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Autore: edoardodamico1896    10/01/2014    0 recensioni
Dopo la notte ci saranno ancora le tenebre.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Primo capitolo
L'antro buio era pieno di tanti tipi di fumi, dai piú innocui ai piú pericolosi.
Arnold andava a destra e a sinistra cercando, spostando libri, leggendo rune antiche dentro quei libri polverosi, in modo frenetico, con il sudore che colava dalle tempie e i piccoli occhiali posati sulla punta del naso, annebbiati per colpa del vapore continuo. 

La mantella nera era appesa in un cantuccio della stanza, accanto a dei vestiti piegati ordinatamente su uno sgabello.

Lo stregone guardò fuori dalla finestra e osservò il tramonto che inebriava la luce di un arancione tendente al rosso, un'atmosfera fantastica che faceva ritornare alla mente i pensieri più intimi.

Restò imbambolato e fissare le increspature del mare che prendevano i riflessi del sole ormai morente e le onde che andavano ad infrangersi sugli scogli non poco distanti dalla casa.

Gli venne in mente la sua infanzia, quando con sua madre andava al mare per fare un bagno.

Ricordava benissimo il giorno in cui questa gli insegnò a scagliare le pietre piatte lungo la superficie dell'acqua per farle rimbalzare, e ancora più chiaramente le sfide con i suoi fratelli che lo battevano solo in presunzione.

Era sempre stato un ragazzo modello sin dai tempi della scuola infantile.

Fu considerato un portento nel tiro con l'arco dai maestri della scuola adolescenziale ed un eccellente mago nella scuola adulta, che gli aveva regalato delusioni e gioie infinite, e che aveva iniziato la sua lunga carriera da stregone medico regalandogli sogni che solo la famiglia reale poteva permettersi, ovvero diventare un medico comandante degli elementi naturali.

Per questo compitò sarebbero serviti libri di studio costosissimi e rari che non tutti avevano la possibilità di comprare, fatta eccezione dei figli del re Saramor o del re Paragon.

Bussarono alla porta.

"Chi va la?" introdusse Arnold.

"Sono venuta solo a portarvi la cena vecchio scorbutico!". La voce proveniva dalla bocca rugosa di una vecchia bassa, dai capelli grigi e dalle vesti lacere, che avanzava pian piano come se avesse un bastone a reggergli il peso.

"Mi scusi signora Porman, ero sovrappensiero. Grazie mille. Cosa ha portato?"

"La raccolta di questa settimana è stata scarsa, quindi solo due pomodori ed una patata lessa. A quanto ho saputo nei pressi del suo orticello gironzola un branco di grifoni che devasta tutto. Sono senza fondo quei pennuti, mangerebbero anche le pietre se queste non li affogasero!"

Il mago si avvicinò alla signora Porman e prese gentilmente il vassoio. Subito dopo lo posò sullo scaffale accanto al pentolone che ribolliva.

"La ringrazio infinitamente per il pensiero gentile ma le devo chiedere gentilmente di accomodarsi fuori. Ho dei lavori per le mani e non vorrei perdere il filo conduttore di tutti questi esperimenti."

La vecchia lo guardò con aria di sufficenza e disse: "Ancora riesco a vedere qualcosa e lei era imbambolato davanti alla finestra. Mi ha fatto anche paura da fuori, mi sembrava un fantasma con quella barba lunga. Potrebbe anche tagliarsela qualche volta!".

"Ne prenderò atto, grazie signora Poman."

"Buonasera anche a lei e buon lavoro." concluse la vecchietta, e se ne andò con la stessa lentezza con cui entrò procurando uno sbuffo al vecchio Arnold che voleva solo stare solo.

La porta venne chiusa con forza dalla signora generando il fastidio del mago che non sopportava la curiosità estrema di quest'ultima, che teneva stretta solo perchè era l'ultimo lembo di persona che lo teneva vicino alla sua famiglia, tutta sterminata da un nemico di famiglia, Tilord Pertor, uno stregone che praticava magia oscura da molto tempo e che una sera entrò nella casa della famiglia di Arnold uccidendo tutti brutalmente. Ovviamente il maghetto non era in caso, perchè in quel caso sarebbe morto, ma era al mare, non con la madre e i fratelli ma con la signora Porman, che a suo tempo era una bella donna, alta, dai capelli biondi e con due occhi che avrebbero fatto innamorare chiunque.

Ora era nuovamente solo nella stanza e potè riprendere il lavoro.

Si avvicinò al tavolo e prese delle piccole buste.
"Questa volta potrei riuscirci." disse ad un certo punto Arnold, mentre il pentolone davanti a lui si scuoteva sopra una fiamma blu, e cominciò a buttare alcune erbe viola insieme ad alcuni insetti nel composto che ora assumeva un colore rosso, ora rosa, ora giallo, ora arancio. 
Bussarono alla porta, ed entrò una donna, la segretaria per così dire, con una scodella piena di una zuppa color prato, dall'aspetto alquanto sgradevole e dall'odore putrido. Arnold si sedette e quando gli fu servita la cena cominciò a mangiare avidamente senza distogliere lo sguardo dal composto verdognolo.
Finita la cena si rimise subito a lavorare e questa volta prese un libro dalla copertina strana: era rappresentato un occhio sgranato che fissava in avanti e sopra il ciglio era stata scritta una frase ambigua "la vita sta accanto alla morte e , camminando accanto, si completano in una completa simbiosi".

Quel tomo gli era stato regalato da un viandante incontrato in un locale vicino la frontiera, prima della guerra, che beveva pacatamente il suo caffèlatte seduto al bancone, solo e in silenzio. Arnold gli si era avvicinato silenziosamente e nel momento in cui i suoi occhi si incontrarono con quelli del viandante questi ultimi si sgranarono come se avessero visto un fantasma.
"Tu!", sentenziò lo sconosciuto.
"Parla con me?".
"Proprio con te fedele servo dell'oscurità."
"Mi dica, ma le premetto che non sono un cameriere." incalzò sgarbatamente Arnold.
"Quanti anni hai?"
"Cinquantaquattro."
"Da quanto pratichi magia oscura?" chiese con evidente curiosità l'incappucciato.
"Come fa lei a dire che pratico magia oscura, lei mi sta accusando molto pesantemente e non ho intenzione di.." e fu fermato da un cenno dello sconosciuto.
"Lo riconosco, hai una certa aria attorno. Stai tranquillo non voglio farti del male."
Arnold si ricompose e si sistemò i capelli.
"Mi scusi per il tono sgarbato. La ascolto."
"Sei tu la persona adatta per un incarico importante?"
"Si deve vedere di che incarico si tratta." rispose pacamente il mago.
"Devi essere sicuro di te stesso. Tu lo sei?"
"Beh certo! Non andrei avanti sennò."
"Sei forte?"
"Si."
"Sei saggio?"
"Questo me lo riconoscono in molti."
"Hai pazienza?"
"Abbastanza da sopportare una moglie."
"Onora tua moglie e pensa alle persone che non hanno nessuno, non per loro scelta ovviamente. Hai fiuto per i prodigi?"
"Non ne ho mai riconosciuto nessuno, a parte me stesso."
"Sei sicuro di te allora e questo mi piace. Riesci a riprodurmi un incanto semplice?" 
"Proviamo."
Allora il viandante stese le mani sopra il tavolo e chiuse gli occhi: si aprì una crepa sul legno e ne fuoriuscì uno stelo verde che subito formò due foglie e un bocciolo che sbocciò subito generando un fiore di un rosso scarlatto.
"Questa è magia bianca, facile da riprodurre." parlò presuntuosamente Arnold.
Allora stese anche lui le mani e chiuse gli occhi: la pianta che spuntò era più alta e più verde di quella creata dal vagabondo.
"Ecco fatto, anche più bella della tua."
"La sicurezza ti fa forte ma sciocco. La mia pianta è piccola è vero ma è preziosa. Morirà velocemente se presa dal vento ma finchè ci sarà il sole splenderà negli occhi di chi sa osservare. La tua resisterà al vento ma sarà una delle tante erbacce."
Subito dopo il viandante prese un libro e glielo consegnò: "leggi attentamente il tomo, e impara a formale la pianta che renderà l'esistenza felice".
In seguito andò via lasciando Arnold davanti al tavolo mentre la bella pianta dal fiore scarlatto si accartocciava su se stesso, e moriva.

  
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