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Autore: itsabluelove    09/01/2014    5 recensioni
Niall chiude gli occhi, dischiude un po' le labbra ed aspetta.
Louis, se non fosse per quei lineamenti da bambino, per le guance rosse e per quelle labbra rosee, probabilmente scoppierebbe a ridere e se ne andrebbe. Ma l'ingenuità, la purezza e la semplicità d'animo di Niall lo convincono a restare, a provarci.
Nouis [Louis/Niall] con accenni Larry, Zerrie e Payzer.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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¿Qué hueco del alma te dejo pasar?
(Quale buco dell'anima ti ha lasciato passare?)


 


No se como entraste
tan fuerte en mi vida,
qué hueco del alma 
te dejo pasar.


(Te amaré por siempre - N. Vazquez ed E. Attias)

 

Prima parte.


Sui corsi extra che la scuola propone Louis, che dopo ben sette anni è finalmente giunto all'ultimo, spunta con una penna biro nera la casella che cita Spagnolo affianco.
Lascia perdere le proposte di pittura ed espressione del corpo, ritenendo che la preparazione per il diploma e le già affaticanti ore curricolari siano abbastanza per il suo povero cervello.
In verità non ha ancora ben capito il motivo per cui è stato bocciato per due anni consecutivi. Cioè, ammette che i suoi voti non eccellevano, ma ehi, che fine hanno fatto la grazia e la pena? Nessuno ha pensato di chiudere un occhio per lui? Forse era solo colpa del suo carattere troppo esuberante, troppo chiacchierone, troppo egocentrico, troppo strafottente, troppo tutto. Ed anche del calcio, della sua squadra che si vedeva ogni domenica sconfitta, dal mister incazzato, da Louis stesso incazzato con i compagni. Ma quest'anno, Louis si ripromette, le cose cambieranno. E non sa che questo cambio inizia con quella 'x' nera sul modulo dei corsi extra-scolastici.

Il primo giorno di scuola, appoggiato all'armadietto numero 78 nella seconda fila a destra del corridoio, Louis sta aspettando con impazienza il suo migliore amico Zayn che, come al solito, è in ritardo. Per ingannare il tempo, o per ingannare la voglia di andarsene e dargli buca una volta per tutte, rovista all'interno della propria piccola cassaforte di metallo, tirando fuori i vecchi fogli dell'anno passato, rileggendo gli appunti mal scritti e imbattendosi, con molto disgusto, in qualcosa che potrebbe o non essere il resto di qualche merenda, risalente sicuramente a molti, moltissimi mesi prima. L'odore dell'ammuffito sandwich al formaggio gli provoca un conato di vomito, che trattiene portandosi una mano sul naso e cercando con l'altra un qualsiasi pezzo di carta per rimuovere il cadavere di ciò che ne è rimasto dal fondo d'acciaio. La missione sembra compiersi con alcuni sforzi, quando il mucchio ammuffito di cibo si spalma sul libro di storia, restio a rimanere uniforme nel pezzo di carta.
“Cazzo” esclama Louis, con gli occhiali da vista che gli pendono dal naso, pronti a cadere per sommarsi alle disgrazie dell'ultimo primo giorno di scuola.
“Serve una mano?” la voce è fuori campo, otturata dall'anta dell'armadietto aperta, che ne nasconde il proprietario.
Louis, che lotta contro il sandwich ammuffito, i propri occhiali e la sacca che adesso gli pende da un braccio, non può fare a meno di “Te ne sarei davvero grato” rispondere, con la voce ovattata dalla propria mano che lo ripara dall'odore nauseante, allargando un poco le gambe affinché i pantaloni non gli calino giù per il sedere. E buon anno a tutti!
“Cavolo, amico” il nuovo eroe di Louis, che svettava sulla top ten delle persone che più gli vanno a genio, perde almeno cento punti quando “mi dispiace ma io quella roba non la tocco” sentenzia, allontanandosi.
Se solo Louis non fosse così impegnato a cercare di mantenere un equilibrio che parte dal proprio naso alle proprie gambe, mentre sorregge uno zaino con cinque libri dentro in un braccio e un toast che ha visto anni migliori in una mano, probabilmente guarderebbe in faccia colui che gli è sconosciuto e lo manderebbe a fanculo nel migliore dei suoi modi. Ma, per cause sopra citate, ora si vede leggermente impegnato a non accecarsi e svestirsi e vomitare a scuola.
“Alzami i pantaloni, allora” gli ordina, quasi piangendo, cercando di spingere con il braccio i libri che, piano piano, si stanno incurvando verso il fondo, quasi come se l'odore di muffa e roba marcia stesse facendo svenire pure loro.
“Non se ne parla” il ragazzo al suo fianco rinnega la sua proposta, spostandosi di lato ed osservando il modo in cui Louis, incazzato, molto incazzato, prende un respiro profondo trattenendo l'aria e levandosi la mano dal naso per rimettersi apposto, in ordine e in pochi millesimi di secondo, pantaloni e occhiali, lasciando cadere la sacca in terra, ma senza mollare la presa sui libri, salvandoli da un bagno di muffa e formaggio marcio.
Spostando il naso verso l'aria decisamente più buona, riprende fiato manco dovesse immergersi nell'oceano e, con entrambe le mani libere e l'aiuto di qualche altro vecchio appunto, costringe il cadavere in putrefazione a rinchiudersi nella carta, avvolgendolo per bene in vari e vari strati. A missione finalmente compiuta, si accorge che il suo spettatore è ancora lì e che adesso, con le lacrime agli occhi, applaudisce e ride.
Liberatosi del cadavere e cosparso di profumo il proprio armadietto, Louis si concede di osservare per bene colui che ha appena assistito alla sua sventura.
Gli occhi azzurri spiccano sopra una quantità indefinita di lentiggini spruzzate in maniera non uniforme su un viso dalla pelle bianca come la porcellana, da bambino, con le labbra rosse spalancate sopra un apparecchio trasparente. Porta i capelli biondissimi schiacchiati sotto ad un berretto rosso, abbinato ad una felpa da baseball e a dei pantaloni larghi sul cavallo e stretti sulle caviglie. Ai piedi un paio di Nike Blazer, del colore del berretto, sembrano vecchie di anni. Ma ciò che maggiormente colpisce Louis è la risata di questo ragazzo, pura e forte, sentita, come se avesse appena sentito la più divertente delle barzellette o come se qualcuno gli stesse facendo il solletico sotto i piedi con una piuma. E dopo l'attimo di ammirazione e quasi di contagio per quella risata bellissima, Louis si rende conto che beh, quel ragazzo sta ridendo di lui.
“Non ci trovo nulla di divertente” commenta Louis, pulendosi le lenti degli occhiali sul proprio cardigan grigio.
“Hai ragione” quello singhiozza, asciugandosi una lacrima, vera, dall'occhio destro. "Ti chiedo scusa” sembra voler tornare serio, ma il sorriso che ha sulle labbra tradisce uno scoppio di risata da un momento all'altro.
E Louis, che non è mai stato un tipo antipatico o serio, gli concede un mezzo sorriso, sospirando di sollievo nel vedere la figura di Zayn arrivare dal fondo del corridoio. “Beh, grazie del non-aiuto...” lascia la frase in sospeso, chiedendo implicitamente il nome al ragazzo.
“Niall” quello risponde, ridacchiando ancora.
“Louis” si congeda, salutandolo con la mano “ci si vede”

“Chi era quello?” chiede Zayn, togliendosi la sigaretta da dietro l'orecchio ed accendendola appena superano i cancelli della scuola.
“Uno stronzo che in un momento di difficoltà non solo non mi ha aiutato, ma si è sbellicato dalle risate nel vedermi leggermente incasinato” sbotta Louis, accendendosi una sigaretta a sua volta e pregando tutti gli dei del mondo che l'odore non gli si attacchi ai vestiti perché non ha voglia di sentire sua madre e il suo monologo su quanto il fumo gli faccia male. Proprio per niente.
“Era carino” commenta il moro, sputando via il fumo in cerchi concentrici. Louis non ci riesce, e lo invidia tantissimo per questo.
“Zayn, non iniziare” prega Louis, soffiando via il fumo come una dannata quattordicenne alla sua prima sigaretta. Invidia, brutta bestia.
“Cosa?” chiede retorico l'altro, trattenendo un po' di fumo e buttandolo poi via dal naso (e no, Louis non sa fare neanche questo. Zayn si diverte da matti a farlo crepare d'invidia, sicuro.) “ho solo fatto un commento”
“Zayn tu sei etero, non ti è concesso fare commenti sui maschi” lo rimprovera Louis, sedendosi alla fermata dell'autobus che, grazie al ritardo di Zayn, arriverà almeno tra mezz'ora.
“Questo lo dici tu. Io gli occhi li ho per guardare, no?” sentenzia, spegnendo la cicca sotto le proprie Timberland color sabbia “Guardo e giudico”
“Ok, ma no. Non sono interessato a Niall, grazie per esserti preoccupato per me, amico”
“Ti ricordi ancora il suo nome, questo è un buon segno” Zayn gli stuzzica un fianco con il gomito, sedendosi al suo fianco sotto il riparo della fermata. Quando Louis non reagisce, il suo tono diventa serio e a pensarci bene, Louis avrebbe tanto voluto continuare a scherzare. “Da quando tu ed Harry vi siete lasciati, sembri un'altra persona Lou. Non mi piace vederti così” gli sussurra, allontanandosi dalle orecchie indiscrete degli studenti ritardatari come loro.
“Zayn, seriamente, non ne voglio parlare” Louis tiene lo sguardo fisso verso la strada mentre parla, alternandolo alle proprie scarpe “Sto assolutamente bene. Harry è un capitolo chiuso, non ne voglio più sentir parlare o pensare”
“Ma...” tenta di ribattere Zayn.
“Ti prego” lo supplica, ringraziando il cielo per l'autobus che con un orrido striglio di freni, si ferma davanti a loro.

Passano il viaggio in silenzio e Zayn sa a cosa Louis sta pensando. E Louis sa che Zayn sa a cosa sta pensando. E forse tutti lo sanno perché beh, Louis ed Harry, erano una delle coppie più famose della scuola. Tutto ebbe inizio quattro anni prima, quando Louis andava in giro con un paio di Toms ai piedi ogni giorno diverse, pantaloni rossi, blu, verdi e magliette a righe di ogni genere. Può benissimo ricordare ogni minimo particolare della sua storia con Harry, dal primo incontro in bagno, al primo bacio nel cortile della scuola, sino alla loro prima volta a casa sua. E Louis può sentire questi ricordi pungergli come spilli nelle braccia e nella schiena e in tutto il corpo sotto forma di brividi, perché amava Harry come si ama la felicità, l'amore stesso. Ed Harry lo amava ad ugual maniera, perché si erano concessi l'un l'altro senza timore e senza timore si erano concessi anche al mondo, mostrando insieme l'amore che provavano. Poi ci fu il tradimento, Harry con un altro ed il cuore di Louis ridotto in mille pezzi. E come fai a far tornare un vaso rotto indenne come prima? Come puoi ritrovare tutti i piccoli pezzi che si sono sparsi e riattaccarli insieme? Harry ci aveva provato ad aggiustare il cuore rotto di Louis e Louis aveva cercato lasciarsi aggiustare. Ma le mani di Harry erano improvvisamente troppo grandi, le labbra sapevano sempre spesso di un altro, il suo corpo non rispondeva quasi più ai tocchi di Louis. E seppe che la fine era vicina. E si lasciarono, fine della storia. Louis ammette che si sta ancora leccando alcune ferite da solo ma non si arrenderà e non si lascerà abbattere per una storia del genere, ci può giurare. Però quanto gli manca...
“Sei arrivato” Zayn gli scuote un braccio, destandolo dai suoi pensieri ed invitandolo a scendere alla sua fermata.
Louis rivolge all'amico un sorriso di scuse e quello gli fa l'occhiolino. E Louis sa che è tutto tornato come prima.


I corsi di spagnolo, come cita la tabella degli orari appesa sulla bacheca della scuola, iniziano quel pomeriggio stesso, subito dopo la fine delle lezioni. A mensa, Louis siede al tavolo con Zayn, la sua ragazza Perrie, Liam e Danielle, una coppietta che mai nessuno ha visto separata. Forse stanno insieme dall'asilo, chi lo sa. Per tutto il pranzo Louis sente il solito paia di occhi puntati sulla sua nuca. Evita di girarsi, di alzarsi, o di fiondarsi direttamente sulle labbra di Harry che gli sta perforando il cervello con quei suoi maledettissimi occhi verdi. Ma, è l'ultimo anno, Louis si ripete. Vederlo ogni giorno per trenta minuti appena non può essere un dramma. Deve solo resistere.
Al suono della campanella schizza via dalla sua sedia, lasciando il vassoio vuoto sul tavolo ed incrociando lo sguardo di Niall, che gli sorride manco avesse appena visto il proprio idolo. Louis ricambia incerto, seguendo i cuoricini rossi che Liam e Danielle lasciano al loro passaggio, che lo conducono all'aula di chimica.

Bussa incerto nell'aula che spera sia di lingue, in un ritardo di almeno quindici minuti, causato dall'aver sbagliato caseggiato scolastico. Concedeteglielo, non ha mai frequentato i corsi serali in vita sua. Ma allora perché iniziare proprio all'ultimo anno? Dio, neanche lui conosce la risposta.
Adelante” qualcuno risponde da dentro, seguito da un coro di risatine. Louis sospira di sollievo, aprendo la porta dell'aula.
Un gruppetto di studenti è seduto sul pavimento mentre colui che deve essere l'insegnante sta scrivendo alcune parole in una lavagna elettronica.
“Mi scusi per il ritardo, professore” si annuncia Louis, aspettando una risposta in piedi davanti alla porta ancora aperta.
“Non ti preoccupare” l'uomo gli concede il permesso di entrare e Louis, chiudendosi la porta alle spalle, si affretta a sedersi dietro tutti quegli studenti.
Estrae un quadernetto ed una penna dalla sua sacca, quando viene colpito in fronte da un pezzo di carta appallottolato. Alza lo sguardo ed incrocia gli occhi azzurri di Niall a due file da lui, che gli sorride come poche ore prima in mensa.
Louis gli fa un cenno del capo, prestando attenzione alla serie di parole che il professore sta scrivendo. “Yo; Tú; Él; Ella; Nosotros; Vosotros; Ellos; Ellas” Ma con una serie di “Scusate” “Permesso” “Scusami, ti ho schiacciato un dito?” Niall lo raggiunge, sedendosi accanto a lui.
“E' la tua prima lezione?” gli chiede, non curandosi del tono di voce troppo alto.
“Sì” Louis sussurra in modo che le occhiatacce degli altri studenti siano rivolte solo al biondo con problemi di esuberanza al suo fianco.
“Se vuoi puoi venire da me, stasera. Ti do una mano con le cose base” Louis sta per rifiutare quando quello aggiunge “e potrei pure farmi perdonare per ieri con un sandwich con formaggio non scaduto”
Louis ci pensa su per poco, ma sa che dal sorriso che ha involontariamente sulle labbra, ha già accettato.


Quando il corso di spagnolo finisce (ora Louis sa che la pronuncia e alcune parti grammaticali non sono uguali in tutti i posti in cui si parla il castigliano), Niall gli si affianca per poter continuare la lezione a casa sua.
“Allora Louis” inizia Niall, ad appena due metri fuori dall'istituto “cosa fai nella vita? A parte venire a scuola, mangiare, bere e dormire”
“Gioco a calcio” risponde pronto Louis, rafforzando la presa sulla propria sacca e passandosi la mano sui capelli che sono addobbati in un ciuffo alto “e ogni tanto suono la chitarra con qualche amico”
“Forte!” commenta Niall, con le gote rosse per l'eccitazione di aver trovato una passione da condividere con qualcun altro “anche io suono la chitarra” e dopo che Louis annuisce “avete una band, tu e i tuoi amici?”
“Oh, no” Louis porta le mani in avanti, scacciando via l'idea di Niall.
“Io sì” e neanche gli da il tempo di pensare alla vecchia proposta che Harry fece a lui, Zayn e Liam, sul fatto di formare una band, che il biondo si lancia su un resoconto dettagliato dei membri, del nome e degli strumenti della sua band. “Beh, in verità non è proprio mia” ammette alla fine, un po' dispiaciuto, mentre voltano l'angolo e già sono arrivati a casa sua “io però li sostengo da quando sono diventati compagni di band ed è come se fossi il padrino di questa, capisci?”
No, Louis non capisce, ma annuisce lo stesso per cortesia, accettando l'invito di entrata.

“Non badare al disordine, non ho avvisato nessuno” gli dice Niall prima di “Mà!” urlare, verso delle scale che portano ad uno scantinato “sono in camera mia a studiare con un amico, ok?”
E dopo che la voce di una donna risponde, Niall conduce Louis verso un piccolo corridoio ai cui lati ci stanno due porte ciascuno. Entrano nella prima a destra, che odora di profumo maschile misto ad ormoni adolescenziali. Niall si affretta ad aprire la finestra, arrossendo un po' per la vergogna.
Mi casa es tu casa” dice poi a Louis, spalancando le braccia.
“Cosa?” chiede quello, guardandolo come se avesse appena bestemmiato in turco.
“Ho detto, in spagnolo, che la mia casa è la tua casa. Sentiti come se fossi a casa tua, insomma”
“Aah” Louis esclama, sciogliendosi appena ed appoggiando la sacca sull'unica sedia libera che trova “Gracias” tenta. E dal sorriso enorme di Niall si può prospettare una bella serata.

Louis avvisa sua madre un'ora dopo il suo arrivo a casa di Niall, sbiancando completamente nel rendersi conto di non averla chiamata subito. Quando Jay risponde, preoccupata, Louis adotta la sua tecnica da figlio-cucciolo, riuscendo a passarla liscia e a proseguire la lezione in pace.
Dopo un paio di ore, Louis e Niall si ritrovano seduti uno accanto all'altro sul piccolo letto del biondo, che per il caldo ha solo addosso una larga e sdrucita canottiera bianca. Louis, passa buona parte del tempo a fissare un capezzolo che sporge dal petto di Niall, leccandosi le labbra di tanto in tanto. E Dio, non può farlo sul serio. E' che neanche lui riesce a spiegarsi cosa c'è di attraente in quel ragazzo. Quanto lo vorrebbe, però.
“Louis?”
Louis alza lo sguardo, incontrandosi troppo da vicino con gli occhi di Niall, che lo scrutano a fondo. “Mmh?” esclama, il respiro appena più pesante.
“Io... ecco” Niall continua a guardarlo, stringendo le labbra in un broncio adorabile “tu mi stai davvero simpatico”
“Anche tu, Nialler” gli risponde Louis, quasi sussurrando.
“Davvero, molto simpatico” le guance gli si imporporano, le pupille gli si allargano e Louis può quasi sentire il cuore dell'altro accelerare il battito.
“Anche tu sei molto simpatico” Louis gli sorride, mettendosi più comodo e ruotando il busto verso di lui “ed anche molto carino” gli confessa, ammiccandogli.
“Davvero?” il respiro del biondo accelera notevolmente, i libri e gli appunti di spagnolo dimenticati sulle loro gambe.
“Davvero” dice Louis, scompigliandogli i capelli e lasciando sostare la propria mano sul retro del capo del biondo.
Niall chiude gli occhi, dischiude un po' le labbra ed aspetta.
Louis, se non fosse per quei lineamenti da bambino, per le guance rosse e per quelle labbra rosee, probabilmente scoppierebbe a ridere e se ne andrebbe. Ma l'ingenuità, la purezza e la semplicità d'animo di Niall lo convincono a restare, a provarci. Si avvicina al suo viso, scrutando da vicino le palpebre che stanno per aprirsi e per rivelare un espressione sicuramente delusa, e poi lo bacia.


Il tutto è molto semplice: per la mia BFF scriverei qualsiasi cosa. (Fortuna che amiamo le stesse ship!)
Io sono sempre io, sparita per tempo, e ritornata con qualcosa che, udite udite, mi piace. Ok, i Nouis non sono proprio il mio paring preferito, (Larry hasta la muerte, che!), ma una promessa è una promessa!
Ho inserito l'elemento spagnolo perché quel santo di Niall mi ha dato la possibilità di farlo. Entonces. gracias Horan!
Originariamente la storia nasce come one-shot, ma non sono riuscita a finirla tutta ieri, dunque rimanete sintonizzati perché ben presto posterò la seconda parte. Con probabile cambio di rating *coff coff*.
Non vogliatemene, sono solo una povera ragazza che cerca di dare il suo meglio. Occhio, qualsiasi critica l'accetto con immenso piacere. E non abbiate timore di scrivermi, vi rispondo appena posso e con molto entusiasmo, garantito!

Vi auguro una buona serata miei cari lettori.
Pace, amore e sesso gay a tutti!

Consu xx.
  
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