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Autore: aethereally    29/05/2008    7 recensioni
[...]Tu suonavi, lo facevi sempre. Ti sedevi a quel piano laccato del colore che più amavi e suonavi per intere ore. Oltre la stanchezza, oltre ogni bisogno naturale. Sfidavi te stesso e il dolore, continuando a pigiare testardamente quei tasti in pallido avorio. [...]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Aoi, Uruha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Avevo promesso ben due dediche, ma sista…per te ho in cantiere la RukixAoi! Quindi…questo capitolo è dedicato a Shinyachan. Per i commenti stupendi lasciatimi e perché se la merita! ♥

melancholic symphony


"Devi amare per poter suonare."
[L. Armstrong]



Incauta sospensione dei miei sogni su note colorate. Libere accompagnatrici di quelle dita affusolate che danzano veloci su bianche colline e neri monti.
Piccole e leggere stille di rugiada sfuggivano spavalde dai miei occhi, lasciandomi solo: privo di forze e abbandonato su quel divano mentre la mente vagava attraverso quei ricordi.
Silenziosa nave alla deriva di momenti finiti e passati, di giorni contornati da un velo sottile di polvere.
Al di fuori del tempo mi soffermavo con occhi indiscreti a curiosare attimi sfuggiti ai ricordi, di intere giornate passate a nascondermi tra i neri cuscini di questo divano, spiandoti.
Osservandoti di nascosto, catturando l’immagine della tua ampia schiena.
E note. Note su note che si diffondevano nell’aria giocando con la luce e minuscoli granelli di polvere in una danza estiva dai toni opachi.
Faceva caldo, eppure le leggere tende di pregiato raso rosso si libravano allegre nella stanza, donandole quell’ aspetto surreale e magico.
Tu suonavi, lo facevi sempre. Ti sedevi a quel piano laccato del colore che più amavi e suonavi per intere ore. Oltre la stanchezza, oltre ogni bisogno naturale. Sfidavi te stesso e il dolore, continuando a pigiare testardamente quei tasti in pallido avorio.
Non potevo vedere molto dal mio nascondiglio, ma immaginavo ogni tua più piccola smorfia, ogni ruga che donava al tuo volto un’ espressione concentrata imperlata da cristalli di sudore.
Potevo sentire il tuo sorriso disegnarsi sulle labbra attraverso le note. Sapevi che ero lì ad ascoltarti e che non me ne sarei mai andato, a costo di rimanere su quel comodo giaciglio per sempre.
Eppure, tutto è finito trasformandomi in un tragico spettatore della mia stessa vita, dei miei ricordi e dei momenti felici passati insieme a te.
La ricordi ancora, vero?
La nostra canzone.
La mia melodia.
Quella che avevi composto per giorni interi al caldo di quella stanza.
Quella di cui ero diventato lentamente geloso e amante allo stesso tempo.
Ti rubava secondi preziosi, attimi che potevi trascorrere con me e che, invece, dedicavi a lei, alla tua compagna fidata. Alla tua musica intarsiata di malinconia.
Ma come potevo non amarla? Come potevo non amare il frutto del nostro legame?
«Love flows in you» con un gesto secco avevi lavato via il sudore dispettoso che scivolava irriverente sulla tua fronte, avevi scritto qualcosa in calligrafia elegante e un po’ spigolosa su quello spartito che avevi davanti e ti eri girato a cercarmi, trovando sul mio volto una muta domanda interrogativa di chi non aveva colto il senso delle tue poche parole.
«L’amore scorre in te…» ti eri alzato, spostando dietro l’orecchio una ciocca di capelli che ti ricadeva sul volto. L’ aria distrutta e il volto contratto in una smorfia di stanchezza così dolce. Catturato dal tuo passo elegante ti avevo visto avvicinarti a me, portare una tua mano ad accarezzare delicatamente la mia guancia e sorridermi.
«Il tuo, il mio…Il nostro amore. Scorre in te e nel cuore che ti ho donato. Fugge veloce con queste note e con la nostra melodia.» mi avevi teso una mano, aspettando che l’afferrassi.
«Vieni…»
Gentilmente mi avevi strappato dal mio rifugio, trascinandomi nel tuo mondo, seduto inerme di fronte a quel pianoforte nero con gli occhi sgranati dallo stupore.
Mi ero sentito così ignorante e spaventato osservando quei tasti che sapevo coincidere a note per me oscure e sconosciute.
Così, sedendoti dietro di me e abbracciandomi, avevi afferrato le mie mani con le tue lunghe dita affusolate, adagiandole su quella distesa bianco avorio costringendomi, con il tuo aiuto, ad inoltrarmi in un mondo sconosciuto dipinto su scale e accordi.
«”Love flows in you” è il nome del brano che ho composto per te, lo stesso brano che ora stai suonando» tiepidi sussurri sul collo, seguiti da caldi baci e dal leggero solletico che i tuoi capelli mi procuravano sfiorandomi impertinenti.
Ripiombare nel silenzio così inusuale per quella camera, mandato in frantumi da note distorte schiacciate con forza per trattenere un gemito irriverente.
Singulti e sospiri ingoiati mentre le tue mani esperte vagavano sul mio corpo: veloci e delicate come quando suonavi.
Come il più importante degli oggetti, mi sfioravi con grazia reverenziale, saggiando senza fretta ogni mio punto debole. Ed io, disincantato e passivo rimanevo fermo, aggrappandomi a quella tastiera per non cadere, perso nel piacere che mi donavi attimo dopo attimo.
Mi ero lasciato trascinare per terra come una bambola inerme, conscio che ogni mia parola, ogni mio suono avrebbe rovinato quell’attimo magico.
Giocavi, continuavi a farlo con il mio corpo trascinandomi fino al limite, fino all’esasperazione data dal piacere procurato dal tuo calore.
I vestiti tolti con calma impazienza, nella mia ingenua mente si erano trasformati in piume colorate che, una volta lanciate in aria, si lasciavano ricadere oscillando goffamente. Come un bambino incantato dalla vista delle bianche nuvole le osservavo e poi spostavo lo sguardo su di te.
Sul mio rapitore, sulla mia follia e la mia prigione.
Corpi sempre più sudati che si amalgamavano, capelli sempre più fradici che si attaccavano al corpo, scostati dalle mie mani per poterti osservare, per naufragare in quelle pozze scure e lucide di passione.
Nuove melodie che prendevano vita, sgorgando dalle nostre labbra, turgide e arrossate dai troppi baci. Una miscela di sospiri gutturali e gemiti viaggiavano con noi in quella danza senza tempo né storia.
Fino ad arrivare a toccare vette colorate immerse nel piacere.
Stanco più di prima, accaldato e sudato nell’ aria calda di mezz’ estate, avevi alzato lo sguardo su di me, mantenendoti in bilico sul mio corpo per potermi osservare.
«”Love flows in you”, la nostra malinconica sinfonia…»
Ti eri chinato, depositando un veloce bacio sulle mie labbra che ancora cercavano disperatamente aria nuova, fresca, qualcosa che riportasse il mio battito cardiaco alla normale velocità. Qualcosa che non sembrava giungere perché, fin quando ci fossi stato tu accanto a me, quella sarebbe stata la mia frequenza normale.
Non ci sarebbe stato bisogno di parlare, il mio silenzio bastava e i miei occhi esprimevano ciò che le parole avrebbero ridotto ad un futile concetto limitato a delle lettere.
Ti avevo tirato giù, lasciando che ti adagiassi sul mio petto, poggiando l’orecchio sul mio cuore. Abbracciandoti stretto avevo cominciato a carezzarti, scosso da brividi nati da mille emozioni che si agitavano veloci in me.
«Custodiscilo gentilmente accanto al tuo, io non ne avrò bisogno se ci sarai tu…» con respiro pesante avevi sussurrato queste poche parole voltandoti a baciarmi lo sterno.

Bugiardo.
Dopo una tempesta ce n’è sempre un’ altra pronta ad inghiottirti nel suo vortice oscuro.
Inglobando con sé ricordi felici per lasciarsi alle spalle una strada sterrata colma di sofferenza.
E promesse che sfuggono al loro sigillo, rotte e scolpite nel ricordo delle tue spalle – ancora - che si allontano da me, oltre quella porta. Lasciandomi lì, su quel divano: gli occhi colmi di lacrime e il cuore in pezzi.
Hai portato anche lui con te?
I regali non vanno chiesti indietro.
Ma tu ti sei ripreso il tuo strappandomelo dal petto senza chiedere il permesso.
Da un giorno all’altro il tuo decantato amore è sparito, naufragando nel grigio, desaturando ogni colore che prima rallegrava la mia vita. La nostra vita passata insieme.
Più nessuna melodia ha carezzato le pareti di questa stanza, più nessuna nota ha raggiunto il mio cuore lasciandomi intravedere sprazzi dei tuoi pensieri e delle tue emozioni.
Freddo silenzio che mi attanagliava, gelida sofferenza che lentamente cercava di rimettere in piedi ciò che restava di me, nascondendomi dietro una nuova facciata dalle occhiaie sempre più profonde e lo sguardo sempre più vitreo.
«Non ti amo più, Kouyou»
«Non ti credo»
«Devi farlo»
«Dimmelo guardandomi negli occhi»
«Non ti amo più»
«E allora perché piangi, Yuu?»
«Perché è la nostra malinconica fine»
Rivoglio indietro tutto.
Ogni attimo.
Ogni secondo.
Ogni istante.
Ogni giorno passato a spiarti.
Voglio tornare a quando chiudevo gli occhi e viaggiavo con te, sulle tue note suonate per me.
Voglio tornare a vedere i colori.
A sentire il tuo cuore accanto al mio, nascosto in quel posto speciale scolpito solo per te.
Bugiardo.
Non sarebbe rimasto con me per sempre.
Per me, ora, c’è solo un pianoforte scuro in frantumi, bianche pianure d’avorio sparse per la stanza e nere colline nascoste da macerie. Pagine ingiallite custodite gelosamente, note morte e parole vergate in calligrafia elegante e un po’ spigolosa.
Love flows in you.






»»»»»»»»»»

Note dell'autrice: Ho sempre odiato questo angolino riservato a me. Eppure non riesco a fare a meno di scrivervi.
Questa fic…che dire? E’ un’ Alternative Universe in piena regola. Nel senso: escludendo il fatto che né Aoi né Uruha siano omosessuali (anche se io ho i miei dubbi, eh!), non credo che il chitarrista moro suoni il piano. Però era da un po’ che mi ronzava in testa quest’ idea e oggi, finalmente, sono riuscita a metterla su carta! Ovviamente cambiando tutta la trama! U.u Altrimenti non ero io, no?
Non l’ho riletta per la milionesima volta, perché so benissimo che se lo rifacessi finirei col non postarla più…quindi perdonate qualche errore grammaticale e/o di battitura! ^^
Le mie trame sono sempre confuse e prive di fine…dunque è inutile ripeterlo! Spero che possa piacere e che riesca a trasmettervi le stesse emozioni che ho provato io scrivendola.
Un ringraziamento particolare và al magnifico pianista Yiruma e alla sua “Rivers flows in you” che mi ha accompagnata per tutta la stesura del testo facendomi versare litri di lacrime e al quale c’è un chiaro riferimento nella composizione di Aoi e in quella frase ricorrente.
Anche se ho cambiato una parola.
In ultimo, ma non meno importante, grazie alla mia matreH/sorella/amante reliel perché sopporta costantemente tutto ciò che dico, le mie fisime mentali su ciò che scrivo e perchè è stata la prima a leggere questa fic. Ti amo e lo sai.
Amo anche la mia sorellina Faith che so che leggerà e commenterà questa storia, quindi ti batto sul tempo scrivendoti un enorme GRAZIE! ♥ ♥

Ja ne~
   
 
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