Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: ClaireCarriedo    10/01/2014    0 recensioni
Nella monotonia di ogni giorno, anche il più piccolo colpo di fortuna può cambiarci l'esistenza.
Nuovi incontri e tante domande stanno per sconvolgere la vita di Claire, lei che vivrebbe solo per due cose: il teatro e la musica.
--
«Lavorava in quel posto ormai da un paio di anni da quando si era trasferita da Buenos Aires. Aveva sempre voluto viaggiare in vita sua, ma non si sarebbe mai immaginata di riuscire a programmare il “viaggio della vita” per Londra e rimanere lì per così tanto tempo, incapace di organizzare un altro modo per fuggire e lasciare il lavoro che si era trovata.
In fondo stava bene, non le dispiaceva affatto quella vita, certo non aveva l'esistenza della ricca donna in carriera che si era aspettata, ma non poteva lamentarsi. Londra le offriva molti degli eventi che lei amava tanto: teatro, musica, cinema, pittura... In quella città aveva ancora molte cose da scoprire.»
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo Primo

 

REFINED FORTUNE

 

 

«La metro ha fatto ritardo per colpa delle troppe persone ed un signore ha piazzato la sua ascella sul mio naso!»
Furono quelle le prime parole che Claire pronunciò, entrando di corsa all'interno dell'agenzia di catering.
Lavorava in quel posto ormai da un paio di anni da quando si era trasferita da Buenos Aires. Aveva sempre voluto viaggiare in vita sua, ma non si sarebbe mai immaginata di riuscire a programmare il “viaggio della vita” per Londra e rimanere lì per così tanto tempo, incapace di organizzare un altro modo per fuggire e lasciare il lavoro che si era trovata.
In fondo stava bene, non le dispiaceva affatto quella vita, certo non aveva l'esistenza della ricca donna in carriera che si era aspettata, ma non poteva lamentarsi. Londra le offriva molti degli eventi che lei amava tanto: teatro, musica, cinema, pittura... In quella città aveva ancora molte cose da scoprire.
Posò la propria borsa sulla panca ed il proprio giacchetto sull'appendiabiti, il tempo di legarsi i capelli biondi in una lunga coda di cavallo che una pacca poderosa – quasi a toglierle il respiro – raggiunse le sue spalle.
«E nonostante tutto sei sopravvissuta?»
«Buongiorno Alan, buongiorno.»
Il ragazzo rise e l'abbraccio teneramente. Doveva essere di buon umore date le smancerie che le aveva appena regalato di prima mattina, di solito si limitava a prenderla in giro. Anche lei rise, le era bastato il caos nella metro non aveva intenzione di arrabbiarsi ulteriormente a lavoro.
«È arrivato qualche ordine?» chiese Claire, liberandosi delicatamente dalla stretta amichevole.
«Per quanto ne so, questa mattina dovremmo rimanere a girarci i pollici, mentre questo pomeriggio dobbiamo portare un ordine fuori città con il furgoncino.»
«Bueno! Gioisci, ti lascerò guidare almeno sei veloce.»
«E da quando in qua hai tanta fretta di tornare?» domandò il giovane con curiosità.
«Da quando ho ricevuto un biglietto per andare a teatro. C'è la prima dell'opera “Antonio e Cleopatra” di Shakespeare, tra l'altro di una compagnia molto famo-...»
«Sì sì sì. Hai ragione, meraviglioso. Non mi interessa.»
Era un classico. Le bloccava certi discorsi sempre in quella maniera. Mai una volta che fosse riuscita ad esprimere la sua passione per determinate cose in sua presenza, come l'argomento diventava di carattere artistico allora lui la interrompeva prima che finisse di parlare.
Claire non poté far altro che sospirare e roteare gli occhi, dando una leggera pacca sulla spalla del ragazzo, superandolo ed andando verso le cucine.
Una volta entrata sgraffingnò una tartina e curiosò tra i cuochi. Osservarli mentre correvano, imprecavano, scherzavano e – ovviamente – preparavano tutto il necessario per l'ordine, la incuriosiva.
Un'altra pacca sulla spalla, ma molto più leggera della precendente, la raggiunse. Era Dorina: una delle cuoche e la donna che aveva fatto da balia alla ragazza da quando era arrivata nella capitale inglese.
«Buenos Dias, pequeñita.» le disse con quella sua voce materna.
«'Dias! Vedo che l'ordine è bello grande!» osservò Claire.
«Esattamente! Ci hanno svuotato le dispense. Fortunatamente non hanno richiesto anche i camerieri.»
Entrambe risero e Claire mangiò velocemente la tartina che aveva rubato poco prima.

 

La mattina passò abbastanza lentamente tra battute fra i due giovani, Alan e Claire, e chiacchiere inutili con il resto dei colleghi. Era arrivato il momento di portare quell'ordine a destinazione.
Claire indossò la giacca da lavoro, si assicurò che il furgone fosse pieno e partì con il giovane biondo alla guida.
«Alan! Va bene “veloce”, ma non distruggere il carico!» disse lei, aggrappandosi al sedile.
«Sì, signora! Come desidera, signora!» la prese in giro lui.
«Piantala.»
«Mai!» disse Alan con un'espressione furba sul viso.
Loro due si punzecchiavano spesso, specie da quando Claire era diventata piuttosto brava con l'inglese. Essendo nata in Argentina ed avendo frequentato una scuola bilungue, la lingua anglossassone non era mai stata un mistero per lei ma con il trasferimento e gli anni passati nella grande e bella Londra la sua pronuncia era decisamente migliorata.

 

Quando l'ordine fu portato a destinazione e il furgoncino di nuovo al proprio posto, a Claire non rimaneva che prendere la metro, tornare a casa e prepararsi per la serata.
Velocemente afferrò la borsa ed indossò il suo giacchetto. Di nuovo pronta per la corsa, si trovò costretta a girarsi di scatto per la presa ferrea al braccio che l'aveva bloccata.
«Si?» chiese lei con evidente fretta.
«Claire posso parlarti?» domandò Alan.
«Non ora, se perdo la metro faccio tardi. Non posso proprio farmi sfuggire questa occasione.»
«È importante! Per favore...» la implorò lui con più insistenza.
«Domani! Domani mi dici tutto. Ora devo proprio scappare, scusa!»
Dette quelle parole, si liberò dalla presa del giovane, regalandogli un sorriso veloce ed iniziò a correre via.

 

La ragazza sgomitò tra la gente, scusandosi per gli spintoni. Si trovò di nuovo schiacciata tra le persone ma la fortuna volle che nessuno pensasse di alzare le braccia di fronte al suo povero naso.
Quando fu a casa, aprì velocemente la porta e, buttando tutto quello che aveva in mano sul divano, si fiondò nella propria stanza ed aprì subito l'armadio.
Quello era il momento davvero complicato: scegliere il vestito da mettere.
Lei non era una ragazza troppo elegante e raffinata, amava la semplicità di una maglietta e di un jeans, adorava le magliette larghissime come quelle super attillate. Aveva uno stile semplice, non era il tipo da serate galanti, eppure qualche bel vestitino lo aveva anche lei.
Scelse un abito che le arrivava a metà coscia, color rosa antico, una leggera scollatura davanti in contrasto con quella molto più generosa sulla schiena che era percorsa da una lunga catenella con ciondolo argentato. Le ricadeva morbido sulle curve e si stringeva appena sui fianchi, creando l'effetto di una leggera gonna. I tacchi che abbinò erano molto semplici e delicati. Borsa in tinta e leggero foulard per potersi coprire le spalle. Decisamente fuori dal suo stile normale, ma per la serata che le si prospettava era più che azzeccato.
Deciso cosa indossare, raggiunse velocemente il bagno e si fece una veloce doccia. Con non poca fatica sistemò la lunga chioma bionda, asciugandola e facendo qualche onda. Non amava tenere i capelli legati, solo a lavorao faceva un'eccezione in quanto obbligata, ma se poteva li teneva sempre sciolti e al vento, talmente lunghi da arrivarle poco al di sopra del sedere.
Quella sera sembrava un'altra persona, nemmeno Alan l'avrebbe riconosciuta.
Ormai pronta, afferrò il biglietto che da giorni era attaccato alla bacheca ed uscì di casa.
Si sentiva totalmente elettrizzata, era la prima volta – da quando aveva messo piede in Inghilterra – che si era potuta concedere una serata del genere.
I biglietti per il teatro solitamente erano molto costosi ma quella fortuna imprevedibile le aveva dato l'occasione tanto attesa: durante un catering in una delle tante ville eleganti di Londra, il padrone di casa l'aveva trovata assorta di fronte ad un raffinato mobile di vetro che conteneva numerosi oggetti di scena usati durante alcune famosissime pièce teatrali. Parlando con il loro proprietario, Claire aveva esternato la sua passione per l'arte e l'uomo si era proposto di regalarle un biglietto per il teatro che lui aveva preso ma alla quale avrebbe dovuto rinunciare a causa di alcuni impegni. All'inizio la ragazza cercò di desistere, sentendosi indegna di un tale regalo per quanto sciocco potesse sembrare. Ma l'uomo perseverò nella sua proposta ed infine lei cedette alla tentazione.
Era quindi arrivata la fatidica sera, di certo con quelle cose addosso non passava inosservata nella metro, ma era troppo presa dalla voglia di entrare a teatro per pensare alle occhiate curiose della gente.
Arrivò giusto in tempo, poco prima che l'entrata venisse chiusa. Mostrò il proprio biglietto e venne guidata al posto designato. Ringraziò gentilmente e si accomodò. La seduta alla sua destra era occupata da una signora di sessanta anni, anno più anno meno, mentre quella alla propria sinistra era vuota. Si rallegrò di questo, pensando di non essere stata proprio l'ultima ad arrivare.
Tirò fuori il cellulare dalla pochètte e controllò l'orario: mancavano pochi minuti all'inizio.
«Chiedo perdono... Scusatemi... Sono desolato...» disse una voce proveniente dalla sinistra di Claire. Venne seguita da parecchie lamentele e la ragazza girò lo sguardo incuriosità, scorgendo un uomo che, con non poco imbarazzo, stava facendo alzare uno per uno le persone sedute sulle poltroncine, fino a che non arrivò al proprio posto: proprio quello accanto a lei.
Lui, portandosi una mano alla nuca, fece un sorriso colmo d'imbarazzo, scusandosi per l'ennesima volta.
Claire lo stava ancora guardando, interessata da certi gesti: naturali per un adolescente ma compiuti da un uomo di almeno trent'anni. Riuscivano a dare a quella figura un'ingenuità quasi adorabile.
La ragazza tornò a guardare in avanti, aspettando con ansia l'aprirsi del sipario. Fremeva e lo si poteva capire dal tremolio alla gamba e le mani ben strette sulla piccola borsa. Così concentrata sul palco da non accorgersi nemmeno che lo sguardo di qualcuno le era finito addosso... Proprio quello del ritardatario alla sua sinistra.

 

Si era appena seduto e sistemato il bavero della giacca quando, per pura curiosità, aveva girato lo sguardo intorno a lui. Gli risultavano piuttosto interessanti le espressioni delle persone a teatro, diventavano tutti impeccabili. Quel pensiero gli strappò un sorriso che andò a scemare nel preciso momento in cui la sua vicina apparì nel campo visivo. Una ragazza molto giovane – sarebbe dovuto essere cieco per dire il contrario. Un'eleganza davvero unica, fresca ma allo stesso tempo adatta all'occasione. Pensò che fosse raro trovare da quelle parti una giovane donna come lei. Ammirevole.
Abbandonò comunque quel pensiero molto velocemente e si voltò verso il palco, notando che il sipario si stava aprendo e che la ragazza aveva smesso di far tremare la propria gamba.

 

Lo spettacolo ebbe inizio e la compagnia si dimostrò impeccabile. Lo sguardo di Claire era catturato, ingabbiato in quel mondo. Sapeva tutte le battute a memoria, conosceva quell'opera nei minimi particolari e si stupì da sola per aver osato pensare che forse non tutti gli attori fossero adatti ai ruoli dell' “Antonio e Cleopatra”.
Chi era lei per dire questo? Solo una cameriera! Eppure sentiva che c'era qualcosa di sbagliato nel modo in cui recitavano. Forse era solamente un pensiero dovuto al modo in cui lei stessa si era immaginata l'interpretazione di alcune scene.
«Avrebbero potuto fare di meglio, non trova anche lei?»
Quella domanda le venne improvvisamente sussurrata all'orecchio sinistro. Claire attonita, non distolse lo sguardo da quello che stava osservando, semplicemente mostrò un leggero sorriso intrinseco d'imbarazzo in segno di assenso.
L'uomo seduto alla sua sinistra le si era avvicinato nel bel mezzo dell'opera solo per dirle ciò e lei, al di là del primo spavento, si sentì sollevata nel constatare di non essere l'unica a pensarla in quel modo.
Dopo un'ora di spettacolo ci fu un piccolo intervallo, il sipario venne nuovamente chiuso e le luci si accesero di nuovo, animando le lamentele delle vecchie signore con occhi troppo delicati per le luci artificiali.
La ragazza rimase al proprio posto, sbattendo un paio di volte le palpebre per abituarsi alla luminosità.
Senza motivo apparente si girò alla sua sinistra, trovando lo stesso uomo di prima intento a fissarla con un sorriso sul volto. Niente di strano, non era un sorriso da maniaco anzi avrebbe potuto azzardare a pensare che fosse dolce, quasi di ammirazione.
«Mi auguro che non sia spaventata durante lo spettacolo quando mi sono avvicinato. In tal caso non era mia intenzione, volevo solo condividere un pensiero.» disse lui, portandosi una mano aperta sul petto.
«Ehm-... No, si figuri! Devo ammettere di essermi trovata totalmente d'accordo con le sue parole.» rispose lei con leggero imbarazzo.
«Buono a sapersi! Permetta che mi presenti, Thomas Hamilton.»
Successivamente, l'uomo allungò una delle sue grandi mani affusolate verso di lei che la strinse in risposta, sorridendo timidamente.
«È un piacere! Il mio nome è Claire Romero Caceres.»
«Oh, è un nome interessante! Ha origini straniere, ne deduco-...»
Pronta a rispondergli, Claire non fece in tempo nemmeno ad aprire bocca che le luci si spensero di nuovo. Quindi sorrise semplicemente, girando il viso verso il palco. In quel momento aveva cose più importanti a cui dedicare la propria attenzione.
Trascorse ancora un'ora di spettacolo: le scene si susseguirono una dopo l'altra splendidamente e, nonostante gli iniziali pensieri contrari, gli attori si dimostrarono più che degni di recitare una simile opera.
Il sipario si chiuse ed il rumore degli applausi s'impadronì dell'atmosfera della sala.
Per la ragazza era arrivato il momento di andare via e, stringendo la propria pochètte con entrambe le mani, si alzò dal proprio posto, pronta per tornare a casa.
In quel momento fu fermata da una mano che delicatamente venne appoggiata sul suo braccio, attirando la sua attenzione. Quando girò il viso si trovò a pochi centimetri dal petto di qualcuno: vestito elegantemente, piuttosto magro e slanciato.
Subito dopo alzò lo sguardo per guardare colui che l'aveva trattenuta e non poté fare a meno di sorridere – sempre con evidente tensione dovuta all'imbarazzo del momento – nel vedere di chi si trattasse.
«Si?» chiese con gentilezza Claire, facendo un piccolo passo all'indietro per guardare l'interlocutore con comodità, evitando una scena eccessivamente comica data l'evidente differenza di altezza.
«A costo di sembrare indiscreto, le volevo chiedere se avesse voglia di accompagnarmi a buffet dedicato agli ospiti fuori da questa sala.» disse lui, mostrando l'espressione più cordiale che la ragazza avesse mai visto.
«Ne sarei infinitamente onorata ma devo proprio scappare.» disse lei, senza nascondere il leggero disagio per la proposta dell'uomo – uno sconosciuto, ad eccezione del nome – girando inevitabilmente la testa verso l'uscita della sala.
«Mi permetto di insistere, avrei piacere di passare ancora del tempo in sua compagnia.» disse Thomas Hamilton con fare elegante e mellifluo.
Claire non riuscì a resistere ed infine accettò di buon grando, accompagnandolo al buffet.
Nel breve tragitto, la ragazza si soffermò con lo sguardo sui lineamenti di Thomas: un uomo molto alto in confronto a lei, magro ma non scheletrico, i capelli biondo rame, ricci e corti erano portati all'indietro, morbidi e non schiacciati sulla testa. Aveva anche dei grandi occhi azzurri ed un'espressione costantemente cordiale – particolare che lei aveva notato immediatamente. Un uomo decisamente affascinante e con un chiarissimo interesse nei suoi confronti, solo uno stupido non se ne sarebbe accorto.
La faccenda la lusingava, ma Claire aveva un altro interesse: discutere educatamente riguardo all'opera di Shakespeare. Raramente aveva l'occasione di trovarsi in quelle specifiche serate, voleva approfittarne.
Arrivarono in prossimità del buffet e Thomas gentilmente prese due bicchieri di champagne, porgendone uno alla ragazza che accettò, mostrando un dolce sorriso.
«Sono felice che abbia deciso di rimanere ancora un po', non è facile trovare una compagnia così piacevole e giovane da queste parti.» le disse lui, arricciando un angolo della bocca in un sorriso affabile.
Lei non rispose semplicemente allargò il sorriso, prendendo quella frase come un insolito complimento.
«Mi ha detto di essersi trovata d'accordo con la mia osservazione sull'opera, ne deduco che anche lei deve aver notato gli errori commessi in particolare nel secondo atto, non è così?» disse lui con il preciso intento di iniziare una conversazione amichevole e, perchè no, anche di confronto.
«Sì, ma c'è da ammettere che l'Indovino si è ripreso egregiamente. Ha sicuramente modificiato la sua battuta ma è riuscito lo stesso a rendere il messaggio.» rispose lei, lieta di poter affrontare un discorso simile.
«Mh... In questo caso non concordo pienamente. Avrei preferito del silenzio totale piuttosto che una ripresa tra capo e collo. Se non altro ammiro il coraggio.»
La loro conversazione proseguì in quella direzione per un po', tra piccoli sorsi di champagne e risate. Ma si stava facendo tardi per Claire e la metro, dopo le due di notte, passava solo una volta all'ora. Non si poteva permettere il lusso di fare tardi.
Posò il proprio bicchiere, ormai vuoto, su di un piccolo tavolino nei paraggi e, proprio quando si sentì pronta per congedarsi da Thomas, un uomo sulla sessantina li raggiunse, iniziando a parlare animatamente con loro.
«Oh! Tom! Che piacere vederti, amico mio!» disse il nuovo arrivato, dando un'amichevole pacca sulla spalla di Thomas.
«Patrick, il piacere è tutto mio! Non credevo che Shakespeare ti avesse appassionato così tanto! Mi ricordo perfettamente i tuoi commenti all' “Amleto” di due settimane fa.»
«Vero! Ma il teatro è sempre un passatempo piacevole per il sottoscritto!»
«Specialmente se c'è qualcosa da commentare negativamente.» disse Thomas, ridacchiando ed esternando uno dei tanti motivi che sicuramente portava Patrick nei teatri di Londra.
«Certamente! Ma lasciamo stare il discorso. Vedo che sei in buona compagnia! Posso sapere il nome della tua meravigliosa compagna?»
Claire, che era rimasta lì accanto ad ascoltare inevitabilmente ed educatamente la loro conversazione, balzò sul posto non potendo nascondere un minimo di stupore nel sentirsi presa in considerazione.
«Ho conosciuto la signorina proprio questa sera. Era seduta accanto a me ed è stata molto gentile ad accompagnarmi al buffet.» si affrettò a dire Thomas, correggendo subito l'amico, prima che quest'ultimo prorompesse con congetture errate «Miss Claire, le presento il signor Patrick Fitzgerald: grande appassionato di golf e birra irlandese.» disse in fine, sorridendo alla ragazza.
Il signore Fitzgerald allungò una mano pronto a stringere quella della ragazza.
Quest'ultima, non appena si sporse con la propria, fu “vittima” di un elegante baciamano alla quale ammiccò divertita per poi mostrare un delicato sorriso.
«È un piacere fare la sua conoscenza.» disse lei, allontanando la mano da quella del signore.
«Il piacere è tutto mio, signorina.»
Sorrisi e gesti convenevoli, tutta apparenza ma con quella raffinatezza che era capace di catturare gli occhi di Claire come se si fosse trovata di fronte allo spettacolo più bello. Ma il tempo scorreva e lei non poteva indugiare oltre.
«Sono veramente dispiaciuta, signori.» disse, riuscendo a trovare il momento propizio per congedarsi «Temo di dovervi salutare, non posso fermarmi oltre.»
Si limitò a dare quella misera spiegazione, non c'era ragione per loro di sapere che lei se ne stava andando per non perdere una metro deserta, sporca e puzzolente.
«Che peccato! Vi ho appena conosciuta e già andate via. Spero comunque di rivedervi al prossimo spettacolo.» disse il Signor Fitzgerald, ostentando l'ennesimo sorriso.
«Chi può mai saperlo?» disse Claire, volendo illuderlo.
Sapeva perfettamente che non li avrebbe più rivisti ma, dato che erano degli sconosciuti, tanto valeva dare loro quell'illusione.
Thomas si avvicinò a lei, prendendole la mano nello stesso modo galante con la quale l'aveva stretta la prima volta in sala, come l'amico, le regalò un altro baciamano che la lasciò stupita, specialmente per lo sguardo che accompagnò quel gesto.
«È stato per me un onore conoscervi. Spero vivamente di incontrarvi ancora.» disse lui con fare mellifluo, mentre cercava di imprimersi il volto della ragazza in testa. Per lui Claire era come un esemplare raro: una ragazza così giovane che si andava a mescolare con quel mondo antiquato. Era certo che non l'avrebbe dimenticata troppo facilmente.
Lei sorrise, abbassando di poco lo sguardo e ritirando la mano delicatamente.
«È stato un onore anche per me, ma ora devo proprio andare. Con permesso.»
Furono le sue ultime parole prima di fare qualche passetto indietro ed allontanarsi dai due uomini, lasciandoli da soli.
Era stata una serata magnifica: uno spettacolo affascinante – al di là degli errori – ed un incontro enigmatico. Si sarebbe ricordata di quella sera a lungo, questo anche perchè molto probabilmente sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe vissuto dei momenti simili.
Uscì da lì con un leggero sorriso sul volto.

 

«Che ragazza affascinante! Non hai perso un secondo a mettere gli occhi su di lei, eh?» disse Patrick all'amico non appena Claire sparì dalla loro visuale.
Thomas non rispose si limitò a sorridere ampiamente, dando una pacca sulle spalle all'amico accanto a lui.
Quella ragazza aveva attirato immediatamente la sua attenzione e non poteva nascondere di essere rimasto affascinato da lei.
Chissà se l'avrebbe davvero incontrata nuovamente.

-------
Angolino dell'autrice

Non credevo sarebbe successo, eppure Art and Passion è di nuovo su EFP.
Chi ha già letto la storia ha sicuramente notato le varie correzioni grammaticali e di struttura. Per quanto riguarda la trama, per il momento è sempre la stessa.

Il motivo che mi ha spinta a pubblicarla nuovamente è il seguente: ho bisogno di un motivo concreto per cui mettere mano alla mia storia, ricorreggerla ed in futuro pubblicarla.
Se i vecchi lettori si stanno chiedendo: «Se tanto la correggi solo grammaticalmente, io che la rileggo a fare?» vi posso dire che più avanti ci saranno dei cambiamenti anche a livello di trama.
Arriverete a leggere un finale totalmente diverso. IL VERO FINALE!

Nella prima versione di Art and Passion mi sono fatta influenzare moltissimo dai giudizi altrui, ma questo non accadrà più e pubblicherò la trama così come era stata elaborata nella mia testa.

Btw, spero abbiate apprezzato questo primo capitolo. In ogni caso sono aperta a commenti negativi, osservazioni e quant'altro purchè venga usato TATTO ed EDUCAZIONE.
Vi ringrazio.

Pace e amore
Claire~

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ClaireCarriedo