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Autore: EliseBoydTurner    09/01/2014    3 recensioni
"-Vedi, tutti mi chiamano Finn l'Eroe, e io so di essere un eroe, insomma, lo sono sempre stato. Fin da bambino, fin da quando mamma e papà mi hanno trovato e hanno deciso di darmi il nome di un pesce, ma nemmeno loro sapevano cosa fossi all'inizio. Insomma, Finn l'Eroe so cosa vuol dire, e la cosa mi piace, vuol dire che sono mitico, che salvo le persone, che faccio tutto per il bene di chi mi sta intorno, ma cosa vuol dire essere un umano? Cosa intendono le persone quando mi chiamano Finn l'Umano?
-Gli umani esistevano prima di tutti noi, fatta eccezione per te, credo- Jake gli rispose ad occhi spalancati, dopo aver capito cosa si stava chiedendo il suo amico non poteva di certo assumere un'espressione normale -Vivevano su questa terra molti anni fa.
-Ma perchè sono l'ultimo rimasto?- Soffiò Finn -Insomma, che bisogno c'era di lasciarmi qui, da solo, in balia di un mondo che nemmeno conosco, e tra l'altro senza neppure conoscere me stesso?"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn, Jake, Marceline
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Human Flesh

 

Era una giornata esattamente come lo era ogni altra.

La terra di Ooo era vuota, ogni singolo abitante si era rifugiato in casa dopo aver guardato fuori dalla finestra: era la più grande pioggia di pugnali che un reame avesse mai visto.

Gommarosa annunciò pubblicamente che nessun Dolcibotto, se non con una necessità tremenda di uscire e prendendo quindi le giuste precauzioni, avrebbe dovuto mettere piede fuori di casa. Re Ghiaccio prese i suoi pinguini e li rinchiuse nella stessa gabbia dove metteva le principesse, il che li lasciò perplessi da una parte e felici dall'altra. Il Conte Limoncello corse a dire all'altro Conte Limoncello che nessuno sarebbe dovuto uscire, e vedendo che stavano entrambi dicendo la stessa cosa (come sempre) si lasciarono perdere a vicenda.

Come tutti erano chiusi in casa, lo erano anche Finn e Jake, a malincuore di entrambi.

Per Jake non era tanto un problema non uscire quanto lo era sempre stato per il suo migliore amico. Aveva un'immaginazione che lo portava a creare il luogo dove lui e Finn sarebbero andati quel giorno se non fosse piovuto in una stanza di casa sua, in modo semplice e conciso. A volte questa sua azione richiedeva l'essere addormentato, o almeno avere l'aiuto di Finn, cosa che non succedeva tutte le volte. Esattamente come quel giorno.

-Ehi, coso!

Finn non rispondeva, sembrava più pensieroso del solito.

-Coso..?- Jake si avvicinò a lui velocemente. -Coso, stai bene? Mi ricordi quel giorno, quello in cui Fiamma non aveva capito la tua barzelletta*. C'è qualcosa che non va?

-Non è che c'è qualcosa che non va, è che..- Iniziò la frase storcendo il naso, come se sentisse odore di bruciato -Ieri sono uscito di nuovo con lei, sai, con Fiamma.

-E quindi?

-Abbiamo incontrato dei suoi amici.

-Aspetta, Fiamma ha degli amici?

-Sì, Jake, sì- Finn rise, non tanto per la battuta quanto perchè sapeva che suo fratello voleva tirarlo su di morale, e che se non avesse reagito Jake, in qualche modo, ci sarebbe rimasto male.

-Wow, non me lo sarei mai aspettato.

-In ogni caso lei mi ha presentato a loro- Continuò -“Lui è il mio ragazzo, Finn l'Umano.”

Jake lo guardò e, facendo finta di capire, annuì.

-Vedi, tutti mi chiamano Finn l'Eroe, e io so di essere un eroe, insomma, lo sono sempre stato. Fin da bambino, fin da quando mamma e papà mi hanno trovato e hanno deciso di darmi il nome di un pesce, ma nemmeno loro sapevano cosa fossi all'inizio. Insomma, Finn l'Eroe so cosa vuol dire, e la cosa mi piace, vuol dire che sono mitico, che salvo le persone, che faccio tutto per il bene di chi mi sta intorno, ma cosa vuol dire essere un umano? Cosa intendono le persone quando mi chiamano Finn l'Umano?

-Gli umani esistevano prima di tutti noi, fatta eccezione per te, credo- Jake gli rispose ad occhi spalancati, dopo aver capito cosa si stava chiedendo il suo amico non poteva di certo assumere un'espressione normale -Vivevano su questa terra molti anni fa.

-Ma perchè sono l'ultimo rimasto?- Soffiò Finn -Insomma, che bisogno c'era di lasciarmi qui, da solo, in balia di un mondo che nemmeno conosco, e tra l'altro senza neppure conoscere me stesso?

Jake rispose brevemente:-Mi dispiace, amico. Queste cose vanno ben oltre la mia conoscenza.

-Lo so, è una ricerca che dovrò intraprendere da solo.

Jake annuì e mise dei panini con del formaggiotto sulle gambe dell'amico:-Potresti parlarne con svariate persone, qui.

-Tipo?

-Tipo Marceline, o suo padre. Insomma, sono qui da mille anni, qualcosa dovrebbero sapere.

-Se è per questo anche Re Ghiaccio potrebbe...

-Coso, cosa dici?- Jake allungò le braccia per prenderlo per la testa e guardarlo dritto negli occhi -Re Ghiaccio potrebbe saperne qualcosa se non fosse del tutto fuori, ma sappiamo entrambi che lo è. Nemmeno Marceline riuscirebbe a tirargli fuori un'informazione utile. Ammesso che lui sappia qualcosa di utile su qualsiasi cosa, dico.

-Beh- Finn morse uno dei due panini e si alzò -Allora vado subito da Marceline.

-Non puoi, dai, guarda fuori dalla finestra, non ti voglio mica tutto a buchi come uno scolapasta.

-Sono stato da Oca Loca, l'altro giorno- Finn sorrise e prese uno strano baule, lo aprì e ne tirò fuori uno strano mantello -Mi ha venduto questo mantello, protegge da ogni tipo di pugnale, compresi quelli che scendono quando piove.

-Sei sicuro?

-”Son sicura come l'oro, lo disse anche mio nuoro”.

-Ok, mi fido.

Finn si mise il mantello e abbracciò suo fratello:-Ci vediamo appena torno.

-Ti voglio bene, coso.

 

-Marceline, puoi aprire?

La vampira aprì con una velocità tale da spaventare Finn. Aveva il basso al collo ed era vestita come lo era stata ogni giorno da quando si conoscevano. Marceline sembrava stranita di vederlo arrivare senza preavviso, ma lo lasciò entrare.

-A cosa devo questa strana visita?

Finn sbuffò e si sedette:-Ti devo parlare, Marcy.

 

Dopo aver raccontato a Marceline i suoi dubbi, non vide in lei la stessa reazione di Jake, ma piuttosto lo studiava con sguardo pacato e con un'espressione che sembrava dire “sapevo che questo giorno sarebbe arrivato”.

-Tu cosa sai degli umani?- Finn era stanco di tergiversare, voleva risposte.

-Abbastanza da dirti che avrei preferito se tu fossi stato stupido come tendi a dimostrare.

La risposta colpì Finn così tanto da farlo sentire come se cadesse dalla poltrona e sbattesse il corpo per terra. Non capiva esattamente cosa Marceline cercasse di dire, ma tanto gli bastava per farlo sentire diverso da come si sentiva solitamente in relazione al suo essere umano.

-Che intendi?

-Ti dirò quello che so- Rispose lei sbuffando -Ma almeno fammi una domanda per iniziare, non posso partire con cose a caso.

-D'accordo.. uhm, tu hai detto di essere un vampiro, no?

-Mi conosci anche da quei 5 anni, dovrebbero bastarti.

-Sì, hai ragione, effettivamente. Quindi.. Suppongo che tu sia stata umana, o no?

-No, sbagli- Marceline scosse la testa -Non sono mai stata umana. Mio padre, Hunson Abadeer, è un demone. Non avrei mai potuto essere umana a partire dalle mie discendenze.

-E conosci qualcun altro che sia stato umano?

-Simon, lui era umano.. Prima che si trasformasse nella cosa che è ora. E tu, tu ne conosci qualcuno?

I ricordi di Finn lo portarono subito a Marisol La Forzuta, a come l'aveva aiutata a scoprire il mondo e a riconquistare Bellutopia, e a come aveva scoperto a malincuore che lei e il suo popolo non erano umani, ma strani mutanti che avevano paura di ogni cosa, anche se tuttavia non era mai stato sicuro di cosa fosse lei.

-Forse, anche se non credo.

-Gli umani si sono estinti tutti quando ero ancora bambina. Io e Simon ce lo ricordiamo bene, in qualche modo. Se lo ricorda anche mio padre. Erano piccoli esseri buffi, fatti di carne, come lo sei tu. Non si allungavano, non sparavano cose dalle mani e non erano particolarmente geniali, esattamente come te. L'unica cosa diversa dagli altri esseri era il peso che davano ai loro sentimenti, che fossero felicità, amore, amicizia oppure tristezza, invidia, rabbia. Fu questa loro strana capacità che portò la distruzione della loro stessa specie.

-Cosa intendi.

-La Grande Guerra dei Funghi. Non ne hai mai sentito parlare?

-Sì, ma non molto.

-Immagino, quasi nessuno qui l'ha vissuta. Gli umani si sono arrabbiati tra di loro così tanto fino ad arrivare a togliersi la vita a vicenda. Gli umani sono responsabili della loro stessa caduta, in quanto usando una strana bomba si sono distrutti e hanno distrutto anche la nazione che si trovava dove ora non c'è nulla. Probabilmente questa guerra è stata anche la causa della nascita dei poteri di Jake, di Simon, della creazione di Gommarosa -Simon mi aveva parlato di questo essere gommoso che vedeva e che sembrava essere gentile con lui-, del Lich e di molti strani esseri che esistono ancora oggi. Gli umani sono stupidi, non pensano a dove potrebbero arrivare, sono impulsivi anche quando provano a non esserlo.

-Grazie, Marcy.

-Non c'è di che.

Finn si richiuse in un riccio con le proprie gambe e le proprie mani:-Ricapitolando, io cosa sarei?

Marceline lo guardò un attimo per poi fargli un mezzo sorriso.

-Uno capace di decidere il destino della terra di Ooo.

Finn si schiuse dal suo involucro e alzò lo sguardo, stupito da quella frase.

Marceline annuì:-Forse è questo che significa essere umani. Forse non lo era un tempo, ma lo è ora per te. Forse è per questo che sei salvo, mentre gli altri non lo sono.

Finn la guardò ancora più stupito:-Ma io sono umano. Dovrei sbagliare.

-Non sei mai stato un umano, Finn. E' per questo che nessuno ama chiamarti Finn l'Umano. Tu sei l'Eroe di Ooo. Non un semplice, piccolo residuo di una stirpe destinata a fallire.

 

Tornando a casa, Finn sentiva il vento freddo mentre gli faceva venire la pelle d'oca. Si chiedeva se un giorno avrebbe potuto rinnegare ciò che era, se avrebbe mai potuto far sì che la sua schifosa carne umana diventasse davvero “pelle d'oca”, o una morbida pelliccia come la era quella di Jake. Forse era davvero meglio così, forse quella non era davvero la pelle di un umano, ma di un eroe pronto a salvare ciò che restava del mondo.

Entrando vide Jake ancora sveglio, con del caffè in mano e con B-MO completamente scarico sulle zampe.

-Allora coso, com'è andata?

Finn si fermò un attimo. Avrebbe potuto raccontargli di come l'uomo aveva rovinato la terra, di che schifo dovevano essere gli esseri umani, di come davano peso alle emozioni, anche quelle scatenate dai fatti più stupidi, e avrebbe potuto parlargli di come si rendesse conto di esserne uno, alla fine, e di come, infondo, se ne vergognasse.

Oppure avrebbe potuto fare finta di nulla, avrebbe potuto far sì che questo rimanesse segreto.

-E' stato finntastico, amico. Ora ho bisogno solo di riposarmi, perchè domani bisogna trovare un mostro da prendere a calci nelle chiappone, chiaro?

-Così ti voglio, coso!

*Riferimento alla 5x16, Puhoy.

  
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