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Autore: Always_Always    11/01/2014    3 recensioni
«Socchiudo gli occhi per immaginarmi i tuoi lineamenti meravigliosi.
Mi sono impresso nella memoria ogni particolare della tua bellezza innocente, dai tuoi ricci ribelli al tuo profumo dolce che sa di buono, un buono che fa bene al cuore, all’anima. Posso quasi vederle, ora, le tue mani morbide e delicate che si allungano verso di me e mi tendono la mano. Il resto scompare, come se non fosse mai esistito.
Vieni, mi dici. Vieni da me, Erik».
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christine Daaé, Erik/The Phantom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Now I am Free 
 
 
 
 
 
 
 
Ho indossato il mio vestito migliore. Per te l’ho sempre fatto.
 
La pioggia accompagna i miei passi come una complice malinconica, mentre il cielo è all’imbrunire e la gente corre lungo la strada per ripararsi dalle lacrime del firmamento.
Io cammino lentamente, gustando tutto quel dolore che viene dall’alto come se fosse il mio e fregandomene del mio miglior vestito ormai completamente fradicio, pensando che in fin dei conti non ti è mai importato veramente del mio aspetto.
 
Una morsa dolorosa parte dal polmone ed esce dalla mia bocca come un colpo di tosse violento.
Porto una mano davanti alle labbra con noncuranza e allora noto una vecchia vagabonda appiccicata al muro sporco della cattedrale di Notre Dame. È intenta a riscaldarsi con una coperta logora e sporca, e lo fa con una dignità che mi impressiona.
Riesce a ritagliare del tempo dal suo prezioso lavoro per osservarmi con disappunto mentre le passo davanti in tutta tranquillità, accompagnato dalle fedeli gocce di pioggia.
 
Probabilmente si sta domandando perché cammino senza fretta sotto l’acquazzone.
O perché porto una maschera bianca al viso.
 
So bene che è rischioso per me uscire quando qualcuno può ancora vedermi, ma non potevo certo perdere l’occasione di venire da te, non adesso che mi stai aspettando.
Allora le rivolgo un saluto cordiale con un gesto della mano guantata e proseguo verso la mia strada; come sospettavo, lei non mi risponde, ma certo non mi offendo per questo.
 
Proseguo, la pioggia sembra indicarmi la via che conduce a te.
O forse sono io che non posso fare a meno di andare dove vai tu.
 
Contro ogni previsione, la rosa che ho in mano pare resistere alle gocce che cadono dal cielo, come se avesse attorno a sé un alone di protezione.
Sorrido quando penso che probabilmente c’è il tuo zampino.
 
Cammino ancora e stranamente riesco a gustarmi ogni particolarità di quel paesaggio al tramonto, che solo ora mi appare bello come non l’avevo mai visto.
Ancora più strano, il mio cuore naufraga in un oceano di pace.
Stavolta sono certo che sia tutto merito tuo.
 
Entro nel tuo cancello senza chiederti il permesso, certo che tu non la prenderai a male.
Davanti a me si apre un labirinto grigio, ma i miei passi si muovono da soli, perché ormai hanno imparato a memoria il percorso.
E poi, ci sarebbe comunque il tuo spirito a portarmi da te.
 
La pioggia precede i miei piedi come un cane fedele, e quando finalmente ti vedo, non posso fare a meno di sorridere, mentre sento il mio cuore che scalpita.
Anche lui è felice di rivederti.
 
Arriva un altro violento attacco di tosse, ma lo ignoro, volando verso di te e pensando che in ogni caso, fra poco non importerà più.
Sembra quasi che tu non ti accorga di me, ma io lo so che mi senti, perché i nostri cuori, le nostre anime sono sempre state legate, e sicuramente ora lo sono ancora di più.
Ti tocco, e allora mi sorridi – lo sento.
 
Ti rivolgo un saluto silenzioso, perché tanto le parole non servono; sei sempre stata brava a leggere i miei sentimenti, anche quando avrei voluto nasconderli, anche quando avrei voluto rinnegarli.
Ma ora penso che non sarei mai riuscito a scacciare quelle emozioni. A scacciare te.
 
Una lacrima mi accarezza la guancia e io non so se piango per il dolore o per la gioia.
Mi prostro ai tuoi piedi e ti sussurro che non ti ho mai dimenticata, nonostante tutto, e che continuo ad amarti, perché sono nato per questo: cercare il tuo cuore e il tuo spirito, sempre. E per sempre.
Mi sembra di sentire la tua risata cristallina che fluttua nell’aria umida, e allora anche io scoppio a ridere come non facevo da tempo – come forse non ho mai fatto; ridiamo insieme ed è meraviglioso, è una musica sublime che non ho mai sentito e che mi scalda il corpo come fuoco vivo.
Allora penso che il mio posto è dove sei tu.
 
Sembra che tu riesca a leggermi nei pensieri, perché sento su di me il tuo sguardo curioso, quello con la bocca alzata leggermente all’angolo in un sorriso malizioso e le sopracciglia scomposte.
Riesco quasi a vederti e sei bellissima, tanto da togliermi il fiato.
I miei polmoni tossiscono infastiditi, ma io contino a ignorarli: ora ho tempo solo per te.
 
Tiro fuori la rosa intatta e l’appoggio su di te. Insieme sembrate il Paradiso.
Grazie, mi pare di sentire nell’aria.
Ti sorrido. La risposta la sai già.
 
Un altro colpo di tosse, molto più violento degli altri, stavolta non posso ignorarlo.
Afferro il mio fazzoletto di tela e lo porto alla bocca.
Come immaginavo, si macchia di rosso vivo.
Rido di nuovo.
 
Come ormai faccio spesso, mi ritrovo a pensare alla vita e al fatto che sia tremendamente monotona e abitudinaria, con lo stesso esito pacchiano.
Mi sembra di udire un’altra tua risata leggera.
Certo, tu queste cose le sai meglio di tutti, ormai non c’è più nulla che non conosci.
Pensare che molto tempo fa ero io il maestro sapiente e tu l’allieva inesperta mi diverte e allo stesso tempo mi deprime: era tutto diverso allora, vero, Christine?
Sono scosso da un altro attacco di tosse, tanto che mi piego in avanti e arrivo a toccarti i piedi con il viso.
Ci siamo, sento che fra poco sarà il momento.
 
Spero tu non sia arrabbiata con me per aver aspettato tanto prima di venire a trovarti, ma i preparativi richiedono il loro tempo, e io non potevo rischiare di venire qui senza la certezza di restarci per sempre.
In altre circostanze avrei avuto paura – la morte è sempre stata un debole per me; ma se penso che ci sei tu ad aspettarmi dall’altra parte, mi sento addirittura sollevato.
 
Un'altra tua risata fa eco in questo cimitero silenzioso, e sembra quasi che tu mi stia prendendo in giro.
Ti stai divertendo, Christine? È da tanto che aspetti questo momento?
Socchiudo gli occhi per immaginarmi i tuoi lineamenti meravigliosi. Non è difficile per me ritrovarti nei miei ricordi, perché ho fatto in modo che tu non te ne andassi mai e restassi sempre li a farmi compagnia.
Mi sono impresso nella memoria ogni particolare della tua bellezza innocente, dai tuoi ricci ribelli al tuo profumo dolce che sa di buono, un buono che fa bene al cuore, all’anima.
Posso quasi vederle, ora, le tue mani morbide e delicate che si allungano verso di me e mi tendono la mano.
 
Il resto scompare, come se non fosse mai esistito.
 
Vieni, mi dici. Vieni da me, Erik.
Una lacrima sfugge al mio controllo, ma prima che possa partire, prima che tutto finalmente finisca, c’è un’ultima cosa che devo fare.
 
Con fatica alzo un braccio – incredibilmente pesante – e lo faccio scivolare sul mio viso.
La tosse ora è insopportabile, però io so che non devo tenere duro ancora per molto.
Sputo del sangue scuro, ma per me non è che l’ennesima liberazione dal dolore.
 
Sto per arrivare, Christine. Devi darmi soltanto un altro minuto.
 
Ti sento ridere di nuovo, una risata eterea e pura che mi svuota la mente dalla sofferenza e dona energia al mio corpo, quel tanto che basta per poter completare l’opera.
 
Sorrido quando con decisione mi tolgo la maschera bianca dal volto.
 
La pioggia ora cade con leggerezza, accarezzando tutto il mio volto come se fosse una vecchia amica.
Assaggio la libertà in quel momento, soltanto in quel momento, quando sento le gocce scivolare sulle mie guance deformi e portare via il dolore, e la paura, e l’amarezza, e la solitudine, e la malinconia, e tutto ciò che mi aveva appesantito l’anima in tutti quegli anni.
Posso sentire una musica – la musica - provenire dalla terra, dal cielo, da tutte le direzioni ed entrare nella mia anima come nemmeno la mia musica è mai stata in grado di fare; è l’essenza stessa della musica, e la tua risata meravigliosa riecheggia in tutta quell’armonia celestiale.
È il Paradiso, ne sono quasi sicuro.
 
Erik, mi chiami felice. Non ti vedo, ma sento la tua presenza e gli occhi mi luccicano. Ridi.
Quanto amo la tua risata?
Vieni, Erik. La tua voce è ancora più bella di quanto mi ricordassi. Vieni da me.
 
La pioggia si trasforma in gocce di luce e inzuppa la terra di un bianco intenso. Il cielo si illumina di più fino a che davanti a me non si staglia un immenso campo di grano dorato; non riesco più a distinguere nulla, soltanto il fazzoletto di pavimento sporco sul quale sono inginocchiato.
E la tua lapide che mi sorregge per non farmi cadere.
 
La musica risuona in quello spazio immenso e prende forma, diventa un cervo argenteo che mi saltella accanto e lascia una scia di polvere di luce che risuona ancora di quella meravigliosa sinfonia.
Non posso fare a meno di guardarlo, così bello, così maestoso, e quando allungo debolmente una mano verso di lui, il cervo si lascia accarezzare come se fosse stato sempre pronto per quello.
Lascio andare calde lacrime mentre il pelo morbido mi sfiora, quando in quel momento dei suoni mi riecheggiano nella testa e io sento: tutte le emozioni che ho riversato nei miei spartiti, nella mia musica, tutta la sofferenza, tutto il dolore, tutto l’amore…ora posso sentire ogni nota, ogni melodia di quei sentimenti che adesso sembrano purificati, sembrano aver trovato finalmente pace; lì, al sicuro sul manto argenteo dello spirito della musica.
Anche io mi sento finalmente in pace, come se l’energia mi fosse tornata e la mia anima fosse stata pulita dalla sofferenza per lasciare spazio alla gioia…la tanto desiderata gioia.
Il cervo mi si avvicina e riesco a vedere i suoi occhi: due grandi iridi di infiniti colori, blu come il calmo oceano; e rossi, come il fuoco della vita; verdi, come la speranza; gialli, come il sole; e rosa, come il mio volto, un volto che ora non è più deformato, ma bello e sano come ho sempre sognato. Non ci credo.
Piango di nuovo, stavolta sicuro che sia per la felicità, quando sento ancora la tua splendida voce.
 
Erik, mi chiami. Riesco a immaginarmi le tue labbra carnose.
 
Il cervo si gira verso un punto lontano, e quando finalmente alzo il mio volto intatto, riesco a vederti.
Riesco a vederti e mi sembra di morire di felicità.
Sei proprio come ricordavo, Christine, con la tua bellezza da dea e il tuo corpo sinuoso infilato in un vestito di seta leggera che svolazza come se avesse vita propria. I riccioli sono voluminosi e soffici, lasciati sciolti lungo le spalle bianche. E il tuo viso…Dio, il tuo bellissimo, bellissimo viso…
Rischio di impazzire quando ti illumini di un sorriso radioso e allunghi una mano affusolata verso di me.
Sei così lontana, eppure così vicina.
 
Vieni, dici piena di gioia; la tua voce mi riempie il cuore. Erik, vieni da me.
 
Non mi accorgo neanche di far scivolare la maschera bianca dalle mie dita e di alzarmi per venirti incontro.
Corro come non ho mai fatto, mentre il cervo della musica mi sfreccia accanto e allora corriamo insieme.
La musica ed io. Come abbiamo sempre fatto. Come sempre faremo.
 
Tendi anche l’altro braccio e adesso posso vederle, le lacrime di gioia, che accarezzano anche il tuo viso. 
E all’improvviso mi torna alla mente tutta la nostra vita, tutto il tempo passato a cercarci, a perderci e a ritrovarci.
Solo in questo momento capisco che ne è davvero valsa la pena.
Soffrire così tanto…solo per poter vivere questo momento.
 
Mi fiondo tra le tue braccia e tu mi accogli senza esitazioni.
Restiamo abbracciati mentre la musica salta attorno a noi e rilascia la scia di polvere lucente.
Sono violini, Christine. Violini e flauti. Sono pianoforti, e chitarre, e contrabbassi, e fagotti, e un’intera orchestra, tutti qui per noi, per il nostro amore.
Mi baci senza che neanche me ne renda conto e allora ti cerco con urgenza, mentre le nostre lingue danzano al suono dello spirito della musica e le nostre anime si uniscono finalmente con la loro metà tanto bramata.
 
Ti stacchi con dolcezza e noto che i miei vestiti sono cambiati. Indosso dei pantaloni neri e una camicia leggera, abiti che profumano di pace e di Paradiso.
Incateni i tuoi occhi chiari ai miei - con le lacrime che ti scivolano ancora sulle guance - e mi incornici il volto con le tue mani da fata; allora io ti dico di guardarmi, di guardare la mia faccia, e non posso fare a meno di ridere come un bambino agitato.
Mi baci di nuovo prima di sussurrarmi che tu mi hai sempre visto così.
Ridiamo insieme e le nostre risate cristalline si uniscono a quella musica sublime.
 
Ti amo, mi dici. Non ho mai smesso di farlo.
Ti amo anch’io, rispondo. Non ho mai pensato di smettere.
 
Mi abbracci come non hai mai fatto e allora io ti stringo forte, certo che, finalmente, nessuno ci dividerà.
Sento la tua risata inebriarmi le orecchie e allora non ci penso due volte e mi unisco anch’io, perché in un posto così è tanto facile lasciarsi andare alla felicità.
Alla fine ti stacchi da me solo per prendermi per mano.
 
Dobbiamo andare, sussurri, poi mi dai uno spintone scherzoso e cominci a correre a piedi scalzi per quel campo immenso. Ridi ancora, e la mia anima ride con te.
Il vento ti scompiglia i capelli e il vestito leggero, mostrando le tue gambe snelle e la tua schiena candida.
Resto folgorato da quella visione con il cuore che sprizza gioia e penso che da un momento all’altro possa scoppiare.
 
Prima di raggiungerti mi guardo indietro solo un’ultima volta: la luce bianca sta avanzando sempre di più.
Il pezzo di pavimento sporco dove ero disteso, ora non c’è più. È rimasta soltanto la tua lapide, Christine.
Sopra ci sono la mia rosa e la mia maschera.
 
Sorrido, perché sento che non avrei potuto desiderare sepoltura migliore.
 
Prendimi, Erik! La tua voce è un richiamo irresistibile.
Sorrido al cervo della musica che mi guarda con quegli occhi penetranti.
Lo sento nel cuore, nell’anima. Mi sta sorridendo anche lui.
 
Dopo di te, amico mio, gli dico, sfiorandogli il manto argenteo.
Lui scuote le corna possenti e comincia a correre.
 
Davanti a me c’è solo il grano, la risata spensierata di Christine e la musica.
Sorrido e raggiungo il mio Paradiso, correndo vero l’eternità.
Adesso sono finalmente libero.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
Buonasera a tutti  :) Anzitutto, grazie mille per aver letto questa storia a cui tengo molto, la prima che scrivo in questo Fandom, tra l’altro.
 
Vagando su internet alla ricerca di canzoni strappalacrime, sono incappata in questa versione straordinaria di Now we are free del Gladiaore (https://www.youtube.com/watch?v=P3pYK5snG7k ) che consiglio vivamente di ascoltare, non soltanto perché è davvero bella, ma poi perché questa storia è venuta fuori da queste note, e leggerla con questo sottofondo musicale la renderebbe meglio, secondo me :)
 
Anyway!
 
Dopo tutta la tristezza che prova il povero Erik sia nel film che nel sequel Love Never Dies, ho pensato che avesse diritto a un po’ di felicità, in compagnia del suo unico vero amore…
E questo è il risultato!
Spero che vi piaccia, io ammetto di aver pianto mentre la scrivevo… perché la storia di Erik e Christine mi ha commossa tantissimo!
 
Se avete tempo/voglia/energie potreste lasciare un commentino, perché mi farebbe davvero felice sapere cosa ne pensate…
Grazie mille a tutti!
 
- Kh2zvn -

 
   
 
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