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Autore: niallharrysmiles    10/01/2014    1 recensioni
"Se ne sono andati, capito?
Mi hanno lasciata andare!
Non dovrò più nascondermi, sono libera adesso.
Non ho più paura! Mi sentite?
IO NON HO PIU' PAURA." Urlavo e correvo per la distesa verde e ridevo, per la prima volta ridevo davvero, niente finzione, adesso ero libera, loro non c'erano più, la mia testa era finalmente libera e io potevo finalmente godermi la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                                                                                            "Would you tell me I was wrong? 
                                                                                                           Would you help me understand? 
                                                                                                           Are you looking down upon me? 
                                                                                                               Are you proud of who I am?"
                                                                                                                    [Hurt - Christina Aguilera]




1. Hurt.                                                        



'Il vento mi scompigliava i capelli e più camminavo più il mio viso perdeva la sensibilità a causa del freddo.

Ero in una via buia e camminavo da sola guardandomi alle spalle, era tardi ma le luci dei negozi erano ancora accese nel loro spettacolo notturno.
Delle grida attirarono la mia attenzione, cercai di capire da dove provenissero ma l'unica cosa che vidi erano delle ombre in un cunicolo a pochi metri da me, si muovevano in fretta come se sussultassero e vidi del sangue sgorgare da una persona probabilmente, e si formó una chiazza rossa a poca distanza da me, indietreggiai ma ero completamente bloccata, non riuscivo a muovermi e allo stesso tempo avevo la gola secca e dalla mia bocca non usciva nessun rumore.
Vidi la prima figura scappare via e feci in tempo a scorgere l'altra accovacciarsi vicino al muro, era una ragazza dai lunghi capelli castani, incontrai per un attimo i suoi occhi e mi paralizzai del tutto.

Quella ragazza ero io."

 

Urlai e mi alzai di scatto, il sudore mi bagnava completamente la fronte ed il fiato era corto.
Sentì dei rumori e mi irrigidì.
Stavano venendo a prendermi, loro volevano me!
Mi ero ripromessa che non mi sarei fatta trovare debole, ma in questo momento lo ero, e la paura bloccò qualsiasi mio movimento, aspettai la mia morte con gli occhi spalancati per vederli in faccia, quei demoni.
Quando la porta si aprì chiusi gli occhi aspettandomi il peggio ma l'unica cosa che successe fu che i miei genitori entrarono preoccupati nella mia stanza.
"Ancora lo stesso incubo, Sam?" Mi chiese mia madre stringendomi la mano e accarezzandomi i capelli con l’altra.
"Sì, ma non ti preoccupare, avrò mangiato troppo.." Mentì sorridendo appena nel buio.
"Non dire cavolate Sam! Tu non mangi e se lo fai di sicuro non metti in bocca più del minimo indispensabile!" Disse mio padre incrociando le braccia al petto con aria scocciata e voce dura.
"Beh allora sarà stato un calo di pressione! Non credo che siano fatti tuoi, quello che mangio. Scusa, devo andare in bagno." Mi rivolsi duramente a mio padre, lo so, ma parlare del cibo e di quello che mangio  era una cosa che detestavo.
Mi alzai dal letto e aiutai mia madre, Julia, ad alzarsi da terra dove si era inginocchiata, mi diressi in bagno e sbattei la porta dietro di me con in sottofondo le lamentele di Ben, mio padre.

Volevo evitarlo ma non riuscì a fermarmi in tempo, mi guardai allo specchio.
Come sempre avevo un espressione disgustata, fianchi troppo larghi, pancia piena di grasso e cosce sproporzionate.
Trattenni le lacrime e pregando mentalmente come se esprimessi un desiderio, mi infilai due dita in gola come ero solita fare, ma l'unica cosa che vomitai fu del liquido, ormai era rimasto solo quello nel mio corpo, probabilmente era bile, da quello che dicevano i medici secondo loro mi stavo mettendo sulla strada per l'anoressia ma io non ci credevo, ridevo perché l'unica cosa che vedevo era il grasso, tanto grasso.
Guardai le mie unghie e notai che erano corte e rovinate, esattamente come i denti.
Sciacquai bocca per togliere il sapore acido tipico del vomito,  e mi lavai denti e mani, guardai il telefono che avevo lasciato vicino allo specchio la sera prima,  il display segnava le 5.30.
Non valeva la pena di tornare a letto perché il sonno ormai era sparito e quindi accesi il computer, feci l'accesso a Tumbrl e guardai gli ultimi post.
Quel sito era la mia vita, la mia ancora di salvezza, non avevo migliori amiche come quelle nei film o altro quindi per sfogarmi scrivevo là sopra e lo giuro, funzionava davvero, mi sentivo subito meglio.
Scrissi qualche parola sul fatto che era la ventesima notte che facevo lo stesso incubo, e mi sentii un po' più leggera, Julia voleva che io andassi da uno strizzacervelli ma non ci pensavo nemmeno, beh forse mi ero un po' spaventata guardando Skins ma non ci sarei mai andata lo stesso, questione di principio.
Mi risvegliai dai miei pensieri solo quando suonó la sveglia, questo significava che erano le 6.30 e che tra meno di due ore sarebbe ricominciato l'incubo, la scuola, naturalmente.
Visto che ormai non curavo più il mio aspetto più di tanto presi un maglione a caso e un paio di jeans rovinati, ormai quasi bianchi che abbinai a delle allstars bianche, consumate anche quelle. Andai in bagno a lavarmi e mi misi un po' di correttore giusto per le occhiaie profonde che ormai stavano diventato blu e giusto un filo di matita nera.
Presi lo zaino azzurrino abbandonato da giorni sotto la scrivania e corsi giù dalle scale, cercando di non incontrare nessuno per la casa ma la fortuna non era a mio favore quel giorno.

"Saaam! Vieni a fare colazione, ti ho preparato le uova e il bacon." L'urlo di mia mamma mi fece fermare di scatto e alzare gli occhi al cielo, non sarei riuscita a scamparla stamattina.. O forse sì.
Aumentai il passo verso la cucina è presi un tost dal piattino e baciai Julia sulla guancia.
"Scusa mami sono in ritardo, ci vediamo!" Esclamai correndo fuori e feci in tempo a sentire qualche sbuffo ma fortunatamente non provó a rincorrermi e imboccarmi in mezzo alla strada, l'avrebbe fatto!

Tirai fuori le cuffiette bianche dalla tasca dei jeans e le attaccai al telefono facendo partire la riproduzione casuale:
A thousand years.
Merda iniziamo bene, mi metteva un sacco di tristezza quella canzone ma amavo la voce della Perri.
La fermata del pullman era vicino casa, più o meno trenta metri, erano le otto meno venti quindi avevo all’incirca altri cinque minuti prima che arrivasse il mezzo che mi portava dritta all’inferno.
A quell'ora non c’era nessuno e quindi mi sedetti sulla panchina sotto il tettuccio e aspettai.
L'aria di Londra alle otto di mattina era ancora decisamente limpida e lo smog e gli altri gas non avevano ancora infettato l'atmosfera mattutina, ma era questione di pochi minuti, infatti arrivó il pullman e a seguito il quartiere si animó con persone di corsa verso il lavoro o la scuola, era tutto così noioso e ripetitivo.
Salì sul mezzo giallo e mi posizionai vicino all'autista così da non dare troppo nell'occhio e poter scendere subito qualsiasi cosa accada, non avevo paura ma ero un pò ansiosa, tutto qua.
Tenevo il viso basso e la musica ancora mi invadeva le orecchie, prima fermata, seconda e infine terza, la mia.

Scesi e mi avviai verso il grande  edificio comunemente rosso e bianco, con la scritta 'London High school' che originalità, vero? Come tutte le scuole superiori le persone erano divise in gruppi, al cancello c'erano i fighi, cheerleader e giocatori di football o ragby, i baci spinti e le palpate erano comuni  in quel gruppo, anche davanti a tutti.
Poi andando per ordine c'erano i normali, quelli che non se ne fottono di nulla ma vivono la loro vita senza farsi troppi problemi di come apparire, poi i drogati, i nerd, gli asociali e infine la mia categoria: gli stronzi e le acide che a loro volta erano anche isolati da tutti gli altri, ero in un certo senso felice di farne parte perché almeno nessuno si avvicinava a me, a parte alcuni come Melody, una ragazza dei normali che estroversa com'era volle fare amicizia con me, e qualche altro compagno di classe, per il resto tutti mi lasciavano in pace ed essendo al terzo anno riuscivo a mimetizzarmi abbastanza facilmente.
'Parli del diavolo e spuntano le corna' infatti proprio in quel momento la voce squillante di Mel mi trapanó i timpani.

"SAM! Oddio non sai quanto mi sei mancata, lo so che ci scrivevamo spesso ma non é la stessa cosa, comunque ho una sorpresa! Okay so che probabilmente ti arrabbierai ma eri l'unica a cui tengo e voglio che tu venga con me!" Mi disse gesticolando e sorridendo a trentadue denti.
"Ehm, credo di aver perso il filo del discorso, dove devo venire con te?" Ero confusa ma prima che lei potesse rispondermi la campanella suonó e si catapultó dentro l'edificio gesticolando uno 'scusa, ti dico dopo a matematica' come al solito Mel parlava troppo ma non arrivava mai al punto, spensi la musica e misi apposto le cuffiette, mi feci forza ed entrai anche io.
Il mio armadietto era vicino a quello dei giocatori di football e quindi cercai di fare il più velocemente possibile, posai lo zaino e presi i libri d'inglese per la prima ora, ma mentre mi girai per andare il classe una figura mi si paró davanti è un braccio mi bloccó al muro.
"Samantha, ma come siamo belle oggi, sei dimagrita, vedo." Mi sibiló all'orecchio Austin Jhonson, il capitano della squadra della scuola, un perfetto idiota, anche lui molto comune, biondo, occhi azzurri e niente cervello.
"Che cazzo vuoi, Jhonson?" Risposi acidamente, quella situazione si stava facendo troppo irritante visto che la sua faccia era a pochi centimetri dalla mia.
"Calma piccola Smith, con me non puoi fare l'acida. Volevo solo dirti che adesso che sei diventata così potresti entrare nelle cheerleader, e magari anche nel nostro gruppo, bello no?" Mi disse con un sorriso sornione che avrei volentieri voluto far sparire con un pugno, cercai di mantenere la calma.
"Vai al diavolo, non lo farò mai." Ma la calma non era il mio forte, lo spinsi via e corsi verso la classe visto che ormai stava per iniziare la lezione.

Il mio banco in ultima fila vicino alla finestra era vuoto, e mi ci buttai letteralmente sopra, prima ora e già volevo evadere, sorprendente!
La Sornion continuava a blaterare sui vari scrittori dell'Ottocento ma riuscì ad afferrare solo poche parole quindi spostai il mio sguardo verso la finestra e il cielo grigio e le due ore passarono abbastanza rapidamente, quando suonó la campanella uscì velocemente e cambiai i libri prendendo quelli di matematica, almeno avrei capito di più su questa storia di cui blaterava Mel.

La trovai seduta in ultima fila con la testa china sul banco e la raggiunsi sedendomi affianco a lei, senza nemmeno guardarmi mi salutó e continuó a scrivere qualcosa su un foglietto, cercai di sbirciare ma teneva la mano sopra per coprirlo.
"Ehy Sam, come va?" Mi sorrise nervosamente.
"Sto bene, ma adesso tu devi dirmi qualcosa, giusto?" Le dissi guardandola con la coda dell'occhio.
"Si, allora volevo dirti che ho preso due biglietti per un concerto e tu verrai con me" disse lei parlando velocemente e quando finì chiuse gli occhi per paura della mia reazione.
"COSA?! cioè spiegami bene, tu hai preso due biglietti per un concerto e io devo venire con te?! E di chi è poi questo concerto? E quando sarebbe? Stai scherzando vero?!" alzai la voce sbigottita e mi girai di scatto verso di lei, io odiavo la gente e ai concerti c'era troppa gente!
Mi calmai in tempo per l'entrata del prof che salutó tutti è prese i libri dalla valigetta.
"No, non sto scherzando! Comunque il concerto è dei One Direction, sai quei cinque ragazzi per cui vado pazza, tra cui c’è Liam, il ragazzo di cui sono innamorata? Ed è questo sabato, tra esattamente due giorni! Ecco, ti scongiuro Sam, è il mio sogno, mi spezzeresti il cuore se non venissi!" Disse a bassa voce per non farsi sentire e alla fine fece i suoi stupidi occhi da cucciolo bastonato.
"Se ti dico di sì mi lasci stare, vero?" Dissi, ormai non potevo farci nulla, Mel sapeva essere molto convincente.
"Ovvio! Ti adoro, giuro! Grazie, grazie, grazie! Farò tutto quello che vorrai!" Disse elettrizzata, a momenti saltava in piedi sulla sedia ma si trattenne.
"Per adesso potrebbe stare zitta signorina Fell, mi farebbe un grosso piacere" La voce del prof interruppe la sua danza sulla sedia ammutolendola subito, mi scappò un risolino ma entrambi mi fulminarono con gli occhi, saremmo dovute stare attente per questa lezione.



 

Hey everybody!

Ho provato a scrivere due storie ma l'immaginazione se ne va e non riesco a completarle quindi vorrei fare questo nuovo esperimento con questa storia e spero che con questa non succederà la stessa cosa.
Affronta tematiche come la bulimia e altre tematiche abbastanza forti quindi se non vi piace il genere fermatevi qua, spero di averle descritte come nella realtà sono visto che non ho avuto esperienze personali di bulimia e anoressia, se c'è qualcosa di sbagliato non esitate a dirmelo.
Bhè spero che il capitolo sia di vostro gradimento, dovrei aggiornare ogni settimana quindi ci vediamo settimana prossima!
Baci, Becks.
  
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