Nel freddo del mattino
sguardi che si sfuggono,
sguardi che si scontrano.
Silenzi che s’infrangono.
 
Nervosa danza di occhi
che navigano alla deriva,
persi in contemplazione
di una follia lontana.
 
In questo universo affollato, disperati
cercano un passo
che non sia stato già calpestato
da un’altra folla allo sbaraglio.
 
Sondano spazi segreti
in cui navigano gelosi,
finché un altro
disorientato
viaggiatore
li svela.
 
Quanti occhi nudi,
che svelti si coprono,
in quest’autobus
di prima mattina!
 
C’è la donna col cappellino nero
che stritola isterica il povero ombrello.
Chissà a chi vuol torcere il collo…
Mente al volto che brama di scoprirlo.
 
E quell’uomo e la sua valigetta?
Che c’è dentro, un sogno scaduto?
O forse soltanto da tempo rinchiuso.
Chissà dove e quando scoppierà la bomba…
 
Mi guarda una vecchia con aria d’accusa.
«Il segreto è mio», sembra dirmi.
«Impicciona!».
Nel mare d’anime solitarie,
serpeggia la stessa silente tensione…
 
E fruga fruga lo sguardo indagatore.
E le porte irritate gli sbattono in faccia.
Quale malsano e sfacciato piacere:
farsi espellere e rider loro in faccia!
 
Non temete, anime affannate:
non mi interessano i vostri martiri!
Tenetevi i vostri sciocchi peccati.
Sarà qualcun altro a dovervi punire…
 
Aspetta là sotto il giudice infernale.
Lasciamolo aspettare.
Ci rivedremo poi.
Dove la bufera attende il peccator carnale.
E un pallido Minòs ammicca.
«Peccator, vien giù tra noi!».