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Autore: lupacchiotta blu    08/01/2014    0 recensioni
“Che la mamma sia già tornata?” pensò. Guardò fuori dalla finestra ma non vide nessuno.
La paura prese posto dentro di lei: in quei giorni c’erano stati tre furti da quelle parti, e tutti verso quell’ora. Un’ora strana, è vero, ma è proprio quando non te lo aspetti che i poco di buono escono fuori. E non hanno di certo la cortesia di suonare il campanello, preferiscono aprirsi la porta da soli.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caterina non sapeva cosa fare: non aveva mai seguito corsi di autodifesa e non era fisicamente molto forte; se quell’uomo fosse entrato, l’avrebbe uccisa in meno di un minuto, con o senza coltello.
Ma lei non intendeva arrendersi: cercò qualcosa di appuntito o tagliente nell’armadietto del bagno ma trovò solo il rasoio usa e getta del padre e non era abbastanza. Cercò ancora e prese la bomboletta della lacca. Poteva spruzzargliela negli occhi, e mentre lui era accecato lei sarebbe scappata.
Non sentì più battere alla porta, ma non uscì. Improvvisamente la luce del bagno si spense, lasciandola nella penombra creata dalla luce dei lampioni che entrava dalla finestra. Capì che probabilmente lui aveva staccato la corrente elettrica.
Per farlo, occorreva andare fino in garage, dove si trovava il quadro della corrente elettrica. forse aveva abbastanza tempo per scappare in un’altra stanza, prima che tornasse!
Provò ad aprire la porta, ma era bloccata. Sembrava che qualcosa la tenesse sempre tirata.
Continuò a tirare fino a quando il ladro tornò, ma non ottenne alcun risultato. Orami era troppo tardi.
Sentì toccare la maniglia e capì tutto: l’uomo l’aveva legata con uno spago alla porta di fronte cosicché non si sarebbe schiusa neanche di un centimetro, perché tutte le porte di casa si aprivano verso l’interno.
“Tun!Tun!Tun!” “Esci subito!”
“No!”
“Allora entrerò io!” e così fece. Con un enorme martello spaccò la porta in legno e irruppe nel bagno. Riprese il coltello, ma Caterina fu più veloce e usò la sua arma.
“Aah!” urlò lui cadendo in ginocchio per terra e mollando il coltello.
La ragazza fece uno scatto tentando di superarlo e uscire, ma lui (sebbene semi-accecato) la bloccò e tutti e due caddero per terra.
Lui tentò di prenderla per il collo e strozzarla (e con le mani grandi e le braccia muscolose che si ritrovava non gli sarebbe riuscito difficile) ma lei si scansò e intanto con le mani tastava per terra cercando qualunque cosa l’avrebbe aiutata a difendersi.
Certo, il ladro era troppo forte per lei, ma non si sarebbe di certo arresa, perché, dopo la bellezza, la determinazione era la sua dote più grande.
Trovò qualcosa, ma al buio non riuscì a capire cosa: la afferrò e si mise a menare fendenti alla ceca.
E fu questione di un attimo. Tutto si fermò. Nessun movimento. Nessun rumore; solo quello del proprio respiro e del proprio cuore, che le martellava nel petto e le rimbombava nelle orecchie. L’odore ferroso del sangue riempì la stanza, e un sorriso nervoso apparve sul viso di Caterina, quando scoprì che quel sangue non era il suo.



Angolo dell'autrice:
Questo capitolo è un po' corto, lo so, quindi tenterò di aggiornare il prima possibile (domani o al massimo dopodomani). Spero che finora vi sia piaciuta :) 
Le recensioni (positive o negative) sono sempre ben accette, e se avete dei consigli da dare, scrivete pure! :)
  
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