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Autore: Angelslaugh23    11/01/2014    0 recensioni
Grazie idoli, per esserci quando sto cadendo a pezzi
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete mai immaginato come sarebbe un cielo senza stelle? Dovremmo ogni notte barcollare nel buio e di tanto in tanto cadere. Possiamo dunque affermare che un cielo senza stelle sarebbe un cielo buio, vuoto, triste, quasi provo malinconia solo a scriverlo.
Ora però guardiamo alla frase precedente sotto queste modifiche: il cielo è la mia vita, il mio essere ansiosa, nervosa, triste, felice e in qualche modo poco stabilmente emotiva, infatti basta una parola per farmi crollare, una strofa  della canzone dei miei idoli per farmi piangere di gioia e tristezza.
Le stelle invece sono loro, i miei idoli, i miei “amici”. Io senza di loro sarei persa.
Nel buio.
È strano, non avrei mai pensato di riuscirmi ad affezionare così tanto ad una persona (o meglio sei) che non conosco ,nemmeno lontanamente immaginato di piangere ascoltando una canzone.
Ora voglio passare ad analizzare la mia situazione emotiva: perché ho bisogno di loro? Cosa mi spinge oltre il limite ascoltando “Believe” o “Story of my life”?
Io so perfettamente perché, eppure mi risulta difficile esprimermi, mi risulta di seguito impossibile aprirmi con qualcuno per lasciare intendere il mio amore platonicamente incondizionato per Justin e i One Direction. Loro sono tutto ciò di cui ho bisogno quando sono praticamente al limite della solitudine, quando l’unico rumore che ascolto è quello della voce mio cervello che mi deride.
“è una cotta adolescenziale, ti passerà in meno di tre mesi” “ma invece di ascoltare loro ascolta buona musica” “sei ridicola, vai appresso a sei ragazzi che non sanno della tua esistenza” “sono dei drogati justin e i one direction, lasciali stare” “i biglietti? Puoi solo sognarteli perché non ti porteremo mai ad un loro concerto”
Frasi che praticamente ascolto tutti i giorni come una routine, ma non una routine qualunque, uno di quei giri viziosi che sembrano non finire mai.
Quella che loro chiamano “stronzata”, stupida cotta adolescenziale io la definirei più un esigenza.
L’esigenza di guardare i loro sorrisi come un bambino affamato guarda delle caramelle. L’esigenza di provare a sentirsi bene anche nella solitudine più assoluta, che io provo praticamente sempre. L’esigenza di cercare una via di fuga nella musica, come un carcerato innocente che vuole evadere dalla prigione. Perché è esattamente questo il mio punto debole, mi sento come un carcerato innocente che vuole scappare dalla cella, abbandonare quell’incubo e seguire i propri sogni. 
Tendo a sfogarmi con la musica, perché mi rendo conto che a volte, nella sua banalità, riesce a darmi una marcia in più, è capace di farmi stare bene. E’ una droga, con l’unica differenza che non uccide, ma salva. La musica è ormai parte integrata del mio essere, della mia quotidianità, della mia felicità.
In quel motivetto che considerano “commercialmente costruito” e quelle voci che spettegolano per “super autotunate”, trovo me stessa. Loro mi aiutano, mi salvano, loro cantano i miei sentimenti e mi rassicurano, Everything is gonna be alright, tutto andrà meglio.
Loro riescono a raccogliere i pezzi del mio cuore distrutto e in un modo o nell’altro lo ricompongono, mi ricordano che ciò che non mi uccide mi rende più forte. 
L’unica mia paura è di essere uccisa prima di poter riflettere, soffocata in una società nella quale le figure predominanti non sono quello che voglio essere io, e mi risulta quindi impossibile integrarmi. Mi rendono fiera di me, mi danno speranza, perché anche loro come me avevano un quadro meraviglioso del loro sogno, e sono riusciti a realizzarlo.
Sogno ad occhi aperti quello che può essere il mio futuro, quello che potrei diventare e rendere fieri di me i miei genitori. Mi piacerebbe lavorare nel mondo della musica, magari una cantante.
Ho trovato diverse persone nel mio cammino che di fronte alla descrizione della mia passione mi ridono in faccia e mi rinfacciano che le mie possibilità di realizzare il mio sogno sono una su un miliardo, che non ho la stoffa o che rischio di diventare una drogatella che canta canzoni commerciali per le discoteche.
Ma no, non è questo ciò che voglio diventare; voglio riuscire ad emozionare le persone come Justin e i One Direction fanno con me, mi piacerebbe seguire le mie passioni giovando a me e a coloro che mi ascoltano in tutti i sensi.
 E ogni giorno, ogni volta che sento di aver perso le speranze, che sento quel rumore di vuoto che riecheggia dentro di me, penso a loro, mi danno forza ed è questo quello che nessuno capisce.
È una cosa molto particolare avere degli idoli: se sorridono , sorridi con loro; se piangono, lo fai anche tu; se sono emozionati per qualche evento sei al settimo cielo emozionandoti 7 volte tanto.
Ma il punto è un altro, se io piango, loro fanno altrettanto per poi venirmi accanto ed asciugarmi le lacrime come nessun altro sa fare.
 
Fa male sapere che non potrò mai ascoltare la loro voce dal vivo, non dalle cuffiette inutili. Ho un bisogno assurdo di abbracciarli, è difficile spiegare a parole quanto è brutta quella sensazione di vuoto quando vedo foto di fan che abbracciano Liam, Zayn, Niall, Harry, Louis e Justin, mi viene spontaneo domandarmi “ perché loro si e io no? Arriverà mai il mio momento? Ne dubito, ne dubito tantissimo”. Ho davvero perso le speranze. Mi hanno davvero aiutata tanto a crescere, mi hanno dato uno scossone quando ne avevo bisogno.
Sapevo che sarebbero cresciuti, ma non sapevo che mi avrebbero fatta crescere con loro.
Vorrei solo incontrarli, ringraziarli di tutto quello che hanno fatto per me, vedere i loro sorrisi e i loro occhi non da un cazzo di computer o una cazzo di foto, lo desidero davvero tanto, ma è più un utopia che altro.
 
Sono quel tipo di ragazza che si consola ascoltando loro, perché sono i miei unici punti di forza, non ho nessuno su cui contare, nessuno con cui spendere i soldi del telefono per ore, nessuno con cui poter sfogarmi,
E questa solitudine mi ha portato non pochi problemi, perché tendo a voler provare a riempire quel vuoto con strumenti sbagliati, ossia mangiando di più, e per questo che sono in sovrappeso. È una cosa orribile sentirselo ripetere 7 giorni su 7, 24 h su 24, ma che posso farci, io non me ne rendo conto di quello che faccio.
Gli attimi nei quali mi faccio prendere da questo consumismo alimentare eccessivo li dimentico subito, non me ne rendo davvero conto ed è un cazzo di guaio per me perché sto crescendo male psicologicamente e fisicamente, e nessuno capisce il perché.
Ho passato momenti e momenti bui, devo farcela, anche se sono sola, anche se non ho nessuno, anche se sono inutile, anche se  volte la voglia di vivere scompare totalmente perdendosi in una voragine costituita dal peso della tristezza e della rabbia che porto dentro. Sono un vero e proprio uragano di emozioni, prima sono felice, poi mi rendo conto che non ne ho motivo, perché in ogni caso nessuno mi sosterrà mai quando sto cadendo a pezzi come ora. Eppure ho imparato a tenermi tutto dentro, a cercare di metabolizzare la consapevolezza di essere solo un pastello bianco in attesa di un foglio nero sul quale poter scrivere, ma chi mai comprerebbe un foglio nero per potervi scrivere con un pastello bianco? Mi sento la biglia bianca in mezzo alle biglie nere, un pesce fuor d’acqua. Voglio solo essere amata, vorrei solo che qualcuno mi abbracciasse e mi dicesse “hey, non piangere, va tutto bene. Io ci sarò sempre per te, ti voglio bene”, ma no, nessuno è disposto.
Perché? Perché non ho nessuno? Sono davvero così sbagliata? Ah beh, allora scusate, non cambierò lo stesso per nessuno. Sono me stessa, e resterò così, che vi piaccia o no.
Mi disgusta quasi vedermi allo specchio, per poi uscire e vedere una marea di persone felici che non si fanno complessi inutili come me.
Sono una delusione in tutto, deludo non solo me stessa ma anche chi voglio rendere orgoglioso di me, mando tutto a puttane, ma è tutto collegato a questa mia disperata solitudine, a questo vuoto che porto che può essere colmato in pochissimi modi.
Mi viene da piangere fino allo sfinimento quando penso a quei cavolo di 3 giorni nei quali i ragazzi saranno in italia, 28 e 29 giugno e 6 luglio, mentre io dovrò accontentarmi solo di sognarli per poi svegliarmi piangendo, con le lacrime agli occhi, come è successo il 23 marzo con Justin (che tra l’altro era anche il giorno del mio compleanno, trascorso una schifezza).
Mi accontenterei di poco, davvero, solo un’amica/o che mi voglia bene, non voglio la perfezione, voglio solamente affetto.
Ed ora eccomi qui, a sfogarmi da dietro ad un computer torturando questa innocente tastiera.
Chiedo scusa a tutti per non essere perfetta, chiedo perdono se commetto errorri continuamente, chiedo pietà per coloro che mi prendono in giro e non capiscono che anche io ho un cuore, chiedo il permesso per dare un calcio in culo a chi mi ha solo usata facendomi sentire inutile a tutto, chiedo scusa ai miei genitori per essere una figlia che non è in grado di fare niente bene e che porta solo dispiacere e impicci (tanto che per colpa mia si riesce a palpare la tensione in casa), chiedo scusa a mio fratello per fare schifo anche come sorella, chiedo scusa anche a quelli che mi hanno buttata giù violentemente per non essermi ribellata come si deve, chiedo scusa alle mie dita per dovermi asciugare sempre queste lacrime salate, chiedo scusa alla mia chitarra e al mio pianoforte per utilizzarli come sfogo, chiedo scusa alle mie “amiche” per essere acida a volte ma è la reazione naturale che ho alla loro stron*aggine, chiedo scusa al mio specchio perché deve avere la mia figura riflessa ogni volta, chiedo scusa al mio cuore per non essere riuscita a ripararlo da sola ma è difficile trovare una colla adatta, chiedo scusa al mio labbro per morderlo per trattenere le lacrime ogni volta, chiedo scusa a tutti, ma sono solamente me stessa, e per quanto posso cercare di cambiare resterò sempre la stessa, e ho capito che sbagliando si impara, ma bisogna riconoscere gli sbagli e ripararli seppure è doloroso.
E la cosa peggiore è che porto tutto il peso del mondo che mi è caduto sulle spalle s poco a poco mi sta distruggendo.
Solo grazie ai miei idoli riesco a rialzarmi e a sorridere, seppur siano tutti finti ultimamente, sorridere è l’arma vincente. Devo tantissimo a loro, per cui.. grazie idoli, grazie di tutto, anche se non vi vedrò mai da vicino e non vi potrò mai abbracciare, vi sento più vicini di chiunque altro, grazie anche per riuscire a capirmi, grazie di sorridere sempre, perché il vostro sorriso è la luce delle mie giornate più buie, e la vostra voce il sottofondo musicale della mia vita.
Perché si, sto cadendo a pezzi lentamente, ma devo riuscire a rialzarmi da sola, è l’unico modo, e riuscirò a farlo solo tenendo la speranza viva dentro, come mi avete insegnato a fare voi. Ora non mi resta altro che asciugarmi queste lacrimone e cercare di sorridere il più possibile, non posso permettermi di sbagliare più e anche se sarà stressante devo provare a essere perfetta per coloro che mi vogliono bene (specialmente mio padre).
 Ah, scusate anche a voi che state leggendo se vi ho annoiate o fatto salire la depressione…
 
 
-Manuela, una ragazza imperfetta, un idiota, una cretina che cerca di essere perfetta nella sua imperfezione del cazzo.
 
(twitter:@angelslaugh23)
  
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