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Autore: dreamer_of_freedom    11/01/2014    0 recensioni
al giorno d'oggi capita spesso che qualcuno venga preso in giro solo perchè "diverso" ma essere diverso non è una cosa brutta anzi è una cosa bellissima!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Alice e per mia sfortuna sono un’abitante del pianeta terra. Ora chiunque stia leggendo queste pagine si chiederà cosa mi sia fumata, ma se continuerete a leggere capirete che no, non mi sono fumata niente sono semplicemente stanca… si, sono stanca dei chili di schifezze che ogni giorno la televisione ci propina. Sono stanca delle migliaia di concetti e preconcetti che condizionano ogni momento della nostra vita. Sono stanca degli stereotipi perfetti che ci inculca la televisione(che poi non sono nemmeno così perfetti). Sono stanca di essere giudicata per come io mi vesta, per come mangi, per qualsiasi cosa dica o faccia. Sono stanca del continuo giudizio altrui. Sono stanca di piangere di notte per ciò che mi succede di giorno. Sono stanca perché la popolazione di questo pianeta è senza sogni, ideali, speranze, è senza fede…ora vi chiederete chi mi creda di essere e credo che in fondo in fondo voi pensiate di non fare parte di questo gruppo di persone, ma anche se non vi conosco vi posso assicurare che anche voi appartenete a questo gruppo, perché ognuno di noi in fondo da importanza alle futilità perché forse è più facile pensare alle futilità che ai propri sentimenti o più semplicemente fa meno male..

Come ho già detto mi chiamo Alice e anche se odio molto il mio nome mi identifico molto nell’ Alice di Tim Burton…potrà sembrare una contradizione ma non lo è. Se avete visto questo film vi renderete conto che Tim Burton dipinge Alice come una ragazza forte anche se esile, coraggiosa anche se insicura, sensibile e gentile anche se sempre pronta a combattere contro chiunque le voglia far del male, la dipinge come una “ribelle”, cioè come una ragazza che è disposta a difendere le proprie scelte e i propri ideali, anche se per farlo deve andare contro gli standard culturali e sociali di quell’epoca… in poche parole Alice viene vista come uno spirito libero, spesso in contrapposizione con la massa, come una sognatrice che non si vuole omologare agli altri e che vuole vivere la sua vita al meglio. Io credo di essere come Alice una gran sognatrice che crede di poter realizzare in un modo o nell’altro tutti i suoi  sogni, anche se si rende conto che oggigiorno è un’impresa ardua.
Come già sapete bene mi chiamo Alice e se ve lo sto ripetendo così tante volte è perché non voglio che ve lo scordiate…se oggi scrivo queste righe è perché mi sono resa conto che a questo mondo non c’è posto per una cosa bellissima: la diversità. Vi starete chiedendo come faccia a scriverlo e a esserne assolutamente sicura… semplice: l’ho scoperto vivendo perché la vita, soprattutto quando sembra avercela contro di te, è la più grande fonte d’ispirazione che si possa desiderare…comunque come vi dicevo oggigiorno noi non valorizziamo più le cose veramente importanti e spesso trattiamo le persone come fossero oggetti non rendendoci conto che sono fragili e sensibili come noi se non di più. Credo di aver sempre saputo questo piccolo concetto ma, solo ora credo di comprenderlo realmente ,perché conoscere un qualcosa non significa mica comprenderlo!

Tutto ciò che vi ho raccontato sino ad ora l’ho capito solo poche settimane quando il mio migliore amico si è suicidato. Si è suicidato non perché non amasse la vita ma perché credeva che morire sarebbe stata la via più facile per smettere di soffrire, per non subire più umiliazioni. Voi, arrivati a questo punto potete pensare ciò che volete, che sia stato un codardo, che sia stato irresponsabile o addirittura un’egoista perché non ha pensato a chi avrebbe sofferto per la sua mancanza. La risposta ve la darò io per lui non siamo mica tutti come l’Alice di Tim Burton e poi anche Alice stessa non era mica fatta di ferro se le fosse arrivato un pugno in faccia sarebbe caduta anche lei, forse rispetto a Lorenzo lei si sarebbe rialzata con più forza e più grinta di prima. Lorenzo però non ha mai avuto tutta questa forza morale per combattere i tanti ragazzi che lo prendevano costantemente in giro. Lorenzo era il ragazzo gentile e sensibile(troppo sensibile) della porta accanto ed era proprio per la sua grande sensibilità che eravamo  diventati amici…

Lo vidi per la prima volta ad una festa di quartiere, era estremamente carino e nel contempo molto ma molto malinconico. Se ne stava da solo in una piccola panchina distante anni luce da tutto e da tutti. Mi colpì sin da subito. Mi chiedevo perché se ne stesse da solo, così decisi di avvicinarmi a lui. Andai da lui, mi presentai e gli offrii una lattina di coca-cola congelata(era la prima cosa che avevo trovato). Lui accennò un sorriso e mi fece spazio sulla panchina rimanemmo quasi 10 minuti senza parlare. Ad un certo punto Lorenzo si voltò verso di me e mi chiese come mai non mi facesse schifo, io non riuscivo a capire e gli chiesi il perché di quella domanda, lui mi guardò e mi disse che era gay. Non so il perché, ma in quel preciso istante mi venne da ridere forse perché non ci vedevo niente di male o forse perché in una situazione del genere mi sentivo io quella strana; fatto sta che lui mi fissava con occhi preoccupati e mani tremanti in attesa di una mia reazione. Si era creato un silenzio imbarazzante e io non sapevo cosa rispondere. Rimasi a osservarlo quasi in contemplazione per circa 5 minuti che però sembrarono un’eternità, poi non sapendo cosa fare mi alzai. Lo guardai e gli risi in faccia(credo che mi considerò una svitata, ma non m’importava allora, figuriamoci ora!), poi lo presi per mano e lo condussi lontano da tutto e tutti. Lo portai in cima ad una collina per fargli vedere un magnifico manto stellato di metà Agosto. Lo feci sedere e gli dissi che non m’importava niente del suo orientamento sessuale e dopo un’iniziale imbarazzo diedi sfogo a tutta la mia logorroicità. Fu una delle notti più belle della mia vita. Non sapevo se dopo quella notte avrei più visto Lorenzo, sapevo solo che lui era una persona speciale  e che il suo ricordo lo avrei tenuto per sempre nel mio cuore. Alle 2 circa ci salutammo senza scambiarci numeri di telefono ne tanto meno indirizzi, so solo, e ne compresi il perché solo mesi dopo, che prima di andare mi disse grazie ma non uno di quei grazie detti tanto per dire ma uno di quelli che rimangono nel cuore sia di chi li dice sia di chi li riceve. Passarono i giorni e l’estate finì pensai spesso a Lorenzo in quel frangente di tempo, poi iniziò la scuola e un po’ come era successo alla festa lo vidi: era sempre più triste, malinconico…e sofferente. Questa volta già  sapevo come si chiamava, sarebbe stato più facile parlargli. Mi avvicinai a lui, era pallido, triste e… bellissimo(come al solito). Lo salutai, mi sorrise mi è sempre sembrato che io per lui fossi come una medicina; appena mi vide infatti sembrò riacquistare colore e un po’ di felicità. Parlammo per un po’ , ma purtroppo venimmo interrotti dalla campanella così ci salutammo, poco dopo avrei scoperto che eravamo in classe insieme... entrai in classe e subito dopo aver preso posto al primo banco lo vidi entrare. Quando lo vidi fui felicissima ma, non mi piacquero molto le risatine e i comenti di sottofondo. Lui venne subito a sedersi in banco con me. Iniziammo il primo giorno con la presentazione dei professori, in seguito quella dei compagni. Quando toccò a Lorenzo presentarsi tutti si misero a ridere e lui si sentì piccolo e indifeso glielo si leggeva negli occhi. In quel momento capii perché se ne stava sempre solo, in disparte, isolato da tutto e da tutti. Mi fece una pena infinita. In quel momento decisi di fare una delle più grandi scemenze di tutta la mia per cercare di tirarlo fuori dai casini, aveva appena iniziato con la prima frase, la più banale: “mi chiamo Lorenzo…” ma io mi feci subito strada cantilenando una canzone a voce altissima con le cuffie messe. Risero tutti. Non ridevano più di Lorenzo ,bensì di me, ma non m’importava, se questo era il prezzo per salvare Lorenzo dai casini avrei accettato volentieri. La fragorosa risata dei miei compagni non contagiò certo la prof che mi scrisse una bella nota sul registro e mi urlò fino alla fine della giornata scolastica. Prima che uscissi dalla classe però la stessa prof che fino a 10 minuti prima mi aveva urlato contro, mi disse che avevo fatto una cosa ammirevole e dolcissima. All’uscita, quando rincontrai Lorenzo mi ringraziò con uno di quei grazie che credo sapesse dirmi solo lui. Da quel giorno in poi divenimmo inseparabili, lui era il miglior amico che si potesse desiderare e io cercavo, a mio modo, di esserlo per lui e credo che per lui andassi bene così com’ero. I mesi passarono e le voci corridoio aumentarono. Non smetterò mai di chiedermi perché ce l’avessero così tanto con lui senza nemmeno conoscerlo, forse a ripensarci oggi è proprio questo che mi fa rabbia ora, come me la faceva allora: non lo conoscevano, lo giudicavano solamente per il suo orientamento sessuale. Ogni giorno mi accorgevo sempre più, di quanto Lorenzo stesse diventando insofferente; anche se ogni momento passato insieme a lui era sempre magnificamente unico, più passavano i mesi più la sua voglia di vivere scarseggiava e la forza per andare avanti si affievoliva. A scuola era un geniaccio, nella vita reale non altrettanto, ma anche se l’ho già detto non smetterò mai di dire che era un essere speciale. L’anno trascorse talmente in fretta che non mi accorsi nemmeno che eravamo giunti a Maggio. Una sera della prima settimana di Maggio Lorenzo mi fece un discorso strano sul senso della vita che mi fece preoccupare e non poco… mi fece venire in mente il testo della canzone mai nata di Tiziano Ferro:


                                 … è la vita che unita al dolore si ciba di te e della tua strada sbagliata e continui a pensare che bello se non fossi mai nata…


Credo che un po’ come in questo testo Lorenzo abbia accarezzato il dolce desiderio di non essere mai nato. Non capii mai bene nulla della sua famiglia, sapevo solo che i suoi genitori avevano divorziato, penso che questo fosse anche una delle ragioni della sua estrema fragilità. Ad ogni modo quella sera nutrivo il forte desiderio di non lasciarlo solo, ma non potevo stare con lui, perciò a malincuore lo lasciai solo con i suoi pensieri sempre più malinconici… forse se avessi saputo bene cosa gli frullava nella testa non lo avrei lasciato manco morta e oggi magari sarebbe ancora qui.
Quella sera Lorenzo si gettò dal terrazzo della sua camera. Erano le tre della notte, quando diventò un angelo, il mio angelo. Se ne andò senza dire una parola, lasciandoci dentro un vuoto incolmabile. La sua unica eredità la lasciò a me sotto forma di una lettera:

 cara Alice,
sai che ti ho voluto bene sin dal primo momento che ti ho vista e, forse se quella notte non ci fossi stata tu lì con me l’avrei fatta finita quella sera stessa, ma grazie a te ho vissuto l’anno migliore della mia vita. Se ho deciso di compiere questo gesto è perché non voglio che il mio destino influisca sul tuo futuro o su quello di qualcun altro. Voglio che tu sappia, inoltre che Alice (quella di Tim Burton) è come te forte, bella e dolce. Ricordati che io ti proteggerò e ti vorrò per sempre bene, non dimenticarlo mai. Ti chiedo solo una piccola cortesia prenditi cura dei miei e non dimenticarti mai che tu non sei come la neve, non ti sciogli né tanto meno ti pieghi di fronte a niente o nessuno. Combatti e realizza i tuoi sogni, fallo anche per me che non ne ho avuto la forza.
Grazie mille mia piccola stella cometa,
per sempre tuo Lorenzo.



Quando la lessi la prima volta piansi molto, non credo di aver mai pianto così tanto…
I funerali furono toccanti, parlammo di lui solo in tre persone, nessuno disse molto ma, quel poco bastò per far capire che persona era Lorenzo… una persona come poche al mondo, come quelle che vedi nei film, ma che nella realtà non esistono. Ora capisco perché non esistono…
Se ho scritto queste pagine è per far capire a tutti che ogni individuo ha una sua fragilità e questa va rispettata. Nessuno è migliore o peggiore di noi e non possiamo giudicare gli altri per il semplice gusto di farlo, perché, e so che alcuni di voi non ci crederanno, quando parlate davanti a qualcuno non avete  mica una macchina, bensì una persona in carne ed ossa proprio come voi, che come voi ha  le sue fragilità e paure. Inoltre ho sempre creduto che a questo mondo siamo tutti uguali aldilà delle differenze sociali, culturali e/o religiose che si possano avere con un altro individuo. Concludo dicendovi che è facile giudicare gli altri senza conoscerli ma, se magari imparassimo a conoscerli nel mondo ci sarebbe più amore e felicità e meno sofferenza, perché continuo a ripetere che le persone sono come i libri non si giudicano mai dalla copertina, ma a differenza dei libri a noi i giudizi fanno molto ma molto più male. 








ANGOLO SCRITTORE:

ciao! spero che la storia vi sia piaciuta...certo non sarà delle migliori ma l'ho pubblicata perchè vi sono particolarmente legata e l'ho scritta un anno e mezzo fa quindi giustificatemi! 
buona lettura :-* 
a presto 
ESTELE...


 
  
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