Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Elpis Aldebaran    28/05/2008    0 recensioni
1^ classificata al Concorso AU indetto da Kurenai88 e Talpina Pensierosa
- Bene, madamoiselle. Siamo giunti alla fase finale.-
La giovane sorrise maliziosa, sicura della sua vittoria, e incrociò le dita della mano sotto il mento.
- Aumentiamo la posta in gioco, ti va?-
[ShikaIno sul finale **]
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sakura Haruno, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

 

“ Past Lives “

 

 

[Due mesi prima]

 

Hinata Hyuuga stava rannicchiata sulla grande poltrona di pelle nera posizionata esattamente al centro della sala comandi.

Tutto intorno a lei era silenzioso e calmo, una tranquillità quasi inverosimile che solo lo spazio infinito poteva trasmettere. La ragazza si mosse impercettibilmente sulla comoda poltrona, portando i propri piedi ghiacciati sotto il sedere nella vana speranza di restituirgli un po’ di calore, ma questo movimento le fece solo cadere a terra la calda coperta di lana viola che l’avvolgeva, lasciandola in balia del freddo che sembrava avvertire solo lei in quella nave spaziale.

Con uno sforzo non indifferente, si sporse fuori dalla poltrona cercando di recuperare la coperta, ma la testa cominciò subito a girarle in modo alquanto fastidioso e nauseabondo, provocandole solo un gemito di dolore e di frustrazione.

Lasciò perdere il suo proposito e nervosamente sprofondò nella pelle della poltrona, stringendosi il maglione di lana addosso, rannicchiando ancora più le gambe al petto se era possibile. Ma la testa ormai aveva preso a fare i capricci e Hinata prevedeva che non le avrebbe permesso di dormire nemmeno quella notte.

Notte.

Non che nello spazio la notte fosse differente dal giorno, ma quello per lei era l’unico modo di far passare il tempo. Non le bastava controllare il cronometro che scandiva le ore passivamente, aveva bisogno ogni tanto di dividere le ore giornaliere e notturne per avere la magra illusione che il tempo trascorresse più veloce. Solo un’illusione, perché quando si è nello spazio, il tempo non conosce dimensione: le distanze sembrano non colmarsi mai e tutto diventa immobile, la sensazione di navigare su un mare senza onde o correnti è troppo forte, porta troppo spesso il cervello alla sensazione di stare rinchiusi dentro a una gabbia.

Hinata guardò oltre i grandi vetri della navicella che le permettevano una visuale a 180° delle stelle davanti a lei. Una voce gracchiante partì da un altoparlante in alto a destra e le arrivò dritta all’orecchio facendola sussultare per la sorpresa.

“Hinata abbiamo appena passato il pianeta Krosh e stiamo finendo il carburante.”

La ragazza alzò lo sguardo, prendendosi la lunga treccia di capelli corvini e portandosela alla bocca, pensierosa.

“Chiedi a Ino di venire qua, per favore.” Mormorò flebile, quasi un sussurrò poco percettibile, ma sembrava che la sua interlocutrice l’avesse capito chiaramente, tanto è che non si sentì più alcun rumore venire dall’altoparlante.

Hinata sospirò stanca, passandosi pesantemente una mano sugli occhi gonfi e lucidi e tirando su col naso. La testa continuava il suo giro vorticoso e se in quel momento non fosse stata comodamente seduta sulla sua poltrona di comando, probabilmente sarebbe già cascata in terra una decina di volte.

La porta automatica dietro di lei si aprì con un leggero ronzio e si richiuse subito, il riecheggiare di passi sul pavimento annunciò l’arrivo della sua assistente di rotta.

- Mi hai fatta chiamare?- domandò una voce acuta, forse troppo.

- Hai sentito quello che ha detto Tenten?-

- Sì.-

- E tu come vedi la faccenda?-

- Dipende che manovre vuoi fare, Hinata.-

- Tu cosa consigli, Ino?-

La giovane ragazza dai morbidi capelli biondi si mosse verso i comandi della navicella, pigiando a velocità sorprendente alcuni tasti. In men che non si dica, sulla schermata che prima favoriva la visuale dello spazio, adesso immagini di tabelle, percentuali, distanze, numeri e figure fecero la loro comparsa, illuminando la stanza con flebili colori.

- Il prossimo pianeta dopo Krosk è Kinshu, a distanza di sette ore. Possiamo fermarci anche là, ma diciamo che quel pianeta non è molto famoso per le buone maniere.-

- E’ uno dei pianeti ribelli?- domandò Hinata osservando con interesse la schermata.

- Lo è stato, a quanto ne so adesso è in periodo di trattativa col governo centrale di questa galassia, ma ancora non vedono di buon occhio le navicelle governative come la nostra. Potrebbero crearci dei problemi, se atterrassimo lì.-

Il comandante annuì leggermente, dando ancora una breve occhiata alle tabelle sulla schermata.

- Fermiamoci a Krosh. Facciamo il pieno, sia di carburante e di provviste, e tiriamo avanti finchè non usciamo da questa galassia.-

Ino annuì con vigore, congedandosi da Hinata e andando a raggiungere Tenten avvertendola di prepararsi per l’ormai prossima sosta.

Una volta che la ragazza dai capelli corvini rimase nuovamente sola, un attacco di tosse la colse all’improvviso, costringendola a piegarsi in avanti dalla poltrona.

Odiava avere l’influenza.

Era sempre stata di salute cagionevole rispetto alla norma, sul suo pianeta ormai si ammalava solo poche volte, quando c’erano sbalzi improvvisi di temperatura o dei cambiamenti di stagione troppo veloci; ma quando andava in missione ed era costretta a cambiare completamente i suoi modi di vivere e gli ambienti familiari, allora la febbre era praticamente assicurata.

Ricordava i primi tempi dell’accademia, quando era stata da poco avanzata al grado di comandante, quanto aveva dovuto faticare per farsi accettare dalle truppe completamente al maschile; era difficile trovare dei comandanti di sesso femminile (dietro c’era più un fatto di soldi che per altro) e in più era noto che suo padre era un importante senatore molto influente nella politica, quindi capitava spesso che i suoi uomini si beffassero di lei perché era donna e raccomandata (cattiveria gratuita, perché Hinata se l’era sudata la sua uniforme di comandante), senza contare il suo carattere non proprio autoritario. Si era sempre distinta, anche all’interno dell’accademia, per la sua gentilezza innaturale, i suoi movimenti eleganti e fini che si addicevano più a una principessa che a un militare; la sua timidezza poi l’aveva spinta a comportamenti distaccati verso gli altri, attribuendosi la fama di donna fredda e costante che non corrispondeva alla realtà.

I suoi uomini si erano presi deliberatamente gioco di lei, e prima di ricevere il loro completo rispetto, aveva dovuto subire umiliazioni, scherzi poco divertenti e battute discriminatorie. Se adesso era quello che era, lo doveva soltanto a se stessa: non importava se c’era ancora qualcuno che mosso dall’invidia e dalla gelosia diceva ancora che suo padre aveva fatto un paio di chiamate a aveva risolto la faccenda. Lei sapeva cosa aveva fatto, sapeva chi era e tanto bastava.

Le uniche persone che erano riuscite a oltrepassare l’alta barriera della sua timidezza erano state quelle tre ragazze con cui adesso so ritrovava in viaggio.

Tenten prima fra tutte, era stata la prima che le avesse rivolto un sorriso sincero, invece che di circostanza. L’aveva conosciuta durante una missione, a quel tempo Tenten era solamente un soldato semplice e lei un tenente impacciato. Non era strano trovare delle ragazze giovani come lei arruolate nell’esercito; sul loro pianeta le cose non andavano molto bene, non tutte le famiglie erano ricche, molte vivevano di stenti e il denaro non era mai molto: quindi non pareva una cosa anormale vedere delle ragazze (alcune volte anche delle bambine) entrare nell’esercito e fare lavori mascolini. A volte questo era l’unico modo per portare un po’ di soldi a casa e garantirsi un futuro nelle forze armate senza problemi economici.

E Tenten era come quelle ragazze.

Le aveva raccontato che suo padre era morto quando lei aveva sette anni, lasciando lei, la madre e altri tre fratellini soli e senza un soldo. All’inizio aveva fatto i lavori più umili e massacranti per riuscire a portare qualcosa a casa. Una volta aveva trovato lavoro nella bottega di un fabbricatore di armi: lì aveva appreso come maneggiare una pistola, come usare un pugnale, come poter usufruire nel combattimento anche un semplice bastone; tutto quello l’aveva affascinata, convincendola a quindici anni di arruolarsi nell’esercito.

Era portata per quella vita, era un lavoro che le piaceva, malgrado il contesto non era dei più piacevoli. Non aveva mai ammazzato nessuno, grazie al cielo, ma molte volte era stata vicina al farlo e questa era l’unica cosa che Tenten detestava; il suo amore per il combattimento comunque andava oltre. Ed era proprio quell’amore che poi l’aveva portata solo un anno e mezzo indietro ad avanzare come comandante militare.

“La paga è buona, la mia famiglia sta bene adesso, e io faccio quello che mi piace. Non potrei stare meglio.”

Tenten era troppo buona, era quella la cosa più importante che si potesse notare dopo averla conosciuta.

Dopo la conoscenza di Tenten, Hinata aveva incontrato la giovane Sakura Haruno.

Era tornata da una missione con la febbre alta, come sempre succedeva, ed era stata portata all’ospedale per i soliti controlli di routine. Aveva visto quell’insolita chioma rosa spuntare da dietro un angolo con una grossa siringa piena di uno strano liquido giallognolo stretto nella mano; lo sguardo era deciso e solenne, metteva quasi paura. Si era fermata davanti al suo lettino, il viso minaccioso e irritato di chi la mattina probabilmente si era svegliato col piede sbagliato, e le aveva puntato l’ago della siringa a pochi centimetri dalla faccia, facendole quasi venire un collasso.  

“Hinata Hyuuga?” le aveva chiesto secca.

Lei si era ritrovata ad annuire terrorizzata, quella ragazza dai capelli rosa la stava mettendo talmente in soggezione che non si accorse nemmeno che quell’infermiera pazza le aveva preso un braccio senza tanti complimenti, l’aveva punto con l’ago e aveva iniettato il farmaco.

“Un po’ di riguardo insomma! La signorina è un alto tenente!” le aveva urlato l’uomo accanto a lei che l’aveva accompagnata. Sakura l’aveva fulminato con i suoi occhi smeraldini, puntando i pugni sui fianchi e sbuffando minacciosamente.

“Può essere anche la regina dei miei stivali per quanto mi riguarda! Nelle altre stanze ci sono uomini che stanno per morire e se permettete la loro vita vale molto di più di una semplice influenza presa nello spazio!”

Dopo quella frase, la giovane infermiera nonché futuro medico Sakura Haruno, era ufficialmente entrata nel suo cuore.

Tutti, tranne che i suoi uomini, l’avevano trattata come un piccolo cristallo che si può scalfire al minimo tocco, facendola sentire molte volte inutile e di peso a tutti. Sakura invece, con la sua indole un po’ mascolina, l’aveva trattata per la prima volta come un semplice essere umano. Per qualche strana ragione, si era sentita quasi normale.

E è stato dopo Sakura che aveva conosciuto Ino Yamanaka.

Su una persona come lei, biondina e tutto pepe, non ci avrebbero scommesso nemmeno un soldo falso.

La sua condizione economica era simile a quella di Tenten, su madre era morta da poco per una malattia e il padre era scomparso parecchi anni indietro, durante una missione. Era un militare.

Era ambiziosa, Ino, e ormai rimasta sola al mondo aveva tutto il tempo per pensare a se stessa. Il suo fisico troppo magro non le aveva permesso di entrare nell’esercito come era successo a Tenten, però il desiderio di prestare servizio su una navicella spaziale era forte, voleva viaggiare, andarsene da quel paese che in tutti quegli anni non le aveva mai dato niente e rifarsi una vita lontano, magari avrebbe anche potuto ritrovare suo padre, chi poteva mai dirlo.

Così decise che Topografia e Scienze di Rotta sarebbero stati i suoi studi futuri.

Studi che però costavano e lei in quel periodo era senza un soldo.

La prima volta che Hinata l’aveva incontrata, era in uno squallido locale di periferia dove i suoi uomini ci andavano spesso per bere in allegria e per godere della buona compagnia di qualche bella donna.

A pagamento, ovviamente.

Era con Tenten quella sera, e insieme videro uno dei soldati, completamente ubriaco fradicio, allungare le mani verso una minuta ragazza bionda, che aveva preso a urlare.

Senza nemmeno pensarci, Tenten era andata in soccorso alla ragazza, atterrando l’uomo con un pugno degno di un pugile e aiutando la povera cameriera ad uscire da quel locale.

La prima volta che Hinata aveva visto Ino Yamanaka, il suo volto era bagnato dalle lacrime. Per procurarsi dei soldi, quel lavoro da cameriera era l’unica cosa che aveva trovato: Ino era bella, dannatamente bella, e in quei locali viziosi  era una condanna.

Ma quel poco che aveva guadagnato era bastato per la sua ammissione all’accademia e da lì in poi, la sua strada fu abbastanza in discesa: era straordinariamente portata per fare l’assistente di rotta e fu quello che poi divenne due anni dopo.

- Hinata, la tua medicina.- una voce melodiosa e pacata destò il comandante dai suoi ricordi, provocandole un sussulto.

Sakura era al suo fianco, in mano teneva un bicchiere pieno d’acqua con dentro una pastiglia bianca che si stava pian piano sciogliendo; glielo porse con gentilezza aspettando che l’altra lo bevesse tutto.

- Non mi piacciono questi intrugli..- mormorò Hinata prendendo titubante il bicchiere di vetro.

- Questi intrugli ti faranno passare la febbre, cara..-

La ragazza dai capelli corvini sospirò sconfitta, avvicinando il bicchiere alle proprie labbra, quando improvvisamente uno scossone violento fece tremare l’intera navicella: il bicchiere cadde in frantumi sul pavimento rovesciando tutto il suo contenuto, Sakura fu sbalzata a terra e alcuni oggetti caddero facendo la fine del bicchiere.

La sirena d’emergenza rimbombò per tutta la navicella, mentre la porta scorrevole della cabina comandi si aprì con uno strattone, facendo apparire Ino e Tenten che si aggrappavano alle pareti per non cadere a terra.

- Che cavolaccio succede?!- chiese Sakura massaggiandosi il sedere.

- Se lo sapessi saremo già fuori da questa situazione, FronteSpaziosa!-

Ino riuscì miracolosamente a raggiungere i comandi, premendo tasti su tasti, azionando leve e levette. All’improvviso il tremore che aveva colto la navicella cessò subito, riportando tutto alla calma di prima.

- Brava InoPig, ogni tanto fai delle cose buone..- sorrise Sakura con un sospiro.

Ino invece non sorrideva, il suo volto al contrario era diventato ancora più pallido e i suoi occhi trasmettevano solo sconforto.

- Tenten..- chiamò con un sussurro flebile.

- Sì, Ino?-

- Prepara le armi..-

- Come?-

- I pirati dello spazio..-

- Che hanno fatto?-

- Sono entrati.-

- Dove?-

- Qui.-

 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Elpis Aldebaran