Fumetti/Cartoni americani > Pucca
Ricorda la storia  |      
Autore: Shainareth    11/01/2014    5 recensioni
Settima (e non dico più "ultima") fanfiction della saga Amnesia.
«Senti mai le farfalle nello stomaco quando siamo insieme?»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abyo, Ching, Garu, Pucca
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Amnesia'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



AMNESIA - FARFALLE




«Senti mai le farfalle nello stomaco quando siamo insieme?» Non ricevendo risposta, a parte l’improvviso silenzio che era calato attorno al tavolo da pranzo a cui erano tutti accomodati, alzò gli occhi dal libro che stava leggendo per puntarli sul proprio innamorato. La stava fissando con un sopracciglio inarcato. «No, sul serio.»
   «No, sul serio dovrei dirlo io a te», ribatté Garu, atono.
   Pucca parve indignarsi e, poggiando sul tavolo il libro che fino a quel momento aveva tenuto sulle ginocchia, batté la punta di un dito su una delle sue pagine. «Nei romanzi è un cliché. Come se fosse il verbo. Il verbo, capisci?»
   «Nei romanzi spazzatura, vorrai dire», si intromise Abyo, mentre Garu tornava ai suoi noodles senza più preoccuparsi di doverle dare retta. A conferma che l’unica cosa che sentiva nello stomaco, al momento, era la fame e non certo uno stormo di lepidotteri in amore. «Dovresti smetterla di prestarle certe schifezze», continuò a parlare il giovane figlio del poliziotto, rivolto questa volta alla propria fidanzata.
   Sorridendo, Ching scosse il capo e schioccò le labbra, divertita. «Voi uomini non riuscite a capire che noi donne abbiamo bisogno di sognare.»
   «Amore, amore…» stava insistendo frattanto Pucca, tirando Garu per la manica della maglia con fare quasi implorante. «Perché non senti le farfalle?» Lui si divincolò dalla sua presa con un gesto stizzito: perché diamine non lo lasciava mangiare in pace, anziché dargli il tormento per una cosa così stupida e infantile? Poi si rese conto che, in effetti, Pucca era sempre stata così terribilmente attratta da quel genere di robaccia romantica, fin da bambina. E, dopotutto, se anche adesso, a diciotto anni compiuti e con diverse lacune nella memoria, avesse smesso di comportarsi in quel modo, probabilmente lui avrebbe sentito la mancanza di quel lato puerile del suo carattere.
   Ingollò il boccone e, paziente come sempre, si degnò finalmente di risponderle in tutta sincerità. «Perché quando sono con te sono in pace con il mondo.»
   Quelle parole ebbero il miracoloso potere non soltanto di farla ammutolire, ma anche di lasciarla immobile a fissarlo con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata. Un fischio di approvazione arrivò da parte del loro amico e Garu si rese conto di essere stato forse troppo onesto.
   «Beh, tranne quando inizi a rompere con le tue solite fisime da fidanzatina tutta cuoricini e sbaciucchi», s’affrettò allora ad aggiungere, borbottando e avvertendo un calore sospetto salirgli al volto, sintomo che doveva essere arrossito. Abbassò gli occhi sulla propria ciotola di noodles e tentò goffamente di riprendere a mangiare.
   Ching e Abyo rimasero in religioso silenzio, aspettando la reazione di Pucca come se fossero stati due spettatori al teatro. Dopo alcuni istanti, finalmente, la ragazza si scosse, chiuse di scatto il libro e lo spinse verso l’amica. «Non mi interessa più finirlo», esordì con voce controllata, come se stesse cercando di dominarsi. Lo si poteva capire anche dai suoi gesti e dall’espressione del suo volto, che apparivano rigidi. Quindi, dopo essersi raccolta compostamente le mani in grembo, tornò a tacere.
   Abyo e Ching si scambiarono uno sguardo sorpreso. Garu occhieggiò nella sua direzione e la vide stringere le labbra, mordendosele dall’interno, come se stesse facendo uno sforzo sovrumano a rimanere calma e zitta.
   Sospirando, il giovane risucchiò l’ultimo spaghetto che era rimasto fra le sue bacchette. «Che c’è?» si arrese a chiedere, tentando di non usare un tono troppo esasperato. Fingendo innocenza, Pucca sollevò le sopracciglia sottili, come se fosse stata sorpresa da quella domanda. «Rispondi», le ordinò lui, non avendo alcuna voglia di pregarla oltre. Odiava i giochi di quel tipo; lui era molto più per i discorsi diretti e senza giri di parole o sottintesi di alcun genere.
   La ragazza prese un respiro. «Mi preferivi quando non parlavo?»
   «Ti preferivo quando non mi facevi domande così idiote», la rimbrottò prontamente Garu, accigliandosi con aria severa.
   «Va bene», concesse lei, continuando a dominarsi. «Allora rimarrò in silenzio finché non avrò smaltito la gioia che, al momento, mi impedisce di dire qualcosa di intelligente.» Ching si lasciò scappare un risolino intenerito e Abyo sospirò divertito, allungando pigramente le gambe sotto al tavolo e volgendo gli occhi altrove, come se fosse stato improvvisamente colto da uno strano pudore. «Posso almeno manifestarla?» volle sapere Pucca, la voce leggermente incrinata da un’emozione che le sconquassava il petto. Stava cominciando a cedere pian piano all’istinto, palesando ulteriormente quanto le costasse quello sforzo.
   Abbozzando un sorriso, Garu poggiò un gomito sul tavolo e la guancia sul palmo della mano, mentre allungava le dita di quella libera verso di lei. Le sfiorò uno zigomo con dolcezza. «Non far crollare il locale, però.»
   La sua innamorata non si lasciò pregare oltre, scattando giù dal proprio sgabello per piombargli addosso, le braccia attorno al collo, le labbra sulle sue. Finì non solo per sbalzarlo rovinosamente a terra, facendo un frastuono indiavolato che indusse buona parte dei clienti del ristorante a voltarsi nella loro direzione, ma anche a cozzare i denti contro i suoi, rischiando di rompergli un paio di incisivi.
   Ma andava bene così, pensò Garu, sia pure indolenzito, mentre se ne rimaneva a gambe all’aria a fissare il soffitto. E se nemmeno il dolore alla bocca, all’osso sacro e alla nuca riusciva a fermare l’impulso di stringere Pucca a sé e di accogliere la sua felicità e il suo amore fra le braccia, allora doveva davvero essere all’ultimo stadio di una malattia, tanto grave quanto romantica. Altro che farfalle. Quelle, per quel che gli interessava, potevano rimanersene a svolazzare tranquille all’aria aperta.












Confesso che questa (in parte autobiografica) è venuta fuori senza preavviso. Nel senso che erano altre due (sì, due) le shot che avevo in mente per continuare la saga. Invece, le farfalle hanno deciso di svolazzare libere per conto proprio.
Spero di aver fatto bene a lasciarle andare.
Shainareth





  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Pucca / Vai alla pagina dell'autore: Shainareth