Fumetti/Cartoni europei > Monster Allergy
Segui la storia  |       
Autore: f9v5    11/01/2014    0 recensioni
Le prime avventure di Elena e Zick.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elena Patata, Un po' tutti, Zick Barrymore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Confronto madre-figlio.
(cda: Greta Barrymore si prende cura delle piante della serra, sotto gli occhi curiosi del piccolo Zick.)
 
 
Oldmill Village era il quartiere più antico di tutta Bigburg, aveva una lunga storia alle sue spalle, una storia che aveva visto il progresso del resto della città ma che aveva deciso di non seguirlo eccessivamente, mantenendo ancora qualche contatto col passato.
Era un quartiere normalissimo, almeno apparentemente, non era mai accaduto niente degno di nota, fino a quel giorno.
Il terremoto che nell’arco di pochissimo tempo aveva messo la cittadina in ginocchio non era certo passato inosservato, anzi, era sulla bocca di tutti.
Per Oldmill fu il colpo più duro che avesse mai ricevuto in tutta la sua storia; mai erano avvenuti eventi di quella portata, motivo per cui tutti furono impreparati dinanzi alla catastrofe.
Quello che gli abitanti potevano fare era rialzarsi dal disastro, per quanto la cosa fosse tutto fuorché facile, superare la tragicità di quell’evento e ricominciare.
E’ difficile riprendersi da un terremoto, ma lo è ancora di più quando sai che tutto quello che è successo, tutto ciò che è stato distrutto, tutte le persone che hanno perso la vita, è successo per ben altra causa.
Greta Barrymore aveva capito che suo figlio era turbato (del resto, chi meglio di una madre può capire il proprio figlio?) in base a molte cose: dopo essere tornato a casa non aveva spicciato parola, certo, Zick non era mai stato un chiacchierone, ma non era certo un convertito al mutismo; a cena non aveva toccato cibo e, come se non bastasse, quando al telegiornale avevano dato la notizia che la scuola di Oldmill sarebbe rimasta chiusa ancora per un mese per consentire le opere di riparazione causate dal terremoto non aveva espresso un minimo giudizio; il solito Zick avrebbe lanciato un commento cinico-sarcastico del tipo “Tsk, il lato positivo della disgrazia.”, ma non era successo.
-Senti, Zick, è successo qualcosa oggi? Sai che con me puoi parlarne.-
Ma il figlio era ancora chiuso in quello stato di depressivo silenzio, ignorò la domanda della madre e andò in camera sua.
La donna in quelle occasioni non riusciva proprio a capirlo: perché si ostinava a tenersi tutto dentro? Pensava forse di dover risolvere da solo tutti i suoi problemi?
In tutta onestà, lei non accettò quest’idea.
Fu per questo che, pochi attimi dopo, si diresse a passo spedito verso la camera del figlio; lo trovò seduto in un angolo ad osservare il cielo fuori dalla finestra.
Aveva uno sguardo più assorto del solito, il che lasciava intendere che avesse ragione sul suo precedente pensiero.
-Ezechiele Zick!- a quel richiamo il ragazzino si voltò con un’espressione leggermente irritata; odiava essere chiamato per nome, sapeva che in quel modo avrebbe ottenuto la sua attenzione.
-Ascoltami bene e guai a te se mi ignori di nuovo, sono sempre tua madre.- lo richiamò severamente, ma nel suo tono di voce si sentiva anche un accenno di implorazione, da quello lui capì che la madre lo stava pregando di ascoltarla.
Greta andò a sedersi sul letto del figlio facendogli cenno di sedersi accanto a lei; lui preferì restare raggomitolato nel suo angolo e poggiare le braccia sulle ginocchia.
-Allora, qual è il problema?- chiese la donna, restando leggermente ferita dal fatto che il figlio avesse preferito starle lontano.
-Niente di importante.- rispose freddo lui, cercando chiaramente di chiudere quel discorso in fretta, ma venendo fulminato dallo sguardo della madre.
-Lo capisco quando sei turbato da qualcosa, stai mentendo dicendomi che è tutto a posto. Per favore, dimmi cos’è successo.- e stavolta non avrebbe ammesso rifiuti.
Zick si ritrovò costretto a sospirare, non sarebbe riuscito a farla franca quella volta, se sua madre si intestardiva su qualcosa, sapeva essere più caparbia e paziente di lui, magari parlarle l’avrebbe davvero aiutato.
-Mamma, più volte mi è capitato di essere preso in giro per il mio aspetto, ma questo già lo sai.- cominciò il ragazzo, cercando di allungare il discorso, come se si vergognasse di arrivare al nocciolo della questione.
Lei sospirò comprensiva, ricordava che sin da quando il figlio andava all’asilo era stato bersagliato dai suoi coetanei per i suoi capelli o il suo colorito pallido, ma Zick era sempre stato un bambino dal carattere forte.
-Certo che lo so, ma era come se fossi cosparso d’olio, tutto ti scivolava addosso senza lasciarti alcun segno. Hai sempre dimostrato una maturità incredibile per la tua età, questo mi ha sempre sorpreso. Sai, hai preso da tuo padre sotto questo aspetto, anche lui aveva sempre avuto una grande capacità di sopportazione.- spiegò lei, leggermente affranta nel rievocare il ricordo del marito scomparso.
Sentì gli occhi lucidi a quel pensiero, ma si sforzò di non piangere, doveva consolare suo figlio, non essere consolata.
-Comunque, cosa volevi chiedermi?- lo incitò poi a continuare.
Zick aveva notato la titubanza che la madre aveva avuto per qualche attimo, ma preferì non fare domande, per non rischiare di sviare il discorso e per non farla star male.
-Beh, come tu stessa hai detto, non ho mai badato più di tanto ai nomignoli o agli scherzi degli altri, per questo vorrei chiederti: perché dovrei soffrire di una cosa che mi è capitata più e più volte, senza mai scalfirmi, solo perché mi è capitata con una persona in particolare?- chiese, sperando infine che la madre non capisse chi fosse quel qualcuno in particolare.
La donna sorrise lievemente.
Aveva capito subito che la persona interessata era una certa ragazzina con i capelli arancioni e il naso a patata, ma il figlio era troppo orgoglioso per ammettere di aver avuto una discussione con lei e che la cosa lo aveva fatto soffrire.
Non aveva avuto modo di conoscere bene Elena e non era mai stata una donna che si fidava della prima impressione, eppure sentiva che quella ragazzina era diversa dagli altri coetanei del figlio.
Magari Zick aveva solo frainteso, credendo che anche lei, come altri prima, si volesse prendere gioco di lui. E lì capì anche che Zick non era così “impermeabile” come sembrava: forse essere bersagliato non lo faceva arrabbiare, ma di sicuro lo aveva reso sospettoso verso chiunque, portandolo a non concedere fiducia a nessuno.
Ma era convinta che Elena potesse essere la persona che avrebbe aiutato suo figlio ad uscire dal guscio.
-Evidentemente, Zick, tieni molto a questa persona… e sono convinta che anche lei tenga molto a te. Il fatto è che, forse, siete apparentemente diversi, per questo non riuscite ancora a comprendervi subito. E’ solo questione di tempo figliolo, dovete solo trovare la giusta intesa.-
La donna si alzò e si apprestò ad uscire dalla stanza, fermandosi un attimo sullo stipite della porta.
-Parla con lei non appena ti sentirai di farlo, se agisci troppo in fretta potresti far si che le cose tra voi due diventino irreparabili.- fece l’occhiolino al figlio in segno d’intesa e poi lo lasciò da solo a riflettere.
Zick fissò per qualche istante il punto dove prima si trovava sua madre, ancora stupito di come fosse riuscita, con poche parole, a farlo star meglio e a fargli rendere conto di essere stato troppo frettoloso nel giudicare.
Forse era stato troppo impulsivo nel momento in cui aveva volontariamente allontanato Elena da lui, non aveva pensato se fosse davvero il caso di reagire in quel modo.
Non riusciva ancora a considerare Elena un’amica, ma sentiva che non voleva rischiare di mandare in frantumi, ancor prima che fosse realizzato, il rapporto che stava nascendo tra loro due.
Prese una decisione: la mattina dopo sarebbe andato a parlarle.
 
 
Poteva dire di aver visto abbastanza per quel giorno.
Era ormai da tempo che lo pedinava, mai era accaduta qualcosa in quegli anni, in quei sette lunghi anni.
Più volte era andato li per spiarlo e vedere se potessero esserci dei fatti degni di nota e non era mai accaduto nulla che fosse meritevole di considerazione.
Fino a quel giorno.
Pensava che sarebbe morto, che avrebbe fatto una fine orrenda e miserabile, non che ne avrebbe sofferto, ma il suo signore avrebbe sicuramente avuto da ridire.
Si era salvato, invece, e aveva addirittura risolto il problema che gli si era parato davanti; in realtà, lo aveva risolto solo temporaneamente, non si era reso conto che il suo avversario era stato messo fuori gioco solo per un lasso di tempo limitato.
Ma si trattava solo di un errore dovuto all’inesperienza, questione a cui il suo signore avrebbe potuto facilmente porre rimedio.
Poteva essere un’ottima pedina per i piani del suo padrone, questi sarebbe stato felicissimo di saperlo.
Fu con questi pensieri che il piccione con tre occhi, appostato su un albero nei pressi di casa Barrymore, si rimise in volo per dirigersi verso la sua destinazione.
C’erano parecchie cose da dire, di certo non avrebbe tralasciato dettagli.
 
 
-Timothy, vuoi spiegarmi dov’è che stiamo andando?- sbuffò irritato il ragazzino dai capelli blu, trattenendo a stento uno sbadiglio.
Non era stato affatto contento di essere stato svegliato nel cuore della notte dal suo gatto, che l’aveva costretto a montare in bici (Timothy aveva occupato il cestello) e a pedalare verso chissà quale destinazione.
Il ragazzo non aveva ancora sbollito la rabbia nei confronti del felino, dopo che questi aveva involontariamente sguinzagliato la pianta digerente nelle fogne di Oldmill causando il disastro che avrebbe fatto sentire i suoi effetti ancora per parecchio tempo.
-Ti spiegherò tutto a tempo debito, ma non ades… GUARDA LA STRADA!- urlò il gatto senza pelo quando notò che il suo “padrone” stava rischiando di deragliare per aver distolto lo sguardo ed essersi concentrato su di lui.
Zick frenò di colpo, rischiando di proiettare il felino a razzo in avanti.
-C’è mancato, cerca di stare più attento.- il passeggero riprese severamente il guidatore.
-Disse colui che ha causato un terremoto. Senza contare che mi hai svegliato nel cuore della notte, è normale che mi si chiudano gli occhi. In questo caso poi è sempre colpa tua.- rispose a tono.
-Colpa mia?!-
-Se tu non mi tenessi così sulle spine, non mi distrarrei.-
In quel momento erano fermi sul ciglio della strada a litigare, per fortuna di Zick erano soli, sai che figura a vederlo discutere con un gatto.
-Allora, ripartiamo?-
Zick però non ci stette.
-Scordatelo, o mi dai qualche spiegazione adesso, o io faccio dietrofront e ritorno a casa a dormire.-
Il felino avrebbe voluto rizzargli il pelo contro, se l’avesse avuto, si limitò a scoccargli un’occhiataccia.
-Ascoltami bene, ragazzino, non possiamo rimandare questa cosa, è necessario cominciarla da adesso, quindi tieni la curiosità a freno e aspetta.- era una vera e propria gara a chi era più testardo.
-Ribadisco, dammi qualche spiegazione, o io non mi muovo.-
Il gatto senza pelo si ritrovò a sospirare “Testardo fino alla nausea, vizio di famiglia.”
-Risponderò solo ad una tua domanda, però, ci vorrebbe troppo per parlarti di ogni cosa e il tempo non è esattamente la cosa che ci abbonda al momento.- concesse solo quello, Zick capì che avrebbe dovuto accontentarsi.
-Bene… allora rispondi: l’aver involontariamente messo quella specie di pianta rampicante in libertà nelle fogne a qualcosa a che fare col luogo in cui ora vorresti portarmi?- chiese il giovane dopo aver pensato qualche attimo a quale quesito porgere.
Timothy sembrò riflettere a sua volta sulle parole giuste per non dilungare troppo il discorso.
-Diciamo si e no. Sì perché involontariamente ha fornito un modo per sollecitare i tuoi poteri a manifestarsi (Zick alzò un sopracciglio, confuso da quella frase), quindi ci ha un po’ facilitato le cose; no, perché, se fosse andato tutto secondo il mio piano, nessuno sarebbe dovuto restare coinvolto, la mocciosetta a parte.- sussurrò le ultime due parole per non far intendere che lo scopo originario della pianta digerente era quello di uccidere Elena.
Il ragazzo sembrò convinto dalle parole del gatto, dopo aver sbuffato si rimise a posto sulla bici e riniziò a pedalare.
-Comunque non mi hai ancora detto dove stiamo andando.-
-Mi dispiace, ma ho detto che ti avrei chiarito solo una cosa e hai già sprecato l’opportunità, quindi aspettare per saperlo.- replicò leziosamente e furbescamente il felino.
-Tsk.-
 
 
-Dunque mi stai dicendo che ci sono stati dei risvolti, ho capito bene?!-
-Si padrone, ovviamente non è stato nulla di che, ma sembra che i poteri del ragazzo stiano cominciando ad emergere, entro preme dovrebbero iniziare a manifestarsi.-
-Hm… questo è interessante, chissà che il giovanotto non possa rivelarsi una pedina fondamentale come avevo previsto.-
-Come dobbiamo comportarci capo?-
-Cos’altro puoi dirmi? Hai notato altro che potrebbe rivelarsi utile?-
-Purtroppo no, capo.-
-Non importa, procederemo col piano normale, magari avremo fortuna e il ragazzo entrerà in gioco, se il suo tutore sarà così sciocco da rischiarlo.-
 
 
-Non ci posso credere, mi hai fatto pedalare fino a Bigburg, stupido io che mi illudevo che fosse un viaggio breve.- protestò il giovane dai capelli blu, prendendo dalla tasca lo spray antiallergico e infilandoselo in bocca, dando alcuni colpi per calmare un lieve attacco d’asma.
Ora che ci rifletteva, quella era la prima volta che usciva da Oldmill Villane, per via della sua salute cagionevole non si era mai allontanato dal quartiere.
Sua madre aveva sempre detto che lo smog e l’inquinamento della città avrebbero potuto degenerare le sue condizioni, seppur in quel momento non vi fossero auto per le strade.
Ma sicuramente era dovuto al fatto che era notte.
-Non ti lamentare, anzi, mi dovresti essere grato, non di dovrei nemmeno portare con me e invece lo sto facendo per pura bontà d’animo.- il gatto senza pelo parlò come se gli avesse concesso chissà quale privilegio.
Zick storse il naso.
Lasciò la bici in un posto sicuro e bloccata con la catena e seguì il suo gatto che aveva già cominciato ad incamminarsi.
Andarono avanti per alcuni isolati, poi Timothy si fermò all’improvviso in mezzo alla strada, Zick lo raggiunse in fretta.
-Allora, mi spieghi perché siamo fermi qui adesso?- chiese prima di riprendere lo spray.
Spray che rischiò di andargli di traverso quando il gatto, con un sorriso beffardo, gli indicò di guardare di sopra.
-NON CI POSSO CREDERE!-
 
 
Angolo dell’autore:


Ehm, eventuali lettori… siete arrabbiati con me?
Lettori: Indovina un po’.  -_-


Diciamo che, tutto quello che posso fare è scusarmi profondamente con tutti coloro che seguono questa mia disgraziata storia (se avete smesso di sperare in un aggiornamento, posso capirvi) e chiedere perdono per il mio oltraggioso ritardo.
Vorrei promettervi che il prossimo aggiornamento arriverà prima, ma mi conosco abbastanza bene per assicurarvi che non avrei nessuna certezza su quando sarà l’aggiornamento seguente.
Quindi, se volete cercarmi per linciarmi fate pure, se volete aspettare il prossimo capitolo, scrivete testamento, potreste morire prima che questo arrivi.
In ogni caso, vi auguro una buona giornata.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Monster Allergy / Vai alla pagina dell'autore: f9v5