verso di lei e le lancia un’occhiata come a dire “dici sul serio?”, ed infine, quando Alice ricambia con uno sguardo che di certo non significa “sono felice di essere qui con te”, si lascia sfuggire uno sbuffo irritato.

«Per te Caim ha sempre in mente qualcosa» ribatte con un tono che suggerisce che il discorso non sia per niente nuovo.

«E di conseguenza ho sempre ragione, mi pare».

Scorpius emette uno sbuffo esasperato, scuote la testa e torna a guardarla.

«Certo, come quella volta che credevi fosse stato lui a rubarti la bacchetta. Alla fine hai scoperto di averla in tasca, giusto?» parte in quarta in difesa di Caim, le sopracciglia bionde inarcate. «Poi c’è stata la volta in cui credevi che fosse lui a Pietrificare il tuo caro amico del cuore James Potter ogni mercoledì pomeriggio durante il cambio dell’ora, ed ho dovuto ammettere di essere io il colpevole per farti smettere di pedinarlo. Per non parlare di quando pensavi che avesse fatto il Malocchio alla scopa di tuo fratello… quando invece tuo fratello è semplicemente un incapace e non sa nemmeno--».

«Però delle volte ho avuto ragione» lo interrompe a quel punto, stizzita. «Ad esempio quando ha riempito di Pasticche Vomitose la colazione di Fred. Per tre volte di fila».

«In quel caso Weasley se l’era cercata» ribatte prontamente Scorpius, mentre lei lo ignora e riparte all’attacco.

«Oppure quando ha chiuso Lily in uno sgabuzzino, quando ha incantato una scopa in modo che rincorresse Hamilton per tutto il giorno, quando ha disegnato barba e baffi alla Signora Grassa--» inizia ad elencare con gli occhi rivolti verso il cielo, il naso arricciato. Probabilmente continuerebbe per molto se Scorpius non la interrompesse, tra l’altro con un sorrisetto immensamente divertito sulle labbra.

«Sono stato io a chiudere la Potter in quello sgabuzzino. Non ricordo nulla riguardo Hamilton ma posso dirti con assoluta certezza che per la Signora Grassa si trattava di Will, credo lo abbia insultato una volta di troppo».

Alice a quel punto si mette seduta, sistemandosi la lunga treccia bionda su una spalla con un’espressione incredibilmente irritata dipinta sul viso pieno di lentiggini, tra l’altro senza sembrare realmente intenzionata a rispondergli, guardarlo o anche solo a considerare la sua esistenza.

Quella mattina, poche ore prima, Scorpius si era ripromesso che per un giorno sarebbe stato una persona tranquilla, del genere che se c’è qualcosa che non va prende un bel respiro, conta fino a dieci e poi si calma. È per questo che in quel momento, siccome – per l’amor di Salazar – Alice osa ignorarlo, prende un bel respiro, e solo dopo aver contato mentalmente fino a dieci le sbotta prevedibilmente contro.

«Non fai altro che lamentarti di loro» sbuffa senza riuscire a trattenersi, passandosi una mano tra i capelli biondi e arrabbiandosi ancor di più quando si accorge che la sabbia è riuscita ad invadere anche la sua testa. «Dei miei amici. Di mio padre, di mia madre, del mio gufo, quando lo conoscerai probabilmente ti lamenterai persino del mio giardiniere. Quindi, senti, quello che voglio dire è---». A questo punto Scorpius apre e chiude la bocca un paio di volte, come se stesse per darle la grande, buona e del tutto valida motivazione che dimostra quanto ha torto, ed è appunto quello che fa quando riprende da dove si era fermato. «Quello che voglio dire è che i tuoi amici sono ben peggiori dei miei. Ma li hai visti? Sono dei decerebrati, puzzano e alcuni si scaccolano, persino. E forse non conosco tua madre ma… tuo padre è fuori come un Nargillo ubriaco, mi toglie punti completamente a caso e giuro di averlo visto parlare con un Frullobulbo, una volta. Quindi—quindi guarda nel tuo calderone prima di sputare in quello degli altri, ragazzina».

Prende fiato dopo aver finito di parlare, il tutto senza smettere di guardarla con un’espressione che non è tra le più amichevoli, ma, anzi, suggerisce l’arrivo di parecchie maledizioni.

Scorpius attende, Alice lo considera al pari di un Vermicolo particolarmente morto, Will, da lontano, urla qualcosa a proposito di una medusa in procinto di violarlo, Fred Weasley passa a rotta di collo accanto al loro ombrellone prima di buttarsi in acqua con un urlo.

A quel punto seguono alcuni istanti in cui si comportano tutti come se non ci fosse nulla di strano, ed è solo allo scadere di quei brevi istanti che Scorpius e Alice si pietrificano, si ghiacciano, si gelano sul posto, diventano di pietra, si immobilizzano… insomma, rimangono fermi con delle espressioni molto sorprese sul viso.

Poi qualcuno lascia cadere un borsone di fianco a Scorpius, buttandogli casualmente addosso qualcosa come venti quintali di sabbia, e, nel disgraziato momento in cui trova il coraggio di alzare la testa, si ritrova a guardare controluce la faccia sorridente di James Sirius Potter.

«Ma guarda quanto è piccolo il mondo».

Scorpius vorrebbe sprofondare.

 

*

 

James, Fred e Frank si stabiliscono proprio di fianco all’ombrellone a pois, buttano i loro asciugamani sulla spiaggia, ammassano le loro magliette ed infradito da una parte, fanno il bagno, buttano un’Alice scalciante in acqua, si divertono ad esaminare le ferite di guerra di un povero Will troppo traumatizzato per rientrare in acqua, trovano il modo di spargere sabbia da tutte le parti, decidono di sotterrare Scorpius e ci ripensano quando vengono minacciati di evirazione, ignorano quasi educatamente Caim e più in generale si comportano come tre Grifondoro casinisti e senza cervello.

Alice trova ovviamente l’occasione di dare la colpa di tutto quello a Zabini, lo sussurra all’orecchio di Scorpius mentre tutti gli altri sono impegnati a cercare di affogarsi a vicenda; Scorpius, d’altro canto, decide di usare James come capro espiatorio e rischia di essere preso a pugni quando prende una medusa con un legnetto e gliela spiaccica sulla schiena mentre prende il sole.

Tutto sommato, però, la giornata prosegue abbastanza bene, e Scorpius cerca di tener fede alla sua promessa anche quando a pranzo, dando un morso al suo panino, scopre che qualcuno l’ha riempito di sabbia, e persino quando Fred tira una pallonata in faccia a Will non fa tante storie ma si limita a lanciare un Bombarda al pallone da calcio, che Alice va a ricomprare insieme a Frank al paesino vicino per evitare un’esecuzione di massa.

A un certo punto del pomeriggio decidono persino di fare una partita di calcio – ci vogliono ben ventisette minuti per convincere Scorpius a giocare – e Alice si diverte a fare il tifo un po’ per una squadra e un po’ per l’altra, sempre pronta a calmare le acque durante i vari principi di rissa che si scatenano durante tutta la partita, che sia per decidere la larghezza delle porte improvvisate o per i vari falli che, in una partita normale, sarebbero costati come minimo un’espulsione decennale e in certi casi persino un paio di mesi in carcere.

Sono ormai le quattro del pomeriggio quando Alice e Scorpius riescono a rimanere da soli per più di tre minuti, decidendo strategicamente di non fare merenda insieme a tutti gli altri così da poter entrare in acqua indisturbati.

«Non sta andando poi così male, no?» chiede Alice, spostandosi i capelli bagnati mentre le appare un sorriso languido sulle labbra, e Scorpius pensa indistintamente che brilli più del sole.

Passano alcuni istanti di silenzio, il Serpeverde lancia uno sguardo a riva, dove Caim se ne sta tranquillamente sotto il sole e Will sta aiutando gli altri a fare un castello di sabbia come dei bravi bambini di sei anni, poi fa qualche bracciata per tenersi a galla e torna a guardare Alice, inclinando lievemente la testa di lato mentre qualche goccia salata gli scivola lungo la pelle.

«Diciamo che non è ancora morto nessuno».

La Grifondoro fa roteare gli occhi, fingendosi irritata quando invece si può notare lontano un miglio che è divertita, felice, ed è per questo che gli si avvicina con gli angoli della bocca piegati in un sorriso, e Scorpius si sofferma a guardare quella bocca a forma di cuore per un tempo imprecisato, studiando le sue labbra rosse ed umide finché non si schiudono, rivelando una fila di denti bianchi.

«Malfoy» lo chiama lei, e quando Scorpius alza lo sguardo se la ritrova davanti, immersa nell’acqua, che lo guarda con i suoi occhi chiari.

Alice è il genere di ragazza che è rimasta un po’ bambina, con quelle guance un po’ paffute e i suoi occhi grandi e i suoi sorrisi spensierati, il tipo che arrossisce ai complimenti, che riesce a vedere la magia e la meraviglia anche nelle più piccole cose, che non riesce a dire le parole “sesso” o “pene” senza lasciarsi sfuggire una risatina nervosa, che ride spesso e che è brava ad abbracciare.

È per questo che Scorpius la trova sempre buffa quando decide di fare il primo passo, quando cerca di sembrare più grande e gli rivolge quel sorriso che vorrebbe risultare malizioso ma che in realtà è lì per nascondere il fatto che in certe cose è ancora un po’ incerta, quasi avesse paura di sbagliare.

Alice gli appoggia le mani sulle spalle, emette un lieve sbuffo quando una piccola onda le schizza un po’ d’acqua sul viso e sporge appena la testa verso Scorpius, che incurva le labbra in un sorriso praticamente invisibile e socchiude gli occhi.

Un attimo dopo Scorpius si ritrova la testa sott'acqua, Alice avvinghiata addosso e qualcosa come un litro e mezzo di acqua in bocca, che tossisce fuori quando riemerge sputacchiando ed imprecando con naso e gola in fiamme; e se non avesse le mani impegnate a cercare di tenersi a galla probabilmente si esibirebbe in uno dei più memorabili face palm dell’estate non appena sente Alice uscirsene con un «qualcosa mi ha toccato una gamba. Mio Dio, qualcosa mi ha appena toccato una gamba, portami via di qui» decisamene isterico.

Scorpius tossisce ancora un po’, la guarda sconvolto, scuote la testa e «fortuna che sei una Grifondoro» commenta esasperato. «Culla dei coraggiosi di cuore, proprio».

Tornano a riva, Alice con l’aria di chi se la sta dando a gambe e Scorpius, appena dietro di lei, con la faccia di uno che sta affrontando una violenta guerra interiore per trattenersi dal dire qualsiasi cosa – cosa che probabilmente gli costerebbe un’esecuzione pubblica.

In fondo, però, pensa che può ritenersi piuttosto fortunato. Certo, non è stato il massimo ritrovarsi quei tre tra i piedi, ma alla fine non è andata poi così male. Non si può dire che sia stata una giornata rilassante, non quando ha passato gran parte del tempo ad insultarsi con James Potter, a mal sopportare la stupidità di Fred Weasley o a fingere di non far caso agli occhi di Frank Paciock continuamente attaccati al suo culo – metaforicamente parlando, ovviamente. Eppure nessuno è stato picchiato, Maledetto o Affatturato, e questo è da considerarsi un grande traguardo.

Quando raggiungono gli altri, stranamente tranquilli, Scorpius pensa che il peggio sia ormai passato. Sono arrivati tutti sani e salvi fino a quel punto, no? Will non ha Affatturato Frank quando gli ha messo una manciata di sabbia nel costume, Fred non ha picchiato Caim quando ha seppellito le sue infradito chissà dove, nessuno in particolare è stato incolpato dell’esplosione del materassino, Scorpius si è trattenuto dal pestare a sangue James quando ha casualmente fatto cadere l’ombrellone sopra di lui, Alice ha insultato un po’ tutti, ma non poi così pesantemente.

Ma alla fine, quando nessuno se lo aspetta, il peggio arriva all’improvviso.

Will si sta ancora lamentando delle scottature di ricordo che gli ha lasciato la medusa, ma smette all’improvviso quando Frank gli chiede se vuole approfittare del fatto che deve fare pipì, così la storia si conclude con i due che si allontanano di qualche metro ed iniziano a giocare a pallone sotto lo sguardo vigile di Caim, che li guarda da lontano come una mamma particolarmente inquietante. È a quel punto che tutto ha inizio, precisamente quando James torna dal bagnasciuga con un granchio tra le mani ed inizia a stuzzicare Alice, seduta a prendere il sole con gli occhiali da sole abbandonati nella sabbia.

«Ecco, tu finirai nelle mutande di Malfoy» dice Potter, iniziando a parlare con quel povero granchio malcapitato, avvicinandoselo di poco al viso, «quando penserà anche solamente di prendersi la virtù della nostra Cece».

Alice sgrana gli occhi, arrossisce, e Scorpius, in piedi vicino al bagnasciuga, si gira e si chiede come James Potter possa essere, Dio, così stupido.

Ma nessuno fa in tempo a ribattere, perché Will dimostra di avere un tempismo praticamente perfetto e corre verso di loro con la palla da calcio in mano, appena in tempo per sentire la frase di James; quindi si ferma, socchiude le labbra in un’espressione vagamente sorpresa… e poi ride.

Prima con le labbra serrate e le spalle che gli tremano, da vero coglione, dopo a bocca spalancata, buttando addirittura la testa indietro.

È in perfetta sincronia che Alice, Scorpius ed infine James si pietrificano lì dove sono.

Caim sembra solo uno spettatore secondario educatamente incuriosito. Non si stupisce nemmeno nel momento in cui James colpisce Scorpius con un pugno, dritto in faccia. Proprio come aveva previsto.

 

*

 

Il mare è calmo, la luce del sole inizia ad affievolirsi e una lieve brezza salmastra scompiglia dolcemente i capelli biondi di Scorpius.

«Non c’è bisogno che resti».

Caim inarca un sopracciglio e scrolla le spalle, le braccia scure incrociate sul petto. Non ha ancora aperto bocca da quando si sono allontanati dagli altri, si è limitato a seguirlo con un’aria perfettamente tranquilla, nemmeno stessero andando a fare la spesa.

Scorpius si preme il panno umido imbottito di ghiaccio sullo zigomo, una lieve smorfia sulle labbra sottili quando l’altro non lo degna minimamente di una risposta, ma si limita a rimanere in piedi ed in perfetto silenzio, senza nemmeno guardarlo. Probabilmente sta aspettando che sia lui a dire o fare qualcosa, ma in realtà Scorpius non ha voglia di fare proprio nulla.

Insomma, certo, gli brucia lo stomaco per quanto vorrebbe tornare alla spiaggia, prendere Potter e strangolarlo e maledirlo ed evirarlo e prenderlo a pugni fino a non sentirsi più le nocche. Vorrebbe prendere a pugni anche Weasley e Paciock. Uno alla volta, senza fretta.

Se glielo chiedesse, probabilmente Caim e Will lo aiuterebbero persino a farlo.

Allora perché è ancora lì?

Se fosse solo, forse, si sentirebbe meno stupido a starsene lì così.

Si lecca le labbra secche, tenendo gli occhi grigi puntati verso l’orizzonte e il panno pieno di ghiaccio contro lo zigomo, senza far caso alle goccioline fredde che gli colano lungo la guancia e sul petto. Quando si alzerà dalla sabbia, probabilmente, si ritroverà granelli di polvere e sassolini in ogni orifizio possibile e immaginabile.

«Smettila» sbotta improvvisamente Scorpius, alzando gli occhi su Caim in un moto di rabbia, guadagnandosi così un’occhiata educatamente interrogativa.

«Prego?».

«Smettila di pensare a quello che stai pensando».

Rimangono fermi a guardarsi per un breve istante, poi Caim arriccia gli angoli della bocca in un mezzo sorriso di scherno.

«Lo pensi anche tu» risponde semplicemente, soppesando le parole una ad una, gli occhi blu, in netto contrasto con la pelle più scura, fissi sull’altro senza la minima traccia di pentimento.

Scorpius scuote la testa e si tira in piedi, lasciando cadere il ghiaccio nella sabbia senza traccia di ripensamenti, lo zigomo gonfio e livido.

«Tu sapevi che sarebbero venuti» sibila assottigliando lo sguardo, e non sa precisamente per quale motivo se la sta prendendo con lui, ora. È una cosa che ha capito nell’istante stesso in cui ha visto James Potter arrivare sulla spiaggia, eppure solo adesso sente la rabbia infiammarlo dall’interno, fargli stringere i pugni e irrigidire la schiena.

Caim non si scompone.

«Lo hai fatto apposta».

A volte Caim pensa che Scorpius un giorno gli sorriderà sereno prima di piantargli una mannaia nell’arteria femorale.

Fortunatamente, però, quel giorno è ancora lontano, e quindi Caim si sente abbastanza al sicuro da rivolgere a Scorpius un’occhiata che di pentito ha poco e nulla.

«Non ho interferito in quello che è successo» commenta scrollando distrattamente le spalle, rimanendo perfettamente impassibile. «Lei non fa per te».

Parla senza nessuna sfumatura particolare nella voce, come se stesse facendo un’osservazione di poco conto, ma quelle parole arrivano a Scorpius come un pugno dritto nello stomaco: apre gli occhi e vede improvvisamente quanto è debole.

Ha da perdere più di quanto abbia mai creduto, e ha messo tutto questo nelle mani di un’altra persona; nelle mani di Alice Paciock, troppo sbadata persino per rimanere in equilibrio sulle sue stesse gambe.

Scorpius non è mai stato coraggioso, tutto il contrario: da bambino non ha mai corso troppo veloce da poter cadere, da ragazzo non ha mai rischiato troppo da potersi fare del male.

Quindi non capisce cosa l’ha spinto ad avvicinarsi così tanto al bordo di un precipizio, ed ora che se n’è accorto non può fare a meno di guardare giù, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal baratro.

«Perché proprio lei?».

Scorpius rimette a fuoco le immagini davanti ai suoi occhi, fino ad un attimo prima assenti, e si ritrova a guardare l’espressione pensierosa di Caim.

Apre la bocca per rispondere, non sa nemmeno lui se per mandarlo al diavolo, insultarlo o rispondergli sinceramente, ma il risultato è che dalle sue labbra non sfugge nemmeno una sillaba.

Merlino, perché proprio lei?

«Ehi, Zabini, perché non vai a farti un giro?».

Scorpius si riscuote, Caim inarca un sopracciglio e sposta gli occhi su Alice, in piedi a pochi metri da loro. Le rivolge solo uno sguardo gelido – o di avvertimento? – prima di inarcare le sopracciglia scure ed emettere un lieve sbuffo esasperato.

«Con permesso» esala il Serpeverde, la voce affettata, e si allontana premurandosi di urtare non troppo casualmente Alice con la propria spalla.

La Grifondoro arriccia le labbra rosee in una smorfia infastidita, sibilando un insulto poco comprensibile mentre si porta una mano alla spalla.

Scorpius rimane in silenzio, la guarda improvvisamente inespressivo e abbassa solo per un breve istante lo sguardo, perso nei propri pensieri, prima di rialzarlo su di lei senza la minima traccia di emozione, limitandosi ad osservarla.

Alice ha sciolto i capelli dalla treccia ed ora le cadono disordinatamente sulle spalle, resi gonfi dai ricci che, per via dell’umidità, si fanno più fitti e intricati man a mano che si avvicinano alle punte. Scorpius nota solo in quel momento che ha una striscia di pelle scottata sul viso, da guancia a guancia, naso compreso, e deve essere lo stesso sulle spalle perché si è saggiamente infilata la sua maglietta, che tra l’altro le sta di qualcosa come quattro taglie più grande e le arriva a metà coscia, quasi.

«Sei venuta per scusarti?» chiede dopo parecchi istanti passati a studiarla, facendo un passo verso di lei con fare scontroso.

Alice si passa nervosamente la lingua sulle labbra, prende un respiro, come per farsi coraggio, e scuote la testa.

«No» risponde con più decisione, e azzarda qualche passo verso di lui, guardandolo negli occhi.

Scorpius aggrotta la fronte, quasi stesse ragionando, e ha gli angoli della bocca appena inclinati verso il basso quando «stavo per colpirti» afferma con una vaga nota di rimprovero nella voce.

Lei afferra il bordo della maglietta troppo lunga e scuote di nuovo la testa, probabilmente ripensando all’accaduto – Scorpius pronto a scagliarsi contro James, James pronto a scagliarsi contro Scorpius, lei a braccia spalancate davanti a James.

«Stavo proteggendo entrambi, non lui» si affretta a dire, torturando la stoffa della maglietta prima di fare un passo verso di lui, uno ancora.

A quel punto Scorpius ride, una risata che inspiegabilmente gli fa un po’ male al petto.

«Non ho bisogno di essere protetto» sbotta con più rabbia del necessario, prendendosela improvvisamente con lei perché, al diavolo, la colpa è anche sua. Non tanto per il pugno che si è preso, non per i rimproveri silenziosi di Caim o le domande invadenti di Will, ma semplicemente per la situazione che c’è tra loro due. Perché stanno insieme e non dovrebbe essere così. Perché è innamorato di lei e non sarebbe mai dovuto succedere.

«Scorpius, tutti ne abbiamo bisogno».

Gli basta darle una sola occhiata per capire che lo pensa davvero: deve essere qualcosa che c’entra con lo spirito Grifondoro, la cavalleria o il coraggio, non lo sa bene, ma d’altro canto lui viene da un mondo dove ti insegnano a salvarti la pelle da solo e che ognuno combatte per sé stesso. Sono semplicemente incompatibili.

«E chi ti protegge da me?».

Le parole gli sfuggono dalle labbra senza che riesca ad arginarle in qualche modo, ma Alice non sembra turbata dalla sua domanda, anzi, emette una lieve risata e si ferma finalmente davanti a lui, alzando la testa di qualche centimetro per poterlo guardare in viso, le labbra a cuore incurvate in un sorriso e gli occhi azzurri, grandi e ancora un po’ da bambina, puntati con decisione in quelli plumbei di lui.

«Non voglio che nessuno mi protegga da te» risponde alzando il mento in un moto di fierezza, e una delle sue mani va ad incastrarsi perfettamente nell’incavo del collo di Scorpius; poi schiude le labbra prima di mordersele, trattenendosi dall’aggiungere qualcos’altro, e il Serpeverde si sorprende a pensare che forse lei ha il coraggio che basta per entrambi.

Anche se non se lo dicono, anche se lei si sente troppo impacciata per chiedergli perché proprio lei e anche se lui non ha abbastanza fegato per risponderle, anche se lei sospetta che prima o poi la farà soffrire e lui è troppo orgoglioso per ammettere che stare con lei lo rende in qualche inspiegabile e strano modo felice.

Seguono dei lunghi istanti di silenzio prima che Alice prenda un respiro profondo, quasi si stesse costringendo a dire qualcosa che in qualche modo le costa un certo sforzo, ed ha comunque un lungo attimo di esitazione in cui si morde con forza il labbro inferiore prima di trovare il coraggio necessario per parlare.

«Senti» inizia soffiando piano l'aria fuori dalle labbra screpolate, «io ti conosco, Scorpius. E non osare fare quella faccia da “sì, certo, come no”, perché riesci a fregare te stesso, forse, ma non me. Ti conosco abbastanza da sapere che sto parlando praticamente a vuoto, perché sei troppo stupido, arrogante ed orgoglioso per ammettere anche la metà delle cose che ti sto per dire. Ti conosco abbastanza da sapere che certe cose che mostri di te alle altre persone sono solo una facciata, come quando ti comporti come se nulla ti potesse sfiorare, quando fai l'indifferente e-- Dio, non puoi immaginare quanto ti detesto quando ti comporti così. L'ho notato, sai? Ho visto il modo in cui sollevi un muro tra te e qualsiasi cosa possa toccarti. E lo capisco, ognuno ha i suoi difetti... No, zitto, non osare dire che tu non ne hai perché, per quanto tu possa sostenere il contrario, essere narcisista non è un pregio, anzi, è anche un disturbo mentale. Quello che voglio dirti è che--- Io non so perché hai permesso proprio a me di avvicinarmi così tanto. Ma un motivo ci deve essere, no? A un certo punto devi aver pensato che ne valeva la pena. L'ho pensato anche io. Lo penso anche io. Continuerò a pensarlo anche quando torneremo dagli altri e farai lo stronzo per tutto il tempo, continuerò a pensarlo anche quando mio padre mi farà una scenata, quando i tuoi genitori ci renderanno la vita impossibile, quando tra poco smetterò di parlare e probabilmente l'unica cosa che sarai in grado di dire sarà qualche battutina stupida completamente fuori dal contesto. Ma la verità è che ormai io ti conosco, e anche se adesso fingerai che non te ne importa niente io saprò che è una bugia e e tu saprai che io so che è una bugia. Non puoi farci niente».

Alice si blocca, prende fiato, guarda i suoi piedi immersi nella sabbia e rimane ferma davanti a Scorpius.

Aspetta che succeda qualcosa, con la mano ancora poggiata sul collo di lui, le dita che sfiorano la pelle calda, e per qualche stupido motivo non riesce ad alzare gli occhi sul suo viso. In fondo un po' di paura ce l'ha anche lei.

Scorpius d'altro canto la guarda con un'espressione indecifrabile, ma quando parla la sua voce è incredibilmente leggera.

«Non mi viene in mente nessuna battuta stupida» se ne esce con un tono perfettamente tranquillo, quasi avesse appena fatto un'osservazione assolutamente lecita, e quando Alice alza lo sguardo per un momento Scorpius pensa che sarà preso a schiaffi da un istante all'altro.

Ma Alice sta ridendo quando lo bacia e dice «è un inizio» con gli occhi che brillano e un sorriso che gli promette più di quello che sta dicendo.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Coline