Libri > Hunger Games
Segui la storia  |      
Autore: Fiamma Erin Gaunt    08/01/2014    1 recensioni
A volte l’allievo supera il maestro e altre volte, invece, è il Tributo ad avere qualcosa da insegnare al Mentore.
Cashmere ha tutto quello che ha sempre potuto desiderare: bellezza, denaro e fama. Cashmere è sempre spumeggiante o intenta a sbattere gli occhioni blu quando Caesar l’intervista. Cashmere sembra proprio come la bambola a cui assomiglia: perfetta. Cashmere ha gli incubi dalla notte prima della Mietitura, e solo Gloss lo sa. Cashmere, quando è sola, lascia che la sua maschera di perfezione vada in mille pezzi. Cashmere piange tutte le notti. Cashmere è solo una diciassettenne come tante altre, ma questo sembra non saperlo nessuno.
Poi arriva lui, dagli occhi di ghiaccio, e Cashmere non capisce più nulla.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brutus, Cashmere, Enobaria, Gloss, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Death can be beautiful

 

 

 
 
Avanti, alzino le mani quanti hanno riconosciuto questa frase – e, nel caso non l’abbiate fatto, vergognatevi con tutti voi stessi (ovviamente scherzo u.u) –. Si tratta della frase sulla locandina che vede ritratti i due affascinanti fratelli del Distretto 1, mai frase è stata più adatta a dei personaggi come loro: belli, giovani, affascinanti e assolutamente letali. In questa long mi ripropongo di trattare in particolare di uno di loro – anzi, unA –, cioè la nostra Cashmere! Di lei sappiamo che vinse a un anno di distanza dal fratello, che era desiderata e amata da tutta Capitol City, ma cos’altro? La risposta è semplice: nulla! Questo non va affatto bene – mi hai sentita, Suzanne?! – quindi ho deciso di scrivere qualcosa su di lei e su mio marito (che no, tranquille, non è Finnick … lui è il mio amante u.u) Gloss. La storia si ambienta durante i 68th Hunger Games e, tanto per non fare confusione con le età, ho deciso di riportare in questo piccolo delirio di prefazione una specie di piccolo schema con le età dei vari personaggi.

Gloss Reynolds = Ha partecipato e vinto i 66th Hunger Games all’età di 16 anni e nella storia ne ha 18 ed è al suo secondo anno da Mentore.

Cashmere Reynolds = Ha partecipato e vinto i 67th Hunger Games all’età di 16 anni e nella storia ne ha 17, è alla sua prima esperienza come Mentore.

Brutus Anderson = Ha partecipato e vinto i 52th Hunger Games all’età di 17 anni e nella storia ne ha 33, è il Mentore del Distretto 2.

Enobaria Davies = Ha partecipato e vinto i 62th Hunger Games all’età di 17 anni e nella storia ne ha 23, è la Mentore del Distretto 2.

Finnick Odair = Ha partecipato e vinto i 64th Hunger Games all’età di 14 anni e nella storia ne ha 18, è il Mentore del Distretto 4.

Concludo dicendo che la storia sarà narrata con due punti di vista diversi (quello di Cash e quello di … bè lo scoprirete leggendo), scriverò di chi è il Pov prima di ogni capitolo. Vi lascio alla storia, sperando che possa piacervi.

 

 

 

Gemelli

 

 

 

Cashmere’s Pov

 

 

I raggi del Sole le investirono il volto non appena mise piede sul palco; li strizzò appena, lanciando un’occhiata di sottecchi a suo fratello, al suo fianco. Come al solito Gloss era imperturbabile, fissava dritto davanti a sé senza guardare nessuno in particolare. Sapeva a cosa stava pensando, esattamente a quello che tormentava lei. Lì, nascosti tra i ranghi dei genitori, c’erano le coppie a cui prima uno e poi l’altra avevano strappato la prole. Se lo ricordava bene il suo compagno di Distretto, Jared, era un bravo ragazzo. Rammentava anche Chanel, la ragazza a cui suo fratello aveva squarciato la gola per vincere i Giochi. Era stato difficile tornare al Distretto e affrontare i loro sguardi, le accuse che gli rivolgevano. “Assassini”. Si poteva davvero essere considerati degli assassini quando si uccideva nell’Arena? Il leone era forse crudele quando uccideva per la propria sopravvivenza?

Una mano le accarezzò gentilmente il polso, facendola trasalire. Gloss sembrò trattenere una risata.

- Sei troppo nervosa, rilassati. – le sussurrò, ravviandole un boccolo che era sfuggito alla treccia bionda.

Già, come se fosse facile. Non bastava aver affrontato l’Arena, adesso era anche incastrata vita natural durante a fare da Mentore a qualche povera coppia di ragazzi. Non doveva pensarci, avrebbe fatto molto meglio a concentrarsi sulle parole di Amalya. Sì, era decisamente meglio. Rivolse lo sguardo sulla capitolina, che per l’occasione indossava un vestito di un giallo metallico che rifletteva la luce rendendola una specie di globo incandescente. Ma come, era già arrivato il momento dell’estrazione? La vide passare davanti a lei con un sorrisetto affettato, annunciando con il familiare tono lezioso: - Per prime, le signore. –

La vide infilare le unghie simili ad artigli nell’ampolla, rovistare e poi estrarre un foglietto con espressione compiaciuta.

- Janelle McKenzie. –

La ragazza nominata si fece strada tra le sue compagne con il sorriso compiaciuto di chi pensa che sia il giorno più fortunato della sua vita. Cashmere la osservò con occhio critico. Era bella, non quanto lei certo, con lisci capelli color miele e occhi azzurri come il cielo primaverile. Aveva un’aria un po’ svampita, ma quando mise piede sul palco acquistò una risolutezza impressionante. La sua aria da oca era solo una recita, quella ragazza sapeva il fatto suo.

- E, per gli uomini, Jamie Foss. –

Il suo compagno era un ragazzo alto e dallo sguardo furbo. Li raggiunse sul palco, afferrò la mano che Janelle gli tendeva e la strinse con decisione.

- Un applauso per questi due baldi giovani. –

Almeno c’era qualcuno contento di avere un paio di nuovi Tributi attorno a cui affaccendarsi, considerò amaramente mentre Amalya sembrava sul punto di sentirsi male per l’eccitazione.

- Andiamo, li aspetteremo sul treno. – mormorò, picchiettando leggermente sulla spalla di Gloss per attirare la sua attenzione. Non aveva voglia di assistere agli ultimi momenti di incontro di quelle famiglie. Anzi, in realtà non voleva neanche essere costretta a passare gli ultimi quattro giorni in loro compagnia sapendo che non avrebbe rivisto sicuramente uno dei due … o forse entrambi. Scacciò prepotentemente quel pensiero dalla testa; doveva impegnarsi perché almeno uno dei due sopravvivesse.

Gloss annuì, - D’accordo, sorellina, ma cerca di controllarti. –

Non c’era rimprovero nella sua voce, anche perché non ricordava che lei e Gloss avessero mai avuto a che ridire, quanto piuttosto una sorta di triste consapevolezza. Raggiunsero il treno mano nella mano, mentre come al solito la vicinanza del fratello contribuiva a rasserenarla almeno un po’.

 

 

 

 

 

Rico’s Pov

 

 

 

- Fiamma Bellin. –

Quando Milly annunciò il nome del Tributo femminile, ebbe l’impressione che la terra gli stesse letteralmente mancando da sotto i piedi. Non era così che doveva andare, quello doveva essere il suo anno di Giochi. Vide Janet farsi avanti, ma Fiamma l’ammonì con un’occhiataccia. Non si sarebbe mai fatta sostituire, non avrebbe fatto la figura della vigliacca. La vide avviarsi a testa alta verso il palco, rifiutare sdegnosamente la mano di un Pacificatore che si era offerto di aiutarla, e lanciare occhiate arroganti tutt’intorno. Stava recitando la parte che si era costruita per l’occasione. Sdegnosa, fredda e algida come solo una regina avrebbe potuto fare. Ebbe un guizzo d’orgoglio per lei, che non lo deludeva mai.

- E ora i gentiluomini. Vediamo un po’ chi abbiamo … Anton Descouvres. –

Lo conosceva bene, era un imbecille con i fiocchi. Un arrogante pallone gonfiato, certo, ma pur sempre delle dimensioni di un armadio a quattro stagioni. Fiamma era agile e perfettamente allenata, ma contro un gigante del genere non avrebbe avuto chance in un confronto fisico diretto. Incrociò ancora una volta il suo sguardo, in una muta richiesta. La vide muovere impercettibilmente il mento verso il basso, un gesto così lieve che ai più sarebbe certamente passato inosservato, ma non a lui. Si fece avanti con il braccio destro ben alto.

- Mi offro volontario come Tributo. –

Un mormorio si levò tra le file degli abitanti del Distretto. Nel 2 tutti conoscevano i due gemelli, orfani di due delle più grandi stelle dei Giochi che Capitol avesse mai avuto. Si fece largo tra i suoi compagni, ignorando Anton che lo fissava come se volesse farlo a pezzi con le sue mani, e montò sul palco.

- Il … il tuo nome, caro? –

La voce tremante di Milly lasciava chiaramente intendere che lo conoscesse perfettamente. L’abbagliò con il suo miglior sorriso, smagliante e assolutamente finto, – Rico Bellin. –

Poi, senza stare ad aspettare che la capitolina lo chiedesse, incontrò la mano della gemella. Le loro dita si attorcigliarono in una morsa ermetica. Al loro fianco, leggermente in disparte, Enobaria e Brutus li fissavano con sconcerto. Quella mossa aveva colto di sorpresa anche loro.

Il Mentore lo affiancò non appena fu sceso dal palco.

- Che diavolo ti passa per quella testa? –

Il solito Brutus, brusco e privo di tatto proprio come il nome che portava.

- Ci siamo fatti una promessa, anni fa: Se uno dei due fosse stato estratto allora anche l’altro avrebbe partecipato. È capitato, mi sono offerto, non mi sembra poi così grave. – replicò telegrafico.

Non aveva voglia di discutere, non di ciò che non poteva essere cambiato in alcun modo.

- Io ho fatto una promessa a vostro padre, in punto di morte, e tu hai appena mandato a puttane tutto quanto. – lo informò con un ringhio frustrato, prima di aggiungere, - Non posso tirare entrambi fuori dall’Arena. –

Rico scrollò le spalle, come se parlare della sua imminente morte non lo toccasse particolarmente.

- Infatti tu non ci tirerai fuori entrambi. Io muoio e Fiamma vince, è questo il piano. –

- Bene, Rico, mi spiace informarti che il tuo piano fa schifo. –

Emise uno sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Non voleva discutere, ma a quanto pareva Brutus non gli lasciava molte altre opzioni.

- Sappiamo entrambi che non puoi impedirmi di uccidermi, quindi risparmiamoci il discorso su ciò che posso o non posso fare della mia vita. Si nasce, si vive e si muore. È uno stato delle cose, e poi non mi ci vedo a invecchiare e diventare un fascio di muscoli cascanti. – aggiunse, sorridendo davanti all’espressione dell’uomo a quelle parole.

- Io non sono un fascio di muscoli cascanti. – protestò indignato.

Un sorriso sornione si dipinse sul suo volto, - E chi ha parlato di te, ti sei sentito chiamato in causa? –

Si fissarono per attimi che sembrarono interminabili, poi entrambi scoppiarono a ridere.

- Nulla di ciò che dirò potrà mai farti cambiare idea, vero? –

- Nulla. – confermò.

- Allora, dannazione, porta il tuo culo su questo treno e partiamo verso l’ultimo bel posto che vedrai prima di farti uccidere per le tue idee del cazzo. – borbottò, cingendogli le spalle con un braccio muscoloso e dirottandolo verso il treno ad alta velocità.

- E così sia. – mormorò ironico, arrampicandosi lungo la scaletta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

 

Ennesima long, anche se ne ho un sacco in cantiere, ma questa idea mi è venuta mentre ero ricoverata in ospedale e non ho potuto non cominciare a scriverla. Spero che vi piaccia, vi incuriosisca e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Al prossimo capitolo.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Erin Gaunt