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Autore: Mya_chan    08/01/2014    5 recensioni
Una giovane ragazza segnata da esperienze dolorose si trasferisce da sua zia e arriva al "Liceo Dolce Amoris".
Si è scordata come si ama e ormai non si fida più di nessuno. Dentro di lei nasconde un grande segreto.
Aprirà il cuore a un solo rockettaro rosso e...
Ops... No scusate, scherzavo! XD In realtà si tratta di una fic senza capo nè coda ambientata in un'ospizio: l'"Ospizio Dolce Amoris".
Come saranno diventati gli studenti del liceo settant'anni dopo averlo terminato?
Una breve e demenzialissima fan fiction scritta in collaborazione con charlina. ;)
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2: …le cose non sono cambiate






 
Importante: questa fanfiction non è interamente opera della sottoscritta, ma è frutto di una collaborazione con charlina. La storia è stata scritta con un intento comico e parodico, quindi non prendetela sul personale se qualche personaggio verrà deriso un po'.




 
    Castiel si grattò con frustrazione sotto il parrucchino mentre tentava di capire a cosa fosse dovuto tutto quel fracasso. Possibile che Ambra stesse picchiando Kentin per la millesima volta?
Cielo, Castiel non si capacitava di come lui potesse sopportarla. Tanto per cominciare, non aveva mai compreso bene in quale modo fossero finiti assieme quei due. “La gazzetta dell’ospizio” redatta da Peggy, sosteneva che lui avrebbe avuto una certa propensione per il masochismo… Ma del resto, cercava anche di convincere i lettori che avesse  uno strano feticismo per i conigli, risalente addirittura ai tempi del liceo. Ridicolo! Castiel aveva letto per anni gli articoli di Peggy, ma doveva ammettere che ormai aveva perso il suo smalto e inventava per lo più buffonate.
   Debrah uscì sfrecciando dalla camera di Ambra tra cigolii di rotelle e gli ansimi di di Melody che provava a gridare qualcosa. Gli parve di udire una frase tipo: “i miei budiniiii!”, ma non ne era certo.
   La sua ex era praticamente inafferrabile in sella a quel girello, nessuno sopra i sessant’anni sarebbe mai riuscito a raggiungerla. Eppure, Castiel vide Nathaniel uscire trafelato dalla stanza, tentando d’inseguirla.
   L’ex segretario delegato se la cavò bene per qualche metro, schivando infermieri e ospiti con l’agilità di un sessantenne, ma non si accorse della carrozzina di Aurora e finì per sbatterle addosso.
    Castiel udì Lysandre gemere. - Che villano! Travolgere così una creatura tanto delicata.
   Alexy sospirò. - Eccone un altro irretito da Aurora.
E in effetti, sul viso di Nathaniel si era dipinta un’espressione di contemplazione estatica decisamente idiota, mentre squadrava la loro venere.
Si scambiarono qualche breve frase sotto gli occhi degli altri tre, che non riuscirono ad afferrare nulla vista la lontananza, poi Nathaniel impugnò quasi con reverenza i manici della carrozzella e si portò via Aurora.
   - Dove stanno andando? - domandò allarmato Lysandre, seguendo il suo amore con lo sguardo.
   - Penso che siano le dieci e un quarto - rispose Alexy, che come al solito non aveva capito nulla.
   Castiel digrignò i denti. - Non ci resta che seguirli. Non permetterò a quel fesso di rubarmi la donna.
   - Donna? Quale donna?
   - Chi ti ha messo le corna?
   Il rosso li ignorò entrambi, ci sarebbe voluto decisamente troppo per spiegare, e lui aveva novant’anni suonati, il tempo non era decisamente dalla sua parte. Li afferrò tutti e due per le braccia e li trascinò con sé senza troppe cerimonie.
   - Dove andiamo? - domandò Lysandre.
   - Mi piace questo tuo temperamento focoso, lo sai Cas? È un vero peccato che tu sia etero, ma mi sono sempre chiesto se…
   - Tacete o…!
Una voce interruppe la sua minaccia sul più bello.
   - Alexy!
   Castiel represse un gemito. “Ci mancava solo il feticista delle Playstation!”
Armin correva verso di loro sbracciandosi. - Alexy! Alexy! Dove sei finito?
   Passò loro accanto e Castiel tirò un sospiro di sollievo, ma poi Lys ebbe, proprio nel momento peggiore, uno sprazzo di lucidità.
   - Guarda che Alexy è qui.
   Il gemello nerd si fermò di botto, girandosi verso di loro e sistemandosi meglio gli enormi occhiali sul viso. Strinse le palpebre, corrucciò le sopracciglia e si avvicinò fin quasi a sfiorarli col naso. Dopo parecchi secondi, parve vederli.
   - Ah, eccovi qui. Alexy, possibile che tu ti nasconda sempre?
   - Che? Guarda che non ho male a nessun dente.
   - Cosa vuoi? Abbiamo da fare - s’intromise Castiel spazientito. Se avesse lasciato fare a quei due impiastri, avrebbero finito per discutere di due argomenti diversi per l’intera giornata.
   Armin sobbalzò, colto alla sprovvista. - Ma da quanto sei qui Castiel? Non ti avevo visto.
Con gli anni, a furia di smanettare come un dannato davanti allo schermo di ogni aggeggio tecnologico che gli capitasse a tiro, Armin aveva finito per perdere quasi totalmente la vista.
Era stato un duro colpo per tutto il mondo nerd. Del resto, Armin era considerato un vero e proprio eroe dopo la sua strenua e ormai leggendaria lotta per i diritti delle consolle e le infiammate proteste contro le leggi che proibivano a un uomo il sacro diritto di unirsi in matrimonio con la sua compagna di vita: la Psp.
Castiel ricordava le foto di Armin su tutti i giornali, incatenato a una consolle da sala giochi che doveva essere rottamata, oppure con un megafono davanti a un negozio di elettronica, mentre si batteva per assicurare il quantitativo minimo di videogiochi ad ogni persona della città.
   Il paladino della giustizia videoludica lo afferrò per la camicia mostrando un’espressione di puro terrore - Mi serve aiuto! Le infermiere voglio… - represse a stento un brivido - portarmi a fare una passeggiata.
   - Non si vedo nulla di male…
   Il vecchietto lo fulminò da dietro i fondi di bottiglia. - Starai scherzando! Ho un torneo da portare a termine. Lo sapevo che non avresti capito - si rivolse nuovamente ad Alexy, scrollandolo per una manica con fare supplichevole. - Alexy… Stiamo dentro.
   - Eh?
   - Stiamo dentro!
   Gli occhi viola di Alexy s’illuminarono. - Andiamo in centro?
   Armin sbiancò. - No, ma che hai capito? Voglio stare dentro!
   - Ok, ok, andiamo in centro - lo prese per le spalle tutto sorridente e iniziò a trascinarlo verso l’uscita.
   - No! Lasciamo, voglio giocare!
   - Addirittura cavalcare? Beh, non so se troveremo anche dei cavalli… Ma ne devo approfittare, non hai mai avuto così tanta voglia di fare shopping.
   Castiel rimase a fissare allibito i due gemelli che si allontanavano. Certe volte, più che in un ospizio, gli sembrava di essere finito in un manicomio.
Lysandre fece per intervenire, ma lo fermò.
   - Lasciali andare, abbiamo altro di cui occuparci.
   Tornò a cercare il suo rivale. L’intervento di Armin lo aveva distratto fino a farglielo perdere di vista.
Beh, non che in una casa di riposo ci fossero molti posti eccitanti da visitare per un appuntamento romantico.
La sala comune, da dove poco prima si erano allontanati, era esclusa. Rimanevano il giardino, la mensa o… Possibile che Nathaniel si fosse spinto fino alla camera di Aurora? No, certo che no. L’ex-delegato probabilmente credeva ancora ai cavoli e le cicogne. Lo aveva ampiamente dimostrato al Liceo e nel tempo non era cambiato un granché.
   Un bambinetto biondo che, con un sorriso furbo, passeggiava a pochi millimetro dal fondoschiena di una bella infermiera, attirò la sua attenzione.
   - Ehi tu, dico a te piccolo pervertito. Vieni qui.
   Il ragazzino storse il naso. - Che vuoi vecchia carota?
   Castiel decise che a novant’anni suonati era decisamente troppo maturo per innervosirsi agli insulti di quello che era poco più di un bebè.
   - Puzzi ancora di latte, ma dai tuoi capelli e da come ti atteggi direi che se uno dei nipoti di Dakota, vero? Tuo nonno è in mensa? Vieni da lì?
   Il ragazzino alzò le spalle. - Sì, come al solito: le infermiere più provocanti stanno là. Il nonno mi ha detto di puntare una “preda” e d’inseguirla. Oggi ci sta dando lezioni. La regola numero uno è: “inseguila ovunque vada e fai una montagna di domande stupide e apprezzamenti banali. Se accetta di prendere lezioni di surf da te è fatta” - il bimbo si avvicinò con fare cospiratorio e abbassò la voce. - Però se prende il telefono e inizia a comporre il numero della polizia è meglio scappare. Lo sapevate che dopo poche manciate di denunce per stalking si può finire in prigione?
   Lysandre scosse il capo. - Ai miei tempi sa dava la caccia ai quaderni… non alle donne.
    - E questo spiega perché Nina alla fine è scappata con Boris - concluse Castiel.
    - Chi?
    - Nina, la bionda che ti sbavava dietro. Quella che seguiva il “Metodo Dakota” e ti stalkerava ovunque andassi.
    - Oh, lei… Potevi dirlo prima però!
    - Hei, voi due - li richiamò il bimbo. - Mi avete fatto abbandonare la preda, almeno mi dite cosa volete?
    Castiel fece un cenno verso la mensa. - Hai visto se per caso è entrato un vecchio rincitrullito accompagnato da una bellissima paraplegica?
   - Parache? Comunque un tipo con la faccia da citrullo c’era…
   - Perfetto, vieni Lysandre!
   - Eh? Dove?
   - A rivendicare la nostra Venere!
 




Angolo delle autrici: Salve lettori! :D Ci scusiamo per il ritardo e per il capitolo relativamente corto. Purtroppo charlina ha dei problemi col suo pc che non le permettono di scrivere perciò abbiamo deciso, di comune accordo, di pubblicare solo il pezzo di Mya_chan, in modo da non farvi aspettare troppo.
Il continuo arriverà appena il computer di charlina tornerà a casa sano e salvo dall'Olanda. ç.ç Pc di charlie, sei sempre nei nostri pensieri. <3
Bye. ;)






 
  
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