Videogiochi > Don'tStarve
Ricorda la storia  |      
Autore: Mayo Samurai    10/01/2014    1 recensioni
Poteva dire che aveva dato tutto.
Qualsiasi cosa.
Il suo corpo, il suo cervello, la sua anima.
Era andata fino in fondo e anche oltre.
Ma almeno, lo aveva visto per un’ultima volta.
Genere: Angst, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Poteva dire che aveva dato tutto.

Qualsiasi cosa.

Il suo corpo, il suo cervello, la sua anima.

Era andata fino in fondo e anche oltre.

Ma almeno, lo aveva visto per un’ultima volta.

 

 

 

Il vento soffiava freddo, glaciale, sollevando polvere e detriti di ogni sorta.

Non rimaneva molto da osservare: le macchie di sangue vennero assorbite dal marmo come se ne fosse assetato, la carne si consumò fino a divenire polvere e l’adrenalina svanì come le ombre al sorgere del sole.

Una piana desolata.

Si sentiva così stanca.

Rimase ferma a lungo, con la mano bloccata sulla mazza; la fece quasi ridere quella situazione: una ragazzina, troppo giovane per tutto questo, congelata in una posa guerriera, con vestiti e armi insanguinate, col viso di chi ha visto troppe cose che non potrà mai dimenticare.

Le gambe iniziarono a tremare ma non crollò.

Deglutì, sentendo la gola arida, alzando lo sguardo nel momento in cui sentì dei passi.

Alzò anche la testa, gonfiando il magro petto per farsi più grande, per dimostrare al nuovo arrivato che no, non aveva paura ad affrontarlo.

Dall’ombra uscì una figura alta, slanciata, con indosso abiti sopraffini ed eleganti, accompagnati a un pomposo mantello color porpora.

Batteva le mani, inesorabilmente lento, pesantemente macabro.

“Ci sei riuscita alla fine.” Mormorò dopo un attimo di pausa.

“Ti aspettavi diversamente?” Abbaiò lei.

L’altro ridacchiò: “No, no.

In effetti era previsto che riuscissi a raggiungermi.”

Willow osservò l’uomo: finalmente.

Lo aveva raggiunto, aveva speso ogni secondo, ogni energia, ogni pensiero della sua “nuova” vita per raggiungerlo, ed ora era a portata di mano.

Oh, così vicino.

“Però tu sai che dovrai battere anche me per essere libera, vero?”

Willow strinse gli occhi, fulminandolo con lo sguardo.

“Wow, wow! Calmati leonessa, non vorrai che prenda fuoco…”

L’uomo alzò le mani, ridacchiando una seconda volta.
“Allora.

Prima di iniziare vorrei farti i complimenti, arrivare fino a qui deve esser stata dura, devi aver dato tutto pur di raggiungermi…
E tutto per rivederlo, non è vero?”

A quell’affermazione Willow s’incupì, arrivando a mostrare i denti come una fiera iraconda.

Ma l’altro non sembrava toccato, anzi, ne era divertito:” Siamo agguerrite, vedo…

Non avrei potuto chiedere di meglio.”

L’uomo spalancò le braccia, facendo ondeggiare il mantello, apparendo come un tetro pipistrello.

“Non hai un bell’aspetto, sei forse nervosa, gattina?”

Willow ringhò:” Pensa a te.” Iniziò, portando in avanti un piede: ”Così tanto tempo incatenato qui, guarda come ti sei ridotto, sei solo un’ombra, sei così spaventato che rimani qua in un angolo a frignare come un bambi-“

L’altro s’avvicinò di scatto, artigliandole la gola con una sola mano: non gli ci volle nulla per sollevarla da terra.
“E tu credi che questa sia debolezza? Pensi ancora che io non sia forte, Willow? Pensi ancora che non sia in grado di spezzarti il collo qui, di punto in bianco?

Pensi ancora che io sia così debole!?”

La ragazza s’aggrappò alle mani dell’uomo e tentò disperatamente di sollevarsi o di levargli le dita dal collo per poter respirare.

Agitò le gambe, gli graffiò le mani, sputò anche in sua direzione, senza ricevere grandi risultati.

La vista s’appannò in poco e i movimenti divennero più lenti e pesanti: affondò le unghie nella carne dell’altro e digrignò i denti fino a sentirli strofinare tra di loro con uno stridio orribile.

“Ma non voglio di certo che finisca così.”

La lasciò andare, facendola cadere a terra come un sacco di farina.

Willow tossì, portandosi le mani al collo, avvertendo le dita dell’altro ancora lì sopra.

Imprecò a denti stretti, sentendo la gola bruciare come l’inferno.

L’uomo la guardò con pietà, scuotendo la testa.
“Che fine ha fatto la tua energia? Dov’è la tua determinazione?
Ti tremano le gambe davanti a me?”

Lei non rispose, tentando, lentamente, dolorosamente, di rimettersi in piedi e di riguadagnare un po’ di dignità.

“Sciocca ragazzina, pensi davvero di poterlo salvare?”

Willow si bloccò.

“Pensi davvero di riuscire a riportarlo indietro?

E’ caduto troppo in basso, è andato troppo a fondo, non tornerà indietro e tu non ti allungherai mai abbastanza per raggiungerlo.

Lascia perdere Willow, non lo salverai mai.”

“… Sta zitto.”

“Uhm?”

“Sta zitto.”

“Com-?”

“Stazittostazitto- STAZITTOSTAZITTOSTAZITTO-“ Con uno scatto d’ira Willow afferrò la mazza e lo colpì sul viso, facendolo ritrarre come un animale in trappola e facendo schizzare sangue nero pece ovunque.

Continuò ad agitare l’arma, sollevando sangue, carne e capelli.

Cupi rumori di carne che veniva macellata, di ossa che si spezzavano, riempirono l’aria già malsana, rimbombavano nella testa di Willow, rimbombavano nella sua cassa toracica, nel suo cuore, risuonando fin dentro la sua anima.

Non si fermò nemmeno quando stava ormai colpendo un ammasso informe di carne e sangue; continuò finchè le braccia non le divennero pesanti e rigide, costringendola a far cadere l’arma a terra.

“Sta… zitto… Sta… z-zitto… Zit-to… Io lo s-salverò… Ci-ci ci riuscirò…”

L’altro, rannicchiato in un angolo, ridacchiò cupamente, voltando lentamente il viso perfettamente intatto.

“Sei sicura?”

Willow digrignò i denti, tramutando il viso iroso in una maschera di disperazione e paura.

No.

No.

Aveva dato tutto.

Il suo corpo, il suo cervello, la sua anima.

Aveva dato la sua vita per rivederlo.
“Ridammelo…

Ridammi indietro Wilson…
Ridammelo…

RIDAMMELO INDIETRO, ORA, LO RIVOGLIO! RIDAMMELO, RIDAMMELO INDIETRO SUBITO!”

La ragazza si portò le mani tra i capelli, battendo i denti e scuotendo la testa, mormorando, pregando che le venisse restituito ciò che aveva perso.

“Ti prego, ridammelo, è tutto ciò che avevo, ridammelo, ti prego… Ti prego…” Piagnucolò piano, cadendo lentamente in ginocchio.

L’uomo, al contrario di lei, s’alzò con grazia, si pulì i vestiti e si sistemò il mantello, avvicinandosi.

“E’ tardi per farlo tornare.

Ma per te no.

Non e’ ancora scoccata la tua ora.

Avanti, alzati e torna indietro, riprendi la tua vita nella steppa, difenditi dai mastini, scappa dalla notte, dormi sotto le stelle, torna a sopravvivere Willow, perchè di esistere non smetterai mai.”

Willow districò le mani dai capelli, abbassandole lentamente.

Giusto.

Sarebbe esistita per sempre, senza mai vivere per davvero.

Ma aveva mai vissuto?
Aveva mai assaggiato la vita?

Probabilmente no, da quando era nata non aveva fatto altro che sopravvivere, la vita non l’aveva mai assaporata.

Ma poi aveva incontrato Wilson.

La sua vita, la sua nuova esistenza da persona, e non da profugo alla estenuante ricerca di un tetto.

La sua casa.

La sua pace.

Aveva trovato tutto questo in Wilson, una famiglia, una casa, una vita che non aveva mai avuto.

Non le importava che vivessero in un luogo infernale come quello, le bastava stare con Wilson, e sarebbe andata in capo al mondo con lui.

“Lui è la mia casa.

E io voglio la mia casa.

Perché ovunque c’è lui io abito.”

Alzò il viso, mostrando all’altro due grandi occhi distrutti, riempiti dalle più calde e pure lacrime, mostrò un viso devastato dal dolore, mostrò la ragazzina spaventata che voleva solo che le cose tornassero come prima, mostrò la disperazione di qualcuno che ha provato tutto.

Che aveva dato tutto.

Nella sua mente iniziò a scorrere un lungo foglio, dapprima bianco, poi iniziò a colorarsi: iniziarono a disegnarsi forme e figure, persone e oggetti, fino a divenire un miscuglio poco chiaro.

La sua vita le corse davanti agli occhi, potè rivedere la sua infanzia, o ciò che doveva essere la sua giovinezza, vide di nuovo tutte le angherie subite, tutti i soprusi e tutto il dolore che aveva provato.

Vide sé stessa in compagnia di Wilson, e di tutti gli altri.

Vide quante volte era morta nel tentativo di rivederlo, vide quante volte aveva cominciato da capo, quante volte s’era alzata da terra con un solo ricordo: rivedere Wilson.

Vide tutto di nuovo.

L’altro l’osservò per un po’, arrivando ad accarezzarle la guancia con un dito solo, rimirando il suo viso innocente.

“Sei disposta a dare qualsiasi cosa per stare di nuovo con lui, non è vero?”

Willow annuì.

“Tutto?”

“Qualsiasi cosa.”

L’uomo le afferrò il viso con entrambe le mani, con gentilezza, facendo avvertire l’oscurità che sgorgava dai suoi palmi come l’acqua da una fonte.

“Mi manca così tanto…” Pigolò lei con voce rotta, chiudendo gli occhi a quel contatto.

“Lo rivoglio con me…”

“E io ti voglio con me.”

Willow aprì gli occhi stanchi, ritrovandosi a guardare il viso di Wilson.

Lo stesso viso che pochi minuti fa stava colpendo con violenza, lo stesso viso che aveva baciato più e più volte, di notte e di giorno.

Il viso della persona più importante della sua vita.

Lui le carezzò il volto e il collo, guardandola con amore, ravviandole i capelli dietro le orecchie, curandole le ferite,  consolandola.

“Willow.”

Il suo nome.

Aveva pronunciato il suo nome.

Lo aveva mormorato con amore, con lo stesso tono con cui le augurava la buonanotte e il buongiorno, lo stesso tono usato per raccontarle della giornata, lo stesso dolcissimo tono usato per pronunciare il suo nome.

Uno sciocco singhiozzo scivolò dalle labbra della ragazza, che afferrò le mani dell’altro come ultimo appiglio.

Iniziò a sussurrare il suo nome più e più volte, come un mantra, come una preghiera.

Sentiva che quello non era Wilson, non era lo scienziato gentiluomo che aveva incontrato, non era quell’uomo tanto gentile quanto sciocco di cui aveva imparato a fidarsi.

Non era Wilson.

Ma oramai era troppo tardi.

Willow era caduta troppo in basso, era andata troppo a fondo.

Schiacciò le labbra contro i suoi palmi, premendoci il viso come mera consolazione.

“Willow.

Willow, guardami mia cara.

Willow, mia amata, diventa la mia regina, governeremo insieme su queste lande, giocheremo, inventeremo e esisteremo per sempre assieme, non vi sarà una fine, nessuno vi porrà fine.

Vi è solo un inizio Willow, vieni, vieni con me, e non esisterà più la fine.”

Wilson la guardò con gli occhi pieni di aspettativa, riempiti della luce più fredda e cupa che avesse mai visto, traboccanti di sogni finalmente a portata di mano.

Il suo viso pallido l’illuminò, rendendolo più spettrale di quello che già non fosse.

Come un fantasma.

“Willow, vuoi diventare la mia regina?”

La ragazza aprì gli occhi e guardò l’altro.

Il viso gentile di Wilson era lì, a pochi centimetri dal suo.

Che cosa aveva da perdere?
Una vita mai vissuta e un’esistenza passata nel tentativo di sopravvivere e soffrire un giorno in più?

L’opportunità era così vicina che era impossibile che qualcosa andasse storto, che la loro favola s’infrangesse in mille pezzi.

Era già stata incrinata, ma potevano riparare le fratture e proseguire.

Non vi era modo di fallire.

Wilson si specchiò negli occhi della ragazza, divenuti così spenti da fargli provare un brivido d’eccitazione lungo la schiena: aveva davvero dato tutto.

Willow sorrise.

Carezzò il volto dell’uomo, sospirando piano.

“Lo voglio.”

 

 

Poteva dire che aveva dato tutto.

Qualsiasi cosa.

Il suo corpo, il suo cervello, la sua anima.

Era andata fino in fondo e anche oltre.

Ma almeno, lo aveva visto per un’ultima volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E SONO ANCORA QUI-

 

Penso che vivrò per l’eternità solo per disturbarvi con le mie fic.

Sounds good.

 

Comunque.

E’ un sacco di tempo che non scrivo e che non gioco a Don’t Starve, per fortuna avevo questa fic salvata da qualche mese, e dopo l’ultima recensione, ho deciso che potevo anche pubblicarla…
Quindi fatemi sapere che ne pensate! E soprattutto se l’effetto a sorpresa ha funzionato a dovere.

Grazie per aver letto e alla prossima fic, ciaossu!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Don'tStarve / Vai alla pagina dell'autore: Mayo Samurai