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Autore: telesette    10/01/2014    0 recensioni
[L\\\'uomo che veniva dal nulla]
Chissà se Man-seok avrebbe pianto, o meglio ancora "urlato", nel mentre che gli venivano estratti uno per uno tutti i denti che aveva in bocca?
Ma Cha Tae-sik non si occupava di organi, bensì di piccoli oggetti convertibili in denaro al portatore, dunque dei denti d'oro erano perfetti per ripagare quel viscido verme con la stessa moneta...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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L'uomo che veniva dal nulla ( The Man from Nowhere - Ajusshi ), film coreano del 2010, è senza dubbio una delle storie più belle, drammatiche ed appassionanti dell'attuale generazione cinematografica. Nonostante lo sfondo che, in modo piuttosto evidente, richiama all'ormai storico film Léon del 1994.
Cha Tae-sik, uomo taciturno ed estremamente riservato, gestisce un banco di pegni in un piccolo quartiere. L'unica persona in grado di risvegliare parte delle sue emozioni è la piccola So-mee, una bambina sua vicina di casa, la quale conduce una vita assai triste e solitaria all'insegna del disprezzo della società. La madre di So-mee, una tossicomane di nome Hyo-jeong, commette l'errore di sottrarre dell'eroina ad una pericolosa organizzazione di trafficanti che tratta affari perlopiù tramite il commercio di stupefacenti e rivendendo gli organi umani prelevati dalle loro vittime. Essendo la droga nascosta in un deposito presso Cha Tae-sik, nel tentativo di ricattare quest'ultimo, i criminali rapiscono sia la madre che la figlia. Nel tentativo estremo di ritrovarle, Cha Tae-sik farà di tutto per riuscire a salvare almeno la piccola So-mee, essendole affezionato quasi come ad una figlia. 

 

 

Hai denti d'oro in bocca?
immagini tratte da internet

 

Cha Tae-sik sembrava non avere reazioni.
Aveva appena visto ciò che quelle due sporche carogne erano capaci di fare a dei poveri bambini: sfruttandoli fino a far esalare loro l'ultimo respiro e, una volta morti, non provare rispetto e pietà neppure per i loro cadaveri.
Per Man-seok e suo fratello, gli organi freschi di quei piccoli bastardini rinnegati erano un affare estremamente vantaggioso. Sventrandoli e rivendendo a caro prezzo: cuore, fegato, reni, polmoni, intestino e quant'altro... anche il corpo di poveri e inutili marmocchi diventava estremamente prezioso.
Prezioso per i loro guadagni.
Ogni soldo era intriso di sangue innocente, frutto di atrocità indescrivibili, tanto che Cha Tae-sik si rammaricò mentalmente di non poter ammazzare i responsabili di quell'orrore più di una volta.
Quando Man-seok gli fece rotolare contro sul pavimento quel cilindro trasparente di vetro, la sola vista del suo macabro contenuto era tale da raggelare il sangue a chiunque.
Occhi umani...
Quelli che dovevano essere gli occhi di So-mee.

- Sono arrivato tardi - pensò.

Cha Tae-sik si chinò a raccogliere l'oggetto con mani tremanti, incapace di proferire parola, tanto era sconvolto.
In quella specie di fiala, vi era dunque ciò che maggiormente temeva?
Anche a lei dunque, dopo averne ucciso la madre nello stesso barbaro modo, avevano cavato gli occhi mentre era ancora in vita?
Solo il pensiero, nello sfiorare il contenitore, era come se Cha Tae-sik stesse assistendo in quel preciso momento al compiersi dello scempio.
Il senso di frustrazione ed impotenza, immaginando quel freddo bisturi da chirurgo che veniva adoperato su di lei con crudele precisione; e un brivido gelido lungo la schiena, nel realizzare che ciò che stringeva in mano un tempo faceva davvero parte del dolce volto di So-mee.
Un'immagine pura e dimenticata, sostituita con quella attuale ed abominevole, in grado di riportare alla vita con un sussurro... e di lacerare almeno centomila vite con urla disperate e strazianti.
Ancora una volta quel dolore.
Lo stesso dolore, già provato anni prima, mentre sua moglie veniva schiacciata viva proprio davanti a lui.
E lui non poteva fare niente.
Non poteva riavvolgere il tempo, né mandarlo avanti, bensì fermare quell'attimo orribile proprio sotto il suo sguardo.

- Il presente - mormorò appena, la voce soffocata dalle risate isteriche dei presenti. - Io... vivo... solo... il presente!

Gli occhi sbarrati, l'espressione stravolta, la mente e il cuore ormai in procinto di spaccarsi.
Tutto ciò era inaccettabile.
Una crudeltà simile non era umana, e quelli attorno a lui non erano esseri umani.
Come convivere con una pena simile, senza poterla obliàre?
Già una volta Cha Tae-sik aveva rinunciato a ricordare, privandosi così del dolore assieme alle gioie, per diventare un uomo senza più niente da perdere.
Nulla.
Niente del tutto.
Il vuoto, pur di cancellare quella morsa che attanaglia il petto. Il silenzio, per spegnere il grido della propria anima. E l'insensibilità a tutti i dolori della carne...
Ora però, non poteva più farlo!
A quel punto, vivere non aveva più alcuna importanza.
Ma, prima di tutto, c'erano altre vite da prendere.
Il sangue di So-mee, assieme a quello di tanti altri poveri bambini che avevano avuto la sfortuna di incorrere nelle loro mani, sarebbe stato riscattato con quello dei suoi assassini.

- E' in cielo con la mamma - sorrise sprezzante Man-seok, contando ingenuamente sulla superiorità numerica a proprio favore e sulle armi. - Ora si stanno cercando, però... come la troverà, se non ha gli occhi ?!?

Senza neanche lontanamente immaginarlo, Man-seok aveva appena pronunciato da solo la sua sentenza di morte.
Il suo cinismo, assieme alla sua perversione beffarda, ridestò infatti completamente Cha Tae-sik dal silenzio e dai pensieri che lo stavano divorando dentro.
Le parole di quello schifoso maiale, ora così tranquillo e sicuro di sé, ben presto sarebbero mutate in pianti e lamenti pieni di stupore.
Man-seok era morto, solo che ancora non lo sapeva, e la sua morte se l'era andata a cercare nell'attimo in cui aveva inteso nuocere a So-mee.
Nel momento in cui quei bastardi l'avevano toccata.
Niente poteva dirsi paragonabile a quello che Cha Tae-sik stava provando in quel momento, giacché la collera si era già impadronita di ogni fibra del suo essere, e quanto disse aveva un che di sommesso e profondo allo stesso tempo... come se le parole non gli affiorassero dalla bocca, bensì dal più cupo e spaventoso di tutti i gironi dell'inferno.

- Hai dei denti d'oro in bocca? - domandò piano Cha Tae-sik, tenendo il capo chino verso il basso, così che nessuno dei presenti riuscisse a vedere chiaramente la sua espressione. - Io ho un banco dei pegni... accetto anche denti d'oro!

Ciò detto, Cha Tae-sik sollevò lentamente lo sguardo ad incontrare quello spavaldo del criminale.
Lui e suo fratello consideravano gli organi dei bambini come una merce di scambio, un modo veloce e sicuro per fare soldi, niente di più.
Chissà se Man-seok avrebbe pianto, o meglio ancora "urlato", nel mentre che gli venivano estratti uno per uno tutti i denti che aveva in bocca?
E poi, a seguire: le gengive, le labbra, la lingua... e per ultimi gli occhi, da stritolare nelle mani, con la stessa indifferenza.
Ma Cha Tae-sik non si occupava di organi, bensì di piccoli oggetti convertibili in denaro al portatore, dunque dei denti d'oro erano perfetti per ripagare quel viscido verme con la stessa moneta.
Ora che lo vedeva chiaramente negli occhi, come un sinistro presagio di ciò che stava appunto per accadere, persino Man-seok avvertì un violento brivido di paura scendergli lungo la spina dorsale.

- Mi prenderò i tuoi denti d'oro - concluse Cha Tae-sik, mettendo mano alla pistola a denti stretti, incapace di trattenere le lacrime di rabbia e dolore che gli rigavano il volto. - E con calma valuterò il resto!

FINE

   
 
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